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Gli anni in fiore della signorina Brodie PDF

116 Pages·1964·0.57 MB·Italian
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GLI ANNI IN FIORE DELLA SIGNORINA BRODIE Muriel Spark ROMANZO Traduzione di Ida Omboni ARNOLDO MONDADORI EDITORE ARNOLDO MONDADORI EDITORE 1964 TITOLO DELL’OPERA ORIGINALE THE PRIME OF MISS JEAN BRODIE I I ragazzi, mentre chiacchieravano con le ragazze della Marcia Blaine School, si tenevano appesi al manubrio delle loro biciclette, stabilendo così una siepe protettiva di velocipedi tra i due sessi, e davano l’impressione d’essere sul punto di andarsene da un momento all’altro. Le ragazze non potevano togliersi il panama perché erano a poca distanza dal cancello della scuola e il mostrarsi a testa nuda era considerato un reato. Si tollerava qualche variante alla posizione regolamentare del cappello da parte delle allieve dalla Quarta in su, sempre che non lo portassero sulle ventitré. Ma esistevano molte sottili eccezioni alla regola comune di tenere l’ala rialzata di dietro e abbassata davanti. Le cinque ragazze, che stavano molto vicine l’una all’altra per via dei ragazzi, portavano il panama con spiccata impronta personale. Erano il gruppo Brodie. Le chiamavano così, ancora prima che la preside coniasse quella sprezzante definizione, quando, a dodici anni, erano passate dalle Inferiori alle Superiori. A quell’epoca erano riconoscibili a prima vista come allieve della signorina Brodie perché, diceva la preside, erano ampiamente edotte su una quantità di argomenti che non avevano niente a che vedere col programma e non giovavano affatto all’andamento scolastico. Queste ragazze, si era scoperto, sapevano dell’esistenza del Movimento Oxoniano1, di Mussolini, dei pittori del Rinascimento italiano; conoscevano la superiorità, nella cura della pelle, della crema detergente e dell’hammamelis sull’onesta acqua e sapone, e il significato del termine “catamenio”; si erano sentite descrivere l’arredamento della casa londinese dell’autore di Winnie thè Pooh, nonché la vita amorosa di Charlotte Brontè e della signorina Brodie. Non ignoravano l’esistenza di Einstein e gli argomenti di coloro che consideravano la Bibbia un libro mendace. Conoscevano i principi elementari dell’astrologia, ma ignoravano la data della battaglia di Flodden o quale fosse la capitale della Finlandia. Tutto il gruppo Brodie (con una sola eccezione) faceva i conti sulle dita come la signorina Brodie, con risultati, tutto sommato, positivi. A sedici anni — quando ormai frequentavano la Quarta, indugiavano davanti al cancello dopo le lezioni e si erano adattate alla regola — conservavano un’inconfondibile impronta Brodie e nella scuola erano tutte “famose”: tutte, cioè suscitavano diffidenza e scarsa simpatia. Non avevano spirito di corpo e c’era pochissimo in comune tra loro, salvo la persistente amicizia per Jean Brodie. Lei insegnava ancora alle Inferiori, ed era sempre guardata con molto sospetto. La Marcia Blaine School per giovinette era un semiconvitto che, a metà del secolo scorso, aveva ricevuto un discreto ma insufficiente lascito dalla ricca vedova di un rilegatore di libri di Edimburgo. La signora era stata, in vita, un’ammiratrice di Garibaldi. Il ritratto che eternava le sue alquanto mascoline fattezze era appeso nell’aula magna, e ogni anno, alla festa della fondatrice, veniva onorato con un mazzo di fiori di lunga durata, tipo dalie o crisantemi. Questi venivano disposti in un vaso, su un leggio dove posava anche una Bibbia aperta, ove era sottolineato a inchiostro rosso il seguente versetto: Oh, dove troverò una donna virtuosa? Poiché il suo pregio supera quello dei rubini. Le ragazze che indugiavano sotto l’albero, spalla a spalla, molto vicine l.’una all’altra per via dei ragazzi, erano tutte famose per qualche ragione. Ora, a sedici anni, Monica Douglas era una capoclasse, celebre soprattutto per i