Dipartimento di Scienze Politiche Cattedra di Politiche e istituzioni di cooperazione allo sviluppo Il sistema internazionale di cooperazione allo sviluppo: verso il cambiamento? RELATORE Prof.ssa Elisabetta Belloni CANDIDATO Marco Rizzo Matricola: 621532 CORRELATORE Prof. Francesco Cherubini A.A. 2013/2014 A Paolo, che ha portato gioia e amore nella mia famiglia, senza cui nulla avrebbe senso 1 INDICE Introduzione ……………………………………………………………………...pag.4 Capitolo 1 Gli attori della cooperazione internazionale allo sviluppo……………pag.6 1 – Gli attori protagonisti del quadro occidentale 1.1 - Organizzazione delle Nazioni Unite ……………………………….......pag.7 1.2 - OCSE ………………………………………………………………....pag.18 1.3 - Unione Europea……………………………………………………….pag.25 1.4 - I consessi informali del G8 e del G20……………………………….pag.38 2 – Le istituzioni finanziarie internazionali 2.1- Banca Mondiale ………………………………………………………pag.46 2.2 - Fondo Monetario Internazionale………………………………........pag.54 3 – Il regionalismo afro-asiatico nella cooperazione allo sviluppo 3.1 - Unione Africana …………………………………………………….pag.65 3.2 - ASEAN………………………………………………………………pag.77 Capitolo 2 L’agenda e gli strumenti della cooperazione internazionale allo sviluppo 2 2.1 - Dalla dichiarazione del Millennio agli obiettivi post 2015: l’agenda delle Nazioni Unite........................................................................................................pag.85 2.2 - Dal consenso di Monterrey alla conferenza di Doha: le linee di finanziamento della cooperazione internazionale allo sviluppo ………………………………pag.97 2.3 - Da Roma a Busan: la strada dell’aid effectiveness nella cooperazione internazionale allo sviluppo …………………………………………………..pag.105 2.4 - Gli strumenti dell’architettura internazionale: il modus operandi della cooperazione allo sviluppo …………………………………………………..pag.115 Capitolo 3 Errori e squilibri nella strada del cambiamento 3.1 - Gli errori del passato …………………………………………………… pag.122 3.2 - L’Ultimo Miliardo ……………………………………………………….pag.143 3.3 - Il fardello dell’uomo bianco nella lotta all’AIDS………………………...pag.162 Conclusioni…………………………………………………………pag.174 Bibliografia…………………………………………………………pag.177 Letteratura grigia……………………………………………….......pag.183 Sitografia…………………………………………………………...pag.185 Ringraziamenti……………………………………………………..pag.188 3 Introduzione Il sistema internazionale di cooperazione allo sviluppo è composto da diversi attori, oggigiorno al centro di diverse critiche. Le diverse Organizzazioni Internazionali che compongono l’architettura allo sviluppo, infatti, mostrano diverse incongruenze, nei loro profili di carattere normativo, così come nell’operato degli ultimi anni. Analizzare queste istituzioni è il compito di questo lavoro, che si concentrerà, in particolar modo, sulle operato delle istituzioni finanziarie nate a Bretton Woods (Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale), per ampliare l’ambito di ricerca, poi, sul ruolo e le linee politiche di Nazioni Unite, Unione Europea, OCSE-DAC, fino ad analizzare i regionalismi africano ed asiatico attraverso lo studio dell’Unione Africana (UA) e dell’ASEAN. L’analisi del G8 e del G20 costituisce un eccezione, ma l’importanza di questi consessi informali cresce di anno in anno nella cooperazione internazionale allo sviluppo. Per la trattazione di questo ampio argomento, è stato scelto uno schema ben preciso. Nel capitolo 1 saranno trattati gli attori elencati da un punto di vista normativo, per fornire al lettore le basi giuridiche ed organizzative (origine, membership, mandato, goverance) tramite cui essi concretamente operano. Nel capitolo 2, per seguire il percorso tracciato, saranno delineate le basi teoriche nate negli ultimi anni che, inevitabilmente, hanno condizionato (e così faranno in futuro) l’attività di aiuto allo sviluppo degli attori oggetto d’indagine. L’analisi di questa parte verterà, infatti, sugli obiettivi di sviluppo del Millennio, adottati nel Millennium Summit del 2000: riteniamo che studiare l’attività di monitoraggio effettuata negli ultimi quattordici anni e concentrarci sulla preparazione dei nuovi obiettivi del 2015 sia un passo fondamentale per comprendere il quadro teorico della cooperazione internazionale. Ulteriore spazio sarà, poi, dedicato agli ultimi consessi internazionali che hanno rivoluzionato le linee guida in campo politico ed economico- finanziario. Per le prime, si farà riferimento alle riunioni di Roma (2002), Parigi (2005), 4 Accra (2008), Busan (2011), mentre per le seconde ci affideremo allo studio delle riunioni