Description:Pubblicato a puntate sul «Giornale di Sicilia» tra il maggio del 1909 e il gennaio del 1910, I Beati Paoli. Grande romanzo storico siciliano innalzava a epopea letteraria un’antica leggenda del popolo siciliano. Ma Luigi Natoli faceva qualcosa di più che scrivere, da una favola popolare, le puntate straordinariamente avvincenti e misteriose, capaci di inchiodare nelle portinerie il popolo attorno a chi era in grado di leggere e che «quasi con prepotenza salivano negli appartamenti della borghesia siciliana». Di fatto creava il mito compatto di una società segreta a protezione degli oppressi: la setta tenebrosa dei Beati Paoli e il loro tribunale implacabile, entrava nelle dicerie e nelle fantasticherie popolari come verità storica indiscussa e nostalgia segreta di riscatto. Un successo enorme, dovuto sì all’aderenza ad un sentire popolare, ma anche all’arte di avvolgerlo in un intrico fittissimo di vicissitudini private derivanti da segreti inconfessabili, da odi di famiglia o di società; di imprese coraggiose e cospirazioni vili; di sentimenti e passioni invincibili; di personaggi tragici nel bene e nel male. Raccontati in un linguaggio sensibile a tutti i vari ritmi e le tensioni della trama, e soprattutto così ricco e mo derno da spiegare come mai la tenuta ne sia straordinariamente duratura, rispetto alle opere del genere. Con un’ambientazione nella Palermo storica che è di fatto un’esposizione erudita dei tempi dei luoghi delle persone e delle situazioni che narra. Tanto da potersi dire che, nella vicenda di Blasco, figlio perduto di un grande casato che tenta di riprendersi il suo onore usurpato da un potente malvagio, protetto nelle sue imprese da un’associazione segretissima, in mezzo alle lacerazioni di un’età convulsa, il protagonista vero è uno: l’Ancien régime nella sua veste più sfarzosa, magnifica e miserabile, ossia il Settecento siciliano dei grandi palazzi barocchi. «Dopo I Promessi Sposi, dopo I Viceré, Il nome della rosa e La Storia della Morante, il quinto monumento storico della letteratura italiana contemporanea» (Jean-Noël Schifano, «Le Monde»).