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Greci e punici in Sicilia tra V e IV secolo a. C. PDF

240 Pages·2008·3.793 MB·Italian
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TRISKELES COLLANADISTUDIARCHEOLOGICI ad Antonella Spanò Gemmellaro IV Convegno di Studi Greci e Punici in Sicilia tra il V e il IV secolo a.C. Caltanissetta, 6-7 ottobre 2007 Organizzato da SiciliAntica, sede di Caltanissetta in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Caltanissetta Con il patrocinio di: Provincia di Caltanissetta, Assessorato alla Cultura Città di Caltanissetta, Assessorato all'Identità e Futuro Con il contributo di: Banca di Credito Cooperativo "San Michele" di Caltanissetta e Pietraperzia FINSEA Finanziamenti, Caltanissetta AXA Assicurazioni e Investimenti, Agenzia di Caltanissetta Zirilli, Caltanissetta Comituto organizzatore: Simona Modeo, Luigi Santagati, Marina Congiu, Calogero Miccichè, Massimo Arnone, Patrizio Di Benedetto Redazione atti: Marina Congiu, Calogero Miccichè, Simona Modeo Segreteria organizzativa: Massimo Arnone, Patrizio Di Benedetto, Calogero Miccichè, Simona Modeo, Luigi Santagati Siringrazia inoltre: Istituto Professionale Alberghiero di Caltanissetta SiciliAntica sezione di Caltanissetta Greci e Punici in Sicilia tra V e IV secolo a.C. acura di Marina Congiu Calogero Miccichè Simona Modeo Luigi Santagati SALVATORE SCIASCIA EDITORE PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA © Copyright 2008 by Salvatore Sciascia Editore s.a.s. Caltanissetta-Roma [email protected] ISBN 978-88-8241-286-9 In copertina: Artemide in riposo sotto la palma, Museo Arch. Ibleo di Ragusa, Scornavacche. In quarta di copertina: Peso da telaio con il segno di Tanit. Museo Arch. Ibleo di Ragusa, Scornavacche 6 Stampato in Italia / Printed in Italy Presentazione Il presente volume contiene gli atti del IV Convegno di Studi del “Proget- to Mesogheia” che su iniziativa della sede nissena di SiciliAntica si è tenuto a Caltanissetta il 6-7 ottobre 2007 presso l’Auditorium della Biblioteca comuna- le “L. Scarabelli”. Obiettivo prioritario del Convegno è stato l’approfondimento di due aspet- ti particolarmente significativi nel panorama della storia della Sicilia antica: le modalità delle relazioni intercorse fra Punici e Greci da analizzare in termini spaziali e temporali e la distribuzione della presenza punica in Sicilia alla luce delle ultime ricerche condotte sul terreno. Esso inoltre ha dato un’ulteriore op- portunità agli studiosi del settore di discutere sul significato dei termini “epar- chia” ed “epicrazia” e sulla loro effettiva valenza come indicatori della presen- za punica non solo nella Sicilia occidentale, ma anche in altre aree tradizional- mente escluse dalla sfera di influenza punica. Le relazioni degli storici hanno evidenziato, attraverso l’analisi e l’interpre- tazione delle fonti antiche, quale siano state le reazioni dell’opinione pubblica della madrepatria ellenica sullo scontro greco-punico in Sicilia (Flavio Ravio- la), hanno approfondito problematiche legate alla rappresentazione dei Feni- cio-Punici nella Sicilia greca (Carmela Raccuia), al rapporto tra Greci e Punici dal trattato del 405 a.C. all’età timoleontea (Pietrina Anello), all’identità cultu- rale dei due ethne (Paolo Xella), al ruolo delle genti sicule nel travagliato con- flitto tra Cartagine e Siracusa (Calogero Miccichè) ed infine hanno offerto nuo- vi e interessanti spunti di riflessione sul culto di Demetra Malophoros a Seli- nunte (Giulia Sfameni Gasparro); gli interventi degli archeologi (Rossana De Simone, Giuseppe Guzzetta, Rosalba Panvini, Lavinia Sole, Stefano Vassallo) hanno divulgato i risultati della ricerca archeologica con particolare riferimen- to alla individuazione del confine della sfera di influenza cartaginese nella no- stra Isola e alle tradizioni figurative greche nella Sicilia punica. Dopo l’esperienza senza dubbio positiva dei precedenti convegni, anche per questo quarto appuntamento desideriamo esprimere i più sentiti ringrazia- menti agli studiosi che rispondendo con entusiasmo al nostro invito hanno messo a disposizione il loro impegno scientifico assicurando con la loro pun- tualità la tempestiva pubblicazione degli atti. Calogero Miccichè, Simona Modeo, Luigi Santagati 7 Introduzione (sezione storica) di Paolo Xella Desidero esprimere un ringraziamento agli organizzatori del Convegno per avermi voluto invitare e soprattutto per