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I Problemi della pace PDF

260 Pages·1964·6.996 MB·Italian
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Nlkita Kruscev I PROBLEMI DELLA PACE Con una prefazione dell’autore all’edizione italiana e una nota dell’editore Titolo originale Predotvrascenie vojny - pervostepennaja zadaca Traduzione di Vittorio Paganelli Prefazione dell’autore all’edizione italiana © 1964 Giulio Einaudi editore S.p.A., Torino Nikita Kruscev I PROBLEMI DELLA PACE Con una prefazione dell’autore all’edizione italiana e una nota dell’editore Einaudi Nota dell’editore Desidero ringraziare Nikita Kruscev per aver consentito a dedicare una prefazione apposita all’edizione italiana dei suoi scritti su I problemi della pace e per aver voluto consegnar­ mene personalmente il testo, concedendomi il 21 febbraio scorso un colloquio a Mosca, in cui sono stati toccati e ap­ profonditi alcuni dei temi affrontati in questa raccolta. La cordialità dell’incontro e la simpatia che, nel corso di esso, il Presidente sovietico ha tenuto a sottolineare nei confronti del nostro Paese, hanno dato il migliore suggello all’iniziativa di questa pubblicazione. Desideravo dall’autore un contributo particolare che esaminasse gli aspetti attuali delle questioni della pace e della coesistenza pacifica. Perciò avevo suggerito, attraverso domande scritte, una serie di spunti. La consegna della prefazione e la conversazione diretta sono servite allo scopo prefìssomi: viene così presentata al lettore italiano una testimonianza nella forma che più tiene conto delle novità del­ la situazione, e della sensibilità, degli interessi, dei problemi dell’Italia. Un colloquio con il lettore italiano, insomma. L’interesse generale degli scritti e dei discorsi raccolti dal­ l’autore, il valore di documentazione che essi presentano, non hanno bisogno di una illustrazione specifica. Il problema della pace è il problema del mondo contemporaneo. Quando, come lo stesso autore qui ricorda, un attacco a base di armi nucleari provocherebbe da solo la morte di 700-800 milioni di uomini, quando l’esplosione di una sola bomba all’idrogeno sviluppa un’energia maggiore di quella di tutte le esplosioni avvenute in tutti i paesi durante tutte le guerre che l’umanità ha cono­ sciuto, si comprende agevolmente che l’esigenza di una coe­ sistenza pacifica diventa l’esigenza fondamentale del nostro tempo. 6 Nota dell’editore La maggior parte degli scritti e dei discorsi raccolti nel vo­ lume è di data recentissima, del 1961, 1962, 1963. «Essi so­ no collegati da una sola idea: la guerra termonucleare si può e si deve evitare - annota Kruscev nella prefazione. - Sulla terra si può e si deve instaurare una pace stabile ». I capitoli del libro sono altrettante esemplificazioni della tesi attraverso un esame dei mezzi per renderla realizzabile: il disarmo, le zone denuclearizzate, la liquidazione dei residui della seconda guerra mondiale, ecc. Nella prefazione il filo conduttore dell’argomentazione e delle prese di posizione del dirigente sovietico è ancora mag­ giormente visibile. E piu marcati sono l’accento ottimistico, la sicurezza nella strada intrapresa, la fiducia nella coesistenza pacifica come realtà che già si sta affermando. « La moderna società - giunge a scrivere Kruscev - ha raggiunto una fase in cui ogni ordinamento sociale può dimostrare la sua superiorità solo su un terreno di pace ». È qui che prendono risalto le questioni di principio, le precisazioni ideologiche, connesse al dibattito interno al movimento comunista internazionale, la contrapposizione tra la prospettiva di progresso sociale e civile che sarebbe offerta ai popoli da un consolidamento della pa­ ce, e la gravità del pericolo di guerra. A loro volta, i documenti piu