di Monterrey (2002) e Doha (2008). In conclusione di capitolo, inoltre, sarà fornita una descrizione dei diversi strumenti attraverso i quali il sistema internazionale di cooperazione allo sviluppo concretamente opera. Infine, nel terzo capitolo, saranno presentati i più importanti spunti di critica e riflessione in base agli studi effettuati. Esiste un’ampia letteratura, infatti, che testimonia degli squilibri del sistema attuale. La maggior parte di questi autori, inoltre, comprende persone che hanno vissuto in prima persona le istituzioni più importanti della cooperazione internazionale: Joseph E. Stiglitz, William Easterly, Dambisa Moyo, John Perkins, Paul Collier. La loro testimonianza, infatti, è stata fondamentale per questo lavoro. E’ stata fatta, inoltre, una scelta ben precisa. Esiste un’ampia documentazione di casi riguardanti singoli paesi ed il fallimento delle politiche implementate. Adottare questo schema sarebbe potuto risultare fuorviante: esistono numerosi casi virtuosi ed analizzare un singolo paese richiede uno studio ad hoc, che esula dagli obiettivi di questo lavoro. Quello che è stato fatto, invece, è mostrare i maggiori errori politici compiuti nel passato dalle più grandi istituzioni internazionali attraverso l’adozione di una politica miope ed approcci politici errati. Saranno, sulla base di quanto detto, trattati anche due casi teorici che al meglio riassumono quanto detto: l’analisi di quel gruppo di paesi che Paul Collier definisce “l’ultimo miliardo” ed il fallimento occidentale nella lotta all’epidemia dell’AIDS. In conclusione, per chiudere il quadro, sarà riepilogato quanto fatto, non tralasciando le prospettive future (anche nei suoi positivi aspetti) per infine chiederci se il cambiamento di cui oggi si parla è qualcosa di realmente possibile e, soprattutto, auspicabile. 5 Capitolo I - Gli attori della cooperazione internazionale allo sviluppo 1-Introduzione al capitolo I principi affermati nei consessi internazionali degli ultimi anni, dalla riunione di Roma del 2003, al vertice di Parigi del 2005 fino ad Accra e Busan, rispettivamente del 2008 e del 2011, delineano un quadro chiaro in tema di principi da seguire per gli attori protagonisti della cooperazione internazionale allo sviluppo. Seguendo l’iter indicato nell’introduzione generale, nel primo capitolo del presente elaborato si intende fornire una descrizione degli attori protagonisti dell’architettura internazionale della cooperazione allo sviluppo. In particolare, si cercherà, tramite la presentazione delle principali caratteristiche di ogni organizzazione internazionale in questione (governance, membership e linee di policies) di fornire un quadro politico e legislativo che sia il più esauriente possibile per comprendere il modus operandi di tali attori. La scelta operata è molto chiara. Nei tre paragrafi che seguiranno, infatti, sarà seguita una suddivisione affinché, da un punto di vista analitico, questa prima parte risulti ben chiara. Saranno, così, trattate in primo luogo gli attori che dominano il quadro politico occidentale (OCSE, ONU, Unione Europea, G8/G20) per poi analizzare le maggiori istituzioni finanziarie (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) ed, infine, l’ultima parte verterà sulle organizzazioni internazionali che regnano sulla scena politica del continente africano ed asiatico (Unione Africana ed ASEAN). 6 1. Gli attori protagonisti nel quadro occidentale 1.1 – Organizzazione delle Nazioni Unite “L’ONU è un baraccone di piccole virtù. Chi la magnifica come una mirabile entità salvifica è un illuso e probabilmente un’ipocrita” Giovanni Sartori, Bush e Zapatero, chi sbaglia di più, da “Il Corriere della Sera”, 4 aprile 2004 Nell’architettura della cooperazione internazionale allo sviluppo, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) riveste un ruolo centrale. Tale posizione di primazia è garantita, innanzitutto, dalla formale uguaglianza tra i 193 stati membri, che possono contare sulla regola del “one State, one vote”, tale per cui, vantando ogni membro una posizione di uguaglianza rispetto ad un altro, le Nazioni Unite risultano essere il contesto istituzionale più adatto per ottenere compromessi, accordi e per il raggiungimento di comuni obiettivi. La legittimità dei risultati, inoltre, è garantita dalla larga partecipazione e dal forte impegno politico. Per quanto riguarda strettamente la cooperazione allo sviluppo, le basi giuridiche tramite cui l’ONU opera in questo campo si trovano nella Carta delle Nazioni