ebook img

Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di Spagna (1919-1939) PDF

228 Pages·2001·16.3 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Italia dal Biennio Rosso alla Guerra di Spagna (1919-1939)

INDICE 7 INTRODUZIONE GUERRA 15 No ALL'INTERVENTO 18 GLI ANNI DI GUERRA 23 LE RIVOLUZIONI IN RUSSIA E LA FINE DEL CONFLITTO RIVOLUZIONE 25 NASCE L'UNIONE ANARCHICA ITALIANA. RITORNA GALLEANI 30 IL FRONTE UNICO 32 L'ESTATE 1919 35 CHE FARE? 40 «UMANITÀ NOVA» 45 IL RIENTRO DI MALATESTA 48 IL PIANO PER PRENDERE ROMA 53 LA LINEA DI MALATESTA 55 IL FATTORE "RussIA" 58 L'AZIONE DI MALATESTA 60 IL SOPRAVVENTO DEGLI ANARCHICI 62 INSURREZIONE A PIOMBINO E ANCONA 64 IL VOLTAFACCIA SOCIALISTA 67 IL II CONGRESSO DELL'UNIONE ANARCHICA (LUGLIO 1920) 7 5 LA PRESA DELLE FABBRICHE 80 LA SOLUZIONE CONFEDERALE E LE CONTROMOSSE ANARCHICHE 85 GLI ANARCHICI RITORNINO SE STESSI CONTRORIVOLUZIONE 87 IL "COLPO" DI GIOLITTI E LE "COLPE" DEGLI ANARCHICI 92 LA TENUTA DI «UMANITÀ NOVA» 95 L'AFFACCIARSI DEL FASCISMO 98 GUERRIGLIA IN PUGLIA, INSURREZIONE A FIRENZE 102 ILDIANA 105 LE REAZIONI DEL MOVIMENTO 109 NUOVI ORIENTAMENTI 117 IL III CONGRESSO DELL'UNIONE ANARCHICA (NOVEMBRE 1921) 124 lL FASCISMO ALL'OFFENSIVA 129 GLI ARDITI DEL POPOLO 133 L'ALLEANZA DEL LAVORO E LA DISFATTA 142 MUSSOLINI AL POTERE 148 IL DELITTO MATTEOTTI 153 L'ULTIMA RIPRESA 156 L'ATTENTATO rn GINO LUCETT! ESILIO 161 EUROPA E MOVIMENTO OPERAIO TRA LE DUE GUERRE 165 IN FRANCIA, RIFUGIO DELL'ANARCHISMO EUROPEO 175 LOTTA ANARCHICA E LOTTA ANTIFASCISTA 184 I RAPPORTI CON GIUSTIZIA E LIBERTÀ 187 I RAPPORTI CON GLI ANARCHICI SPAGNOLI 190 LA GUERRA DI ETIOPIA E IL CONVEGNO D'INTESA DEGLI ANARCHICI ITALIA- NI EMIGRATI IN EUROPA (NOVEMBRE 1935) 192 VERSO LA NUOVA RIVOLUZIONE 196 NELLA RIVOLUZIONE DI SPAGNA 207 NELLA LOTTA ALLA CONTRORIVOLUZIONE STALINISTA E CATALANISTA 213 TRA LA SPAGNA E LA SECONDA GUERRA MONDIALE 221 Lo SCOPPIO DELLA GUERRA MONDIALE 223 INDICE DEI NOMI INTRODUZIONE Quel maledetto Diana ci ha rovinati, io sono sempre della mia prima idea: quel fatto fu opera di incoscienti i quali portarono il lutto in tutto il nostro movimento e nella nostra vita pure, senza il benché minimo perché1• Era la primavera del 1922 e Francesco Ghezzi scarabocchiava a lapis queste righe dalle carceri di Berlino. Vi era stato appena rinchiuso su ri chiesta della polizia italiana per complicità nella bomba esplosa al Caffè Teatro Diana di Milano. L'attentato, avvenuto giusto un anno prima, il 23 marzo 1921, aveva avuto un esito terribile: 18 i morti, una ottantina i feriti e tutti tra gente ignara e indifesa. Destinatario del biglietto era Ugo Fedeli, anche lui ri cercato per il medesimo fatto. Ghezzi si raccomandava a Fedeli: "avverti Pietro [Bruzzi] [ ... ] di fare meno sciocchezze come suo solito con la cor rispondenza". Bruzzi era l'ultimo del terzetto di amici per la pelle impli cati nell'attentato, ed era appena riuscito a passare in Francia (via Austria) e a stabilirsi in Parigi. Fedeli invece si trovava, assieme alla sua compa gna Clelia Premoli, in quella stessa Berlino che scottava anche per lui. Era riuscito a sfuggire alla sorte di Ghezzi solo per un soffio. Berlino era solo un momento e non dei più difficili di quella vera odissea cominciata per i tre anarchici la notte delle bombe al Diana. Basti dire che era la se conda volta che tornavano a Berlino nel giro di un anno e dopo aver attra versato mezza Russia2• La rabbia di Ghezzi era più che giustificata eco glieva nel segno riguardo alle conseguenze catrastofiche dell'attentato al Diana3• Questo aveva segnato la fine della fase ascendente del movimen- 1. nsG, Fondo Fedeli, corrisp. con Francesco Ghezzi, scat. 183. 