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Giulio Stoppelli PDF

228 Pages·2008·0.66 MB·Italian
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STRUMENTI FILOLOGIA DEI TESTI A STAMPA Nuova edizione aggiornata a cura di Pasquale Stoppelli STRUMENTI / 6 Coordinamento editoriale CUEC / CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI ISBN: 978-88-8467-453-1 FILOLOGIA DEI TESTI A STAMPA © 2008 CUEC editrice prima edizione giugno 2008 CENTRO DI STUDI FILOLOGICI SARDI Via Bottego, 7 - 09125 Cagliari Tel. 070344042 - Fax 0703459844 www.filologiasarda.eu info@ centrostudifilologici.it CUEC via Is Mirrionis 1, 09123 Cagliari Tel/fax 070271573 - 070291201 www.cuec.eu e-mail: [email protected] Senza il permesso scritto dell’Editore è vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Realizzazione editoriale: CUEC Copertina: Biplano snc, Cagliari Stampa: Solter, Cagliari Indice Premessa alla nuova edizione 7 ............................................................................................. Introduzione 9 ....................................................................................................................................... Il criterio del testo-base 39 ......................................................................................................... di Walter W. Greg La trasmissione del testo 59 ...................................................................................................... di Philip Gaskell Il concetto di esemplare ideale 79 ....................................................................................... di G. Thomas Tanselle L’autorità multipla. Nuovi problemi e concetti del testo-base 115 ..... di Fredson Bowers Il problema editoriale dell’ultima volontà dell’autore 157 .......................... di G. Thomas Tanselle Indicazioni bibliografiche per ulteriori approfondimenti 205 ................ Postfazione del 2008 215 .............................................................................................................. Indice dei nomi 223 .......................................................................................................................... Le traduzioni dall’inglese sono di Katia Lysy. Premessa alla nuova edizione Questo volume mette nuovamente in circolazione, dopo alcuni an- ni d’assenza, quanto già uscì con lo stesso titolo nel 1987 presso la casa editrice il Mulino. Allora gli studi filologici italiani comincia- vano ad aprirsi ai metodi della bibliografia testuale angloamericana. L’impegno evangelizzatore che già da qualche anno veniva profon- dendo Conor Fahy, professore di letteratura italiana al Birkbeck College dell’Università di Londra, cominciava a dare i suoi frutti. Di lì a poco Fahy avrebbe pubblicato due volumi di importanza de- cisiva per il radicamento presso di noi della disciplina: Saggi di bi- bliografia testuale (Padova, 1988) e L’«Orlando furioso» del 1532 (Milano, 1989). Un contributo di altro tipo, ma orientato nella stessa direzione, era intanto venuto proprio da Filologia dei testi a stampa, che metteva insieme alcuni dei saggi teorici più importanti della filologia volgare inglese. Il titolo intendeva richiamare l’atten- zione sulla specificità del metodo filologico quando i testi sono trasmessi da stampe o da stampe e manoscritti indipendenti. Dati i miei prevalenti interessi di studio, lo sguardo si era appuntato so- prattutto sui testi rinascimentali. Quel titolo non era comunque, come qualcuno osserverà anni dopo, un doppione un po’ enfatico di “bibliografia testuale”, settore della bibliografia analitica che, considerando il testo a stampa nella sua materialità (cioè, non in quanto portatore di significati), può fornire informazioni determi- nanti per le scelte testuali. Con “Filologia dei testi a stampa” inten- devo includere sotto un’unica etichetta da un lato la bibliografia testuale, dall’altro le indagini critiche sui condizionamenti che il testo subisce nel momento in cui viene messo a punto per la stam- pa: sua riorganizzazione, revisioni linguistiche, interventi censori, aggiunte paratestuali, insomma tutta la fase di pre-produzione del libro. La questione terminologica avrebbe interessato problemati- camente un convegno svoltosi a Udine nel 1997 (Bibliografia te- stuale o filologia dei testi a stampa? Definizioni metodologiche e pro- spettive future), mentre sembra aver trovato soluzione in un suc- cessivo incontro pescarese del 2003 (Filologia dei testi a stampa: area iberica). 