recenti della politica krusce- viana, inseriti nell’edizione italiana, offrono un quadro delle ultime iniziative e delle piu vive sollecitudini che le caratteriz­ zano: la rinnovata proposta di un patto di non aggressione tra i due blocchi armati della Nato e degli Stati comunisti; ripetute avances per la riduzione degli effettivi militari; il messaggio ai capi di Stato dei paesi del mondo perché si giunga ad escludere dalla vita internazionale l’uso della forza nelle controversie ter­ ritoriali. E proprio su tale questione, sul tema dell’inviolabilità delle frontiere, Nikita Kruscev ha voluto soffermarsi diffusamente, nel corso del nostro incontro. I giornali italiani hanno già ri­ servato ampi resoconti a quella conversazione e io stesso ho avuto modo di riferirne. Ma l’occasione qui offerta ora al let­ tore di seguire tutto il corso delle posizioni assunte dall’URSS sui problemi della pace, negli ultimi anni, consente di rilevare meglio il significato dell’insistenza mostrata da Kruscev du­ rante il nostro incontro sulla questione delle frontiere. Rego- 7 Nota dell’editore lare le controversie territoriali attraverso pacifici negoziati as­ sume per Kruscev - pare di poter osservare - una importanza particolare per scongiurare sin d’ora i pericoli di un conflitto generale, un’importanza tanto più grande quanto più si mo­ strano ardui i primi passi verso il disarmo e difficile una trat­ tativa tra i Paesi della Nato e quelli del Patto di Varsavia. Nikita Kruscev non ha nascosto, nel colloquio, che le sue preoccupazioni maggiori vanno al problema tedesco, al pericolo derivante dal revanscismo tedesco. Ed è di vivo interesse ram­ mentare che lo stesso Kruscev non ha mancato di sottolineare « che dirigenti dei maggiori Stati capitalistici cominciano a ren­ dersi conto dell’assurdità del concetto del deterrent anticomu­ nista ». Il punctum dolens della Germania è stato quindi pre­ sentato da Kruscev come uno di quei pericoli che richiedono la più attenta presa di coscienza da parte di tutti gli uomini di Stato responsabili e solleciti della causa della pace, perché po­ trebbe aggravarsi nonostante la loro stessa buona volontà. Il testo della prefazione consente di cogliere lo stretto col- legamento che i dirigenti sovietici stabiliscono tra il problema della pace e quello della situazione economica, delle condizioni di vita. « La necessità di mantenere il potenziale difensivo del- l’URSS a un livello moderno non frena il miglioramento del tenore di vita del popolo? » - si chiede Kruscev riferendosi a una precisa domanda che gli avevo fatto pervenire. E rispon­ de: « SI, lo frena. I missili e i cannoni non sono né burro, né latte, né carne, né pane e non sono minestra ». L’URSS ha bi­ sogno della pace, ha bisogno di ridurre le spese per la difesa, per favorire la produzione dei beni di consumo, per migliorare il tenore di vita dei suoi popoli. Anche il grandioso programma di rinnovamento dell’agricoltura attraverso le colture intensi­ ve, il massimo impiego di fertilizzanti chimici e il non meno cospicuo sforzo di ulteriore meccanizzazione, esigono una ri- conversione dell’industria pesante. Ed anche sul tema dell’agricoltura e dei problemi ad essa connessi Kruscev ci ha intrattenuti lungamente. Polemizzando con quanti definiscono un fiasco l’esperimento delle terre ver­ gini, preannunziando un piano per restituire quegli immensi terreni alla loro funzione naturale di pastorizia e di allevamen- 8 Nota dell’editore to del bestiame, insistendo sul programma della trasformazione produttiva delle fabbriche di trattori, per attrezzare tipi di po­ tenza molto superiore. Anche qui il discorso di Kruscev tendeva a saldarsi alla pro­ spettiva storica offerta dalla coesistenza pacifica e dalla compe­ tizione economica intrapresa tra