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Giorgio di Pisidia. Poemi. I. Panegirici epici PDF

317 Pages·1959·20.857 MB·Italian
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PREFAZIONE «Recht wiinschenswert ware nun eine Gesamtausgabe, in welcher die friiher bekannten Sachen und die bedeutenden neuen Funde in gereinigter Form mit Kommentar und guten Indices zusammengefafit wiirdem, scriveva K. Krumbacher nel 1897 a proposito dei poemi di Giorgio di Pisidia. Ho pensato quindi che potesse esser utile pubblicare un'edizione critica, fornita di ampio commentario esegetico e storico, di tali poemi, prima di tutto perché le edizioni del Querci (1777) e del Bekker (1837, nel CB, e poi in PG 92) non danno più affidamento, specie dopo la scoperta di nuovi testimoni manoscritti e dopo gli studi dello Hilberg, del Maas, dello Stem bach, del Baynes e di altri; in secondo luogo perché il commento del Querci, riprodotto dal Bekker, non è più, ovviamente, all'altezza delle ri cerche storiche; in terzo luogo perché in tal modo potranno esser qui raccolte in un sol corpus tutte le poesie, anche quelle pubblicate dopo l'edi zione del Querci e nell'ordine cronologico. Il piano dell'edizione si adegua sostanzialmente all'evoluzione poetica di Giorgio di Pisidia, il quale, dopo aver celebrato le vittoriose campagne contro la Persia, sembra essersi dedi cato esclusivamente alla poesia religiosa e morale. Perciò in questo primo volume saranno raccolti tutti i «poemi storici», o più esattamente, tutti i (lpanegirici epici»; in un secondo volume tutte le poesie religiose e morali, gli epigrammi ed i frammenti di collocazione incerta. Per comodità dei lettori anticipiamo qui un (<indice della grecità» pisidiana limitato ai poemi compresi in questo volume. Quanto alla traduzione debbo avvertire che mi sono preoccupato di fare una traduzione che fosse più esatta che bella. Giorgio di Pisidia non è un poeta facile, e per la lingua che usa e per il pensiero, spesso contorto e impaludato. Quanto infine ai riferimenti biblici, indicati nelle fonti poste in o. calce ai testi, debbo al R. P. Loenertz, P., dell'Istituto Storico Domeni cano, che con grande generosità e bontà mi è stato di largo aiuto, se essi appaiono in modo più completo. Mi è caro esprimere qui il mio più vivo ringraziamento al Reverendissimo P. Joh. Hoeck, O. S. B., Abate di Ettal, che generosamente ha accolto questa pubblicazione nella collana degli «Studia Patristica et Byzantina» già tanto benemerita degli studi. A. Pertusi INTRODUZIONE I. GIORGIO DI PISIDIA E LA SUA OPERA NELLA RINASCITA LETTERARIA DEL SEC. VII I poemi di Giorgio di Pisidia, per quanto interessanti dal punto di vista storico e filologico, non hanno attirato molto l'attenzione degli studiosi dopo le indagini, per i loro tempi veramente profonde, di L. Stembachl, di N. H. Baynes2 e, limitatamente alla metrica, di I. Hilberga e di P.Maas4; più recentemente E. Kurtz5 ha proposto alcuni emendamenti, per la verità non sempre nuovi, e Th. Nissen6 ha studiato i poemi dal punto di vista della tradizione retorica del panegirico. Mi è sembrato che tali poemi meritassero di essere ripubblicati sia per il loro interesse storico veramente notevole, sia perché immagini abbastanza fedeli di un' epoca e di un particolare clima letterario. Di questo