Devoti Giuseppe Sebastiano Volume 1 TECNICHE AGRONOMICHE Arte della creatività guida alla coltivazione del BONSAI ARTE DELLA CREATIVITA’ Guida alla coltivazione del Bonsai ª Prof. Giuseppe Sebastiano Devoti Via Gioves 3 • 60100 Campiglione F. (TO) Tel. 0121590337 • Fax 0121590337 Sommario CAPITOLO 5° ANALISI E CLASSIFICAZIONE FORMALE Introduzione 1 DEL BONSAI Note storiche 2 Dimensioni, proporzioni ed aspetto formale. CAPITOLO 5° CAPITOLO 1° GLI STILI FISIOLOGIA VEGETALE Chokkan. La struttura esterna dell’albero. 4 Zukuri. Le strutture interne dell’albero. 6 Tama – Zukuri. Organi di suzione e traspirazione. 7 Rosoku – Zukuri. Fisiologia dell’albero. 7 Kasa – Zukuri. La fotosintesi clorofilliana. 8 Moyoy – Gi. I fitormoni. 9 Bankan. La riproduzione sessuata. 10 Nejikan, Matzu – Zukuri. CAPITOLO 2° Kobukan. NUTRIZIONE Sarikan. La nutrizione. Shizen – Zukuri. L’assorbimento. Ne – Agari. Nutrire le piante in vaso. Saba – Kan. I concimi ed il loro uso. Tako – Zukuri. La nutrizione fogliare. Goza – Kake. Gote – Mono. CAPITOLO 3° Shakan. IL BONJIU, MATERIALI E DIMENSIONI Fukinagashi. L’albero bonsai (BONJIU). Bunjin. Caratteristiche del bonju. Ishi – Zuke. Classificazione del bonju secondo la Saikei. provenienza del materiale. Ishitsuki. Il materiale per ottenere bonsai. Kengai. I Han – Kengai. Dai – Kengai. - SCHEDE DI COLTIVAZIONE Gaito – Kengai. Abete ezo Taki – Kengai. Acero palmato Ito – Kengai. Aceto tridente Kabudachi. Ilex serrata Yama – Yori. Prunus mume Azalea satzuki Ikadabuchi. Bambusa ventricosa Netsuranari. Celtis australis Korabuchi. Berberis thunbergii Soju. Betula alba Yose – uye. Crataegus oxyacantha Buxus sempervirens CAPITOLO 7° Carpinus betulus TECNICHE DI FORMAZIONE E Chamaecyparis obtusa Prunus accolade MANTENIMENTO Ctonaster microphyllus Interventi generali di formazione, Cornus mas modellatura e mantenimento. Cotinus coggygria La potatura. Cryptomeria japonica La pinzatura. Fagus crenata L’avvolgimento col filo. Ficus retusa L’invecchiamento. Forsythia viridissima Il trapianto. Juniperus communis Juniperus chinensis L’esposizione. Larix decidua L’innafiatura. Malus sieboldi La concimazione. Ulmus parviflora I terricci. Olea europea Quercus suber APPENDICE Pinus pentaphilla - CENNI DI CLASSIFICAZIONE SISTEMATICA. Taxus baccata Wisteria floribunda - TABELLA DELLE SPECIE ADATTE ALLA TABELLA DELLE CURE PER LE SPECIE PRODUZIONE DI BONSAI. II NON TRATTATE NELLE SCHEDE. CAPITOLO 8° FITOPATOLOGIA. Patologie più comuni nella coltivazione dei bonsai. BIBLIOGRAFIA III G. S. DEVOTI Introduzione I INTRODUZIONE Prime notizie sulla natura di questa stupenda forma d’arte orientale Il"bonsai" è una pianta in miniatura, rassomigliante in tutto per tutto agli alberi che si osservano in natura. La riduzione delle dimensioni è il risultato dell'applicazione delle tecniche agronomiche usate per coltivare le pianticelle. La miniaturizzazione si mantiene quindi fin tanto che queste tecniche di giardinaggio sono applicate. Il "bonsai" coltivato in piena terra tende a riprendere le dimensioni proprie della specie d’origine. Le tecniche di coltivazione applicate al "bonsai" sono state preparate osservando lo sviluppo che gli alberi hanno in natura quando le condizioni ambientali divengono estreme. Ambienti d’alta montagna che presentano terreni poveri, siccitosi, atmosfere con notevoli sbalzi termici, ambienti sassosi con rocce affioranti, producono la riduzione della struttura degli alberi, che a piena maturità non superano l'altezza di un metro. I primi "bonsai" erano alberi prelevati in natura da esperti ricercatori che li sceglievano tra quelli nati in terreni montani, su pareti rocciose, negli acquitrini o nelle zone esposte a venti costanti. Il mantenimento della dimensione ridotta e l'aspetto vetusto proprio di queste piante, erano realizzate dagli antichi giardinieri che le coltivarono in vaso, ricreando il più possibile le condizioni ambientali in cui queste erano