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Hella Venezia Giulia * a due anni da Vittorio Veneto PDF

137 Pages·2017·22.75 MB·Italian
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.. *.. ************************************************** .............. .*****. ****** • *,,*****,.. .. * * ,. .... ** ** * ............ ****** I ****** ,***,**.. .. * * * .. .. * .. Hella Venezia Giulia * .. * .. * .. * ,,**,.. ~ a due anni da Vittorio Veneto .. * .. * t A cura del!' Ufficio Tecnico di Propaganda Nazionale ! .. * : Sede di Trieste : .•. * ** ** : : * ~ •• ** ** *• * * • .•+.: !* !* '*• t• ** ~...~..l ~i.i."."."." ** *! t : ......................... : ! lLE t : .... ~......... : ! t : • : ! ·e • * * • • * * • 6 •• *.. ** *• * * • •+: * * • • * * • • * * * ;••''ffii.:::: ***** TRIESTE ***** *•*** ~ : Stab. A!°t• Tip. G. Caprin : : ! * I'fi:: L : 1920 i à à ··················································* 76806 Nella Venezia Giulia ad ue anni da Vittorio Veneto ,,.. .._ . '· A cura dell' Ufficio .:T.ie?i!f,~l'.fr.opaganda Nazionale /Sède'éd'i'::l'rles!e :;:: ~~. ~'~ f I~ r '~~. . -~; ... . TRIESTE . STABILIMENTO ARTISTICO TIPOURAFICO U. CAPRIN 1920. c,l!}fj{i ~S{Jifi f Affermare che la Venezia Giulia abbia avuto sino ad oggi, in Italia ed al/' Estero, qna. stampa serena sarebbe per lo meno arrisc/1iato; e non si·può dire del pari che una buona stampa abbia avuto qui e ftiorj d(qui, ma· in modo speciale al/' estero, il Governo italiano nella .Vfn_e~ia)Jiulia. Il fenomeno si spiega ~on····;~a relativa facilità ed ha origini : svariate. Non dobbiamo dimenticare innanzi tutto, che la guerra attorno a queste nuove provincie italiane è male spenta; la pas t sione, che nel/' indirizzo della stampa italiana ed estera domina ancora attorno alla tuttora irresoluta questione adriatica, ha molto svisato i problemi di qui ed ha svalutato quel molto che la Na zione -· piti ancora che il Governo - ha fatto per i fratelli redenti. Questa è forse la ragione principale delle inesattezze; le inchieste affrettate di giornalisti, valentissimi sia pure, ma còmpletamente nuovi ali' ambiente ed interamente digiuni di molte delle materie da trattare, ha fatto il resto. Ora tutto ciò si risolve in un danno morale e materiale enorme per la Venezia Giulia e per /'Italia, ed in una grande ingiustizia per luna e per /'altra. È perciò che, cogliendo /' occasio11e della visita gradita dei giornalisti italiani e stranieri, conve11uti a Trieste dopo il Co11- ve~o di Venezia, il 11ostro Ufficio - riconosce11do la somma importanza della funzione gioma/istica 11el/a vita civile dei popoli - ha voluto fornire i gitanti di questa modesta pubblicazione. Essa vuol essere una guida sintetica e serena, nello studio dei problemi locali e nel/' esame di ciò che /' Italia lw sin qui fallo per queste provincie, non un'opera completa. Alla coscie11ziosità degli ospiti lo studio più profondo di quelle questioni che pos sono maggiormente interessare i singoli giornali. Nel far loro omaggio di questo modesto manuale, /'Ufficio Tecnico di Propaganda Nazionale rivolge ai rappresentanti della stampa internazionale il suo deferente saluto. L' Ufficio Tecnico di Propaganda Nazionale Sede di Trieste. TRIESTE, 15 ottobre 1920. 