calcoli, che faceva tutti a mente, e per i suoi accessi di collera che, quando si destavano, la spingevano a distribuire ceffoni a destra e a manca. Aveva il naso molto rosso sia d’estate che d’inverno, due lunghe trecce nere e gambe grasse, a colonna. Da quando aveva compiuto i sedici anni, Monica portava il panama più rialzato del normale, appollaiato sul cocuzzolo come se fosse stato troppo stretto e lei avesse saputo che, in ogni caso, non avrebbe mai potuto evitare un aspetto ridicolo. Rose Stanley era nota per le sue vicende amorose. Il suo panama posava con la massima discrezione sui corti capelli biondi, ma Rose aveva premuto in dentro i due lati della cupola. Eunice Gardiner, piccola, ben fatta, famosa per i suoi esercizi ginnici e per il suo eccezionale stile natatorio, teneva l’ala rialzata davanti e abbassata di dietro. Sandy Stranger portava il cappello con l’ala tutta rialzata all’intorno, e spinto il più possibile indietro. A questo scopo vi aveva cucito una banda d’elastico che le passava sotto il mento. Ogni tanto Sandy masticava l’elastico, e quando era consumato lo sostituiva con un altro, nuovo. Sandy era famosa per i suoi occhi minuscoli, quasi inesistenti, e per le sue vocali risonanti, che nei lontani tempi delle Inferiori avevano mandato in visibilio la signorina Brodie. «Be’, vieni a recitarci qualcosa, per favore, perché abbiamo avuto una giornata faticosa» diceva. Lasciò la tela, gettò la spola Fece tre passi nel suo maniero Vide sbocciare ninfee viola Vide ondeggiare l’elmo e il cimiero E guardò Camelot. «Solleva il morale» commentava la signorina Brodie, e portava una mano in fuori, spostandola dal seno in direzione delle sue scolare decenni in attesa del suono della campana liberatrice. «Dove non c’è profondità spirituale i popoli muoiono. Eunice, vieni a fare un salto mortale per rallegrarci un po'.» Ma adesso i ragazzi in bicicletta insultavano allegramente Jenny Gray per il suo modo di parlare, appreso ai corsi di dizione. Jenny voleva diventare attrice. Era la migliore amica di Sandy, e portava il cappello con l’ala anteriore bruscamente ripiegata all’ingiù. Era la più carina e la più aggraziata del gruppo, e di qui derivava la sua fama. «Non fare lo sciocco, Andrew» disse Jenny, in tono di superiorità. Fra i cinque ragazzi ce n’erano tre che si chiamavano Andrew, e i tre Andrew cominciarono subito a rifare il verso a Jenny: «“Non fare lo sciocco, Andrew”» mentre le ragazze ridevano sotto i loro panama ondeggianti. A questo punto arrivò Mary Macgregor, l’ultima del gruppo, nota per essere una specie di gnocco silenzioso, una nullità che tutti potevano permettersi di maltrattare. Con lei c’era un’estranea, Joyce Emily Hammond, la compagna ricchissima, la delinquente mandata poco tempo prima alla Marcia Blaine School perché nessun’altra scuola e nessuna istitutrice erano riuscite a domarla. Indossava ancora l’uniforme verde della scuola che aveva frequentato in precedenza. Le altre ragazze erano vestite di viola scuro. Fino a quel momento il massimo che Joyce Emily fosse riuscita a combinare era stato quello di tirare qualche pallina di carta al professore di canto. Insisteva per farsi chiamare con tutti e due i suoi nomi: Joyce Emily. Questa Joyce Emily stava dandosi un gran daffare per entrare nel famoso gruppo e pensava che il doppio nome valesse a conferirle un certo prestigio; ma non veniva a capo di nulla e non riusciva a capirne la ragione. «Sta uscendo una professoressa» disse Joyce Emily, e indicò il cancello sollevando il capo. Due degli Andrew portarono le biciclette sulla strada e si dileguarono. Gli altri tre studenti restarono, con aria di sfida, ma con lo sguardo volto dalla parte opposta, come se si fossero fermati ad ammirare le nuvole sulle Pentland Hills. Le ragazze si radunarono fingendo di essere immerse in una discussione. «Buon giorno» disse la signorina Brodie, quando ebbe raggiunto il gruppo. «E' qualche