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Guida alla storia del cinema italiano 1905-2003 PDF

538 Pages·2003·2.35 MB·Italian
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LDB Indice Guida alla storia del cinema italiano Una storia grande Guida alla storia del cinema italiano I. L’era del muto 1. In principio era La presa di Roma… 2. L’epopea del cinema ambulante 3. La carrozza di tutti 4. Da Torino alla Sicilia: le fasi di sviluppo e di crisi 5. La grande migrazione: dalla biblioteca alla filmoteca universale 6. I film storici alla conquista del mondo 7. Cretinetti & C. nel salotto di Nonna Speranza 8. Eve fatali 9. Cantami o diva… 10. Divismo al maschile: le maschere e i corpi 11. L’eredità verista 12. «Scomponiamo e ricomponiamo l’universo cinematografico»: il verbo futurista e la sua diffusione 13. Il cinema degli anni venti tra catastrofe annunciata e fascistizzazione 14. Paesaggio di rovine con figure 15. Il sole della rinascita II. Dal sonoro a Salò 1. Rinascita, caratteri e mitologie 2. Il paesaggio produttivo dalla Cines a Cinecittà 3. Il Luce, monumento cinematografico a Mussolini 4. Parabola del mito mussoliniano 5. I padri del nuovo cinema italiano 6. Tappe e temi della propaganda cinematografica 7. Uno schermo carico di sogni 8. La bella forma 9. Accostamenti progressivi alla realtà 10. Il cinema di Salò III. Dal neorealismo alla dolce vita 1. Ricostruire il cinema partendo da zero 2. Il neorealismo, stella cometa del cinema del dopoguerra 3. Il viaggio di Rossellini: il reale, la fede, la modernità 4. Le favole morali di De Sica e Zavattini 5. Le regie di Visconti, tra ideologia e storia 6. Il racconto corale di Giuseppe De Santis 7. Compagni di strada del neorealismo 8. Bellissime 9. La rinascita dei generi 10. Oltre la superficie del visibile: Fellini e Antonioni 11. La generazione degli anni cinquanta 12. I generi alla conquista dei pubblici internazionali 13. Verso la commedia maggiorenne IV. Dal boom agli anni di piombo 1. Anni di crescita e di crisi 2. Gli anni sessanta: memorabili annate e prodigiosi raccolti 3. Storia come monumento e memoria rivisitata 4. Epopea eroicomica del boom… 5. I mostri: padri e figli 6. Dalle stelle alle lucciole 7. Horror, western, film politico, eros…: le grandi stagioni dei generi 8. Padri, figli, nipoti 9. La famiglia rosselliniana 10. La perdita del presente V. Dagli anni settanta a oggi 1. Metamorfosi del paesaggio 2. Sotto i segni della perdita e della speranza 3. Due pontefici: Fellini e Bertolucci 4. La perdita del Centro (Sperimentale) 5. Dagli anni di piombo agli anni della fuga 6. Il cinema di Moretti come diario generazionale 7. Autori degli anni settanta 8. Dal trash al cult 9. Il ritorno della scrittura e del racconto 10. La generazione degli anni ottanta 11. Gli anni novanta: la crisi tra continuità della tradizione e rinnovamento Il cinema italiano in cifre a cura di Barbara Corsi Guida bibliografica Cronologia del cinema italiano a cura di Gian Piero Brunetta, Barbara Corsi e Alessandro Faccioli Indice dei film Indice dei nomi Il libro L’autore Dello stesso autore Copyright GIAN PIERO BRUNETTA GUIDA ALLA STORIA DEL CINEMA ITALIANO 1905-2003 Einaudi Una storia grande I. La storia del cinema italiano è una storia grande. Una storia che, in piú momenti, ha orientato e modificato il corso del cinema mondiale, da studiare nella sua individualità, ma anche da osservare subito all’interno di un campo di forze internazionali con cui si confronta dai primi passi. Una storia che si sviluppa secondo processi ora lenti, ora rapidi, ora molto espansivi, ora difensivi e regressivi. Una storia che racchiude molte storie, che, in qualche modo, influenzano, agiscono, interagiscono, modificano il testo e ne formano il contesto. Grazie a una serie di fattori favorevoli questa storia si può studiare oggi in maniera nuova rispetto al passato: si può scomporre e analizzare nei suoi aspetti microcellulari e osservare con ottiche ad ampio spettro che consentono di mettere a fuoco piú piani nello stesso tempo. Ottiche che possono collocarla entro contesti piú ampi e, grazie a una visibilità e un’accessibilità delle fonti inimmaginabile solo pochi decenni fa, tener conto degli sviluppi in parallelo e dei contatti con storie di altri paesi. Le fonti filmiche, un tempo pressoché invisibili, dopo il normale sfruttamento commerciale – almeno per quanto riguarda il cinema muto e il primo decennio del sonoro – oggi sono disponibili