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I ghetti per i rom. Roma, via Di Salone 323. Socianalisi narrativa di un campo rom PDF

143 Pages·2011·0.83 MB·Italian
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Questo libro non parla dei Rom. Si è creato, nel campo di via di Salone, uno NO NICOLA VALENTINO spazio di parola collettivo, affinché i Rom che lo volevano potessero raccontare TI a cura di N ciò che lo Stato italiano e le amministrazioni comunali stanno costruendo per lo- E L A ro: una nuova istituzione, definita eufemisticamente “Villaggio dell’accoglienza e V della solidarietà”. Questi moderni campi per i Rom presentano, seppure con le A L ovvie differenze, una stringente analogia con il ghetto per gli Ebrei voluto nel O C 1500 dalla Repubblica di Venezia: ai Rom oggi, come agli Ebrei allora, è fatto ob- NI bligo di risiedere all’interno del ghetto. Lo spazio, oggi come allora, è “perime- trato e sorvegliato” permanentemente. Le regole per entrare ed uscire, oggi come I GHETTI PER I ROM allora, sono decise dalle autorità che lo istituiscono. I Cattaveri di allora vengono sostituiti da nuove figure di controllo e di gestione del campo. Oggi come allora, il ghetto è predisposto per un “gruppo etnico” la cui unica colpa sociale è quel- ROMA, VIA DI SALONE 323 la di essere ritenuto, con varie motivazioni, indesiderato. Il ghetto, quindi, come SOCIOANALISI NARRATIVA DI UN CAMPO ROM istituzione, sembra essere, oggi come allora, il prodotto di un pregiudizio etnico. Dal canto loro, gli operatori che vi svolgono attività di mediazione culturale e segretariato sociale hanno fatto emergere il conflitto, che essi vivono e denun- ciano, fra il loro lavoro con i Rom, che richiede la costruzione di relazioni pari- M tarie e un’interazione sociale ampia, e l’istituzionalizzazione nel ghetto, che com- O porta l’isolamento dei Rom e la perdita della loro autonomia di vita. R I R E P I T T E H G I POSTFAZIONE DI CARLO DE ANGELIS E LI G NICOLA VALENTINO è direttore artistico dell’Archivio di scritture scrizioni e O F arte irritata di Sensibili alle foglie. In questa collana ha pubblicato: E L Istituzioni post-manicomiali, nel 2005; Pannoloni verdi, nel 2006 e Barelle, AL nel 2008. LI BI SI N CARLO DE ANGELIS è presidente per il Lazio del Coordinamento Nazionale E S Comunità di Accoglienza. ISBN 978-88-89883-40-2 Euro 16,00 (iva inclusa) 11 Questo libro non parla dei Rom. Si è creato, nel campo di via di Salone, uno NO NICOLA VALENTINO spazio di parola collettivo, affinché i Rom che lo volevano potessero raccontare TI a cura di N ciò che lo Stato italiano e le amministrazioni comunali stanno costruendo per lo- E L A ro: una nuova istituzione, definita eufemisticamente “Villaggio dell’accoglienza e V della solidarietà”. Questi moderni campi per i Rom presentano, seppure con le A L ovvie differenze, una stringente analogia con il ghetto per gli Ebrei voluto nel O C 1500 dalla Repubblica di Venezia: ai Rom oggi, come agli Ebrei allora, è fatto ob- NI bligo di risiedere all’interno del ghetto. Lo spazio, oggi come allora, è “perime- trato e sorvegliato” permanentemente. Le regole per entrare ed uscire, oggi come I GHETTI PER I ROM allora, sono decise dalle autorità che lo istituiscono. I Cattaveri di allora vengono sostituiti da nuove figure di controllo e di gestione del campo. Oggi come allora, il ghetto è predisposto per un “gruppo etnico” la cui unica colpa sociale è quel- ROMA, VIA DI SALONE 323 la di essere ritenuto, con varie motivazioni, indesiderato. Il ghetto, quindi, come SOCIOANALISI NARRATIVA DI UN CAMPO ROM istituzione, sembra essere, oggi come allora, il prodotto di un pregiudizio etnico. Dal canto loro, gli operatori che vi svolgono attività di mediazione culturale e segretariato sociale hanno fatto emergere il conflitto, che essi vivono e denun- ciano, fra il loro lavoro con i Rom, che richiede la costruzione di relazioni pari- M tarie e un’interazione sociale ampia, e l’istituzionalizzazione nel ghetto, che com- O