poeta, ultimo dei classici, che ancora si ostina o pretende di comporre versi nella misura quantitativa e nel quale si avvertono ancora qua e là imitazioni dellinguaggio7 e della gnomica tragica, anche se non direttamente ma attraverso raccolte gnomologiche più tarde, scarse sono 1 L. STERNBACH, De Georgii Pisidae opud Theophonem o/iosque hislonços re/iquiis, in Rozprmry Akodemii Umiejflnoiri, Wydziallilologiczny, Ser.lI, t.XV, Krakow 1900, 1-107; De Georgii Pisidae jrogmenlis o Suida ser/lQlis, ibid., 108-198; Obser/lQliones in Pisidae çormino bislonço, ibid., 199-296; Ano/edo AlloriçO, ibid., 297-365 (citati in seguito con l'abbreviazione: Stud.); ID., De Georgio Pisida Nonni sulolore, in Ano/edo groeço-Iotino phi/%gis Vinthbonoe çongregotis oblu/erunl çollegoe CroçOllÌenses el Leopo/iloni, Cracoviae 1893, 38-54 (ripubblica i 90 esametri «in humanam vitam. già editi da E.Miller tra i carmi di Manude File [Monue/is Phi/oe çormino, II, Parisiis 1857, 384-388], attribuendoli a Giorgio Pisida); ID., Georgii Pisidae çormino inedilo, in Wiener Studien, xm (1891) 1-62 e XIV (1892) 51-68 (ripubblica in edizione più corretta alcuni epigrammi già pubblicati dal Querci, PG 92, 173ISgg., e altri poemetti minori, da noi citati in seguito con l'abbreviazione: Suppl. seguita da un numero romano; altri frammenti in Slud., 181 sgg., tratti dalle gnomologie bizantine). I N. H. BAYNES, Some Noles on Ihe Hislonçol Poems oj George oj Pisidio, in Classiço! Quorler/y, VI (1912) 82--90; ID., The ftrsl Compoign oj Hero"ius ogoinsl Persia, in English Hislonçol RellÌe1IJ, XIX (1904) 694-702 e XXVII (1912) 287sgg., oltre che in Byzonlinisçhe Zeilsçbrijl XXVI (1926) 55sgg. e in Cambridge Mediti/ai Hislory, II, Cambridge 1913, 292Sgg. 8 I. HILBERG, Texllcrilisçhe Beitrage zu Georgios Pisides, in Wiener Studien, IX (1887) 2°7-222; ID., Ober die AççenllllZlion der VersQUsgange in denjombisçhen Trimetern des Georgios Pisides, in Fest sçbrijl johonnes Vohlen, Bedin 1900, 149-172, e in Byzonlinisçhe Zeit.rçbrijt, IX (1902) 162-164 (recens. agli Stud. di L. Sternbach). ~ P. MAAs, Der byzonlinisçhe Zlllo(fsilber, in Byzonlinisçhe Zeilsçbrijl, XII (1903) 278-323. I E. KURTZ, Zu Georgios Pisides, in Byzonlinisçh-Neugrieçhisçhe johrblkher, m (1922) 12-14· • TH. NISSEN, Hislonsçhes Epos und Ponegyrileus in der Spiitonlilee, in Hermes, LXXV (1940) 298-325. 7 Cfr. SP. KYRIAZOPULOS, 'O rewpy10S n10'1ST)5 Kal 01 TpayIKOI, in 'ElTETTlpl5 'ETalp. Bv~. l:lTovS., XXIV (1955) 327-336. Cfr. però p. 39sgg. I. Giorgio di Pisidia t la sua optra nella rinascila lelltraria del seç. VII 12 purtroppo le notizie sulla vita e le opere1• La sua attività poetica è da colle gare, in ogni caso, con la breve rinascenza letteraria del tempo di Eraclio (610-641), che ebbe tra i suoi maggiori rappresentanti uno storico come Teofilatto Simocatta, un teologo come S. Massimo Confessore, poeti come Giorgio Pisida e Sofronio di Gerusalemme e uomini di cultura e di azione come i patriarchi Sergio e Pirro. Non c'è alcun dubbio che dopo il periodo giustinianeo una delle epoche più interessanti sotto più punti di vista, com preso quello letterario, sia stata appunto quella di Eraclio, restauratore, dopo 1'oscuro e inglorioso periodo del tiranno Foca, della cultura e salutato da Teofilatto come ~cxs Tfjç àrrCXIIT0)(66ev OIKOWÉVT)ç apXlepEÙç