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Gli stati territoriali nel mondo antico PDF

351 Pages·2003·2.88 MB·Italian
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INDICE zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA Presentazione di Cinzia Bearzot, Franca Landucci, Giuseppe Zecchini VI1 PENSIERO POLITICO E SOVRANITÀ TERRITORIALE CLELIA MORA Gli stati territoriali nel Vicino Oriente nel 11 millennio a.C.: modelli di funzionamento e difficoltà di applicazione 3 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA CINZIA BEARZOT I1 concetto di ‘dynasteia’ e lo stato ellenisztico y21 xwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA PAOLO A. TUCI La democrazia di Polibio tra eredità classica e federalism0 45 MARCELLO BERTOLI Sviluppi del concetto di ‘autonomia’ tra IV e 111 secolo a.C. 87 EMMANUELE VIMERCATI I1 concetto di ‘ethnos’ nella terminologia politica ellenistica 111 MARTA SORDI Terra Etruria e Terra Italia 127 ARNALDO MARCONE I regni romano-barbarici: dall’insediamento all’organizzazione statale 135 zyxwvutsrqponmlkjihgfedcbaZYXWVUTSRQPONMLKJIHGFEDCBA VI INDICE LA REALTÀ TERRITORIALE: ALCUNI ESEMPI CLARA TALAMO Aspetti dell’organizzazione del territorio a Mileto 159 GABRIELLA VANOTTI Quale Sicilia per Errnocrate? 179 FRANCA LANDUCCI GATTINONI Tra monarchia nazionale e monarchia militare: il caso della Macedonia 199 GENNARO DI LEO Monarchia e statualità in Epiro prima della conquista romana 225 LAURA BOFFO Centri religiosi e territori nell’hatolia ellenistica 253 DOMITILLA CAMPANILE L’infanzia della provincia d’Asia: l’origine dei ‘conventus iuridici’ nella provincia 271 MARIA TERESA SCHETTINO La Mauretania dal tardo ellenismo alla provincializzazione 28 9 GIUSTO TRAINA Due note sull’identità politica nel Caucaso antico 317 ALESSANDRO GALIMBERTI La Giudea come stato territoriale 327 Presentazione Nel 1972 Marta Sordi dava inizio alla serie dei Contributi dell’Istituto di Storia antica dell’Università Cattolica (CISA), giunta, con Guerra e diritto nel mondo antico, uscito nel 2002, al ventottesi- mo volume. Una collana che, nella grande ricchezza e varietà delle proble- matiche poste a tema dei singoli volumi, testimonia del vivace impulso dato dalla Sordi alla ricerca nell’ambito delle discipline storico-antiche durante la sua ultratrentennale attività di insegnamento universitario e che gode di un riconosciuto prestigio in ambito nazionale e internazionale. Nel corso dell’anno passato, l’Istituto di Storia Antica è confluito, insieme all’Istituto di Scienze storiche, nel Dipartimento di Scienze storiche che comprende studiosi di storia antica, moderna e contemporanea. Nonostante il cambiamento di configurazione istituzionale, i docenti di storia antica desiderano mantenere viva la tradizione di collaborazione scientifica e di confronto culturale che ha ispirato gli ormai celebri ‘semi- nari del venerdì’ e i volumi che, ogni anno, ne sono stati il risultato. Da questo desiderio di continuità nasce la nuova serie dei Contributi di sto- ria antica, che si riallaccia direttamente all’esperienza precedente nell’i- spirazione e nel metodo, pur senza rinunciare ad una sua autonomia. Il primo volume, intitolato Gli stati territoriali nel mondo antico, si pone nel solco della tradizione: ponendo a tema della discussione il pro- blema dello stato territoriale nell’antichità, sceglie infatti, sulla scia di un consolidato orientamento, un argomento onnicomprensivo che abbraccia storia greca e romana e rinuncia a pretese di sistematicità e di esaustivi- tà. Ma giacché la