GRAEMEBARKER ToM RAsMussEN CIVILTÀ E VITA QUOTIDIANA DI UN POPOLO ABORIGENO DELL'ITALIA ® ECIG GRilln: BARKER Graeme Barker è docente di archeologia all' niversità di Leice ster. È stato direttore della Briùsh School of Rome e, nel 1999, è sta to eletto membro della British Academy. TOM RAsMUSSEN Tom Rasmussen, docente di storia dell'arte e di archeologia, insegna GLI E T R U S C H I all' niversità di Leicester. I ra.senna, come si dermivano nella loro lin gua, furono figli della loro terra. Le loro ori gini affondano nel neolitico, si dipanano per l'età del rame, del bronzo e del ferro, per giungere inrme alle epoche storiche. La loro lingua non indoeuropea li ha fatti considerare degli immigrati venuti in Italia da lontano, ma l'opinione oggi prevalente fra gli studiosi è che fossero fra i più antichi popoli aborigeni italici, ultima isola non sommersa dal mare delle migrazioni successive. Questo libro, scritto da due etruscologi con notevolissima esperienza di ricerca diretta sul campo, è nuovo ed interessante per due moti vi. Prima di tutto inserisce gli etruschi nella loro terra, dando anche a noi italiani, l'occa sione di riscoprirla in tutta la sua unicità geo logica e paesaggistica. Ci permette di capire l'intimità di questo popolo con la terra, che esplorò e dissodò rm dalla preistoria, in cui scavò miniere e gallerie, pozzi ed acquedotti, che percorse con la prima rete stradale, che cosparse di fattorie, case isolate, paesi e città, di cui navigò fiumi e mari. Gli autori si giovano poi di un'approfondita conoscenza delle ricerche più recenti (la bibliografia è in massima parte formata di opere degli ultimi 30 anni), e delle scienze applicate all'archeologia, come la paleozoolo gia, la paleobotanica e la palinologia. Espon gono inoltre i risultati delle recentissime vaste indagini territoriali che hanno permesso di spostare il fuoco della ricerca dalle tombe alla ISBN M-7544•059-x vita quotidiana, ridando agli etruschi la qua- lità che più amavano: la vita. € 24,00 'l 788875 4405'16 Arnth Tetnies e sua moglie Ramtha Visnai Coperchio di sarcofago proveniente da Vulci GRAEME BARKER E ToM RAsMussEN GLI ETRUSCHI CIVILTÀ E VITA QUOTIDIANA DI UN POPOLO ABORIGENO DELL'ITALIA a cura di EZIO ROVIDA ECIG r'di:.ioui rultumli inlrma:.ionali w·nm1a in copertina: SUONATORE DI FlAUTO. Tomba dd Lcup:.ardi T;.~rquinia Titolo originale THE ETRUSCAN di Graeme Barker e Tom Rasmussen Blackwell Publishing, 1998-2004 © ECIG-Edizioni Culturali Internazionali Genova s.a.s. di G.L. Blengino &: C. Vìa Brignole De Ferrari, 9-16125 Genova e-mail: [email protected] I Edizione 2006 - ISBN 88-7544-059-X Prefazione di Ezio Rovida La nostra nozione degli etruschi è viziata da stereotipi profondamente radicati nell'opinione del pubblico. La loro lingua non indoeuropea ce li ha fatti considerare come immigrati, venuti in Italia da lontano, per mare, dall'oriente misterioso, o per terra, da qualche imprecisata sede oltre le Alpi. Invece, come sostiene oggi l'opinione prevalente fra gli studiosi, essi furono fra i più antichi popoli aborigeni italici e mediterranei. L'Etruria sarebbe quindi una sorta di ultima isola degli antichi abitatori, rimasta più a lungo indenne dalle ondate successive di marea delle grandi migrazioni. I rasem1a, come si definivano, furono figli della loro terra. Le loro origini affondano nel neolitico, si dipanano per l'età del rame, del bronzo e del ferro, per giungere infine alle epoche storiche. Non è semplice avere a che fare con loro perché, collocato fra preistoria e storia, il loro mondo è "protostorico". Gli etruschi introdussero l'alfabeto nella penisola, apprendendolo dai fe nici contemporaneamente ai greci, ma non disponiamo di una loro lette ratura. Quando il tempo loro concesso finì e la loro cultura fu assimilata nellà romanità, i loro testi letterari, sempre che esistessero, furono di menticati e scomparvero così come la loro lingua. Non