Kal TIp6e5poç (Rist., p. :n, 6-7 De Boor)2 e da Giorgio Pisida, a più riprese, con le lodi e i titoli più elevati. Originario di Antiochia di Pisidia, se dobbiamo credere a Michele Psello3, regione montagnosa a sud dell' Asia Minore, tra la Pamfilia, la Licia, la Frigia, l'Isautia e la Cilicia, che più tardi prese il nome di «tema degli Anatolici) dalle truppe ivi stanziate, fu certo diacono e, probabilmente, prima «skevo phylax), cioè custode, sagrestano, e poi «referendariQ), cioè nunzio patriar- l Naturalmente di Pisida e dei suoi poemi si sono occupati anche altri studiosi: cfr. L. ALLACCI, Dt Georgiis el eorum JGriplis diatriba, Parisiis 1651, 308-312; PH. LABBEUS, De byzanlinae hislorial smploribus, Venetiis 1729, 23; J. A. FABRICIUS -G. C. HARLES, Bibliotheça Graeça, Hamburgi 1790--18°9,1814, vn 450, 472,533, VITI 79, 612, 635, 636, X 193,:xn 5 sgg. (riprod. dell'Allacci); R. NICOLAI, Grieçhisçhe LittraturgeJGhiçhll, Petersburg 1876, ID 341-345; E. Bouvy, Étude sur les origines du rythme toniqut dan.r l'h ymmgraphù de l'Église greçqut, Nimes 1886, 164-169; K. KRUM BACHER, Ge.rçhjçhte der byzantinisçhen Liltralur, Miinchenl 1897, 709sgg.; S. LAMBROS, nepl Ti'is ~aalCA)"IKfiS 1TOI,;aeCA)S TOO" 'EÀÀ,;"CA)", in Néos 'EÀÀT)"ol.lv,;I.ICA)", XIV (1922) 104; N. JORGA. Médaillons d'histoire littéraire byzantine, in Byzanlion, n (1925) 250--252; G. SOYTER, Byzanlinisçht Dichtung, Heidelberg 1930 (= Kommmlitrte Grieçh. und Lat. Texte, 6), 6 e 54; O. BARDEN HEWER, Gesçhiçhte der altkirçhliGhm Littratur, V, Freiburg 1932, 168-173; S. G. MERCATI, art. Giorgio Pùida, in Encid. !tal., xvn (19B) 179-180; N. JORGA, Histoirt de la vie byzanline, Bucarest 1934, I 182,296,297 e II 156; E. STEPHANOU, art. Pisides Georges, in Djçt. Théol. Cath., :xn (paris 1934), 2130--2134; G. MORAVCSIK, Byzanlimlurciça, I, Die byzanlinisçhm Quel/m der Guchiçhlt dtr Tllrl:tJiJll:tr, BerlinB 1958, 288-289; F. DOELGER, Die byzanlinisçht Djçhlung in der Reinspraçhe, Berlin 1948, 19-20, 39-40; R. CANTARELLA, Poeli bizanlini, Milano 1948, II,132 sgg. Su Pisida come fonte storica, oltre ai trattati di storia generale bizantina del Bury, Kulakovskij Diehl, Vasiliev, Bréhier, etc., cfr. in particolare: E. GERLAND, Dù ptrsisçhen FeldzlJge des Kaistrs Htral:leios, in Byzanlinisçhe Zeitsçhrift, ID (1894) BO--373; A. PERNICE, L'imptratore Eradio, Firenze 19°5, X-XV, III sgg. e 221 sgg.; G. OSTROGORSKY, Genhjçhte des Byzanlinisçhen Slaates, MiinchenB 1952, 72 e 75sgg., trad. fr., Paris 1956, II 7, 121 sgg.; J. A. MANANDJAN, Mar'Jruli Ptrsidrkiçh poçhodov imptralora Iral:lija, in Vizantijsl:ij Vremennil:, In (1950) 133sgg., oltre al già citato Baynes (cfr. n. 2, p. II); F. BARISté, M. RAIKOVlé, etc., Vizanlisl:i iZvori za istoriju naroda jugoslavije, I, Beograd 1955 (= Posehna izdanja Srpsl:a Al:ad. Naul:a, 241), 151-8. Una bibliografia abbastanza completa, ma con qualche errore, in M. E. COLONNA, Gli storici bizantini dal IV al XV seçolo, I, Storici profani, Napoli (1956) 53-54. I Sull'espressione di Teofilatto, che non si riferisce al patriarca Sergio, ma ad Eraclio, cf. L. BRÉHIER, La dvilisation byzantine, Paris 1950, 462. 