in videocassetta, in dvd, o registrabili dai canali televisivi pubblici e privati e, in molti casi, hanno potuto rivivere per merito di restauri che le hanno, se non restituite alla loro integrità originaria, almeno riportate al loro primitivo fascino. Le possibilità di costituire videoteche private, nelle quali studiare in modo approfondito qualsiasi film e confrontarlo con altri, ha fatto sí che migliaia di titoli del cinema condannati alla sparizione siano diventati patrimonio comune e possano essere studiati dagli storici del cinema, dagli storici del mondo contemporaneo, dai sociologi, dagli storici della lingua… Le cassette surrogano la visione cinematografica, privandola di tutto quel fondamentale valore aggiunto di emozioni che la visione in una sala a contatto con un vero pubblico produce, ma hanno dato un contributo fondamentale alle ricerche piú recenti sul cinema italiano e hanno fornito agli studiosi possibilità di lettura delle fonti filmiche analoghe a quelle che le riproduzioni fotografiche dei quadri hanno fornito nell’ultimo secolo agli storici dell’arte. Hanno anche creato ottiche distorte, portando a valorizzare e a sottoporre ad analisi microcellulari opere di modesto o nessun valore e rappresentatività nel contesto in cui erano state realizzate, ma hanno anche prodotto risultati importanti. Quanto ai film delle origini, oggi un film ben restaurato, proiettato alla giusta velocità, con i mascherini adatti e accompagnato da una colonna sonora corretta, può restituirci in maniera significativa parte dell’atmosfera storica e culturale in cui è stato realizzato e godere di una vera seconda vita e di una unità e plurimità di rapporti che ci aiutano a comprenderlo e collocarlo in una prospettiva piú ampia rispetto al passato. Qualsiasi film, anche il piú modesto, agli occhi di una critica che non ne cerchi soltanto i valori estetici, può racchiudere se non tesori almeno quantità di informazioni e di elementi significativi per la comprensione di tutte quelle storie e di quei complessi sistemi di significazione che il cinema trascina con sé. La storia del cinema ha, poco a poco, ottenuto una legittimazione come disciplina dotata di caratteristiche specifiche e, nel medesimo tempo, come spazio topologico privilegiato per differenti tipi di ricercatori e come area disciplinare nuova, dai confini incerti e comunque tendenti a espandersi e a fagocitare diversi territori contigui e distinti. Il campo si è dilatato anche grazie a una nuova politica delle cineteche, che hanno varato ambiziosi e pluriennali progetti di ricerca e di recupero del patrimonio, alla meritoria azione di rassegne e retrospettive e al lavoro di studiosi con competenze diverse, che hanno saputo effettuare censimenti e ricognizioni sistematiche di tipo filmografico e indicare nuove strade alla ricerca, che potessero contribuire a ridisegnare il paesaggio con i suoi monumenti e le sue rovine. I risultati piú sorprendenti, in non pochi casi, sono venuti da lavori pubblicati negli Stati Uniti, in Francia, Spagna e Inghilterra, o da ricerche di giovani studiosi condotte in Belgio, Austria o Olanda… In seguito all’apertura agli studiosi degli archivi pubblici e privati, gruppi sempre piú folti di ricercatori hanno risposto ai richiami provenienti da fondi pressoché inesplorati: il fatto che materiali filmici, documentari, di finzione e cartacei, documenti governativi, di organismi e istituzioni religiose, delle case di produzione, archivi di registi, sceneggiatori, critici, fotografi di scena e scenografi, abbiano trovato una sistemazione in fondazioni culturali e siano divenuti di dominio pubblico, consente di lavorare su terreni piú consistenti e meno legati agli umori e ai giudizi piú o meno effimeri ed evanescenti della critica, o piú segnati da pregiudizi moralistici o preclusioni ideologiche. In via preliminare, bisogna ancora dire che a questa profonda ridefinizione del campo hanno apportato contributi decisivi al lavoro storico le retrospettive dei festival specializzati, o i restauri condotti alla luce delle conoscenze e dei protocolli adottati negli ultimi anni, ma anche i saggi e i contributi di ricercatori isolati e operanti al di fuori delle strutture istituzionali. L’entusiasmo con cui mi accadeva di registrare un mutamento dei modi d’approccio negli anni ottanta mi ha portato in piú occasioni a parlare, sia pure in modo provocatorio e con ampie spruzzature di ironia, di «rivoluzione copernicana» nei