possiamo certo ricostruire la vita e la storia di un popolo, dalle epi grafi sulle tombe. Per conoscere da vicino la civiltà etrusca è necessario battere la strada dell'archeologia, ma qui ci troviamo di fronte ad un disorientante eccesso di comunicazione. Straordinarie opere d'arte riempiono i musei di tutto il mondo, ma ancora una volta sono state recuperare sostanzialmente dalle tombe, nuovamente ci si scontra con una lacuna ed un vuoto, con la mancanza di informazioni soddisfacenti. Peraltro, a sottolineare la diversità degli etruschi, basti ricordare che, con tutta la loro abilità metallurgica e commerciale, la loro civiltà fu sostan zialmente pre-monetaria. Gli etruschi restano quindi misteriosi, perché quanto sappiamo su di loro è spesso unilaterale, ci parla della morte e non della vita, ci parla di un'aristocrazia di ricchi e potenti e non di tutto un popolo. Questo libro possiede la virtù di spostare il fuoco dell'attenzione dalle tombe alla vita quotidiana. Ciò è possibile solo mettendosi sulle tracce 5 degli etruschi come si fa per i popoli preistorici: partendo dalla confor mazione del territorio, dalle tracce materiali, anche da quelle minime, del la loro cultura e seguendo così il processo del loro incivilimento. Gli autori inglesi di quest'opera offrono a noi italiani l'occasione di guar dare alla nostra terra con occhi nuovi, come ad un mondo appena sco perto, in cui ogni cosa è fonte di curiosità e meraviglia. L'antica Etruria, e con essa buona parte dell'Italia moderna, emerge in tutta la sua unicità geologica e paesaggistica. Assistiamo così alla nascita della civiltà, vediamo sorgere i primi villaggi di capanne sui promontori delle colline. Seguire le tracce di tale remoto passato ci permette di capire il legame intimo di questo popolo colla terra, che esplorò e dissodò, in cui scavò miniere e gallerie, pozzi ed acquedotti, che percorse con la prima rete stradale, che cosparse di fattorie, case isolate, paesi e città, di cui navigò fiumi e mari. Lo studio degli etruschi perde così l'aspetto museale e diventa ricerca sul campo, esplorazione del territorio. Scopriamo un'Italia antichissima, coperta da dense selve, vergine e im pervia, in cui ogni forra ed ogni fiume costituisce al tempo stesso osta colo invalicabile e potenziale difesa contro i nemici. Ci rendiamo conto che viviamo circondati di tracce del passato che affiorano continuamente dal terreno: il coccio rivoltato nella terra arata, il peso per telaio di terra cotta in cui inciampiamo su un viottolo, parlano della fatica e della vita dei nostri progenitori, permettono di ricostruire il faticoso percorso dell'evoluzione di una civiltà. Se vogliamo possiamo anche scoprire in prima persona che quest'Italia esiste tuttora. Basta uscire dalle vie battute ed inoltrarsi alla ricerca dei resti dispersi nella campagna, attenti a non perdersi in boschi e valloni imprevisti, per viaggiare nel tempo e ritrovarsi in un mondo altro dove è possibile sprofondare nelle tagliate nel tufo, che l'spirano le originarie strade etrusche, fiancheggiate dalle macchie scure degli ingressi aperti delle tombe, rifugiarsi in grotte che furono case e stalie e tombe per seco li, salire a luoghi forti che furono abitati ciclicamente fin dalla più remota antichità, a seconda del volgere mutevole delle vicende umane, scoprire in fondo ad un campo la traccia remota di un muro o di un'abitazione. Questo permette di costruire nei confronti degli etruschi un rapporto nuovo, in un certo qual modo quasi intimo, anche se bisogna sempre te nere ben presente l'abisso di tempo che ci separa da loro, per conoscerli senza banalizzarli, per comprendere a fondo anche la loro diversità. 