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Hans Blumenberg e l'autodistruzione del cristianesimo. La genesi del suo pensiero: da Agostino a Nietzsche PDF

611 Pages·2021·102.635 MB·Italian
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Indice Introduzione 7 I. Pascal 33 1. Il giovane Blumenberg 33 2. Das Recht des Scheins in den menschlichen Ordnungen beiPasca/(1941) 41 3. Una lettura fenomenologica di Pascal? 53 4. Illuminazione divina o illuminismo? 64 5. Tracce successive di Pascal 86 Excursus I. Transito: Pascal e Agostino 94 2. Agostino 103 1. L'originarietà dell'ontologia cristiana 103 2. LaSelbst-Destruktion cristiana 121 3. Agostino tra fenomenologia e inconcettualità 132 4. Blwnenberg allo specchio? 164 3. Cristianesimo e modernità negli scritti degli anni '50 175 1. Blumenberg critico della modernità e del progresso 176 2. La "distanza" ontologica 186 3. Persistenza dell'orizzonte teologico 198 4. Il lavoro sulla genesi della modernità: da Agostino a Copernico 216 5. Modernità e anti-agostinismo: il rovesciamento definitivo del primo paradigma 235 6. L'apparire del progetto metaforologico di Blumenberg 250 4. L'ambiguità della grazia 267 1. Blumenberg e la letteratura: Ka1ka diagnosta della crisi moderna 267 2. Faust tra nichilismo e grazia 280 3. L'ambiguità della grazia. Graham Greene 294 4. Kant e il Dio di grazia 307 5. RudolfBultmann e l'inizio della crisi dell'impianto "teologico" 329 6. Die Religion in Geschichte und Gegemvart. La critica della tconom.ia 348 Excursus Il. Kant e la questione della fede nella grazia 354 Soglia. Bultmann e l'affacciarsi del problema della secolarizzazione 377 6 Hans Blumenberg e l'autodistruzione del cristianesimo 5. Nietzsche, o del nuovo spirito della modernità 387 1. Hennann Lubbe e i riferimenti teologici della Legittimità dell'età moderna 390 2. Eric Voegelin e la modernità come gnosi 397 3. Il capovolgimento della tesi voegeliniana: la modernità come superamento della gnosi 409 4. La clùave della nuova prospettiva: Friedrich Nietzsche 425 5. Diversi tipi di memoria: Agostino e Nietzsche 434 6. Le aporie della restituzione nietzschiana della soglia epocale 451 7. La soglia del moderno e la traiettoria panteistica: Cusano e Bruno 456 8. Altre tracce del capovolgimento sistematico: spinozismo e prometeismo 464 9. Incipit Zarathustra. La svolta nietzschiana come presupposto della :filosofia di Blumenberg 488 Conclusioni. Blurnenberg "contropelo" SOS Appendice: testi citati in lingua originale 529 Bibliografia 575 Indice dei nomi 609 ai miei genitori Introduzione In una delle rarissime testimonianze autobiografiche di cui il filosofo Hans Blumenberg (Lubecca, 1920-Altenberge, 1996) ha fatto partecipi i propri lettori,1 egli ha descritto l'impressione che, da giovane, suscitò in lui una grande scritta a caratteri gotici presente nell'aula magna del Liceo di Lubecca, che così recitava: «La paura del Signore è l'inizio della sapienza» (Pr 1,7). A colpirlo, di quella esperienza, fu il fatto di aver spontaneamente interpretato il genitivo "del Signore" come soggettivo, piuttosto che og gettivo, facendo proprio, sin da allora, il convincimento che il desiderio umano di sapienza sia ciò che spaventa e mette in discussione la figura tra dizionale di Dio, così come testimonierebbe, peraltro, il mito della caduta di Adamo ed Eva. Per questo, quando egli ritrovò in uno scritto gnostico, scoperto a Nag Hammadi,2 la stessa interpretazione sovversiva che egli I. Cfr. H. Blumenbcrg, Mattluiuspassion, Frankfurt a.M, Suhrkamp, 1988, 20151, pp. 28-32; tr. it. Passione Secondo Matteo, Bologna. Il Mulino, 1992, pp. 61-66. Sulla centralità di questo passo come rivelativo della teologia di Blumenbcrg, dr. J. Goldstein, Nomina /ismus und Moderne. Zur Konstitution neuzeitlicher Subjektivitat bei Hans Blwnenberg und Wilhelm von Oclcham, Milnchen, Albcr, 1998, pp. 295-298. Per alcuni altri sporadici accenni alla propria esperienza biografica, relativi al padre fotografo, che chiamano signifi cativamente in causa il problema del venire alla luce, della creazione biblica e della genesi del concetto: cfr. anche H. Blumenbcrg, Begriffe in Geschichte, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1998, pp. 7-8. 