2. Per il viaggio in Russia e le esperienze decisive lì fatte da Fedeli, cfr. A. DADÀ, Ugo Fedeli dalla Russia alla Francia: un anarchico italiano nel dibattito dell'anarchismo inter nazionale (1921- 1927), Università di Firenze, Facoltà di Magistero, «Annali dell'Istituto di Storia» voi. 111, 1982/84, Firenze, Olscki, 1985. 3. La vita di Ghezzi ne fu spezzata. La campagna a suo favore promossa in Germania riuscì a evitare che fosse consegnato all'Italia ma non impedì che, dopo una breve perma nenza in Austria, venisse rigettato in Russia dove sarà ucciso nelle repressioni staliniane (c fr. il cap. Tra lotta anarchica e lotta antifascista). Per tutta la vicenda del Diana: V. MANTOVANI, Mazurka blu, la strage del Diana, Milano, Rusconi, 1979. 8 LUIGI DI LEMBO to anarchico in Italia, che durava da più di dieci anni. La polizia milanese sapeva che i tre anarchici non c'entravano nel "complotto", ma in Italia era in atto l'annientamento dell'intero movimento operaio e loro non era no elementi da lasciar fuggire. Malgrado la giovane età, erano militanti importanti all'interno dell'ambiente operaio e sovversivo milanese. Peri colosi perché capaci di usare indifferentemente il linguaggio della propa ganda a stampa e quello della lotta sindacale e dell'azione diretta. Ai no stri occhi, anche se appartenenti a una corrente decisamente minoritaria dell'anarchismo, rappresentano un piccolo ma significativo campione di quella generazione di anarchici formatisi a cavallo della guerra, di coloro cioè che saranno militanti della rivoluzione e contro la reazione, i prota gonisti dell'esilio, della guerra di Spagna e della riorganizzazione del mo vimento in Italia alla caduta di Mussolini. I tre anarchici provenivano da "umile famiglia", come allora si diceva, dell'hinterland milanese. Tutti avevano lavorato fin da ragazzini per poi diventare operai specializzati. Bruzzi, il più anziano, era meccanico, Ghezzi tornitore e Fedeli, il più giovane, bronzista. Avevano conseguito la sesta mentre lavoravano e Bruzzi era addirittura arrivato al diploma delle scuole tecniche superiori. Ricorderà Fedeli: Leggevo sempre moltissimo e studiavo e lavoravo. Ero o credevo essere di tendenza individualista, in realtà non avevo ancora idee molto precise e mi davo da fare per comprendere i complessi problemi sociali. Mi interessavo di tutto, filosofia, storia e politica [ ... ] si sente l'influenza del futurismo, movimento che ho sempre seguito con vivo interesse[ ... ] partecipavo a tutte le manifestazioni politiche e sindacali. [Avevo] molta simpatia per l'us14• Proprio per la partecipazione a una manifestazione organizzata dall'usi nel 1913, Fedeli, quindicenne, viene messo in galera e cacciato da casa. Anche Ghezzi aveva fatto la sua prima esperienza carceraria a quindici anni ma quattro anni prima, nel 1909, durante le manifestazioni contro l'esecuzione di Francisco Ferrer. Quelle dimostrazioni violentissime ave vano scosso tutta la penisola e mostrato che il movimento anarchico ave va ritrovato la propria combattività, sotto il segno della lotta al rinascente clericalismo e soprattutto al militarismo e alla guerra il cui spettro stava tornando in Europa5• Del resto l'antimilitarismo aveva immediata presa 4. Dagli Appunti di U. Fedeli per un volume di memorie mai scritto, in uso, Fondo Fe deli, scat. 250. Si tratta cli una decina di pagine di quadernetto scritte a mano, che arrivano fino all'espatrio in Francia. 