giorno che non vi vedo. Penso che non dobbiamo trattenere questi giovanotti e le loro biciclette. Arrivederci, ragazzi.» Il famoso gruppo si avviò con lei, e Joyce, la corrigenda, si mosse al suo seguito. «Mi pare di non conoscere ancora questa figliola» disse la Brodie, scrutandola; e quando le presentazioni furono fatte, annunziò: «Be’, adesso noi dobbiamo andare, cara». Sandy si voltò a guardare Joyce Emily che si allontanava nella direzione opposta, prima camminando e poi correndo, a gambe levate, in modo ancora sfrenato, nonostante la sua età. E il gruppo Brodie fu lasciato alla sua vita segreta, come sei anni prima, all’epoca in cui si era costituito. «Io sto cercando di porre delle teste mature sulle vostre giovani spalle» aveva detto loro la signorina Brodie, in quei giorni; «e tutte le mie allieve sono la crème de la crème.» Sandy guardò, strizzando gli occhi minuscoli, il naso scarlatto di Monica e ricordò quell’affermazione, mentre si accodava al gruppo, al seguito della signorina Brodie che stava dicendo: «Vorrei che voi ragazze veniste a cena da me, domani sera. Cercate di tenervi libere». «La Compagnia Filodrammatica…» mormorò Jenny. «Manda un biglietto di scuse. Devo consultarvi sul nuovo complotto che si sta preparando per costringermi a dare le dimissioni. Inutile dire che non mi dimetterò.» Jean Brodie parlava con calma, come sempre, nonostante la drasticità delle sue parole. Non discuteva mai i suoi affari con gli altri insegnanti ma solo con le ex alunne, che lei aveva allenate a ricevere le sue confidenze. C’erano stati altri complotti, in passato, per allontanare la Brodie dalla Marcia Blaine School ed erano stati tutti sventati. «Mi è stato di nuovo consigliato di chiedere un posto a una scuola progressista, dove i miei metodi si accorderebbero assai meglio col sistema educativo. Ma io mi guarderò bene dal chiedere un posto in una scuola di matti. Rimarrò qui, in questa fucina di istruzione. Deve esserci un grano di lievito, nella pasta inerte. Datemi una ragazza negli anni della formazione e sarà mia per tutta la vita.» Il gruppo Brodie sorrise, manifestando in vario modo d’aver capito. La signorina Brodie fece lampeggiare i suoi occhi scuri per accompagnare con un significativo contrappunto la sua voce tranquilla. Era una donna dall’aspetto vigoroso, e il suo fosco profilo romano si stagliava contro il sole. Il gruppo Brodie non dubitò un attimo che lei avrebbe vinto; sarebbe stato più facile immaginare Giulio Cesare, nell’atto di sollecitare un posto in una scuola di matti! La signorina Brodie non avrebbe mai dato le dimissioni. Se le autorità volevano sbarazzarsi di lei avrebbero dovuto farla uccidere da un sicario. «Chi sono i componenti della banda questa volta?» domandò Rose, famosa per la sua vocazione di grande amatrice. «Parleremo domani sera delle persone che mi osteggiano» rispose Jean Brodie; «ma state pur certe che non l’avranno vinta.» «No» dissero tutte; «naturalmente no.» «Non la spunteranno finché io sono nel fiore della vita» continuò la Brodie. «Questi sono i miei anni migliori. E' importante, saper riconoscere i nostri anni migliori, ricordatevene. Ecco il mio tram. E' probabile che non trovi posto. Siamo nel millenovecentotrentasei: l’epoca della cavalleria è tramontata.» Sei anni prima la signorina Brodie aveva condotto in giardino le sue nuove scolare per tenere una lezione di storia sotto il grande olmo. Mentre percorrevano i corridoi della scuola, erano passate davanti allo studio della preside. La porta era spalancata, la stanza deserta. «Bambine» aveva detto la signorina Brodie «venite a vedere una cosa.» Tutte si erano affollate davanti alla porta aperta, mentre lei indicava un grande cartello, fissato alla parete di fronte con puntine da disegno, sul quale spiccava un faccione maschile. Sotto si leggevano queste parole: Prima cosa, la sicurezza. «Quello è Stanley Baldwin, che è diventato Primo Ministro alle