2. Si tratta dell'Ipostasi degli arconti (NH 11, 4). In questo testo, come in altri tesli gnostici, Sophia è infatti la parte femminile del divino superiore, il cui principio decaduto viene imprigionato dal divino inferiore, il Demiurgo, suo prodotto abortivo, che prima pla sma un corpo terrestre per catturarne l'Immagine, e poi- una volla che questo uomo psichi co è slato vivificato dal soffio pneumatico della Madre - lo chiude nel Paradiso terrestre. In tal senso, il Dio dell'Antico Testamento, degradato a divino inferiore accecato di superbia (che pretende vanamente di essere l'unico Dio, non riconoscendo il divino pleromatico su- 8 Hans Blumenberg e l'autodislruZione del cristianesimo aveva fatto "ingenuamente" da giovane studente, non poté considerarla semplicemente una casualità: «il mio modo di leggere, da ragazzo, quella sentenza dell'aula magna ha continuato ad essere il contenuto della mia "teologia", ammesso che meriti questo nome».3 La riflessione di Blumenberg è attratta dai sistemi antropologici ed esistenziali di incremento della significatività, dai processi "mitizzanti" di "prefigurazione" compiuti dalla memoria, attraverso i quali l'uomo costruisce le indispensabili narrazioni attraverso cui si autointerpreta e si costituisce come soggetto. Proprio per questo, quanto più tale aneddoto autobiografico sembra possedere dei tratti emblematici e favolistici, tanto più esso risulta interessante e rivelativo di uno dei motivi profondi del filo sofare blumenberghiano, suggerendo una curiosa, ma significativa confer ma della possibilità di individuare una costante della sua riflessione nella formula di O. Marquard, <<Entlastung vom Absoluten», ossia nell'idea che il suo progetto filosofico complessivo si debba pensare come descrizione dei processi umani di esonero, rimozione, elaborazione e distanziamento dell'assoluto, in primis quello teologico.4 D'altronde, questo episodio mi pare dire anche qualcosa in più, di più radicale dal punto di vista biografico: esso proietta, infatti, all'origine del domandare filosofico blumenberghiano, un gesto non semplicemente teo rico, ma profondamente "esistenziale" - un "credo" spontaneo, anche per periore). è una figura invidiosa, capace di provare timore verso una creatura che in realtà gli è superiore. Immediatamente si nota qui l" attrazione di Blumenberg per un'interpretazione potentemente eversiva dell'ordine onto•teologico, nella quale si condensano le rivendica zioni di una creatura oppressa dal Dio creatore e giudice del mondo, che sente di eccedere l'ordine alienante in cui è stata rinchiusa. 3. «Malgrado una conoscenza da allora accresciuta. il mio modo di leggere, da ragaz zo, quella sentenza dell'aula magna ha continuato ad essere il contenuto della mia "teologia" [der Tenor meiner "Theologie'1, ammesso che essa meriti questo nome. Le manifestazioni della grazia divina tornavano certamente a profitto dell'uomo, ma erano provvedimenti per contenere il suo dispotismo e il suo carattere ribelle [Vorkehrungen zur Stinftigung seiner Eigenmacht und Auftti.ssiguit]» (Blumenberg, Matthtiuspassion, p. 30; tr. it. p. 63). 4. Cfr. O. Marquard, Entlastung vom Absoluten, in Die Kunst des Oberlebens. Nach denken aber Hans B/umenberg, a cura di F.J. Wetz. e H. Timm, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1999, pp. 17-27, in particolare p. 20: «Die Menschen halten das Absolute nicht aus. Sie milSsen- in verschiedenster Form - Distanz zu ihn gewinnen. [ ... ] die Menschen balteo Gott nicht aus; darum erfìnden sie - als erste Oberwindung der Gnosis-das Mittelalter und - als zweite Oberwindung der Gnosis - die Neuzeit: sie schOtzen sich vor dem "theologi schen Absolutismus" eines allzu allmlichtigen Gottes, indem sie die Selbstcrhaltungs-und Selbstbehauptungskultur und die ,.issenschafiliche Neugierkultur der Neuzeit erfìnden». Introduzione 9 questo definito come "teologico".5 Il presente lavoro è nato precisamente dall'idea che, seguendo questo sentimento di autoaffermazione contro il Dio biblico, si potesse e dovesse cercare di rintracciare un filo conduttore che consentisse di pensare l'interezza della riflessione blumenberghiana, dalla polemica contro la categoria di secolarizzazione fino alla sua teoria della metafora e del mito, sotto un profilo unitario, sistematico e coerente,6 ricostruibile principalmente grazie al suo dialogo ininterrotto con le fonti della tradizione teologica. La ricostruzione biografica e filosofica della genesi e dello sviluppo della riflessione del filosofo ha, però, prodotto dei risultati sorprendenti e molto superiori alle aspettative, scoprendo un intero versante giovanile della sua produzione in cui emerge una prospettiva in netta discontinuità, per non dire antitetica, rispetto alla successiva posizione matura. Il pri mo Blwnenberg, la cui impostazione risente fortemente della riflessione 5. «Temere (.lì;rchten) quest'uomo e perseguitare duramente nel corso dell'intera sto ria la sua ambizione di essere uguale a Dio [Gottgleichheitsambition ), ciò mi appariva come la quintessenza della fede, coltivata in quell'aula, in quell'inizio della sapienza che poteva assumere molte forme» (Blumenberg, Matthliuspassion, p. 29; tr. it. p. 63). 6. La riflessione di Blumenberg si è lasciata difficibnente ricondurre e delimitare en tro precisi ambiti e tematiche filosofici: l'enorme mole di citazioni e di riferimenti eruditi, l'intreccio indissolubile di commenti ed analisi, hanno spesso reso i suoi testi aperti a mol teplici chiavi di lettura. Come spiega M. Russo, i suoi libri «assomigliano a marchingegni narrativi» in cui l'opinione dell'autore si nasconde nelle pieghe infinite della sua scrittura, tentando di portare spesso a visibilità «qualcosa di non asseribile dimostrativamente» o tematicamente. Cfr. M. Russo, ll gioco delle distanze. Tempo, storia e teoria in Hans Blu menberg, in Hans Blum1mberg. Mito, metafora, modernità, a cura di A. Borsari, Bologna, Il Mulino, 1999, pp. 257-286. Senza dubbio, la ricchezza della sua prosa è stata uno dei motivi per cui la sua riflessione ha esercitato un così grande fascino sui lettori, costretti spesso a oltrepassare le linee di confine ua aneddotica, mito, favola e riflessione filosofica. D'altra parte, questo fatto ha posto esplicitamente il problema di un punto di vista unitario e sistematico più profondo entro il quale detì.nire la sua produzione, sin dalla suggestione di Marquard, che ha suggerito di limitarsi all'individuazione di un Grundgedanke, un'in tenzionedi fondo, piuttosto che ricercarvi un impianto sistematico. Gli scritti dedicati ali' o pera del filosofo continuano a rispecchiare la molteplicità delle prospettive e delle direttive che scaturiscono dai suoi testi: per un sintetico panorama di questa situazione, cfr. P. Ca!o ni, Hans Blumenberg. Realtà metaforiche e fenomenologia della distanza, Milano-Udine, Mimesis, 2016, pp. 29-35, e J.C. Monod, Hans Blumenberg, Paris, Belin, 2007, pp. 12-16. Ritengo invece possibile approfondire e sistematizzare ulteriormente l'idea di un Grund gedanke blumenberghiano, riprendendo l'impostazione che guida già lo studio dell'allievo di Marquard, F.J. WelZ, Hans Blumenberg zur Einfiihrung, Hamburg, Junius, 1993, ma per svilupparla intorno al perno sistematico del confronto con il cristianesimo. Hans Blumenberg e l'autodistruzione del cristianesimo heideggeriana prima che di quella husserliana, individua, infatti, proprio nella parabola della teologia cristiana la chiave di lettura per interpretare e per correggere la crisi di sensatezza della filosofia contemporanea, deri vante dall'imporsi della "tecnica" come nichilistico orizzonte ultimo della realtà umana. Lavorando intorno alle figure di Agostino e Pascal, l'auto re parte inizialmente dall'individuazione fenomenologica di un orizzonte "cristiano" di