3 novembre 1918 -15 ottobre 1920. I rappresentanti della stampa internazionale vedono Trieste dopo quasi due anni dal giorno in cui le truppe italiane posero piede la prima volta su questa nobile terra. Per dire degnamente del!' opera svolla dall'Italia, in queste sue nuove provincie, durante i due anni trascorsi, sarebbe desiderabile che essi avvessero potuto fare, un rapido esame di quello che la Venezia Giulia era alla fine della guerra mondiale. Noi seguimmo da •1icino la ripresa della vita e lascesa della città e della regione verso i suoi migliori destini troppo passo passo pcrchè la mente nostra ·possa, senza uno sforzo possente di volt!re, - che ci riconduca ad una perfetta serenità - fare un raffronto fra quella che qui era la vita or son due anni e quella che è oggi; perchè possiamo renderci conto degnamente del cammino percorso; perchè possiamo render davvero giustizia alla Nazione, che volle e seppe compiere autentici sacrifici, onde dimostrare ai fratelli redenti la sua piena solidarietà, la sua fattiva volontà di vedere la vita civile risorgere qui, ove tutto era e fu per troppo tempo rovina, Noi ci sforzeremo pertanto di ricordare a larghi tratti quello che Trieste, J' Istria, il Friuli erano al tramonto di quell'anno 1918, che segna nella vita dei popoli un trionfo superbo di civiltà e d'amore sulla barbarie e sull'odio. Questo porto superbo si inarcava, come oggi s'inarca, cingendo di scogli e di moli le azzurre acque dell AdriatiCOj ma quella vita che oggi l'ospite vede pulsare veemente e gioconda sui moli, negli ampi specchi d'acqua, nei cantieri, per le arterie della città, era spenta completamente. Per quattro anni le placide acque del porto non eran solcate da natanti; da quattro anni la vita taceva nel punto franco; sonnecchiavano le gru possenti lungo i moli; i camini dei cantieri si ergevano nell'azzurro del cielo senza un fil di fumo; per le strade in rovina, saltellava fra le buche, prodotte dai camions senza gomme deH' esercito austriaco, qualche raro passante, corrente in traccia di un tozzo di surrogato di pane, che gli permettesse di non morire. Vuoti erano i negozi d'ogni oggetto e d'ogni derrata; le vetrine de solate, lungo. il Corso, aumentavano la tristezza del viandan1e; una rassegnazione mute, in fondo alla quale covava una fiamma mai spenta di speranza, era in tutti i volti. Era la città della fame; e su di essa troneggiavano le decine e decine di strozzini, che, sbucati dai chiassuolì di città vecchia) la maggior parte, aspiravano dalle vene· esauste della cittadinanza le ultime stille di sangue. Sull'Istria, non direttamente colpita dalla guerra, gravavano lutti immani; ma la vita vi era men dura, che anzi i più - contadini e pastori - beneficiavano di tutto ciò che la città sacrificava· senza contare, per il suo sostentamento. Ma il pane mancava quasi total mente anche là, ma le sue strade erano fiumi di polvere e di fango; ma le sue opere pubbliche erano in rovina; ed in rovina erano i poveri pescatori della costa, costretti all'inerzia e dalla cieca guerra dei sottom:irini, e, sopratutto, dalla deficenza di imbarcazioni e dalla mancanza assoluta di canapa per le reti e per le gomene. Pianto, dolore, .rovina, erano in tutto il Friuli, ridotto dalla guerra guerreggiata a un caos tremendo di macerie fumanti, derubato delle ultimissime sue risorse dalla soldataglia absburghese ritirantesi in rotta verso il nuovo confine. Ben ardua fu limpresa del primo governatore della città. Egli, un soldato, bene o male fece del suo meglio per porre rapidamente fine a tanto dolore ; ma più di lui, chi s'adoperò in tutti i modi, perchè la vita risorgesse, con rapidità sufficiente ad evitar la paralisi, fu il popolo italiano; quella parte di esso, che indossava un uniforme e che, posato il fucile ancor rovente, si dette con lena alle sante opere della pace, per far rifiorire il sorriso sulle labbra dei fratelli martoriati; quella parte che s'affrettò verso la regione vuotata d'ogni ricchezza, con tutto quello che potè; e quella parte immensa, che stette tranquilla sotto i nuovi aggravi fiscali, purchè non mancasse ai fratelli così di.1ramente colpiti q_uel danaro che era necessario a ridare alla macchina sociale delle terre redente arrugginita per la 1 lunga sosta, nuovo impulso e nuova vita. Oggi molta gente - e vorremmo dire