8 A. CoLONNA, Michaelis Pselli de Euripide et Georgio Pisida iudidum, in Atti dell' VIII Con gressolntemazionale di Studi Bizantini, Roma 1953 (= Studi Bizantini, Neoel/enid, Vll), 20, lin. 24-2S m m Noli:;;/, sulla vila Giorgio Pisima lJ cale presso l'imperatore, della Chiesa di S. Sofia di Costantinopoli, come risulta da un esame comparativo delle titolature che precedono il nome del poeta nei manoscritti e come tramandano alcuni autori bizantinil• Sappiamo per certo che ebbe come patrono il patriarca Sergio, suo maestro di spiri tualità e amico2; che partecipò personalmente alla prima spedizione di Era- 1 Su i titoli e le dignità effettivamente ricoperte da Giorgio regna molta incertezza tra gli studiosi che si sono occupati del nostro poeta, e la questione merita di essere discussa a fondo. Già il Querci (PG 9Z, II6zsgg.) si era opposto giustamente al Fabricius (op.ril .• VII 691) che aveva sommato in Pisida le dignità di «chartophylax» e di <<referendaIio», perché, secondo l'editore. «chartophylacis et referendaIii duo essent munera in ecclesia Cpolitana distincta, quae non unus obiret, sed quae viritim in duo capita distribuerentur» (PG 9Z, II6S); altrettanto giustamente si era opposto all'Allacci, che aveva attribuito a Pisida la dignità di «chartophylax», perché nelle titolature dei manoscritti appale quella di «skeuophylax». li Krumbacher (op.ril., 709) manteneva ancora la dignità di «chartophylax», ma più recentemente lo Stephanou (op.ril., ZI30) ritornava all'opinione del Querci, che Pisida fosse stato unicamente «diacono e skeuophylax» di S. Sofia. Ora, si può essere d'accordo che il titolo di «chartophylax» attribuito a Pisida dal Lex. Sud. (1, S1 7. 19 AdIer) e nel cod. Taurin. 3°4, è dovuto con tutta probabilità ad una confusione con Giorgio di Nicomedia, contemporaneo di Fozio, che effettivamente ricopri tale dignità, come è già stato osservato dal Querci; inoltre si deve osservaxe che non potè esser «chartophylax», perché questa dignità non è fra quelle elencate nella Novella di Eraclio del I maggio 6!Z (ZACHARlAE V. LrNGENTHAL, fus Graeco-Romanum, ID, Lipsiae 1857, 33 sgg.), mentre in essa compaiono gli «skeuophylakes» diaconi in numero di sei, ed i <<referendaru» in numero di dodici. È vero, come già osservava il Querci, che la stessa persona non poteva essere contemporaneamente «skeuophy lax» e <<referendaIio», ma è pur vero che un buon numero di manoscritti, alcuni dei quali molto antichi, attribuiscono a Pisida soltanto la dignità di <<referendario» e non l'una e l'altra ad un tempo (Vat. !ZI, Roman. Vallico E 22, Ollon. BodI. Clark. 1863, Vat. 166, Athous Lavr. S. Athan. E 169, Taurin. 360, Vindob. theoI. Z4Z, Vat. 867, etc.) allo stesso modo di Nic. Callo Xanth., Hisl. 18,48 (PG 147, 4z8c), mentre altri, non meno importanti, gli attribuiscono quella di «skeuophylax» (Vat. IIz6, Paris. suppI. gr. 139, Oxon. BodI. Thom. Roe 18, etc.); tre soli portano il semplice titolo di «diacono» (Monac. ZOI, Med. Laur. V IO, Paxis. 854), uno quello di «orphanotrophos» (BeroI. 348), un altro quello, contemporaneamente, di <<referendaxio, orphanotrophos e gerokomos» (Paxis. 130z) ed uno, infine, quello di «grammatikos» (Monac. 