Unite1, firmata a San Francisco il 26 giugno del 1945. Nel preambolo, in particolare, viene sottolineato l’impegno degli Stati a “conseguire la cooperazione internazionale nella soluzione dei problemi internazionali di carattere 1 La Carta delle Nazioni Unite è l’accordo istitutivo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Fu firmato a San Francisco il 26 giugno 1945 da 50 dei 51 paesi membri (la Polonia firmerà ad ottobre, non essendo presente). Entrò in vigore il 24 ottobre 145. Per maggiori dettagli storici sulla nascita delle Nazioni Unite si rimanda a: Ennio Di Nolfo: Storia delle Relazioni Internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Laterza 2008. 7 economico, sociale, culturale od umanitario” ed a “promuovere il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà per tutti senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione”. L’art. 13, invece, affida all’Assemblea Generale (AG) il compito di promuovere la cooperazione internazionale e lo sviluppo, anche tramite la stesura di atti e trattati2: “1. The General Assembly shall initiate studies and make recommendations for the purpose of: a. promoting international co-operation in the political field and encouraging the progressive development of international law and its codification; b. promoting international co-operation in the economic, social, cultural, educational, and health fields, and assisting in the realization of human rights and fundamental freedoms for all without distinction as to race, sex, language or religion. 2. The further responsibilities, functions and powers of the General Assembly with respect to matters mentioned in paragraph 1(b) above are set forth in Chapters IX and X”. Con il fine di conseguire questi obiettivi, nel corso degli anni le Nazioni Unite hanno creato una serie di organismi, con caratteristiche differenziate: Fondi e Programmi (F/P), le Agenzie Specializzate (SA) e le Related Organizations (RO), oltre altri organismi collegati al Segretariato. Sono presenti, poi, entità che possono essere definite ibride, in quanto combinano modalità specifiche di differenti organismi (un esempio lampante è UNWOMEN). Vengono presentate, per rendere chiaro il quadro, le caratteristiche tipiche di ogni organismo. I Fondi e Programmi sono entità sussidiarie dell’Assemblea Generale (come UNICEF, UNFPA, UNDP, UNEP, UNDCP), mentre le Agenzie Specializzate (ad esempio ILO, 2 Per quanto riguarda le Nazioni Unite e la cooperazione allo sviluppo, si veda per maggiori approfondimenti: Benedetto Conforti, Carlo Focarelli, Le Nazioni Unite, Cedam 2012. 8 FAO, WHO, WB, IFAD) sono collegate alle Nazioni Unite mediante accordi specifici e riferiscono del loro operato all’Assemblea Generale e/o al Comitato Economico e Sociale (ECOSOC). Le Related Organizations, invece, hanno un bilancio e corpo legislativo proprio e trattano aree specifiche (es. WTO, IAEA). Il Segretariato, a cui rispondono alcuni organismi, è organizzato in Dipartimenti e Uffici che sono guidati e ricevono indicazioni politiche dall’Ufficio Esecutivo del Segretariato Generale. Per dare un primo sguardo all’operato dell’ONU nel campo della cooperazione allo sviluppo, è utile dare indicazioni sulle modalità di contribuzione al bilancio, prima di presentare l’operato dei singoli organismi3. Le Nazioni Unite possono vantare un contributo obbligatorio ed uno volontario. Il primo, in particolare, è riconosciuto come il metodo più efficace per l’attuazione delle scelte programmatiche delle differenti Organizzazioni che, in tal modo, posso far affidamento su risorse certe e prevedibili. Il secondo tipo di contributo, quello volontario, è invece soggetto alle priorità strategiche ed alle disponibilità del bilancio del donatore. Fondi e Programmi ed Agenzie Specializzate differiscono su questo: a differenze di queste ultime, i primi ricevono solo contributi volontari, non potendo vantare per l’attuazione delle loro scelte operative risorse di natura obbligatoria da parte dei membri contribuenti. I bilanci di Fondi e Programmi sono divisi, però, in due categorie: le prime sono dette risorse regolari (o core), fondamentali per l’attuazione delle scelte programmatiche e la cui allocazione viene decisa sulla base di criteri definiti dal Consiglio 3 Sulle modalità di contributo al bilancio delle Organizzazioni Internazionali, e delle Nazioni Unite in particolare, si consulti: Ugo Draetta, Il diritto delle Organizzazioni Internazionali, Giuffrè Editore 2011. 9
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