storicizzazione e metaforizzazione delle categorie ermeneu tiche della razionalità, una modalità teologica agostiniana di apertura di un orizzonte "originario" (in senso heideggeriano)7 dell'ontologia. Blu menberg esordisce, così, evidenziando la possibilità di rilanciare un sapere vivo, performativo, metaforico e antimetafisico a partire dall'eredità di un equilibrio teologico-antropologico cristiano, andato perduto, che restitu isca i limiti del gesto autofondativo della soggettività cartesiana, caduto nell'impasse della pura teoria e nella spirale di un sapere che, mirando infinitamente alla certezza, sacrifica l'individuo all'ideale del progresso della conoscenza. L'approfondimento in chiave storico-filosofica e storico-teologica di questi primi testi costituisce, quindi, un'inedita e straordinaria opportunità di rileggere in una prospettiva originale la proposta filosofica blumenber ghiana, confermando la possibilità di individuare nel corpo a corpo con il cristianesimo e con la storia delle dottrine teologiche un aspetto fondamen tale della sua ricerca, attraverso il quale essa si orienta nella progressiva ridefinizione del proprio statuto critico-metodologico. L'evoluzione della sua prospettiva filosofica, infatti, ruota evidentemente intorno alle risorse di razionalità e alle aporie derivanti dall'individuazione di tali dispositivi teologici di radicalizzazione dell'esperienza della finitezza e della contin genza; aporie che, però, lo porteranno infine a ritrattare interamente tale iniziale intuizione, identificando un orizzonte radicalmente anti-teologico per la propria teoria metaforologica. In ogni caso, grazie a un rigoroso attra versamento critico di tale evoluzione e delle ragioni che soggiacciono alla riformulazione della posizione blumenberghiana, emergono le interlocu zioni fondamentali, le condizioni preliminari e le motivazioni più profonde della tesi matura, quindi le considerazioni sul significato complessivo della sua ridefinizione tendenzialmente anti-cristiana della razionalità moderna. Ne deriva un'immagine di Blumenberg che, pur non rovesciando quella fi- 7. Si veda il secondo capitolo di questo lavoro per una trattazione del giovanile recu pero blumenberghiano dell'ontologia fondamentale heideggeriana. Introduzione Il nora indicata dalla critica, la complica grazie alla ricostruzione genealogi ca di un passato che continuerà ad ossessionare la ricerca blumenberghia na sull'inconcettualità, come dimostrato dal persistente confronto con il cristianesimo in tutta la sua opera, culminante in Matthèiuspassion (1988). Il presente saggio si presenta, perciò, come una ricognizione di alcuni dei prinù testi e delle prime riflessioni giovanili di Blumenberg, alla ricerca del percorso che lo ha poi portato alla formulazione della tesi della Legit timità dell'età modema.8 Esso si articola in cinque capitoli: i prinù due saranno dedicati alla descrizione del ruolo di due figure fondamentali per la comprensione del prinùssimo svolgimento della riflessione fenomenologi ca blumenberghiana: Agostino e Pascal; il terzo ed il quarto, impegnandosi invece nello studio degli scritti degli anni '50 e '60, si concentreranno sul progressivo emergere di una prospettiva sempre più critica nei con fronti delle strutture di significazione cristiane, quindi sulla centralità del tutto strutturale che acquisisce la radicale messa in questione del paradig ma della secolarizzazione. Ciò avverrà, dapprima, seguendo l'evoluzione dell'interrogazione blumenberghiana della genesi della modernità tecno logica, originariamente inscritta in una "rivoluzione" ontologica causata dal cristianesimo, poi, seguendo le riflessioni contemporanee intorno al problema della grazia, che chiariranno ulteriormente i motivi dello slitta mento dell'indagine verso una tesi del necessario superamento moderno del dualismo apocalittico gnostico e cristiano. L'ultimo capitolo sarà in fine dedicato a interrogare i ragionamenti e la dinamica concettuale che si nascondono dietro