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I Cirenaici. La filosofia del piacere. I frammenti e le testimonianze sulla scuola socratica più sovversiva del mondo antico. Testo originale a fronte PDF

373 Pages·2010·17.956 MB·Italian
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I CIRENAICI LA FILOSOFIA DEL PIACERE I frammenti e le testimonianze sulla scuola socratica più radicale del mondo antico a cura di Matteo Giovanni Brega MIMESIS © 2010-MIMESIS EDIZIONI (Milano- Udine) www. mimesisedizioni. it l www. mimesisbookshop. com Via Risorgimento. 33-20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono e fax: +39 02 89403935 E-mail: mimesised@tiscali. it Via Chiamparis, 94-33013 Gemona del Friuli (UD) E-mail: info. mim@mim-c. net INDICE NOTA INTRODLITTIVA di Matteo Giovanni Brega p. VII FRUIZIONE, CRITERIO, PIACERE: LA PERSISTENZA DEl TEMI CIRENAICI NELL'ESTETICA POSTMODERNA di Matteo Giovanni Brega p. IX I CIRENAICI LA FILOSOFIA DEL PIACERE l. ARISTIPPO DI CIRENE p. 172 a. Vita, opere, discepoli p. 172 b. Dottrine della scuola cirenaica p. 286 c. Imitazioni p. 352 d. Appendice. Passi di incerto riferimento ad Aristippo p. 364 Il. ARETE E ARISTIPPO METRODIDATTA p. 432 III. ANTIPATRO CIRENAICO p. 436 IV. P AREBATE CIRENAICO p. 438 V. ARISTOTELE C!RENAICO p. 440 VI. EGESIA E SEGUACI p. 444 VII. ANNICERI E SEGUACI p. 450 VJJl. TEODORO E SEGUACI p. 454 a. Testimonianze p. 454 b. Imitazioni p. 483 INDICI p. 485 Indice delle fonti p. 487 Indice dei nomi p. 505 VII NOTA INTRODUTTIV A Il presente volume riproduce in copia anastatica l'antologia dei testi cirenaici curata nel 1958 da Gabriele Giannantoni nell'ambito delle pubblicazioni dell'Istituto di Filosofia dell'Università di Roma. L'in tenzione è duplice: da una parte salvaguardare il magistrale e meti coloso lavoro svolto a suo tempo sugli originali greci rispettandone la catalogazione e i riferimenti, dall'altra offrire ad un pubblico com posto non soltanto da filologi o da storici della filosofia una serie di fonti altrimenti introvabili o di difficile reperibilità. Con la speranza che il contatto diretto con i testi antichi originali possa rappresentare un'occasione per approfondire la ricerca nelle più varie e stimolanti direzioni. m.g.b. IX MATIEO GIOVANNI BREGA FRUIZIONE, CRITERIO, PIACERE: LA PERSISTENZA DEI TEMI CIRENAICI NELL'ESTETICA POSTMODERNA l. L'edonismo nell'antichità 1.1 . Il rapporto con le fonti Considerando le descrizioni che i manuali di storia della filosofia danno della cosiddetta "Scuola cirenaica" appare frequente il ricorso al concetto di edonismo per connotare una scuola socratica che, stan do ad una rigorosa lettura delle fonti, si manifesta più come fenome nologia del platonismo che come una tradizione autonoma. La prima considerazione tassonomica da fare consiste in una corretta gerarchiz zazione degli argomenti contenuti negli scritti di Aristippo, Aristotele Cirenaica, Egesia, Teodoro ed altri, e, successivamZente, delle que stioni ermeneutiche inerenti questi stessi argomenti presenti in testi paragonabili quali i testi platonici, in Sesto Empirico e nelle varie fonti di commento. Così procedendo appare centrale fin da principio la questione del J.LUJ06ç e la più o meno esplicita appartenenza dei "cosiddetti Cirenaici" alla Scuola sofista, soprattutto perché accanto a tale questione si pongono le implicazioni etiche inerenti le modalità esistenziali - più sovente sottoforma esemplare che teoretica - e solo in un secondo momento emergono, indirettamente, le altre tematiche filosofiche, segnatamente quelle riconducibili all'impostazione teori ca del cosiddetto edonismo. Un edonismo, quindi, relativo aJle facoltà materiali prima che a quelJe spirituali, una t16ov11 primariamente atti nente alle condizioni di vita e non alla fruizione puntuale di un piacere intellettuale. Ecco dunque chiariti i numerosi e non sempre univoci riferimenti al "tipo umano'' Aristippo- a volte addirittura al simbolo Aristippo - ancorché verosimilmente inerenti a Epicuro o a tratti edo- x l Cirenaici nisti dello stesso Stoicismo, spesso in tono marcatamente morale se non in alcuni casi moralistico. Stando alle fonti, la legge principale dell'edonismo aristippeo con sisterebbe in una sorta di commisurazione tra sentimento tragico della vita, materialismo e buonsenso; si può così definire "vita" la somma delle esperienze che possono essere genericamente fruite con un esito felice. Da ciò deriva che le esperienze riconducibili alla felicità ma gravate da conseguenze, anche non immediate, implicanti esiti non felici, siano da rigettare all'interno di una sorta di "bilancio edonistico" razionalmente considerato, in analogia a quello