ultime elezioni e ha cessato di esserlo poco tempo dopo» aveva spiegato la Brodie. «La signorina Mackay lo lascia appiccicato al muro perché crede in quello slogan: “Prima cosa, la sicurezza”. Ma non è vero. Prime vengono la bontà, la verità e la bellezza. Seguitemi.» Era stata quella la prima volta che le ragazze avevano avuto sentore di una frattura tra la signorina Brodie e il resto del corpo insegnante. Anzi, alcune si erano rese conto solo allora di una cosa: che talvolta, cioè, le persone riunite assieme nell’autorevole compagine degli adulti possono essere del tutto diverse tra loro. Presero segretamente nota del fatto e, rese euforiche dalla sensazione di essere ai margini di una contesa senza correre alcun rischio personale, le scolare avevano seguito la pericolosa signorina Brodie verso la sicura ombra dell’olmo. Spesso, in quell’autunno pieno di sole, quando il tempo lo permetteva, le bambine ascoltavano le lezioni sedute su tre panche disposte intorno all’olmo. «Tenete alti i libri» ripeteva quell’autunno, con una certa frequenza, la signorina Brodie. «Teneteli ben dritti in mano, nell’eventualità che arrivi qualche ficcanaso. Se arrivano ficcanaso noi stiamo facendo lezione di storia… di poesia… di grammatica inglese.» Le bambine tenevano alti i libri, ma avevano gli occhi fissi sulla signorina Brodie, non sulle pagine. «Intanto, io vi parlerò delle mie vacanze in Egitto, l’estate scorsa… Vi parlerò della cura della pelle e delle mani… del francese che ho incontrato sul treno per Biarritz… E devo descrivervi i dipinti italiani che ho visto. Chi è il più grande pittore italiano?» «Leonardo da Vinci, signorina Brodie.» «Sbagliato. La risposta è Giotto. È il mio preferito.» Certi giorni a Sandy pareva che il seno della signorina Brodie fosse piatto e dritto come la sua schiena, e non sporgesse minimamente. Altri giorni, invece, aveva davvero la forma di un seno, grosso e molto visibile: qualcosa, per Sandy, da adocchiare con i suoi occhi minuscoli, mentre la Brodie, ritta in piedi, faceva lezione in classe e guardava intensamente fuori della finestra, ergendo la testa bruna come una Giovanna d’Arco. «Vi ho ripetuto spesso - e queste ultime vacanze me l’hanno confermato — che i miei anni in fiore hanno realmente avuto inizio. Il fiore della nostra vita è una cosa inafferrabile. Voi bambine, quando sarete grandi, dovrete stare all’erta, per riconoscere il fiore della vostra vita, in qualunque momento esso giunga; e allora dovrete viverlo fino in fondo. Mary, che cosa stai guardando sotto il banco?» Mary se ne stava seduta come un sacco di patate, troppo stupida per inventare qualcosa. E, troppo stupida anche per dire una bugia, non sapeva coprire le marachelle. «Un fumetto, signorina Brodie.» «Come? Vuoi dire un filo di fumo, una nuvola di vapore?» Tutti ridevano. «Un giornale a fumetti» precisò Mary. «Un giornale a fumetti: dici sul serio? quanti anni hai?» «Dieci, signorina.» «Sei troppo grande per queste cose. Dammi quel giornale.» La Brodie diede un’occhiata alle pagine colorate. «Ttm la Tigre. Cose da pazzi» esclamò, e buttò il giornale nel cestino della carta straccia. Poi, accorgendosi che gli occhi di tutti erano sul fascicolo, lo ricuperò, lo fece in minuti pezzetti e tornò a gettarlo via. «State attente, ragazze. Il nostro fiore è il momento per il quale si nasce. Ora che il mio fiore è incominciato… Sandy, ti sei distratta. Di che cosa parlavo?» «Del suo fiore, signorina Brodie.» «Se viene qualcuno durante la lezione» disse la signorina Brodie «ricordatevi che è l’ora di grammatica inglese. Intanto, vi racconterò della mia vita, di quando era più giovane, sebbene avessi sei anni più del giovanotto.» La Brodie si appoggiò al tronco dell’olmo. Era uno degli ultimi giorni d’autunno, quando le foglie cadono ad ogni folata di vento. Cadevano sulle bambine, felici di valersi di quel pretesto per dimenarsi e compiere tutti i movimenti concessi per