la formulazione defuùtiva della tesi sul moderno, a partire dal recupero fondamentale della riflessione nietzschiana come pro spettiva immunizzante rispetto al pericolo delle tesi sulla secolarizzazione, in quanto capace di disattivare qualsiasi residuo teologico e conservatore. Esso sarà quindi preliminare alle osservazioni conclusive, che identifiche ranno in Nietzsche la figura chiave per intendere il peculiare rovesciamen to della tesi blumenberghiana, vera e propria Aujhebung della posizione precedente, che conserva la validità delle intuizioni originarie sul rapporto tra storicità e cristianesimo, pur rispondendo al bisogno, divenuto consa pevole, di uno scarto in senso antropologico e anti-teologico del problema dell 'inconcettualità. Il periodo preso in esame si limita agli anni che vanno dal 1946 al 1966, data della prima edizione del capolavoro sul!' età moderna, Die Le- 8. H. Blumenberg, Die Legitimittit der Neuzeit, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 1966. 12 Hans Blumenberg e l'autodistruzione del cristianesimo gitimitat der Neuzeit. In questo periodo, Blurnenberg sviluppò la propria riflessione inizialmente sotto la guida di Ludwig Landgrebe, ex assistente di Husserl, che lo indirizzò verso la fenomenologia. 9 Dopo aver consegui to nel 1947 il dottorato, e nel 1950 l'abilitazione all'insegnamento, come giovane Privatdozentproseg}Ji. la propria carriera scrivendo un buon nume ro di articoli di stampo letterario e storico-filosofico, dedicati al problema della definizione dell'epoca moderna, del metodo scientifico e della tecni ca. Successivamente, divenne membro del progetto dedicato alla storia dei concetti (Begrifftgeschichte), a cui diede vita Erich Rothacker nel 1955 insieme alla Deutsche Forschungsgemeinschaft g}Jidata da H. G. Gada mer, e all'interno del quale, nel 1958, ebbe luogo la conferenza dedicata al progetto metaforologico che rese per la prima volta noto a livello filosofico il nome di Blurnenberg.10 Probabihnente a causa del dissenso nei confron ti della leadership gadameriana e della linea di condotta del gruppo, che non seg}Ji le aspettative quanto a produzione e interazione delle ricerche, Blurnenberg smise, a partire dal 1962, di partecipare alle riunioni della Senatskommission, per poi dimettersi nel 1965.11 Nel frattempo, divenuto professore e chiamato prima ad Amburgo (1958), poi a Gie.Ben (1960), quindi a Bochurn (1962), nonché membro dell'Accademia delle Scienze e della Letteratura di Mainz (1960), cominciò a frequentare un nuovo grup po di ricerca, riunito nel 1963 intorno ai suoi colleghi Hans Robert Jauss (1921-1997) e ClemensHeselhaus (1912-2000), intìtolatoPoetikund Her meneutik. Anche per tramite di questo gruppo di ricerca, egli iniziò una proficua collaborazione ed uno stretto dialogo con alcune delle personali- 9. Per queste brevi indicazioni sulla sua carriera accademica, cfr. Wetz, Hans Blu menberg zur Eirifìihn,.ng, pp. 11-15; A. Nicholls, Myth and the Human Sciences. Hans Blu menberg's Theory ofM yth, New York, Routledge, 2015, pp. 14-16. Per ulteriori, preziosi accenni al contesto di relazioni accademiche di Blumenberg, cfr. A. Fragio, Destrucci6n, Cosmos, Metafora. Ensayos sobreHans Blumenberg, Vignate, Lampi di stampa, 2016, pp. 11-41. 10. H. Blumenberg, Paradigmen zu einer Metaphorologie, in «Archiv fìlr Begri.ffs gesclùchte», 6 (1960), pp. 7-142, 301-305; verrà poi citato dall'edizione commentata da A. Haverkamp, Frankfurta.M, Suhrkamp, 2013. 11. Notizia riportata sempre da Nicholls, Myth and the Human Sciences, p. 14. Si ricordi la lettera di Blumenberg a Taubes del 22 Marzo 1965, in cui egli criticala direzione gadameriana del gruppo di ricerca: cfr. H. Blumenberg - J. Taubes, Briefwechsel 1961- 1981, Berlin, Suhrkamp, 2013, pp. 46-52. Nel 1965 moriva anche Rotbacker, per il quale Blumenberg tenne UD solCW1e discorso funebre ali'A ccademia delle Scienze di Mainz, cfr. Fragio, Destrucci6n, Cosmos, Metafora, p. 18.

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