XII. GLI SCETTICI POSTERIORI 1. Enesidemo, Agrippa e Sesto Empirico - 2. Gli argomenti scettici - 3. Altre argomentazioni antidogmatiche - 4. Con- clusione sullo Scetticismo. 1. - La storia dello Scetticismo antico comprende tre gruppi di filosofi : 1° gli antichi scettici, Pirrone e il suo scolaro Timone di Fliunte ; 2° gli scettici della nuova Acca- demia, protagonisti Arcesilao e Carneade ; 3° gli scettici posteriori, che riprendono la tesi di Pirrone del dubbio uni- versale o dell' grcoVì, la sviluppano e la riducono a sistema, combattono ogni dogmatismo, non senza profittare delle ricerche e delle discussioni dei nuovi Accademici, dai quali pretendono di distinguersi. I nomi che ci sono stati tramandati di questi scettici più recenti sarebbero parecchi, 12 capiscuola in una lista di Diogene Laerzio, ma i più importanti e che riassumono per noi quest'ultima e più compiuta fase dello Scetticismo antico, sono Enesidemo e Sesto Empirico, ai quali bisogna aggiungere un Agrippa, posteriore ad Enesidemo, che ha dato il suo nome ad alcuni argomenti scettici e non ci è noto altrimenti. Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 170 GLI SCETTICI POSTERIORI Del resto, anche per gli altri due, le notizie che abbiamo sulla loro vita sono molto scarse e incerte. Enesidemo di Cnosso, nell' isola di Creta, insegnò filo- sofia ad Alessandria, e scrisse fra le altre un' opera in otto libri intitolata Discorsi pirroniani, del cui contenuto è dato un breve sommario nella Biblioteca di Fozio (pa- triarca di Costantinopoli nel IX sec. d. C.); e avrebbe de- dicato quest' opera a un L. Tuberone accademico, ed egli stesso sarebbe stato da principio accademico. Se questo Tuberone è quello di cui si parla nelle lettere e in qualche orazione di Cicerone, allora Enesidemo sarebbe vissuto nella prima metà dell' ultimo secolo prima di C. Altri, considerando che Cicerone dice estinta presto la setta di Pirrone e non conosce nè Enesidemo nè quest' altra fase dello Scetticismo, fanno vivere Enesidemo molto più tardi, fin verso al 130 d. C. Cicerone morì nel 43 a. C.: più d'uno oggi inclina a credere che Enesidemo potrebbe aver pub- blicato 1' opera sua non molto tempo dopo quell' anno, nella seconda metà del primo secolo a. C. Quello che importa ritenere è che Enesidemo è stato il vero rinnovatore dello scetticismo pirroniano. Dopo di lui, ha una grande importanza, letterariamente parlando, Sesto Empirico, che viveva verso il 200 e più in là dell' E. V., e si chiamava o lo chiamavano Empirico, perchè era medico della scuola degli empirici, che si oppo- nevano ai medici dogmatici, i quali pretendevano cono- scere le cause e 1' essenza delle malattie. Essi invece, gli empirici, rifiutando ogni speculazione, si contentavano di osservare i fenomeni, di constatarne le connessioni, di de- scrivere le malattie, di prevederne il corso in base alle osservazioni o fatte direttamente o conosciute mediante Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 171 ENESIDEMO E SESTO EMPIRICO testimonianze debitamente accertate. E siccome alcuni di questi medici avevano formulato una specie di logica o metodologia della medicina sperimentale, Sesto Empirico preferisce di chiamare se stesso metodico. Le Opere di Sesto che ci rimangono sono due : una, le Ipotiposi pirroniane in tre libri, eh' è un breve, preciso ed eccellente compendio di filosofia scettica: sono state tra- dotte in italiano (poco bene del resto) da Stefano Bissolati col titolo d'Istituzioni pirroniane. L' altra è una grossa opera in 11 libri, che si suole citare col titolo Adversus inathematicos, e che comprende in realtà due opere o serie di libri, 6 contro i professori delle discipline letterarie e scientifiche (grammatica, retorica, aritmetica, geometria, astronomia e musica) e 5 specialmente contro i filosofi, dei quali si discute la logica, la fisica e 1' etica : è dunque', un'opera contro i dogmatici, di tutte le tinte e di tutte le specie. E dato il carattere polemico di tutti questi libri (come dello Scetticismo in generale), e la diffusione con cui le opinioni delle diverse sette filosofiche, dai filosofi più antichi ai più recenti, vi sono riferite e confutate, è avvenuto così che l'opera di Sesto Empirico non solo è un' esposizione compiuta dello Scetticismo, ma è anche una miniera d'informazioni su tutta quanta la filosofia antica. Dopo queste notizie, vediamo molto brevemente e met- tendoli tutti in un fascio, quali sono le dottrine e le conclusioni degli Scettici, avvertendo che per condurre a termine l'esposizione dello Scetticismo, anticipiamo sul- l'ordine cronologico, passando sopra ad altri filosofi Acca- demici e Stoici, dei quali dovremo discorrere. Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 172 GLI SCETTICI POSTERIORI 2. - La tesi scettica è quella dell' no)(A o sospensione del g giudizio, condizione dell' atarassia, dato che la natura delle cose è occulta e che le affermazioni dogmatiche in- torno ad essa si confutano fra loro per la forza eguale delle ragioni contrarie. Gli Scettici non affermano nè negano nulla, sottopo- nendo ad esame ogni cosa, dubitando sempre, e additando le difficoltà delle asserzioni altrui. Si chiamano perciò anche zetetici, efettici, aporetici, pirroniani. Ci sono più ragioni o motivi o modi di giungere alla sospensione del giudizio. Questi modi o luoghi o argo- menti, in greco sono stati for- Tp6noc, T6TCO!, X6yoc -rng gl-cox'7;;, mulati e ridotti a 10 da Enesidemo (non tutti inventati da lui), e sono riferiti copiosamente da Sesto Empirico e più brevemente da Diogene Laerzio. E sono questi: Il 1° è preso dalla differenza degli animali. Le differenze che si notano negli organi, nella costituzione, nelle sensazioni, nei gusti e nelle ripugnanze degli animali fanno vedere che gli stessi oggetti non producono ne- cessariamente le stesse impressioni. Nessuno dirà per es. che le sensazioni tattili siano le stesse negli animali rive- stiti di un guscio o di piume o di scaglie; e lo stesso si dica di tutti gli altri sensi. E del resto non bisogna cre- dere che anche gli animali non siano da consultare in questa quistione, perchè anch' essi esseri conoscenti SODO e hanno la loro intelligenza. Gli Scettici enumerano con compiacenza i meriti del cane, il quale non solo ha alcuni sensi superiori ai nostri, ma sa scegliere ciò che gli è utile, ha le sue virtù, è esperto nell'arte della caccia, e secondo Crisippo non è estraneo alla dialettica. 13 un fatto che Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 173 I TROPI DI ENESIDEMO anche noi conosciamo le cose per mezzo dei sensi: chi ci dice che le nostre percezioni siano più conformi alla na- tura delle cose di quelle degli animali'? Il 2° argomento è la differenza tra gli uomini. Concediamo pure che gli uomini siano superiori agli ani- mali. Ci sono tra gli uomini stessi tali differenze, ch' è impossibile decidere dov'è la verità. I loro corpi differi- scono non solo per la figura esterna, ma anche per il di- verso temperamento degli umori di cui sono fatti. Demo- fonte, servitore di Alessandro, aveva freddo al sole e caldo all'ombra; una donna d'Atene poteva bere 30 dramme di cicuta senza nessun danno. E non minori sono le differenze tra le anime; ognuna ha i suoi gusti e le sue preferenze. Fra tante apparenze diverse come scegliere? Forse stare a quello che decide la maggioranza? 3° La diversità dei sensi. Poniamo pure che si debba stare al giudizio di un solo, per es. del saggio stoico. Nella coscienza stessa d'un solo individuo rinasce la dif- ficoltà: la diversità dei sensi. I sensi non sono d'accordo, fra di loro, ognuno parla il suo linguaggio; e le qualitàj che noi attribuiamo alle cose (a una stessa cosa) dipen- dono in fondo dalla diversità dei nostri organi: anche se una cosa avesse mia natura semplice in se stessa, ci da- rebbe impressioni diverse secondo la diversa costituzione dei singoli sensi; e d'altra parte vi possono essere qua- lità che ci rimangono occulte. Insomma noi percepiamo l'apparenza non la realtà. 4° Le circostanze (zEptatínc,;) : sono le disposizioni o condizioni particolari che ci fanno apparire diversamente gli oggetti, come sono la salute o la malattia, le diverse età della vita, i sentimenti come l'amore e l'odio, l'essere' Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 174 GLI SCETTICI POSTERIORI digiuno o ubbriaco : tutte circostanze subiettive, che ci fanno apparire le cose in un modo piuttosto che in un altro. 