che gli autori scolastici definiranno "foro interno". Pur non sviluppandosi in ciò che potremmo paragonare all"'algebra morale" dell'Utilitarismo, tale impostazione rimane, alme no in Aristippo e nel periodo più antico della Scuola, una norma astrat ta di problematica applicazione metodologica; una sorta di "precetto sapienziale" da tener sempre presente nei casi della vita. Si coglie una tendenza individualistica che predica la perpetuazione dei piaceri come bene sommo anche a scapito dei piaceri immediati e che riconosce la superiorità della natura sulle leggi umane così spesso dettate da neces sità convenzionali, sociali, accidentali o, comunque, non legate al bene supremo della felicità individuale da perseguirsi, come emerge anche nel Fedone, in sé e non in chiave strumentale o come derivato di lotte per il conseguimento di posizioni di potere, a loro volta fonti di incom benze negative agli occhi del sapiente cirenaica. Si tratta insomma di un dogma comportamentale che potrebbe evidenziare una provenienza vetero-aristocratica ed una visione esistenziale sostanzialmente attiva e dotata di reale possibilità di incidenza su di un destino non totalmente preordinato, seppur nei limiti del concetto antico di TU'X.'l'J· Per altri versi è possibile ipotizzare un'interpretazione ascetica che pone la questione del dominio di sé e dei propri desideri in funzione del raggiungimento della maggior quantità di piacere quale possibile leitmotiv del pensiero cirenaica in generale. Se vogliamo scorgere elementi di interesse che vadano al di là del generale biasimo che l'antichità prima platonica e poi platonico-cristiana attribuì alla figura di Aristippo possiamo cercare di isolare non soltanto la controversa questione dei rapporti tra edoni smo ed Epicureismo ma gli elementi di "temperanza stoica" presenti in molti tratti dell'insegnamento dei Cirenaici. Oltre, naturalmente, all'al tra complessa questione rappresentata dai rapporti tra gnoseologia scet tica e attinenze cirenaiche che si vedrà in seguito. A tal proposito sarà Matteo G. Brega- Fruizione, criterio, piacere XI utile ribadire il noto apprezzamento che Oraziol espresse nei confronti di quell' Aristippo-simbolo che polarizzava gli strati sia di coloro che si ritenevano custodi di un'etica virile, sia di coloro che scorgevano nella 1ibertà cirenaica un pericolo di tipo prettamente sociale, a maggior ra gione insidioso in quanto riscuotente successo, come testimoniato dallo stesso Diogene Laerzio. E sarà Plutarco2 ad indicare in Ulisse il modello dichiarato di Aristippo: tutt'altro che un esempio di sfrenatezza o molli costumi, semmai il simbolo mitico del razionalismo di cui parla Dodds3 in termini di "esito religioso". L'importanza conferita alla cultura, al sapere, alla formazione del singolo individuo, a quella mrLÙEta per il trasferimento della quale Aristippo si faceva pagare con scandalo, rientrava nel complesso del le conoscenze che l'individuo doveva apprendere per dominare a sua volta le circostanze della vita e non, come nella tradizione socratica, per fini teoretici di derivazione eudemonistica. Non vi è sapere se non quello utile e non si danno concetti se non legati ad esperienze di piace re: tali constatazioni comportano implicazioni con il principio secondo il quale nulla risiede nell'intelletto se non prima transitato per i sensi. Nel caso dei Cirenaici non bastano i sensi per fare un dato, è necessario che i sensi siano impressionati positivamente per conferire all'esperito il segno positivo che lo renda degno di essere trattenuto. Un princi pio plausibile per ciò che attiene l'etica ma molto più controverso se considerato dal punto di vista estetico: bisognerà concludere che non si dà sensazione se non sensazione piacevole? Come regolare dunque i rapporti tra dato piacevole e dato sgradevole in riferimento a quella sottospecie di ambito etico nel quale gli antichi collocavano quella che i moderni chiamano l "'esperienza estetica"? La preminenza del principio d'immediatezza-così potremmo defi nire I' edonismo dei Cirenaici - rappresenta al contempo un elemento distante e vicino all'estetica postmoderna. Distante perché, come già detto, tale presupposto non può essere legittimamente compreso se non ali 'interno di una visione che concede all'etica il ruolo teoretico prima rio; vicino perché riafferma la ricerca di una sorta di aQ)(TJ, non tanto gnoseologica quanto operativa e metodologica, nella quale possiamo l Orazio, Epist., l, 17,23 e seg. (I A 88) 2 Plutarco, De vit. Et poes. Hom., II, 150 (l A 134) 3 Cfr. Eric R. Dodds, l Greci e l'irrazionale, Rizzo] i, 2009 pagg. 229-259

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