8 A distanza di più di venti anni il vuoto di interesse e di studi la- mentato da Fahy nel saggio che chiudeva il reading del Mulino (Sguardo da un altro pianeta. Bibliografia testuale ed edizione di testi italiani del XVI secolo) è stato in buona parte colmato. Oggi gli editori più avvertiti, per lo meno di testi rinascimentali, hanno consapevolezza dei problemi che si pongono nell’esercizio della critica testuale quando le fonti sono libri a stampa e non mano- scritti; il fenomeno dei correttori editoriali è stato studiato in pro- fondità; il rilievo dell’esemplare ideale ha incontrato da parte di al- cuni la necessaria attenzione. Bisogna anche aggiungere che la si- tuazione catalografica del sistema bibliotecario italiano, anche gra- zie alla rete, è intanto considerevolmente migliorata: la ricerca bi- bliografica non può infatti prescindere da un sistema catalografico efficiente. Le cose sono talmente cambiate che quel saggio di Fahy, allora così stimolante, risulta oggi non più attuale. È per questa ra- gione che esso non compare più in questa riedizione. Ma la grati- tudine degli studi bibliografici e filologici italiani nei confronti di Conor Fahy resta sempre molto viva. Senza i suoi insegnamenti neppure il libro che qui si ripropone sarebbe mai esistito. I saggi di Greg, Gaskell, Bowers e Tanselle pubblicati in tradu- zione conservano ancora oggi il loro interesse metodologico. Si spe- ra che ricevano una qualche attenzione da parte degli editori di testi italiani sette-ottocenteschi (ma anche novecenteschi), finora in ge- nerale poco reattivi verso gli indirizzi della bibliografia testuale. L’Introduzione è stata ritoccata qua e là con tagli, aggiunte e aggior- namenti bibliografici fra parentesi quadre. La Postfazione vorrebbe fare un bilancio dello stato attuale degli studi nel settore della filo- logia delle stampe. Ringrazio il Centro di Studi Filologici Sardi per l’invito a ripub- blicare il volume nelle sue edizioni, esprimendo particolare gratitu- dine al suo direttore, il collega prof. Giuseppe Marci, per l’ami- chevole e discreta sollecitazione. P. S. Introduzione 1. Nella prefazione a Storia della tradizione e critica del testo Giorgio Pasquali, per giustificare agli occhi dei suoi lettori, soprattutto classicisti, il fatto di aver considerato nel corso dell’opera anche ta- lune tradizioni volgari medievali, così commentava: «Qui, in parti- colare, vale la considerazione che le condizioni di propagazione dei testi non sono essenzialmente mutate dalla tarda antichità per tutto il Medioevo sino alla diffusione dell’arte della stampa»1. La conti- nuità dei modi della trasmissione manoscritta era autorevolmente affermata. Il metodo filologico restava identico a sé stesso indipen- dentemente dalla lingua dei testi e dall’epoca a cui essi risalivano. Le condizioni non mutavano nel passaggio dalle tradizioni classiche alle tradizioni romanze, semmai – così lasciava intendere il Pasquali – mutavano fra tradizioni manoscritte e tradizione a stampa. All’interno di Storia della tradizione si colgono altre osservazioni sui testi trasmessi da stampe. Per esempio, nel capitolo dedicato alle varianti d’autore, il Pasquali nota come la correzione delle bozze costituisca normalmente un’occasione di reintervento sul testo da parte dell’autore, e dunque in termini filologici dell’introduzione di varianti. In passato i ripensamenti dell’autore raggiunsero le forme di stampa anche a tiratura già avviata. L’edizione del 1532 del- l’Orlando furioso e la quarantana dei Promessi sposi denunciano la presenza dell’autore in tipografia, la cui ultima volontà si spinge appunto fin oltre i primi colpi del torchio sulla carta2. In realtà 1 G. PASQUALI, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, 19522, p. XIV. 2 Ivi, p. 398, n. 1. Sulla presenza di varianti di stampa nell’ed. 1532 dell’Orlando furioso, cfr. L. ARIOSTO, Orlando Furioso, a cura di S. Debenedetti, III, Bari, 1928, pp. 