5. Sulle agitazioni antimilitariste nell'Italia dell'epoca, cfr. G. CERRITO, L'antimilitari smo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Pistoia, RL, 1968, e A. HEERING, E. GERAETS, Dome/a Nieuwenhuis e il movimento anarchico italiano 1890-1910, «Rivista Stori ca del!' Anarchismo» n. 2 1994. GUERRA DI CLASSE E LOTIA UMANA 9 sui lavoratori, dato il continuo impiego della truppa per stroncare le agita zioni operaie. A quell'epoca Bruzzi, ventunenne, era il direttore de «La Protesta umana» (1906-1909); Nel 1910 scrisse su «Il Grido della folla» (serie 1910-1911) un articolo nel quale sosteneva che in caso di conflitto, anche contro l'Austria, gli anarchici dovevano seguire l'esempio dei comunardi di Parigi. L'articolo diventò un caso che finì in Parlamento e per Bruzzi fu salutare l'espatrio. Quando poté rientrare, nel 1914, trovò Milano in piena ebollizione. C'era un'atmosfera di nuova "scapigliatura". Leda Rafanelli e Giuseppe Monauni vi pubblicavano «La Libertà» (1913- 1915). Fu nella redazione di quel giornale che Bruzzi, Fedeli e Ghezzi, or mai noti ai compagni quanto alla polizia, si incontrarono, si affiatarono e si convinsero del loro indirizzo individualista; e nell'autunno, assieme a Carlo Molaschi, che_ allora fu un po' la guida spirituale di Fedeli, dettero vita a una propria pubblicazione contro la guerra: «Il Ribelle» (1914- 1915). Nei tumultuosi giorni di primavera avevano fatto la loro prima esperienza di attentatori. Una piccola bomba fatta esplodere in una canti na de La Scala, nel giorno di una prima. L'ordigno, ricorda Fedeli, non doveva far altro che, col suo rumore, ricordare ai signori che si recavano a quella prima che fuori vi era gente che soffriva, che vi era un problema sociale da risolvere. La sera ci recammo sul posto e, nonostante ci fosse una severa vigilanza riuscimmo a dar fuoco alla miccia [ ... ] Quando scoppiò non ci fu quasi allarme. Si credette fosse un tubo scoppiato6• Del resto a Milano, roccaforte del socialismo riformista, anarchia era sinonimo di individualismo da quando nel 1902 il terribile Giovanni Gavilli vi aveva fondato «Il Grido della folla» (serie 1902-1905), assieme a Nella Giacomelli e a Ettore Molinari il quale, studioso di chimica, era stato il primo anarchico a raggiungere la cattedra universitaria. In verità ora erano proprio Giacomelli e Molinari che, abbandonato quell'indivi dualismo, stavano introducendo a Milano la tendenza comunista, chiara mente nella sua versione antiorganizzatrice 7. Gli anni in cui erano cresciu- 6. Appunti, 11s0, Fondo Fedeli, cit. 7. La tendenza "antiorganizzatrice", nata in Italia sulla fine degli anni Ottanta, nei fini rimaneva in accordo con la teoria malatestiana di una società comunista. Nella pratica però risentiva della convinzione "che nel movimento sociale, per quanto auspicabile sia la parte cipazione delle masse, i compiti impegnativi spettano sempre a esigue minoranze" (P.C. MA SINI, Storia degli anarchici italiani nel'epoca degli attentati, Milano, Rizzali, 1983). Di qui la diffidenza verso organizzazioni permanenti, e non circoscritte allo scopo immediato, alle quali gli individui potevano finire per delegare la propria spinta ribellistica. Di contro, la corrente organizzatrice e "malatestiana", pur vedendo sempre l'organizzazione in relazione allo scopo da raggiungere, le dava un valore in sé, di ambito dove