sbarazzare delle foglie il grembo e i capelli. «Stagione di nebbie e di dolce opulenza. Ero fidanzata con un giovane, all’inizio della guerra, ma lui cadde sul campo, nelle Fiandre» prese a dire la signorina Brodie. «Hai intenzione di fare il bucato, Sandy?» «No, signorina.» «Vedo che hai le maniche rimboccate… Non voglio aver a che fare con le ragazze che rimboccano le maniche della camicetta. Non importa se fa bel tempo. Abbassale immediatamente, siamo persone civili. Il mio fidanzato cadde una settimana prima dell’armistizio. Cadde come una foglia d’autunno, sebbene avesse solo ventidue anni. Quando rientreremo, guarderemo la carta delle Fiandre e il luogo dove il mio innamorato fu ferito a morte, prima che voi nasceste. Era povero. Veniva dall’Ayrshire: un campagnolo, insomma, ma era un giovane studioso, intelligente e solerte. Quando mi chiese di sposarlo disse: “dovremo bere acqua e procedere un passo alla volta”. Hugh voleva spiegarmi, con questa espressione contadinesca, che saremmo vissuti modestamente. “Dovremo bere acqua e procedere un passo alla volta.” Che cosa significa, questa frase, Rose?» «Che sareste vissuti modestamente, signorina Brodie» rispose Rose, che sei anni dopo sarebbe stata famosa come grande amatrice. La storia del fidanzato morto in guerra della signorina Brodie era in pieno svolgimento quando la preside - la signorina Mackay — fu avvistata mentre si stava avvicinando attraverso il prato. Il pianto aveva già cominciato a sgorgare dagli occhietti porcini di Sandy, e ora le sue lacrime contagiarono anche Jenny, più tardi famosa nella scuola per la sua bellezza. A Jenny sfuggi un singhiozzo ed ella cominciò a frugare annaspando su per una gamba delle mutandine, in cerca del fazzoletto. «Hugh venne ucciso una settimana prima dell’Armistizio» diceva la signorina Brodie. «Poi vi furono le elezioni generali e la gente gridava: “Impicchiamo il Kaiser!”. E Hugh era un Fiore della Foresta, adagiato nella sua fossa.» Anche Rose Stanley si era messa a piangere. Sandy volse da un lato gli occhi lacrimosi e spiò ravvicinarsi della signorina Mackay, che attraversava il prato con la testa e le spalle protese in avanti. «Sono venuta a darvi un’occhiata, ma devo andarmene subito» disse la Mackay. «Perché piangete, bambine?» «Si sono commosse per un episodio che stavo raccontando. Stiamo facendo lezione di storia» spiegò la signorina Brodie, e mentre parlava prese a volo una foglia che cadeva. «Piangere per un racconto a dieci anni!» esclamò la signorina Mackay, rivolta alle ragazze, che si erano alzate disordinatamente dalle panchine, ancora abbacinate da Hugh il guerriero. «Sono venuta solo per darvi un’occhiata e devo andarmene subito. Be’, ragazze, è cominciato un nuovo trimestre. Spero che abbiate trascorso delle splendide vacanze, quest’estate, e non vedo l’ora di leggere i vostri non meno splendidi temi in cui racconterete come le avete trascorse. Però, dico io! La storia non dovrebbe farvi piangere, alla vostra età!» «Brave» disse la signorina Brodie, quando la Mackay se ne fu andata. «E' molto saggio, quando ci si trova in difficoltà, non dire una sola parola né in bene né in male. La parola è d’argento, ma il silenzio è d’oro. Mary, mi ascolti? Che cosa stavo dicendo?» Mary Macgregor - uno gnocco informe, provvisto solo di due occhi, un naso e una bocca come un fantoccio di neve, che in seguito sarebbe diventata famosa per la sua stupidità e perché sbagliava sempre e che, all’età di ventitré anni, sarebbe morta nell’incendio di un albergo — si arrischiò a rispondere: «Parlava di oro, signorina». «E che cos’è l’oro?» Mary volse gli occhi intorno, poi li alzò al cielo. Sandy sussurrò: «Le foglie che cadono». «Le foglie che cadono» disse Mary. «È chiaro che non mi stavi ascoltando» disse la signorina Brodie. «E pensare che, se voi bambine mi ascoltaste, io farei di voi la crème de la crème.»

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