nate e si erano sviluppate. IL termine "BONSAI" letteralmente significa "VASSOIO-ALBERO". Questo termine indica non già una particolare essenza arborea, bensì il rapporto esistente tra un qualunque albero e la tecnica del suo trasferimento e mantenimento in vaso. Per "bonsai" s’intende dunque il risultato del rapporto tra il materiale da elaborare e la metodologia dell'elaborazione. La lavorazione del "bonsai" prevede dunque l'esistenza di un’inscindibile relazione tra la pianta e giardiniere, questa, proprio per le condizioni d’impianto dell'albero, è costantemente precaria, non ammettendo pause nella cura che il "bonsaista" deve dare alla propria creatura. La capacità essenziale del costruttore di bonsai é quella di saper tenere conto delle esigenze vitali dell'albero, il suo intervento deve considerare la disponibilità fisiologica del vegetale verso le varie fasi del procedimento di coltivazione, ciò implica che il rapporto sia improntato ad una profonda conoscenza: della fisiologia; nell'ambito della quale il bonsai può accettare le nuove condizioni ambientali, ed i tempi d’accomodamento della pianta a queste condizioni. I tempi d’accomodamento vanno poi sempre rispettati al fine di consentire all'albero di recuperare le condizioni migliori, per affrontare il travaglio di un nuovo intervento. Non solo, le specie vegetali, hanno reazioni diverse all'intervento umano, e alle avversità naturali che affrontano durante il loro ciclo vegetativo, ma ogni individuo ha poi reazioni che dipendono dallo stato di salute della pianta. 1 G. S. DEVOTI L'arte del bonsai è un’estrinsecazione della spiritualità orientale, che si compendia: - nella tecnica del trasferimento in vaso; - nella potatura di riequilibrio della funzionalità vegetativa; - nella modellatura. La scelta del terreno, la fertilizzazione, la somministrazione dell'acqua, l'esposizione al sole od all'ombra, sono tutti accorgimenti fondamentali e importanti nell'esecuzione del "bonsai". NOTE STORICHE La nascita del "bonsai", si perde nella leggenda. I primi accenni storicamente noti, sono cinesi, essi risalgono al II sec. a.C. (dinastia Qin). I cinesi li chiamavano " PUNSAI" e l'ideogramma che li identifica è uguale a quello giapponese. Furono in ogni caso i cinesi a piantare per primi alberelli in vaso. La leggenda racconta che questa pratica nacque in Mongolia in periodo proto - storico. Sotto la spinta della religione delle culture nomadi della zona nord della Cina, che richiedeva ai fedeli di pregare giornalmente in un luogo alberato, questi, preso atto di quest’imposizione, e tenuto conto della loro necessità di spostarsi continuamente, a cavallo, nelle steppe semi desertiche, inventarono l'uso di piantare in sacche di pelle alberelli che erano trasportati appesi alla sella e potevano essere posati a terra sul luogo temporaneo della preghiera. Le prime menzioni dei "PUNSAI" Cinesi risalgono dalla dinastia Qin (221-2O2 a.C.); la successiva dinastia Han (202 a.C.-220d.C.), vede nascere i paesaggi in vaso chiamati "PUNJING". Fig.1 – Rappresentazione di “PUNJING, paesaggio in coppa. Epoca Sung XI sec d.C. Circa 150 anni dopo un famoso poeta e funzionario statale, Ton-Gien-Ming (365-427 d.C.) si dedica alla coltivazione delle piante in vaso. I primi dipinti in cui si vedono rappresentate pianticelle in vassoio, risalgono alla dinastia Tang (618-907 d.C.); nel successivo periodo Song (960-1276 d.C.) non solo questi alberi sono citati nei poemi, ma esisteva anche una letteratura specifica che dava indicazioni sulla loro produzione. Fig.2 – Viandante che reca un pen- tsai. Periodo Han (III sec.) Dipinto su argilla 2 G. S. DEVOTI L'esportazione del "Punsai", e quindi la sua conoscenza fuori della Cina si realizza, tra il X e l'XI secolo, dinastia Song (960-1276 d.C.), attraverso i monaci buddisti, che durante i loro pellegrinaggi, usavano i "punsai" come oggetti sacri che rappresentavano la concezione che la vita si