397-426. [L’esame accurato dell’edizione attraverso la collazione di tutti gli esemplari noti è ora in C. FAHY, L’«Orlando furioso» del 1532, Milano, 1989.] La scoperta di varianti nell’edizione definitiva dei Promessi sposi, risalente al 1891, si deve a Michele Barbi, di cui si veda Il testo dei «Promessi sposi» (1934), in La nuova filologia e l’edizione dei nostri scrittori da Dante a Manzoni, Firenze, 1938, pp. 195-227; inoltre, F. GHISALBERTI, Per 10 questi due casi, tutt’altro che essere isolati, sono rappresentativi di un fenomeno generalissimo. All’epoca della stampa manuale la presenza di varianti all’interno di copie appartenenti alla stessa edi- zione è la condizione normale, non quella patologica dei testi3. Fin l’edizione critica dei «Promessi sposi», «Annali Manzoniani», I (1939), pp. 241-282, e A. MANZONI, Tutte le opere, a cura di A. Chiari e F. Ghisalberti, II, t. I, I Promessi sposi: testo critico dalla edizione definitiva del 1840, Milano, 1954, pp. 789-812. Da integrare e parzialmente correggere con C. FAHY, Per la stampa dell’edizione definitiva dei «Pro- messi sposi», «Aevum», LVI (1982), pp. 377-394 [il contributo è stato ristampato con aggiunta di altri materiali in C. FAHY, Saggi di bibliografia testuale, Padova, 1988, pp. 213-244]. 3 In relazione a edizioni italiane quattro-cinquecentesche si può dire che, ogni qual volta siano stati collazionati più esemplari della stessa edizione, il risultato è stato sem- pre positivo. La più antica indicazione di varianti che conosco, segnalatami da Paolo Procaccioli, è di Antonio Panizzi e si riferisce all’edizione della Divina Commedia di Foligno (1472), in Le prime quattro edizioni della Divina Commedia letteralmente ri- stampate, per cura di G. G. Warren Lord Vernon, Londra, 1858, pp. VII-VIII. L’elenco di edizioni cinquecentine all’interno delle quali sono state riscontrate varianti di stam- pa è già oggi abbastanza lungo. Ai casi ricordati in C. FAHY, Correzioni ed errori avve- nuti durante la tiratura secondo uno stampatore del Cinquecento: contributo alla storia della tecnica tipografica in Italia, «Lettere italiane», XXVII (1975), p. 190, n. 8 [ora an- che in C. FAHY, Saggi, cit., pp. 155-168], si possono aggiungere quelli dell’ed. di Londra [1584] della Cena delle ceneri di G. Bruno (cfr. G. AQUILECCHIA, La lezione definitiva della «Cena delle ceneri» di G. Bruno, «Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei», Me- morie. Classe di scienze morali ecc., s. 8, III, 1950, pp. 209-243); dell’ed. Torrentino (Firenze, 1550) e dell’ed. Giunta (Firenze, 1568) delle Vite del Vasari (cfr. la Premessa di Rosanna Bettarini a G. VASARI, Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di R. Bettarini e P. Barocchi, I, Firenze, 1966, pp. XXX-XL); dell’ed. Torrentino (Firenze, 1549) delle Prose del Bembo (cfr. P. BONGRANI, Appunti sulle «Prose della volgar lingua». In margine a una recente edizione, «Giornale storico della letteratura italiana», CLIX, 1982, pp. 271-290); dell’ed. Ianicolo (Vicenza, 1529) della traduzione trissiniana del De vulgari eloquentia (cfr. J. R. TURNER, The printing of Trissino’s «De la volgare eloquentia», «The Library», s. 6, IV, 1982, pp. 307- 313); ecc. [Sarebbe lunghissimo e sostanzialmente inutile allungare oggi la lista di tutti gli studi in cui negli ultimi due decenni, in riferimento a testi di età rinascimentale, sia stata data notizia della presenza di varianti all’interno di copie appartenenti alla stessa edizione. Naturalmente ci si imbatte anche in edizioni le cui pagine non documentano varianti di stato, anche se è difficile stabilire se questo non dipenda dal controllo di un un numero insufficiente di copie. Antonio Sorella segnala per esempio il Commento di ser Agresto ecc. di Annibal Caro, stampato a Roma da Antonio Blado nel 1539 (A. S., L’autore sotto il torchio, in Filologia dei testi a stampa: area iberica, a cura di P. Botta, Modena, 2005, pp. 518-519); stesse caratteristiche sembra si debbano riconoscere alla princeps delle Prose del Bembo (Venezia, presso Giovan Tacuino, 1525). In entrambi i casi l’assenza di varianti sarebbe da imputare non a fretta nell’esecuzione della tiratura,

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