5° Le posizioni, le distanze e i luoghi: altre cir- costanze che modificano la nostra conoscenza degli og- getti (il collo della colomba, una torre quadrata vista da lontano, il remo rotto nell' acqua). E bisogna considerare che, fatta astrazione da queste circostanze o condizioni, noi non potremmo percepire gli oggetti : dunque la loro vera natura ci sfugge. 6° Le mescolanze (o complessità degli oggetti). Non c'è nulla che ci apparisca solo, puro, isolato, ma sempre unito a qualche altra cosa, come l'aria, il calore, la luce, il freddo, il movimento. Il calore del viso è diverso se- condo che fa caldo o freddo. La porpora e tutte le altre stoffe non appariscono le stesse al sole o al lume di una lampada. 7° Le quantità o composizioni. Le cose cangiano di aspetto secondo che si considerano in più o meno grande quantità. I grani di sabbia separati, a uno a uno, sem- brano scabri; ammassati in mucchi sembrano lisci. Il vino in piccola quantità fortifica il corpo, preso in quantità maggiore, lo indebolisce. 8° L a relazione. Ogni cosa è relativa alle altre cose con cui è percepita e a colui che la percepisce. Nulla è cono- sciuto per se stesso e in se stesso. Questo in fondo è il tropo fondamentale, al quale tutti gli altri si potrebbero ridurre, l'argomento scettico per eccellenza: la relatività di tutte le cose. 9° La frequenza o la rarità. Una cometa ci mara- viglia perchè apparisce raramente; il sole, che ci spaven- Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 175 I TROPI DI ENESIDEMO terebbe se non lo vedessimo tutti i giorni, non ci fa più nessuna impressione. Non sono dunque i caratteri propri delle cose che decidono dei nostri giudizi, ma la loro frequenza o la loro rarità. 100 I costumi, le leggi, le opinioni. Non si tratta più qui di sensazioni, ma (li credenze, le quali variano al- l'infinito, sul vero e sul falso, sul bene e sul male, sulla divinità, sull'origine e la fine di tutte le cose. Gli uomini sanno e possono dire quello che pare vero a loro o ad alcuni di loro, non quello eh' è vero in se stesso. Questi sono i dieci tropi di Enesidemo, del quale ci è riferito pure che aveva una certa preferenza per la dot- trina di Eraclito, il quale insegnava che tutto scorre e che la realtà è fatta di contradizioni: Enesidemo avrebbe considerato lo Scetticismo come un avviamento alla dot- trina di Eraclito. E qui una grande discussione fra gl'in- terpreti moderni se è ammissibile e in che senso si possa intendere questo eraclitismo di Enesidemo. Alcuni dicono: dev' esserci un equivoco, perchè Eraclito insegnava una dottrina dogmatica che mal si concilia con lo Scetticismo; dunque probabilmente Enesidemo si sarà contentato di esporre o riferire la dottrina di Eraclito, e qualche suo scolaro avrà creduto che anch' egli accettasse quella dot- trina. Altri dicono invece: in tempi diversi Enesidemo ha cambiato d'idee, prima era scettico, poi è passato o s'è avvicinato ad Eraclito. E infine altri credono di poter conciliare le due cose: l' eraclitismo di Enesidemo sarebbe esso stesso una dottrina scettica: la coesistenza dei con- trari per lui non si può affermare della realtà assoluta, della quale non sappiamo nulla, ma si trova nel feno- meno : è la realtà fenomenale stessa che ci apparisce con Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 176 OLI SCETTICI POSTERIORI determinazioni contrarie : Enesidemo si assimilerebbe la dottrina di Eraclito interpretandola dal suo punto di vi- sta scettico. L una quistione sulla quale si può discutere, senza giun- gere a una conclusione certa. Quell'Agrippa che ho nominato, successore di Enesi- demo, in parte semplificando, in parte compiendo gli ar- gomenti scettici, li riconduce a 5: 1° contradizione delle opinioni umane (è il 10° di Enesidemo ; 2° regresso necessità di provar tutto ; 3° relatività di tutte le nostre rappresentazioni (1'8° di Enesidemo) ; 4° il supposto o 1' ipotesi : i dogmatici, tratti all'infi- nito, si fermano e principiano da presupposti che non possono provare, ma a cui s' appigliano semplicemente e senza dimostrazione ; 5° il diallele, o il eirculus in demonstrando. Si potrebbe dire che i tropi di Enesidemo riguardano principalmente