continuità non esclude l’innovazione, non necessaria- mente la configurazione dei successivi volumi sarà la medesima: nella col- lana potranno trovare accoglienza altre tipologie, come volumi miscellanei su temi monografici di storia greca o di storia romana, atti di convegni e di giornate di studio, monografie di singoli studiosi. Il volume dedicato agli stati territoriali è articolato in due parti. Nella prima sezione, riunita sotto il titolo Pensiero politico e sovranità ter- VIII PRESENTAZIONE ritoriale, si è tentato di contribuire alla comprensione dell’evoluzione di alcuni concetti politici (come, per esempio, demokratia, autonomia, ethnos, dynasteia) nell’epoca ellenistica, caratterizzata dalla presenza di grandi stati territoriali a gestione monarchica, e di cogliere alcuni dei caratteri distintivi di questi nuovi stati in senso più generale. La seconda sezione, intitolata La realtà territoriale: alcuni esempi, è invece dedi- cata all’analisi di una serie di casi specifici, che coprono un periodo molto ampio, dal mondo greco arcaico fino all’epoca delle invasioni barbariche. Al lavoro dei docenti, degli assegnisti e dei dottorandi del Dipartimento si è affiancato il prezioso contributo di colleghi e amici di altre Università, ai quali esprimiamo il nostro ringraziamento: Laura Boffo dell’Università di Trieste, Domitilla Campanile dell’Università di Pisa, Arnaldo Marcone dell’Università di Udine, Clelia Mora dell’Università di Pavia, Giusto Traina dell’Università di Lecce, Maria Teresa Schettino dell’Università di Parma, Clara Talamo dell’Università di Salerno. Ci auguriamo che i Contributi di storia antica, che con questo volu- me prendono l’avvio, possano onorare la grande tradizione di studi e di ricerca cui si richiamano. Ringraziamo Marta Sordi, per aver voluto dare, con la sua presenza ai lavori seminariali e con il contributo Terra Etruria e Terra Italia che pubblica in questa sede a conclusione della prima sezione, un segno di quella continuità che è nei nostri desideri. Cinzia Bearzot Franca Landucci Giuseppe Zecchini CLELIA MORA Gli stati territoriali nel Vicino Oriente nel millennio a.C.: modelli di funzionamento II e difficoltà di applicazione 1. Re, territorio, confine: caratteristiche dello stato vicino-orientale nell’Età del Bronzo 1.1. «La rivoluzione urbana porta dunque alla formazione dello Stato: non della funzione politico-decisionale, già presente in qualche forma nelle comunità pre-urbane, ma dello Stato in senso pieno inteso come organizzazione che controlla stabilmen- te un territorio (di dimensione multi-comunitaria) ed organizza lo sfruttamento differenziato delle risorse al fine di salvaguardare e di sviluppare la sopravvivenza della popolazione»1. Con la consueta chiarezza ed efficacia, Mario Liverani ha illu- strato in queste poche righe le origini e le caratteristiche dello stato nel Vicino Oriente2. Per tutta l’Età del Bronzo (all’incirca: 3000-1200 a.C.) gli stati erano organizzati su base territoriale, con il palazzo che gestiva e controllava tutte le attività, da quelle di tipo economico-amministrativo a quelle militari3. Erano sudditi di un certo palazzo, e dello stato ad esso corrispondente, tutti gli abi- tanti del territorio che il palazzo stesso riusciva a controllare, senza distinzioni basate sulla lingua, sulla religione, sull’apparte- nenza etnica4. Il re, a capo di questo complesso apparato, aveva 1M. LIVERANI, Antico Oriente. Storia società economia, Roma-Bari 1988, p. 135. 