modi e nelle forme del lavoro storico. Fino a qualche decennio fa qualsiasi lavoro si volesse avviare sul cinema italiano, anche con minime ambizioni storiche, urtava contro una serie di ostacoli non superabili: l’inaccessibilità delle fonti filmiche, l’inesistenza di archivi delle case produttrici e l’indisponibilità di qualsiasi altro tipo di archivio, la mancanza di modelli storiografici di riferimento, la difficoltà di trasformare il critico, anche intelligente e colto, in uno storico capace di sviluppare un progetto organico di ricerca, di reperire le fonti, confrontare e interrogarle con strumenti adeguati. Non c’è stata una naturale vocazione alla storia nelle generazioni di critici che hanno accostato il cinema dagli anni trenta e neppure nelle generazioni del dopoguerra. Pochi i testi in cui si potessero riconoscere i geni e la mentalità dello storico. Pochissimi i lavori (piú articoli e saggi che monografie) frutto di ricerca rigorosa, sistematica, su fonti di prima mano e non su fonti reperibili negli scaffali della biblioteca di casa. Quasi inesistenti i lavori capaci di far avanzare le conoscenze e di indicare strade inedite possibili per la ricerca, o in grado di fissare dei punti fermi per attendibilità di dati e novità conoscitive. Dagli anni sessanta in poi l’affermazione degli studi, strutturalisti e semiotici prima e psicanalitici poi, ha molto condizionato le possibilità di sviluppo delle ricerche di tipo storico, che apparivano meno gratificanti e in realtà non trovavano alcun sostegno e legittimazione nell’area della storia contemporanea ideologizzata e prevenuta nei confronti delle fonti iconografiche in generale e filmiche in particolare. Oggi i rapporti di forza sono molto mutati: la storia s’è desta, si potrebbe dire, o almeno in parte si sono risvegliate le richieste di accostare la storia del cinema italiano come giacimento e luogo privilegiato della memoria con un bagaglio di strumenti assai eterogenei, che vanno dalla storia sociale alla sociolinguistica, dall’iconologia e iconografia all’estetica, dalla storia economica a quella delle mentalità e dell’immaginario, servendosi di fonti tradizionali e mescolandole con altre assemblate in modo nuovo grazie alla creatività e intelligenza del ricercatore. Si è risvegliata – grazie anche alla diffusione degli insegnamenti del cinema all’università – una nuova consapevolezza che spinge sempre piú i ricercatori delle ultime generazioni a impolverarsi le mani negli archivi pubblici e privati, nelle cineteche, nelle fondazioni e nelle emeroteche e a far riaffiorare un’enorme massa di materiali che, lavorati e interpretati, consentono di ridisegnare del tutto il paesaggio del cinema e a collocare i fenomeni entro prospettive piú giuste, studiandone le relazioni, le luci e le ombre, gli alto e bassorilievi, le figure a tutto tondo, e tentando di riempire, con congetture motivate, le zone mutile o lacunose. Mentre il critico è portato a separare, a distinguere, a emettere giudizi di condanna e a creare gerarchie di valori, spesso di durata effimera, lo storico ha tra i suoi compiti primari quello di saper stabilire e mettere in luce relazioni tra elementi difformi e di diversa qualità all’interno d’un quadro in cui i dati di superficie non impediscano la visione in prospettiva e in profondità. Il suo lavoro dovrebbe essere di tipo connettivo e puntare il piú possibile a una visione integrata dei vari elementi e fonti di cui dispone e temi di cui intende occuparsi nella redazione della sua storia. II. Quali sono le fonti a cui lo storico può attingere e deve considerare utili al suo lavoro? Quelle filmiche, certo, hanno un ruolo privilegiato, sono il punto prospettico e il cuore della ricerca, ma non sono certo le sole. Nell’Apologia della storia o Mestiere di storico, Marc Bloch, nell’indicare l’infinitezza della varietà di testimonianze storiche, diceva: «Tutto ciò che l’uomo dice o scrive, tutto ciò che costruisce e tocca, può e deve dare informazioni su di lui». Oggi, ogni documento utile a informare su aspetti anche minimi della civiltà o dell’homo cinematographicus ha il diritto al riconoscimento e alla dignità di fonte: sia esso documento filmico o cartaceo, manoscritto, atto amministrativo, ma sia anche qualsiasi materiale che contribuisca alla realizzazione di un film, dalle lettere dei produttori ai primi progetti di sceneggiatura, ai bozzetti per i

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