troppa - ha dimenticato e tenta di svalutare, per ragioni di parte, tutte le prove di affetto e di abnegazione date, sui campi della morte ed all'indomani della vit· toria. dal popolo italiano ai fratelli redenti; ma l'Italia, 1' Italia vera, quella per cui s'immolarono i martiri della nostra indipendenza na zionale, è paga del dovere umano compiuto e del sorriso riconoscente dei buoni, che, da quest'estrema _ansa dell'ancor amaro Adriatico, si voi· gono ai fratelli dell'altra sponda con quell'amore e con quella fede di cui essi sono ben degni. Ed è pronto a continuare, nella via del sacrificio e del duro volere, sino al giorno in cui Trieste, centro della Venezia Giulia, sia quello che ha il diritto di essere: uno dei primi porti d'Europa. Molto è ancora da ricostruire, ma molto fu ricostruito. Ma più che delle materiali costruzioni delle cose, il visitatore deve rendersi conto del passo gigantesco fatto da allora, per volere della cittadi nanza e della Nazione, da Trieste redenta verso la sua ricostruzione economica e verso la completa sua fusione col resto d'Italii. Noi preghiamo gli ospiti di seguirci man mano nell'esame di quello che Trieste è, di quello che per Trieste fu fatto ed è da fare. Perchè, per il compimento del!' opera, così bene iniziata per volere di popolo, Trieste e la Venezia Giulia hanno bisogno ancora della solidarietà di tutta l'opinione pubblica italiana; ed essa e l'Italia han bisogno della fraterna simpatia dei popoli che vivono fuori dalla cerchia dei nostri confini. Bisogno di sicurezza non imperialismo Il bisogno di sintetizzare al massimo, e la enorme ristrettezza del tempo a disposizione del compilatore, impediscono di dare lo sviluppo desiderabile all'importante argomento dei confini orientali d'Italia. Molto fu detto all'estero, contro quella che per noi è una ne cessità assoluta: avere confini degni di tal nome; e molto ru detto, pro e contro, ali' interno. Gli uni dissero perchè non conoscevan~ nè potevano conoscere le vere condizioni del territorio, e prestarono orecchio troppo attento alle mene dei mandatari dello Slato S. H. S. ; gli altri dissero e per passione esacerbata e per amor di tesi. Ad ogni modo, le verità insopprimibili, che stanno a giustificare il nostro buon diritto a stabilire il confine d'Italia su quella che è oggi la li nea d'armistizio, quella tenuta dalle truppe d'Annunziane compresa, o furono taciute, o, se furon dette, si perdettero fra troppe verbosità e troppi dati non corrispondenti in tutto al vero .. La stampa triestina portò su questo argomento un notevole contributo alla causa della verità; ma non tutta; chè una parte di essa, per una valutazione, che non sta a noi di .giudicare, dei suoi interessi di parte, o tacque, o avversò addirittura ·1e ragioni di coloro, i quali pensano che i popoli non siano ancora giunti a tale uniforme livello di civiltà da poter senz'altro abbattere tutte le frontiere, e che pertanto primo dovere di coloro che non vogliono guerre sia quello di opporre, a quanti covano propositi bellicosi, validi baluardi, che, anche senza il concorso dì truppe numerose, sconsiglino dal tentare incursioni, invasfonì, aggressioni. E mentre ci accingiamo a ~imostrar perchè il confine italiano delle Giulie dovrà fatalmente essere quello che per ora non é che una linea· d'armistizio, ricordiamo, sopratutto ai giornalisti ospiti dell' Itali:!, come le nostre sieno ragioni che devono esser prese in seria considerazione, se si vuol non peccare contro la verità e contro la giustizia.

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Hella Venezia Giulia * .. * .. * .. * .. *. ~. ,. ,,. a due anni da dell'olio, del riso e della juta che qui si erano affermate. E poichè lintralcio più grave è
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