6 Prolusione e ringraziamenti degli autori Questo libro sugli Etruschi fu concepito in un radioso giorno di settem bre di dieci anni fa, mentre viaggiavamo in auto in Etruria meridionale, da Roma a Tuscania durante una delle campagne di scavi archeologici in quella località. Stavamo discutendo del probabile contributo del Progetto Tuscania alla comprensione della storia degli insediamenti umani nel ter ritorio ed al quadro archeologico della regione, quando ci trovammo a farci notare reciprocamente che in seguito agli specifici risultati consegui ti, pur derivati dalle ricerche su una singola città e sul suo territorio, era emersa la necessità di una rivisitazione della cultura etrusca nel suo in sieme. Nel tempo necessario per arrivare a destinazione stendemmo una scaletta del libro, sul retro di uno dei taccuini per la raccolta dei dati del Progetto, dall'indpit, formato da un'introduzione al territorio, fino alla conclusione, con una piccola guida ai siti fondamentali, e questa struttura del libro è rimasta praticamente invariata. Barker si è principalmente occupato dei capitoli 1, 2, 5 e 6, Rasmussen del 3, 4, 7 e 8 ed ha anche steso l'Appendice, ma il testo nel suo com plesso ha viaggiato parecchi avanti ed indietro e fra Leicester ed Exeter e speriamo che il risultato finale sia un'opera organica, sia per la fusione dei nostri diversi punti di vista, sia per l'integrazione dei dati derivanti da una notevole quantità di fonti. Gli etruschi si collocano a cavaliere fra il periodo della preistoria, cioè di un passato privo di documenti scritti, e quello della storia. Prima di loro l'Italia era ancora nella preistoria, e quindi, per indagare sulle culture e sugli stili di vita sui quali si fondò la loro civiltà, possiamo solo utilizzare l'archeologia, cioè lo srudio del passato umano attraverso la cultura mate riale. Successivamente possiamo utilizzare l'archeologia a fianco delle fonti scritte per studiare i romani, che incidentalmente ci hanno lasciato un buon numero di resoconti sugli etruschi - anche se è spesso difficile capire se parlino degli etruschi contemporanei degli scrittori o degli etru schi del passato, o meglio degli etruschi vissuti anteriormente alla con quista romana come i romani preferivano concepirli. Quindi lo studio sugli etruschi deve far uso di una notevole varietà di fonti: bisogna sapere cosa dicevano di loro i greci, cosa poi i romani, e tenere sempre ben pre sente la fonte più ricca, cioè le testimonianze dell'archeologia. La rela zione intercorrente fra storia cd archeologia è complessa, come diremo nell'introduzione, ma abbiamo tentato di integrare la maggior quantità possibile dei dati a nostra disposizione: resoconti di scrittori contempo ranei agli etruschi e di quelli successivi, iscrizioni, tombe e monumenti 7 etruschi pervenuti fino a noi, dati derivanti da scavi, da cocci trovati nei campi, da pollini fossili e sedimenti fluviali o da scheletri umani. Desideriamo ringraziare John Davey, un tempo alla Blackwell, per aver sempre incoraggiato il nostro lavoro e per il suo sostegno e consiglio professionale. Particolari ringraziamenti vanno anche a Deborah Miles, della School of Archaeological Studies dell'Università di Leicester per la sua abile ripresa dei disegni al tratto, nonché a l\firanda Barker e Andrea Greengrass per la compilazione dell'indice. Ramussenn desidera inoltre ringraziare l'Università di Manchester per la sovvenzione che gli ha per messo di visitare l'Italia nell'ultimo periodo di preparazione dell'opera. Egli esprime anche un affettuoso ringraziamento ad Ursula per averlo aiutato a controllare i dettagli di gran parte dei siti citati nell'Appendice, e a Naomi, che pure ha partecipato a questa avventura, nonostante avesse solo sette mesi e non si ricorderà certo di quest'esperienza, ma suo padre non la scorderà. Barker desidera per gli stessi motivi rin!,l"faziare Annie per essere convissuta con Gli Etmschi in questi ultimi anni, forse goden dosi i viaggi estivi in Etruria, ma certo dovendo sopportare la loro lun ghissima gestazione nel Leicester. Dedichiamo Gli Etmscbi ad Ursula e ad Annie, come modesta ricompensa per il