sperimentare e allenare la prassi anarchica. Cfr. M. ANTONIOLI, L'individualismo anarchico, in M. ANToNIOLI, P.C. MA- 10 LUIGI D1 LEMBO ti quei ragazzi erano stati appunto quelli del grande dibattito, fino alla po lemica più feroce, tra gli antiorganizzatori, i nuovi individualisti influen zati dalla scoperta di Stirner, gli anarchici dell'altrettanto nuova tendenza sindacalista e gli organizzatori malatestiani. Questi ultimi, dopo circa 15 anni di prevalenza antiorganizzatrice, era no andati riprendendo sempre più piede nel paese. Nel 1907, la rivista «Il Pensiero» (1903-1911), diretta da Luigi Fabbri e Pietro Gori, era riuscita a organizzare a Roma il primo convegno nazionale degli anarchici, dopo quello di Capolago del 1891. In esso era stata scartata la scorciatoia, indi cata da Fabbri, di costituire subito un'Alleanza Libertaria, ma era stata co munque adottata la tesi degli anarchici toscani, molto più aderente alla re ale situazione del movimento, di partire costituendo Unioni o Federazioni locali e regionali per arrivare successivamente all'Alleanza da queste basi. Su questa linea era avvenuta una riaggregazione faticosa ma costante. Alla vigilia della guerra si erano svolti tre congressi nazionali ed erano nate numerose unioni e federazioni locali. Era pure al vaglio la convoca zione, indetta dal Fascio Comunista Anarchico di Roma, di un Congresso nazionale "per la fondazione dell'organizzazione nazionale tra gli anar chici d'Italia"8• Questo anche in vista del congresso previsto a Londra per riunire gli anarchici sul piano internazionale. Tra coloro che erano impegnati nelle lotte del lavoro c'era stato un processo aggregativo molto più spedito. In Francia, negli anni '90, Pellou tier aveva reagito alla subalternità del sindacalismo socialista, puramente di categoria, e allo stillicidio di azioni individuali dell'anarchismo, propo nendo la centralità dell'autonomia operaia nel processo rivoluzionario. Pelloutier chiamò gli anarchici a riaggregare tutti i lavoratori in quanto tali, al di là delle divisioni di mestiere, negli organismi territoriali delle Borse del Lavoro. Tale sistema permetteva di praticare l'autogestione nel le cose interne, e l'azione diretta e lo sciopero generale nello scontro con il padronato e con lo Stato. Pelloutier aveva fatto scuola in Francia e an che in Italia. Molti anarchici, alle prese con un'industrializzazione prima sconosciuta, ne adottarono i princìpi. A loro, nel congresso di Roma (1907), gli organizzatori, mentre respingevano lo stirnerismo, riconobbero piena cittadinanza, e ciò malgrado le riserve di Malatesta9• Gli anarchici SINI, Il sol dell'avvenire. L'anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa, BFS, 1999. Per le vicende dell'ambiente anarchico milanese: P.C. MASINI, Le due pasio narie dell'anarchia in Italia, «Storia Illustrata», ott., 1973 che delinea le figure di Nella Gia comelli e Leda Rafanelli, e F. ScHIRONE, La Casa Editrice Sociale. Appunti sull'attività del l'editore anarchico Giuseppe Monanni, «Rivista Storica dell'Anarchismo», n. 2 1994. 