porta l’isolamento dei Rom e la perdita della loro autonomia di vita. R I R E P I T T E H G I POSTFAZIONE DI CARLO DE ANGELIS E LI G NICOLA VALENTINO è direttore artistico dell’Archivio di scritture scrizioni e O F arte irritata di Sensibili alle foglie. In questa collana ha pubblicato: E L Istituzioni post-manicomiali, nel 2005; Pannoloni verdi, nel 2006 e Barelle, AL nel 2008. LI BI SI N CARLO DE ANGELIS è presidente per il Lazio del Coordinamento Nazionale E S Comunità di Accoglienza. ISBN 978-88-89883-40-2 Euro 16,00 (iva inclusa) 11 prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 1 QUADERNI DI RICERCA SOCIALE 11 prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 2 Si ringrazia la Fondazione Vodafone Italia per il sostegno del progetto “A tutto cam- po” del Consorzio di cooperazione sociale Alberto Bastiani, nell’ambito del quale è stato realizzato il cantiere di ricerca socianalitica. Quaderni di ricerca sociale 11 Nicola Valentino (a cura di) I ghetti per i Rom p. 152 ISBN 978-88-89883-40-2 © Edizioni SENSIBILI ALLE FOGLIE cooperativa a r.l. 2011 Tel. e Fax 0173742417 – 0774311618 E-mail: [email protected][email protected] http://www.libreriasensibiliallefoglie.com prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 3 N V ICOLA ALENTINO a cura di I GHETTI PER I ROM R , S 323 OMA VIA DI ALONE SOCIOANALISI NARRATIVA DI UN CAMPO ROM P C D A OSTFAZIONE DI ARLO E NGELIS prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 5 PREMESSA COME NASCE LA RICERCA A Roma, durante una manifestazione in solidarietà con il popolo rom, incontro Carlo De Angelis, presidente per il Lazio del Coordinamento Nazionale delle Comunità di Accoglienza, al quale aderiscono gruppi che realizzano servizi e interventi nei campi rom della capitale. Dalla conversazione con lui emerge l’esigenza di raccontare la nuova condizione di esclusione subita dai rom dentro i campi di nuova for- mazione e la difficoltà di comprensione e intervento che essa genera anche fra gli operatori. In seguito a questo incontro, nell’estate del 2009, il Consorzio di Coo- perazione Sociale Alberto Bastiani ha commissionato alla cooperativa Sensibili alle foglie una ricerca socioanalitica con l’intento specifico di esplorare le condizioni di vita e di lavoro nei nuovi campi rom. Ci si chiedeva se i meccanismi di ghettizzazione e di controllo che queste nuove istituzioni presentano potessero costituire la vera ragione della difficoltà riscontrata dagli operatori a svolgere il loro lavoro di media- zione culturale e segretariato sociale. Si trattava quindi di attuare un dispositivo di ricerca che stimolasse la partecipazione volontaria, il “protagonismo”, sia delle persone residen- ti nel campo che degli stessi operatori. Viene scelto il campo di via di Salone 323 dove lavora, svolgendo atti- 5 prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 6 I GHETTI PER I ROM vità di segretariato sociale e mediazione culturale, la cooperativa Ermes, che partecipa al Consorzio Alberto Bastiani. Fra i mesi di luglio e settembre si procede alla verifica della possibilità di creare nel campo uno spazio di parola condiviso, che, sulla base del- le esperienze di ricerca già effettuate in altre istituzioni dalla cooperati- va, prende il nome di “cantiere di socioanalisi narrativa”. Nel cantiere si sarebbero potuti raccontare i fatti, gli accadimenti, le storie, che riguardano la vita quotidiana nel campo, cominciando dalle narrazioni più urgenti che i partecipanti avrebbero sentito di dover por- tare. Dalle narrazioni emerse, sarebbe stato possibile risalire ad un’ana- lisi di quei dispositivi istituzionali che organizzano la vita sociale del campo e che strutturano le relazioni di potere all’interno. Sono state invitate inizialmente al cantiere persone delle famiglie rom che già partecipavano ad altri progetti organizzati da Ermes e con le quali il gruppo di operatori aveva una maggiore familiarità. LA MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO DEL CANTIERE Il