sistemi sociali mondiali diffe­ renti. La competizione coll’Occidente è alla base stessa del principio della coesistenza, quale è inteso e giustificato ideo­ logicamente da Kruscev. Di qui l’insistenza sul valore di « esempio » che possono fornire i successi del sistema socialista alle masse popolari dei Paesi capitalistici, di qui quella carica finalistica che si contrap­ pone alla impostazione della « rivoluzione ininterrotta », di qui la preoccupazione di sottolineare che è la coesistenza pacifica, col progressivo disarmo, il terreno migliore per le lotte dei pae­ si di « nuova indipendenza » e per il moto di emancipazione dal colonialismo. « Il mondo sarà unito - ci ha detto, nel corso dell’incontro, Kruscev - attraverso comunità nazionali che non avranno piu il carattere degli Stati attuali ma piuttosto quello di comunità produttive differenziate e cooperanti armonicamente ». La conversazione si è sviluppata ampiamente sui punti prin­ cipali sollevati dalle nostre domande in merito ai problemi del­ la pace, della competizione economica, e dell’agricoltura so­ vietica. Altre questioni, non strettamente legate ai temi del li­ bro, tra le quali alcuni aspetti dell’attuale dibattito culturale sovietico, che pure avevamo chiesto che venissero chiariti nel colloquio o nel testo scritto, sono state lasciate cadere dal no­ stro interlocutore. Intendo, ad esempio, il problema dello svi­ luppo degli istituti che regolano l’assetto statuale e i rapporti sociali nell’URSS; i diritti delle minoranze nazionali; l’am­ piezza della ricostruzione storiografica dei dibattiti politici de­ gli anni venti; le polemiche aperte sui problemi dell’arte e del­ ia cultura (per non parlare dei difficili rapporti editoriali non regolati da alcuna convenzione). La riservatezza e il silenzio su questi punti - che pure van­ no rammentati come sintomo di una problematica inerente al sistema - non hanno però impedito che il colloquio fosse, co- 9 Nota dell’editore me ho detto, aperto e schietto. In esso il Presidente del Consi­ glio dei ministri dell’URSS ci ha voluto anzi intrattenere su temi delicati, senza nascondere preoccupazioni e speranze, in­ terrogativi e ipotesi. Kruscev non nasconde il proprio convincimento che i con­ tatti personali « sono un canale importante per rafforzare le relazioni fra gli Stati ». Nella prefazione pone questa conside­ razione, non a caso, in calce alle frasi dedicate ai rapporti con l’Italia. Non vi è stata soltanto, infatti, da parte sua l’espres­ sione di una simpatia calorosa per il nostro Paese, e il ricono­ scimento dello « spirito realistico » di cui sono animate molte personalità politiche italiane, bensì l’auspicio che i rapporti tra PURSS e l’Italia si facciano piu stretti ed amichevoli, sul pia­ no politico oltre che su quello commerciale e culturale. La nostra casa editrice già nel 1946 pubblicò un libro, del Cousins, sui problemi della guerra e della pace per la prima volta analizzati sotto l’incubo della bomba atomica, e nel 1949 il noto volume del Blackett sulle conseguenze politiche e mili­ tari dell’energia atomica. Da allora il tema della pace e della guerra nell’era atomica ha trovato nelle nostre edizioni un’illu­ strazione costante e le voci piu varie, i punti di vista più di­ versi, sono stati ospitati e continueranno a venire ospitati. In questo contesto ci è parso utile pubblicare la testimonianza di Nikita Kruscev. Se è vero che « la pace cessa di essere sol­ tanto una tregua tra guerre mondiali », ne dovrebbe conseguire che, in una prospettiva di coesistenza pacifica, ogni paese potrà elaborare una politica autonoma che salvaguardi maggiormente e potenzi, nel dialogo comune, il suo peculiare sviluppo. GIULIO EINAUDI Marzo 1964.

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