8. «L'Avvenire anarchico», 30 apr. 1914. Per la portata e ì limiti della riorganizzazione degli anarchici di quegli anni, cfr. M. ANTONIOLI, Gli anarchici e l'organizzazione, in M. AN TONI0LI, P.C. MASINI, Il sol del/' avvenire ... , cit. 9. Malatesta, che pure era stato tra i primi fautori dell'impegno anarchico nelle lotte GUERRA DI CLASSE E LOTTA UMANA 11 sindacalisti, che agivano attraverso le Camere del Lavoro, si scontravano però con il fatto che l'unificazione delle organizzazioni operaie era già avvenuta, sulla base dei sindacati di categoria, nella Confederazione Ge nerale del Lavoro10• Nello scontro all'interno della CGdL si trovarono pre sto accanto, spesso scomodamente, ai "sindacalisti rivoluzionari" della nuova corrente socialista di George Sorel, altro francese che, sul versante marxista, aveva proposto elaborazioni simili, in alcuni punti, a quelle di Pelloutier. Nel corso della crisi libica, che fu svolta bellicistica per lo Sta to e di arroccamento antioperaio per il padronato, la Confederazione as sunse una posizione molto ambigua rispetto al primo e rinunciatario ri spetto al secondo. Gli organismi che si riconoscevano nel sindacalismo d'azione diretta, fossero anarchici o soreliani, dovettero constatare che la loro permanenza nella Confederazione, nell'imminenza di una prova di forza con la borghesia, era non solo difficile ma dannosa. Nel novembre del 1912, riunitisi per iniziativa di Alceste De Ambris a Parma, rinuncia rono, sia pure con gran pena, all'unità dei lavoratori, che aveva un valore quasi mitico. Si staccarono dalla CGdL e si costituirono in sindacato rivolu zionario indipendente: quell'Unione Sindacale Italiana (usr) per la quale Fedeli, individualista ma operaio, aveva tanta simpatia. Dall'incontro-scontro tra queste tendenze nacque il movimento anar chico così come fu poi conosciuto negli anni cruciali a cavallo della guer ra. Allora il riaprirsi dello scontro sociale lasciò poco spazio alle differen ziazioni interne. La guerra di Libia aveva infatti sconvolto non solo il mondo sindacale ma l'intero assetto politico giolittiano e aveva scosso la sinistra. Nel partito socialista prevaleva l'ala dura di Mussolini, e i repub blicani della nuova guardia, alla Nenni, avevano ritrovato la loro combat tività. Errico Malatesta, il leggendario leader degli anarchici, era tornato in Italia. Da Ancona dirigeva clandestinamente il giornale «Volontà» (1913-1914). Gli anarchici, che i socialisti parlamentaristi avevano credu to di aver isolato, avevano radunato, sotto la bandiera della campagna an timilitarista "Pro Masetti"11, tutte le nuove leve della sinistra e nel giugno operaie, ora contestava al sindacalismo la riduzione della lotta rivoluzionaria alla sola lotta di classe e l'atteggiamento di chiusura verso le componenti dell'anarchismo che avevano al tri punti di riferimento. Cfr. l'Introduzione di M. AmoNIOLI a Dibattito sul sindacalismo. Atti del Congresso Internazionale anarchico di Amsterdam ( 1907), Firenze, CP, 1978. 10. La Confederazione era stata costituita nel 1906 dai socialisti riformisti, in tutta fretta e scavalcando le resistenze dei molti nuclei rivoluzionari, per offrire un supporto sociale al i' azione politica del loro partito. 11. Il 30 ottobre 1911 Augusto Masetti, inquadrato nel suo reparto in partenza per la Li bia, scaricava il fucile sul colonnello che arringava la truppa, gridando "Viva l'anarchia, ab basso la guerra!". Al furore nazionalista dei perbenisti, che volevano impiccato Masetti, gli anarchici risposero con una violentissima campagna di solidarietà. Masetti non fu giustiziato e divenne il simbolo della lotta al militarismo. 