2Sulle origini dello stato nel Vicino Oriente e sulla sua organizzazione, cfr. anche: M. FRANGIPANE, La nascita dello stato nel Vicino Oriente, Roma-Bari 1996; M. LIVERANI, L’origine delle città, Roma 1986 eID., Uruk, la prima città, Roma-Bari 1998; cfr. inoltre più recentemente ID., Stati etnici e città-stato: una tipologia storica per la prima età del ferro, in M. MOLINOS- A. ZIFFERERO(a cura di), Primi popoli d’Europa, Firenze 2002, pp. 33- 47, in particolare pp. 33-38 per la situazione nell’Età del Bronzo. 3Sull’importanza del ruolo del tempio nella gestione dell’economia e dell’ammini- strazione, in particolare nelle prime fasi dell’organizzazione degli stati, cfr. LIVERANI, Antico Oriente, pp. 139 ss. e 170 ss. (con riferimenti bibliografici essenziali a p. 959). 4Cfr. ancora ibi, p. 659, e ID., Stati etnici e città-stato. 4 CLELIA MORA anche importanti funzioni nell’ambito del culto e svolgeva un ruolo fondamentale come intermediario tra la società degli uomi- ni e il mondo divino5. Soltanto dopo la crisi alla fine dell’Età del Bronzo sorgeranno i primi stati nazionali, fondati proprio su quegli elementi di unità linguistica, religiosa, etnica che all’interno degli stati territoriali non erano considerati ai fini dell’appartenenza. Nel I millennio a.C. coesistono dunque nel Vicino Oriente tre modi di organizza- zione politica: i tradizionali stati territoriali (che assumeranno la dimensione di grandi imperi), le ‘città-stato’ (piccoli stati palatini a base territoriale molto ridotta) e gli stati costituiti su base etni- ca6. In questo contributo saranno analizzati alcuni aspetti dell’or- ganizzazione dello ‘stato territoriale’ nel II millennio a.C., e in particolare nella fase del Bronzo Tardo, nella quale coesistevano, e si bilanciavano reciprocamente dal punto di vista politico, stati diversi che condividevano modelli di funzionamento analoghi nei tratti essenziali e si attenevano allo stesso codice di comporta- mento nei rapporti internazionali. 1.2. Se la base su cui si fonda lo stato nel Vicino Oriente antico rimane costante per un lunghissimo periodo, si modificano inve- ce nel corso del tempo le dimensioni degli stati, l’ideologia delle élites dominanti, il tipo di rapporti che si instaurano tra uno stato e l’altro. Nella fase iniziale, nel III millennio, la dimensione degli stati è «cantonale»7: nella bassa Mesopotamia sono attestate numerosissime città-stato (il termine non è del tutto corretto ma è certamente efficace) in continua rivalità tra loro per la conqui- sta di nuovi territori da coltivare, ma anche per aspirazioni ege- moniche. Attraverso queste spinte espansionistiche si fa strada un’ideologia di tipo imperiale; ne sono spia e testimonianza alcu- ne caratteristiche titolature reali adottate dalla dinastia di Akkad nella seconda metà del III millennio a.C. e ampiamente utilizzate 5Solo in rare occasioni il re nel Vicino Oriente antico (limitatamente all’area ‘asiati- ca’; l’Egitto rappresentava un caso a sé) è stato divinizzato in vita; l’estraneità di que- sta concezione al mondo vicino-orientale è testimoniata tra l’altro dalla connotazio- ne negativa che in genere accompagna, nei testi di epoca successiva, la figura del re che si era proclamato dio. 6Cfr. LIVERANI,Stati etnici e città-stato, in particolare pp. 41 e 42. 