avermi affidato questa introduzione ai lavori che sarà molto breve e rivolta solo a delle rapide precisazioni. Purprovenendo da una formazione classica, vincendo poi qualche diffiden- za etnocentrica, ho potuto verificare che, come sempre avviene quando ci si scontra con gli altri, dopo che si sono messi in atto dei meccanismi di aliena- zione, a volte anche di diffamazione, poi ci si trova a confrontare con identità diverse, visto la grande lezione del mondo antico che dovremmo, anzi siamo obbligati nel pieno 2007, a seguire in un contesto mediterraneo urbanizzato. Peraltro non va demonizzato il diverso. Negli studi storici credo che trovare la novità tematica sia sempre più difficile; i temi e gli argomenti sono più o meno gli stessi, la novità sta pertanto nel punto di vista. E il V e il IV secolo, in que- sto senso, si presenta come periodo assiale, contenitore gigantesco dal punto di vista storico-politico, storico-archeologico, culturale in un contesto, come quel- lo siciliano antico, particolarmente ricco. Sotto questo aspetto, ci si può rendere conto che gli interventi previsti sono incentrati non soltanto sui problemi di carattere storico-politico, ma anche sulle questioni di identità. Per quanto mi riguarda, da specialista attento alle vicende puniche, volevo ricordare il punto di vista che Cartagine assume nei confronti dei progetti relativi alla Sardegna e alla Sicilia. Èutile perché, se ci si sofferma su questo, si capisce molto di più la limitata o nulla presenza dei Punici nelle zone interne, giacché la Sardegna per Cartagine è stata considera- ta davvero un territorio da colonizzare, per cui l’obiettivo punico era la crea- zione di scali finalizzata ad una sorta di penetrazione subcostiera per una gestione molto più capillare e continua del territorio e dal momento che la Sardegna per Cartagine aveva una funzione strategica. L’atteggiamento di Cartagine nei confronti della Sicilia è stato molto diverso, poiché prevedeva non la creazione di scali, ma il potenziamento di alcuni punti precisi, a volte decisi a volte di necessità. Non c’è mai stata da parte cartaginese la volontà di controllare il territorio all’interno: non era questo l’obiettivo di Cartagine, almeno nella prima fase della sua presenza in Sicilia, che pertanto era conside- rata, tutto sommato, molto più una regione alleata che una provincia. Giustino, nel descrivere le città filopuniche della Sicilia che si configurano come città 9 Paolo Xella alleate di Cartagine, tradisce un’ottica di intervento totalmente diversa, essen- zialmente fondata su una sostanziale pacifica coabitazione coi nuclei di popo- lazione indigena che vivevamo all’interno dei centri fenici o nei dintorni di essi; certo con un’alleanza differenziata, ma con l’obiettivo costante di controllare e rinsaldare alcuni capisaldi fondamentali per le rotte cartaginesi verso Occidente. Questo, ovviamente, non è una chiave per comprendere tutto, ma è un pre- supposto importante per chiarire come poi certe situazioni non si verifichino. Avolte l’assenza di tracce di cultura materiale, come sanno bene gli archeolo- gi, fornisce elementi di grande riflessione, ma le idee, i concetti, gli influssi, come ribadito dal Prof. Belvedere, non sono strettamente sovrapponibili agli elementi di cultura materiale che troviamo nel territorio; e dunque vanno pri- vilegiati quegli elementi legati alla ideologia, al culto e alla religione (il che com- plica e arricchisce il nostro compito), per cui ecco aprirsi una porta che non è strettamente legata ai ritrovamenti e che va indagata. Questo è quanto da parte mia mi premeva mettere in evidenza; per il resto credo che questa problemati- ca sia in fierieche si tratta di adottare nuovi metodi di lettura per una docu- mentazione che, nel nostro caso, è sostanzialmente in crescita. Non posso, ovviamente, che essere contento che si organizzino in questa sede iniziative scientifiche di questo tipo perché nei centri maggiori, come Roma, l’attenzione nei confronti di queste problematiche a volte annega nel gran numero di varie manifestazioni. Un’ultima precisazione vorrei fare: mi augurerei che chi avrà l’incarico di curare le conclusioni non si limitasse a documentare degli interventi e delle novità tecniche, ma che registrasse anche, sul piano delle idee e delle conquiste sul piano del metodo, i risultati soddisfa- centi che sono stati raggiunti. 10

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