12 Lrnrn D1 LEMBO del 1914 la loro agitazione sbocca nell'insurrezione. Il 7 giugno Ancona si solleva contro l'intervento armato della polizia a un comizio antimilita rista. L'insurrezione si estende a tutte le Marche e leRomagne travolgen dovi istituzioni, polizia e truppe. Si allarga all'Emilia e alla Toscana, toc ca il napoletano e le Puglie, mentre dilaga lo sciopero generale. Quando aderisce anche il Sindacato Ferrovieri, il paese viene paralizzato e l'intera impalcatura statale sembra sull'orlo del collasso. Il giorno 10 però la Con federazione si ritrae e, senza nemmeno avvertire il PSI, ordina ai suoi la fine dello sciopero. Si apre così una crepa irreparabile nel fronte rivolu zionario. Lo Stato, nel giro di qualche giorno, può riprendere il controllo della situazione. Nell'ambito dell'usi, la "Settimana Rossa", così fu chia mata quell'insurrezione, fu valutata dai sindacalisti rivoluzionari come una mezza sconfitta, il che li orientò verso una rielaborazione teorica che prevedeva uno Stato minimo, comunalista, e anche momenti politico-elet torali nella lotta rivoluzionaria. Per gli anarchici, seppure in molti venis sero arrestati, come Armando Borghi, o costretti alla fuga, come Malate sta e Fabbri, fu invece una conferma del loro metodo rivoluzionario: Lo sciopero generale esce completamente riabilitato da quest'ultimi fatti [s ostenne Alberto Meschi, il prestigioso capo dell'agguerrita Camera del Lavoro di Carrara]. Oggi nessuno mette in dubbio la sua efficacia, basta osservare [ ... ] la paura che à seminato nelle alte sfere governative e in tutta la gamma variopinta della borghesia sfruttatrice [ ... ].Un altro fatto balza evidente, che è più facile di quello che non si crede un movimento insurrezio nalista, infatti è bastato uno sciopero generale di 48 ore per mettere quasi quasi in pericolo la sicurezza di uno Stato; ciò è anche la riconferma di ciò che noi anarchici sosteniamo, che lo sciopero generale è il preludio della rivolu zione[ ... ] non parliamo dei tradimento della Confederazione Generale del Lavoro, è naturale che facesse così come ha fatto, occorre quindi demolire quel vecchio istituto riformista, che è ormai diventato il più valido baluardo di difesa governativa12• 12. «Il '94», 20 giu. 1914. Alberto Meschi (1879-1958, muratore). Figura di primo pia no del sindacalismo anarchico in Italia, di origini emiliane, era stato chiamato nel 1911 a dirigire la CdL di Carrara. Forte della precedente esperienza nella FORA argentina, era riuscito a farne una delle roccaforti della neonata usi e del movimento operaio italiano. Cfr. M. G10RGI, Alberto Meschi e la camera del lavoro di Carrara (1911-1915), Carrara, La Coope rativa Tipolitografica Editrice, 1998; A memoria dei cavatori apuani. Convegno di studi sul sindacalismo libertario di Alberto Meschi, Carrara 20 febbario 1993, Carrara, Cobas del manno, 1994. Cfr. anche L. GESTRJ, Alberto Meschi, in F. ANDREUCCI, T. DETTI, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, Roma, Editori Riuniti, 1975-1979 (in seguito Mm), ad nomen. Sul ruolo degli anarchici nella Settimana Rossa, cfr. G. CERRITD, Dall'insurrezio nalismo alla settimana rossa: per una storia dell'anarchismo in Italia (1881-1914), Firenze, CP, 1977, M. ANTONIOLI, Il Movimento Anarchico Italiano nel 1914, «Storia e politica», n. 2, 1973. Sull'andamento generale della Settimana Rossa, cfr. L. Lorn, La Settimana Rossa con documenti inediti, Firenze, Le Monnier, 1972. GUERRA DI CLASSE E LOTTA UMANA 13 La posizione sindacalista e quella anarchica non ebbero il tempo di confrontarsi perché, di lì a pochi giorni, lo scoppio della guerra europea a seguito dell'attentato di Sarajevo, giunse a paralizzare e disgregare l'inte ro movimento operaio.

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.