7Per la definizione cfr. LIVERANI, Antico Oriente, pp. 183 ss. GLI STATI TERRITORIALI NEL VICINO ORIENTE NEL II MILLENNIO A.C. 5 anche in seguito per esprimere l’aspirazione, se non il reale rag- giungimento, di un dominio esteso a territori esterni, molto al di là dei confini originari dello stato. I titoli che esprimono il con- trollo universale, utilizzati dai re della Mesopotamia a partire dalla dinastia di Akkad, sono diversi (ad esempio: «re/signore della totalità delle genti», «re del mare superiore e inferiore»); tra i più diffusi, che hanno avuto maggior fortuna nei secoli, sono da ricordare i titoli «re della totalità» e «re delle quattro parti/regio- ni (del mondo)»8. Nel II millennio la presenza di più stati di peso politico equi- valente crea una situazione di sostanziale equilibrio che lascia poco spazio a velleità espansionistiche. È il periodo detto «dei rapporti internazionali», che si intensificano soprattutto a partire dal XVI secolo a.C. Al centro del sistema stanno alcuni ‘grandi regni’ (Egitto, Hatti, Mittani – e poi Assiria –, Babilonia, Elam) che si dividono il controllo degli altri stati o ‘piccoli regni’ (v. tav. 1). I rapporti tra gli stati sono intensissimi, come testimonia un’abbondante documentazione di tipo politico-diplomatico; si stabiliscono regole di comportamento che riguardano lo scambio di messaggi, di doni, di donne (sono frequenti i matrimoni inter- dinastici) e anche le situazioni conflittuali9. All’interno di questo sistema complesso, illustrato qui soltanto nei suoi termini essenziali, coesistono due diverse concezioni del confine, una centralistica, che si rifà all’ideologia espansionistica ed egemonica del III millennio (secondo questa visione del mondo il confine è unico e delimita lo stato centrale dal mondo esterno, caotico e ostile), e una policentrica e pluralistica, che prende atto dell’esistenza di altri stati politicamente equivalenti e quindi dell’esistenza e della necessità di confini politici10. 8Per la raccolta completa delle attestazioni e per uno studio specifico su questi tito- li, cfr. M.-J. SEUX, Epithètes royales akkadiennes et sumériennes, Paris 1967, pp. 305 ss. e 308 ss., e ID., Les titres royaux “s@ar kis@s@ati” et “s@ar kibrat arba’i”, RA, 59 (1965), pp. 1-18. Per la relazione tra titolatura e realtà politica, cfr. in particolare le osservazioni di M. LIVERANI, Guerra e diplomazia nell’Antico Oriente, Roma-Bari 1994, pp. 36 ss. 9 Per la coesistenza di stati diversi nel periodo del Bronzo Tardo, per le caratteristi- che dei rapporti interstatali nell’ambito di questo ‘sistema regionale’ e per l’analisi della terminologia specifica adottata nei testi, cfr. ibi, pp. 55 ss. 10Si deve sempre a Mario Liverani lo studio approfondito di queste tematiche: cfr. in particolare M. LIVERANI, Confine e frontiera nel Vicino Oriente del Tardo Bronzo: spunti di 6 CLELIA MORA Nell’ottica centralistica il re ha il compito di allargare i confini cercando anche di raggiungere elementi fisici con valenza idea- le/simbolica (mari, monti, fiumi): di queste imprese si può van- tare nelle iscrizioni celebrative e nelle titolature, aumentando così il suo prestigio e quello dello stato; altra cosa è il confine reale, politico, che trova la sua definizione più chiara e precisa nei trattati internazionali, con lunghi elenchi di località o di barriere naturali11: è esemplare in questo senso la lunghissima parte dedi- cata alla definizione dei confini nel trattato stipulato tra il re itti- ta Tuthalija e il cugino Kurunta di Tarhuntassa12. Questioni relative ai confini sono trattate con frequenza nelle lettere scambiate tra ‘grandi re’, anche se spesso in passi di diffi- cile comprensione per noi13. In una lettera scritta probabilmente intorno alla metà del XIII secolo a.C. da un re assiro a un re ittita si trova ad esempio il passo seguente: il tuo paese hanno saccheggiato ripetutamente; [contro] il