la percezione sensibile; quelli di Agrippa si estendono anche alla conoscenza razionale. E infine, semplificando ancora di più, Sesto Empirico ci dice che gli Scettici più recenti introdussero altri due tropi, che riassumono in realtà i precedenti, e formano un dilemma il quale dice : una cosa può essere cono- sciuta o per se stessa o per mezzo di un'altra : per se stessa no, data la relatività di ogni conoscenza, per cui nè ì sensi nè la ragione ci offrono un criterio certo, e la differenza delle opinioni umane n'è una prova; per mezzo di un'altra nemmeno, perchè la dimostrazione o va all'in- finito o ricorre al diallele. Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 177 ALTRI ARGOMENTI SCETTICI 3. - Gli Scettici non dicevano di se stessi di formare una scuola o una setta, perchè questo avrebbe supposto la credenza comune o adesione ad alcune affermazioni dogmatiche : essi non vogliono rappresentare una dot- trina positiva, ma un'ú.ywyli, una tendenza, un indirizzo, un metodo di discutere per mostrare l' inanità di tutte le affermazioni dogmatiche, e quindi trovare nella sospen- sione del giudizio la tranquillità dello spirito. Nel fatto però nessuna dottrina s'è sviluppata con tanta continuità, aggiungendo sempre nuovi argomenti agli an- tichi, semplificandone l'espressione e illustrandoli con nuove riflessioni, fino a Sesto Empirico, che raccoglie gli atti di tutto questo processo che la ragione umana fit, a dir cosi, a se stessa, e ci dà 1' esposizione più com- piuta dello Scetticismo. Rileviamo alcuni altri punti dell' argomentazione scet- tica. • Notevole, a proposito della conoscenza razionale, è la critica eh' essi fanno del sillogismo, che importerebbe se- condo loro una specie di diallele. La validità della conclu- sione dipende dalla verità delle premesse; ora la premessa maggiore, la proposizione generale che serve di base al N ragionamento, o è il risultato di un'induzione incompiuta, e allora è incerta, o di un'induzione compiuta, e allora di- i pende essa stessa dalla verità della conclusione. Com' è noto, quest' obbiezione è stata ripetuta anche ai tempi nostri, e merita di essere discussa, ma non è in- confutabile, e non infima niente affatto la validità del processo ragionativo dall'universale al particolare, perchè la proposizione maggiore può essere stabilita come neces- saria e valida universalmente indipendentemente dal caso 12 Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br) 178 GLI SCETTICI POSTERIORI particolare a cui si applica, e che non si è ancora veri- ficato. Più importante è la critica ch'essi fanno della teoria dei segni, che secondo gli Stoici e gli Epicurei ci permettono di conoscere le cose occulte. Noi ne abbiamo parlato a proposito degli Epicurei, ma era una teoria professata ed elaborata anche dagli Stoici. Ci sono due specie di segni : gli uni richiamano sola- mente altri fenomeni, ai quali un'esperienza anteriore ce li ha mostrati associati: in questo senso il lampo è il segno del tuono, il fumo del fuoco, la cicatrice della ferita : sono i segni commemorativi (t5Tcornatc3d), perchè ci richiamano alla mente cose che attualmente non per- cepiamo, non assolutamente, ma provvisoriamente oc- culte. Altri segni invece sarebbero, secondo i dogmatici, dicatori g o rivelatori di ciò che nessuna espe- ( v3ecxTcxe,c) rienza ci mostra direttamente; ci farebbero concludere le sostanze o cause occulte dei fenomeni, ciò ch'è non aanXov provvisoriamente, ma assolutamente, per natura, cOacc. Per esempio l'anima e la forza vitale ci sarebbe rivelata 'iai moti del corpo oppure gli atomi e il vuoto e i pori che ammettono gli Epicurei, per la composizione più o meno densa o rara dei corpi. Ora, dice Sesto, noi non neghiamo i segni commemo- rativi che sono di una grande utilità nella vita, e siamo in questo (l'accordo col senso comune: anche noi crediamo che dove c' è fumo ci sarà anche fuoco, e che una ferita al cuore sarà seguìta da morte; ma facciamo la guerra ai pretesi segni indicatori o rivelatori di cose natural- mente occulte, e cacciamo fuori dalla fisiologia, cioè dallo • Biblioteca Comunale "Giuseppe Melli" - San Pietro Vernotico (Br)
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