realizzi nell'armonia, e che attraverso l'identificazione della tendenza dell'albero a crescere verso l'alto, si evidenzi il collegamento tra la terra e il cielo o meglio ancora la tendenza dell'uomo verso la perfezione Nirvanica. E' nel periodo della dinastia Yuan (1280-1368d.C.) che compaiono le prime notizie certe sull'uso che i giapponesi benestanti avevano di regalare i punsai cinesi agli ospiti di riguardo, (pergamena dipinta dai fratelli TAKAAKI e TAKAMASA FUJIWARA-1351-d.C.) Fig.3 – Rotolo verticale epoca Sung XI sec. d. C. studioso che ammira un alberello in vaso. Nella prima metà del XVII sec. CHU SHUN-SUI, funzionario statale cinese, rifugiatosi, in seguito all'esito sfavorevole di una congiura di palazzo, in Giappone, portò, in questo paese, l'intero compendio della letteratura specifica sulla produzione d’alberi in miniatura, creando il presupposto per la nascita di una cultura originale giapponese sulla produzione di queste piante-vassoio. Furono poi i giapponesi a far conoscere all'occidente i loro "BONSAI", esponendoli per la prima volta alla mostra universale di Parigi nel 1878. Fig.4 – Esposizione Universale di Parigi del 1878. Anteprima della presentazione Europea di Bonsai 3 G. S. DEVOTI CAPITOLO 1 FISIOLOGIA VEGETALE LA STRUTTURA ESTERNA DELL’ALBERO L'albero è composto di un asse principale, o primario, costituito dal "tronco o fusto", questo per processi tropici propri dei vegetali tende a svilupparsi verticalmente verso l'alto. Esiste poi un asse radicale che è la continuazione naturale dell'asse primario, come questo tende a svilupparsi nella stessa direzione verticale con verso opposto al primo vale a dire verso il basso; l'asse radicale primario si chiama fittone. Dal fusto si dipartono gli assi secondari che si chiamano "branche" se stanno nella parte aerea dell'albero, "radici" se si trovano nella parte ipogea (sotterranea). Le branche sono organizzate in ordini ascendenti; le più basse si dicono di primo ordine, le successive, di secondo ordine, di terzo ordine e così via fino a quelle prossime all'apice dell'albero. Le branche inoltre s’indicano come "primarie" se sono direttamente inserite nel tronco, secondarie se sono inserite sulle primarie, terziarie sulle secondarie e così via. Si chiamano "rami" gli assi vegetativi dell'anno, su questi s’inseriscono le foglie; le strutture d’inserimento di queste sul ramo si chiamano "nodi", mentre il tratto compreso tra due foglie è chiamato "internodo", all'ascella d’ogni nodo si trova una gemma, quella che si trova sul apice vegetativo del ramo è chiamata "gemma apicale", questa nelle piante acrotone rappresenta la gemma predominante, esistono piante dette basotone in cui la predominanza è delle gemme basali. I rami si dividono a legno ed a fiore. Quelli a legno hanno una predominanza più spiccata di quelli a fiore. Nei bonsai i rami con maggior predominanza si potano al termine del ciclo vegetativo (autunno) gli altri all'inizio (primavera). Nelle piante acrotone i rami inseriti sulle branche d’ordine alto sono predominanti rispetto a quelli inseriti sulle branche basse; nelle basotone la predominanza è invertita. I rami a legno che partono dal tronco o dalle branche, si chiamano "succhioni" essi sono estremamente vigorosi e normalmente sono rimossi, a volte si usano per incrementare la dimensione del fusto o delle branche su cui sono inseriti, il pericolo di quest’operazione è che mentre la parte a valle del succhione tende ad ingrossare, quella a monte può deperire fino a seccare perché l'afflusso di linfa tende a convogliarsi verso i vasi del succhione, questa tendenza può essere contenuta cimando il succhione. I rami a legno che partono dalla base dell'albero, sono chiamati polloni, a volte questi sono usati per ricostruire la struttura della pianta partendo dal ceppo. La chioma è l'insieme delle branche e dei rami. 4 G. S. DEVOTI 5
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