tuo paese nessuno ha peccato, [una pagliuzza] (o) una scheggia di legno nessuno ha portato via dal confine del tuo paese14. Anche in un’altra lettera scritta invece da un re ittita a un re assi- ro, probabilmente da collocare nella seconda metà del XIII seco- discussione e riflessione, «Scienze dell’Antichità», 2 (1988), pp. 79-99 e ID., Guerra e diplomazia nell’Antico Oriente,cap. 1, pp. 27 ss. 11Sul concetto di confine secondo l’ideologia (e la realtà) pluralistica e sul confine «come spartiacque della tassazione e delle responsabilità», cfr. ibi, pp. 66 ss. Sugli stes- si temi, cfr. anche L. MILANO- S. DEMARTINO- F.M. FALES- G.B. LANFRANCHI(a cura di), Landscapes. Territories, Frontiers and Horizons in the Ancient Near East, Atti XLIVR.A.I., Padova 2000 (in particolare i contributi di E. CANCIK-KIRSCHBAUM, B. GANDULLA, F. BAFFIGUARDATA, P. GARELLI). 12Per l’edizione del testo cfr. H. OTTEN,Die Bronzetafel aus Bog@azköy. Ein Staatsvertrag Tuthalijas IV., Wiesbaden 1988; per traduzione e commento cfr. anche G. BECKMAN, HittiteDiplomatic Texts, Atlanta 1996, pp. 108 ss. 13Per le condizioni frammentarie dei testi o perché si allude ad altri messaggi o situa- zioni a noi ignoti. 14 Cfr. KUB 3.73, ’7-’9. Traduzione da: C. MORA - M. GIORGIERI, Una corrispondenza (poco) diplomatica. Le lettere tra i re ittiti e i re assiri, Padova, in corso di stampa; cfr. anche A. HAGENBUCHNER,Die Korrispondenz der Hethiter. 2.Teil: Die Briefe mit Transkription, Über- setzung und Kommentar, Heidelberg, n. 202 e M. LIVERANI, Guerra e diplomazia nell’Antico Oriente, p. 79. GLI STATI TERRITORIALI NEL VICINO ORIENTE NEL II MILLENNIO A.C. 7 lo, il tema ricorrente è quello dei confini e delle questioni terri- toriali; in un passo, purtroppo lacunoso, leggiamo: tra di noi un trattato/accordo veramente far[emo ......] dei nostri confi- ni...15. 2. Dentro il sistema: l’appartenenza allo stato, il controllo del territorio 2.1. L’appartenenza allo stato territoriale non era dunque deter- minata da fattori quali la lingua, la religione, l’etnia: «È vero che il gruppo etnico dominante (come gli Egiziani o gli Assiri) è ben riconoscibile all’interno dei rispettivi moduli, per lingua e per cultura. Ma non si avverte alcuna discriminazione politica o giu- ridica, e membri dei gruppi subalterni o stranieri agiscono su un piede di parità. Frequenti matrimoni misti, bilinguismo, sincreti- smo culturale e religioso configurano formazioni statali nelle quali l’appartenenza ad un gruppo etnico è pressoché irrilevante a confronto della residenza territoriale e della sudditanza politi- ca»16. All’interno dello stato ittita, che ha dominato la regione anatolica per gran parte del IImilennio a.C., ad esempio, la popo- lazione parlava molto probabilmente lingue diverse e appartene- va a gruppi etnici diversi; l’elemento unificante per i ‘cittadini’ era costituito dal fatto di vivere in un determinato territorio, di essere sudditi di un determinato re che rappresentava il loro rife- rimento politico, di essere inseriti in un determinato sistema amministrativo17. La regione in cui vivevano era chiamata «paese di Hatti/Hattusa», così come altri territori occupati da stati con caratteristiche analoghe erano definiti «paese di Assur» o «paese di Babilonia»18. 15 MORA - GIORGIERI, , Una corrispondenza (poco) diplomatica, (KUB 3.125, Ro 3-5); cfr. anche HAGENBUCHNER,Die Korrispondenz der Hethiter, n. 251. 16Cfr. LIVERANI, Stati etnici e città-stato, p. 37. 17Cfr. T. BRYCE, The Kingdom of the Hittites, Oxford 1998, pp. 18-19. 