loro affetto ed il loro sostegno. E' inoltre giusto dedicare questo libro alla memoria di due studiosi. Mas simo Pallotòno, il padre dell'etruscologia moderna, è purtroppo morto in età avanzata due anni fa. Egli nei nostri confronti fu sempre generoso di contagioso entusiasmo e di una sapienza elargita senza farla pesare. Il suo allievo prediletto Mauro Cristofani, la cui recente morte è stata tragi camente prematura, ha contribuito a questo campo di studi più di ogni altro studioso della scorsa generazione, come risulta ben chiaro dalla no stra biblio!,l"fafia. Avremmo desiderato che essi potessero leggere Gli E tmschi e vogliamo sperare che l'avrebbero considerato un utile contributo a quella che è stata l'opera della loro vita, perché vuole essere il tentativo di stabilire un ponte che riesca a superare quella che Pallottino un giorno definì la "sciocca scissione" fra quel che di questo straordiuario popolo sanno gli studiosi e quanto invece conosce il vasto pubblico. Graeme Barker Tom Rasmussen Agosto 1997 All'edizione del 2000 sono stati apportati piccoli cambiamenti e corre zioni, ma l'opera è rimasta immutata in ogni altro aspetto. 8 Introduzione La maggior parte della gmte disprezza tutto qua11to nell'antichità 11011 è greco, per il buon motiJJo che, se non lo è, dol!rebbe esserlo... Io stesso, la pritna t•o/ta che o.rsen•ai cotlsapn;olmente dei man11jatti etruschi, al museo di Perugia, fui attratto da loro Ùl modo ishntit•o e forse q11esto è il modo gi11sto: o nasce tm 'immediata simpatia, opp11re subentra tm immediato dispregio e l'indijferenza. D.H. Lawrence (1932) Etmscan Places Quest'opera si occupa di un grande popolo e del territorio che lo forgiò e lo sostentò. La civiltà etrusca fiorì in Etruria, la regione occidentale dell'Italia centrale delimitata a nord dall'Arno ed a sud e ad est dal Tevere (figura 1) a partire dall'ottavo secolo a.C. Nell'epoca della loro massima fioritura, nel settimo c nel sesto secolo a.C., gli etruschi furono il più po tente popolo italico e disputarono ai greci l'egemonia sul Mediterraneo centrale ed occidentale. La cultura ellenica influì profondamente sulla loro e gli etruschi a loro volta influenzarono profondamente il nascente stato romano in formazione ai loro confini meridionali. Fra il quarto ed il primo secolo a.C. gli etruschi gradualmente perdettero la supremazia re gionale di fronte alla crescente potenza di Roma, fondata su una combi nazione di forza militare e di capacità di assimilazione culturale. La posizione dell'Etruria in Italia centrale, nelle immediate vicinanze di Roma, e la contemporaneità della sua civiltà con quella dei greci c dei primi ·romani hanno contribuito alla sua importanza per la storia cultu rale del Mediterraneo. Questa, di solito, è spesso stata studiata dal punto di vista greco e romano di consegunza il contributo etrusco non è facile da identificare, prima di tutto perché sono pochissimi i personaggi di questo popolo dei quali si sappia qualcosa di più del loro nome, per cui le imprese etrusche restano tuttora per noi qualcosa di impersonale e di in determinato. Le testimonianze archeologiche sugli etruschi, d'altro canto, sono ricchissime e molto varie e forniscono un corpo di dati da interpre tare estremamente denso c complesso, che diventa sempre più ricco do po ogni campagna archeologica. Fino all'inizio del diciannovesimo secolo, l'interpretazione dci reperti materiali fu viziata da gravi fraintendimenti, come la concezione che tut ta la ceramica dipinta ritrovata in Italia fosse stata prodotta dagli etruschi, argomentazione accettata anche dal ceramista Josiah Wedgwood che, nel 1769, fondò una propria manifattura nello Staffordshire per produrre vasi in stile greco denominandola "Etruria"; un altro fu quello indotto dal grande incisore Giovanni Battista Piranesi, secondo il quale gli edifici etruschi avrebbero ispirato le forme architettoniche greche c romane. 9