cantiere si è riunito per otto volte tra ottobre 2009 e giugno 2010. Ha visto la partecipazione di 25 persone appartenenti ai gruppi sociali rom presenti nel campo: Rom di origine bosniaca, serba, rumena. Hanno partecipato agli incontri sia uomini che donne, di età diverse, con una maggior costanza delle donne. Sei gli operatori che, compatibilmente con gli orari dei turni, hanno preso parte agli incontri. Il cantiere è sta- to coordinato da me, con la collaborazione di Laura Lagi, una ricerca- trice con esperienza di lavoro con i minori rom nella città di Roma. Ogni incontro veniva audioregistrato. Le relazioni scritte, restituite al gruppo dopo ciascun incontro, precisavano via via una mappa narrati- va complessiva della vita nel campo. Il passaggio dalla modalità narra- tiva ad un pensiero riflessivo e analitico sui dispositivi istituzionali è av- venuto il più delle volte mettendo le storie riguardanti via di Salone al- lo specchio con analoghi dispositivi istituzionali di ghettizzazione dei Rom o di altre minoranze, attuati nel passato in Italia e in Europa. Que- sto gioco di specchi, che appartiene alla metodologia della socioanalisi 6 prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 7 PREMESSA narrativa, è stato sollecitato anche dai Rom, i quali, spesso, hanno usa- to la metafora dei campi di concentramento come analizzatore del pre- sente. Siccome tra i partecipanti c’erano persone che avevano poca di- mestichezza con la lingua italiana e con la scrittura – alcuni stanno im- parando adesso a leggere e scrivere – si è scelto di iniziare ogni in- contro del cantiere leggendo al gruppo le storie riscritte ed elaborate. Come coordinatore ho tenuto, fin dagli incontri preliminari e dal pri- mo viaggio in via di Salone, un diario del percorso di ricerca, attento al- la raccolta degli eventi che incontravo nel campo e alle storie che mi venivano narrate. Nel diario è confluita anche l’esperienza di due con- vegni riguardanti il “Piano Nomadi” in atto nella capitale, ai quali sono stato invitato dalla cooperativa Ermes, nonché alcune conversazioni svolte insieme a Laura Lagi con persone che vivono in altri due campi: via Candoni e Castel Romano. Questi materiali sono confluiti in forma di storie nella produzione narrativa del cantiere. SPECIFICITÀ E COMPLESSITÀ DELLA RICERCA I cantieri di socioanalisi narrativa hanno un’unica regola: invitare i par- tecipanti al racconto di fatti ed eventi che riguardano la vita quotidiana all’interno di un’istituzione. Al di là di questo, ogni cantiere ha la sua specificità, si misura con alcune difficoltà legate al contesto in cui si svolge e con altre che riguardano le relazioni fra i partecipanti. Ogni cantiere richiede un confronto interculturale e che si instauri fra i par- tecipanti un rapporto di fiducia. Anche per il cantiere di via di Salone possiamo individuare alcune spe- cifiche difficoltà: riguardanti il contesto e le relazioni fra i partecipanti. Difficoltà riguardanti le relazioni fra i partecipanti 1. Ottenere la fiducia dei partecipanti rom che vivono nel campo. I Rom hanno il più delle volte incontrato persone non autenticamente interessate ai loro racconti ed alle loro esigenze: “Abbiamo sempre rac- contato, tante parole, ma senza alcun esito, nessuno ci ha ascoltato”. Il campo è oggetto di visite di giornalisti, cineoperatori, fotografi, respon- 7 prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 8 I GHETTI PER I ROM sabili delle istituzioni, tutti interlocutori che poi frequentemente spari- scono e non rendono conto dell’esito culturale o sociale di quegli in- contri. Questa esperienza relazionale ha generato una legittima diffi- denza, connessa anche al dispositivo specifico del ghetto, che istituisce un confine netto fra mondo interno e mondo esterno, creando una bar- riera di incomunicabilità. La ritualità e la costanza del lavoro, insieme alla lettura ad alta voce che si è fatta delle restituzioni scritte, hanno contribuito a spostare sullo sfondo il senso di