18I nomi si riferiscono sia allo stato/territorio che alla città-capitale, con alternanza, nei testi, delle indicazioni Hatti e Hattusa. Per la denominazione «paese di @ Hatti/Hattusa» e le sue implicazioni, cfr. H. G. GÜTERBOCK, The Deeds of Suppiluliuma as Told by his Son Murs@iliII, JCS, 10 (1956), p. 98, nota o; A. KAMMENHUBER, Hethitisch, Palaisch, Luwisch und Hieroglyphenluwisch, in Handbuch der Orientalistik, I.2.1., Leiden 1969, pp. 119-357 con indicazioni bibliografiche precedenti, e, più recentemente, F. 8 CLELIA MORA Nella seconda metà del II millennio a.C. è diffusa in tutte le titolature reali del Vicino Oriente l’indicazione territoriale («Re del paese di ...»). In alcuni casi (Assiria, Hatti) questa titolatura era inizialmente utilizzata solo nei documenti diplomatici, suc- cessivamente (dal XIV secolo) viene estesa alla maggior parte dei documenti ufficiali emanati dalle corti19. Anche a questo proposi- to le lettere scambiate tra ‘grandi re’ esemplificano ottimamente l’uso del titolo nella pratica diplomatica: A Naphuriya, re d’Egitto, mio fratello, dì: così (parla) Burnaburiash, re di Karduniash, tuo fratello20 Così (dice) Shuppiluliuma, grande re, re di Hatti: a Huriya, re d’Egitto, mio fratello, dì”21 [Così dice il Mio Sole, il] gran [re]: a Salmanassar, [gran re, re del pae]se di Assur, mio fratello, dì22. In occasione di particolari circostanze il «re di Hatti» si rivolgeva a «tutta la popolazione di Hatti». Un documento particolarmen- te interessante al riguardo è KUB 21.3723, decreto (presentato in STARKE, Zur Regierung des hethitischen Staates, ZAR, 2 (1996), pp. 159, 173-174; G. BECKMAN, The City and the Country in Hatti, in H. KLENGEL - J. RENGER, (hrsg. von), Landwirtschaft im alten Orient, Atti XLIR.A.I. Berlin 1999, p. 167 e I. SINGER, The Fate of Hattusa during the Period of Tarhuntassa’s Supremacy, in T. RICHTER - D. PRECHEL - J. KLINGER (hrsg. von), Kulturgeschichten. Altorientalische Studien für V. Haas zum 65. Geburtstag, Saarbrücken 2001, p. 401. Per un’analisi dettagliata dei concetti di ‘Assiria’ e ‘Assiri’ nel I millennio (ma come sviluppo di concezioni già diffuse in epoca medio-assira, nel IImillennio) cfr. P. MACHINIST, Assyrianson Assyria in the First Millennium B.C., in K. RAAFLAUB (hrsg. von, Anfänge politischen Denken) in der Antike, München 1993, pp. 77-104; sullo stesso tema cfr. anche F.M. FALES, L’impero assiro, Roma-Bari 2001, pp. 28 e 76. 19Cfr. C. MORA, Il titolo‘Re del paese di ...’ traIIe Imillennio a.C. in Anatolia e Siria, in L. MILANO- S. DEMARTINO- F. M. FALES- G. B. LANFRANCHI(edd.),Landscapes. Territories, Frontiers and Horizons in the Ancient Near East, Atti XLIVR.A.I., Padova 1999, pp. 57-64, in cui si evidenziano alcune differenze nell’uso del titolo tra le testimonianze anato- liche e quelle siriane. 20Inizio di una lettera del re di Babilonia al faraone Amenophi IV: cfr. M. LIVERANI, Le lettere diel-Amarna(2 voll.), Brescia 1999, LA 282 [EA 8], pp. 354 ss. 21Cfr. ibi, LA 302 [EA 41]. 22Cfr. MORA- GIORGIERI, Una corrispondenza (poco) diplomatica(KBo 18.24); cfr. anche HAGENBUCHNER, Die Korrispondenz der Hethiter, n. 188. Si tratta di una lettera scritta da un re ittita al re assiro Salmanassar I; la mancanza del nome e della titolatura completa per il mittente è dovuta al fatto che il testo a noi conservato, in lingua ittita, è una bozza o una copia della lettera effettivamente inviata, in accadico, al re assiro. 23Per edizioni e/o trattazioni del testo, cfr. tra gli altri: P. MERIGGI, Über einige hethiti-

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