sfiducia. Le storie rilette nel cantiere venivano seguite in silenzio e con emozione dai partecipanti che confermavano: “Sì! è proprio così” e, nello stesso tempo, prendevano atto che alle loro paro- le corrispondeva un autentico ascolto sia della storia che dell’intenzione narrativa. Il primo risultato concreto del cantiere è stato quello di aver creato uno spazio di liberazione della parola, uno spazio di “sfogo”. Il dispositivo del cantiere ha autorizzato la parola a liberarsi ed a cer- care un suo significato collettivo, in un contesto in cui la durezza della vita e degli eventi normalmente lo impediscono. Alcune persone han- no partecipato anche solo per raccontare un fatto accaduto, per un’ur- genza narrativa da mettere in comune e poi sono andate via. Tuttavia, al di là di questa difficoltà, il cantiere ha trovato nei parteci- panti rom delle persone con l’abitudine e la cultura della narrazione, che, come si vedrà in un capitolo del testo, è costitutiva della lingua ro- manés e della sua trasmissione orale. La necessità di rileggere a voce al- ta, in gruppo, le storie trascritte, si può vedere anche come l’aggiusta- mento di un limite del nostro modello di lavoro socioanalitico, che si traduce essenzialmente in scrittura e che non aveva, fino ad ora, incon- trato persone con una lingua madre non scritta. 2. Il lavoro del cantiere ha dovuto attrarre la fiducia degli stessi opera- tori che, solo col procedere degli incontri, hanno contribuito a caratteriz- zarlo come luogo in cui le emergenze continue del campo ed il loro con- seguente stress potevano trovare un momento di riflessione. Al conflitto tra il lavoro sociale degli operatori e i dispositivi autoritari del campo è dedicato ampio spazio in questa restituzione conclusiva. 8 prova imp rom 26-01-2011 9:41 Pagina 9 PREMESSA Il cantiere è stato utile perché i Rom e gli operatori, che frequente- mente sono anche in conflitto tra loro, hanno trovato insieme una pos- sibilità di condivisione della parola. Alcuni dei loro punti di conflitto sono esposti anche in questa pubbli- cazione. Molti eventi sono proposti con una doppia narrazione: secon- do l’esperienza dei Rom e quella degli operatori. Un elemento emerso nel corso della ricerca è che entrambi, in forme ovviamente del tutto diverse, non hanno voce in capitolo per incidere sui dispositivi del campo. Va detto infine che per ciascuno dei partecipanti, il cantiere è stato frutto di una determinazione. Gli operatori hanno spesso prolungato il loro tempo di permanenza al campo oltre il lavoro, le donne rom han- no lasciato i figli dalle madri o dalle zie o il più delle volte hanno por- tato i figli con sé, nel container dell’asilo dove si svolgevano gli incon- tri, allattando o tenendo a bada i bambini che scorrazzavano tra le se- die mentre si raccontava. Difficoltà riguardanti il contesto Il campo di via di Salone tra il mese di ottobre 2009 e la primavera del 2010 ha letteralmente cambiato volto. Si è trasformato proprio mentre era in corso questo lavoro. È cambiato il numero dei residenti, la com- posizione, la densità. Gli eventi che lo hanno trasformato sono stati nar- rati ed utilizzati come analizzatori dei meccanismi istituzionali. L’emer- genza è apparsa come la condizione ordinaria di vita e di gestione del campo. Questo essere costantemente in balia delle decisioni delle au- torità che a Roma controllano il “Piano Nomadi”, sia per i residenti al campo che per gli operatori, ha fatto sì che nel cantiere prevalessero, per gli uni e per gli altri, le urgenze narrative. Approfondire ciò che era stato raccontato nel precedente incontro aveva il più delle volte poco senso, perché era impellente un altro fatto da raccontare, fra una riu- nione e l’altra del cantiere accadeva di tutto. Anche per questa dinami- ca convulsa e drammatica della vita nel campo, i sei incontri previsti nel progetto sono diventati otto ed i tempi stessi del lavoro complessivo so- no mutati. 9

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