189). La soluzione più semplice è quella di ammettere che Pisida, avendo acquistato dei meriti particolaxi, sia stato promosso da una dignità inferiore a una dignità superiore. Dalla Novella di Eraclio è facile inferire che la caxica di «referendario» è superiore a quella di «skeuophylax», e d'altra parte è ben possibile che colui che ricoprisse la dignità di «referendario» potesse esercitaxe anche le funzioni di «orphanotrophos» (effettivamente al tempo di Eraclio esisteva già un 6pq>alloTpoq>eioll, cfr. ebron. Pa.rcb., 722, 19; e forse più d'uno, cfr. R. JANrN, Géogr. ecci. Emp. by:;;.., I 3, 579sgg.) e di «gerokomos». Di con seguenza noi pensiamo che Pisida sia stato prima uno dei sei «skeuophylakes» diaconi, e poi uno dei dodici «referendarii» contemplati dalla Novella di Eraclio, con particolaxi mansioni direttive su gli istituti CaIitatevoli di Costantinopoli. L'estrema familiarità che univa Pisida all'imperatore deve aver indotto il patriaxca Sergio a questa promozione. Si noti infine che la dignità di <<refe rendario» compare solo nei manoscritti che contengono l' Hex., l'opera della maturità del poeta, mentre quella di «skeuophylax» in quelli, più recenti, che contengono il complesso della produ zione letteraria del poeta. Purtroppo il manoscritto più antico, il Paxis. suppI. gr. 690, presenta una lacuna di un foglio, che conteneva i t!toli e i VV. 1-14Z dell' Hex., proprio nel punto per noi più interessante. I Cfr. Hex. 3zsgg., 50sgg.; Beli. Avar. 10Sgg., 13osgg., zz6sgg. I. Giorgio mP isima , la sua opera nel/a rinasrila letterarla MI SIr. VII clio contro la Persia (a.6zz-623)1, e possiamo aggiungere che dovette far parte dell' «entourage» di corte, forse proprio per la sua qualità di «referen dario», perché fu amico e stretto confidente dell'imperatore, il quale, come egli afferma, più di una volta gli narrò ~il cammino della (sua) vita»2. Per certo il poeta aveva un alto concetto di se stesso, se, concludendo poco dopo il 630, probabilmente nella piena maturità, l'HexaemeronB, disse: reoopYlos IlÈv Toov5e TOOV ovyypollllelTWV T1YOW 16:Il~wv e\ÌKp6Tws ~CTKEIlIlÉVWV, Ò TT 10"0"{51lS TIÉcpVKe ovyypocpeVS IlÉyos' TOOV KTIO"llelTWV yèxp TIpoO"Àol3wv t)(ecpp6vws Tij KOO"Il{ç: Te 1<01 TeTayllÉvt;) cpvO"el, om.ùs Te TOVTWV 60V\laTovpy{ç: ~évt;) lÌ O"VIlTIÀOKf}TIÉCPllVev év 5101pÉO"el, TOVTOIS ~0"61TTPCfl Tiis IÌTrÈp vOVv oVO"{oS, wS TTcxOÀos ellTEv, ~v5eoos 1<EXPllllÉVos TÒV 51l1llovPYòv evo-el3oos ~56~aO"E, Kol Te:;, eee:;,TIpoafj~ev ~~ <ÌKllPelTOV TOV KOO"IlIKOV Àellloovos evav6ÈS O"TÉcpOS ••• «Giorgio Piside fu il grande compositore di questi scritti, cioè di (questi) giambi armoniosa mente ricercati. Egli invero, delle cose create avendo saggiamente discorso secondo la (loro) conveniente e ben ordinata natura, (spiegando) come per un miracolo straordinario sia derivata la coesione (del cosmo) dopo la separazione, servendosi di esse, pur inadeguatamente, a specchio della Essenza superintelligibile, come disse Paolo, volle piamente glorificare il Creatore e volle a Dio offrire una corona di bei fiori (traendoli) dall'intatto giardino del cosmo ...» Questo è tutto quanto sappiamo del poeta. Si può aggiungere soltanto che era ancora vivente fra il 631 e il 634'. Del resto non sembra che ne sapesse molto di più il compilatore del Lessico Suda, quando nel sec. X-XI scrisse l'articolo a lui dedicat05• Certo leggeva l'opera del poeta in una edizione più ampia e più completa di quella che ci è pervenuta. In realtà a noi è giunta soltanto una antologia, benché ampia, dell'intera opera, che, in parte, sembra si sia irrimediabilmente perduta. E l'antologia che noi posse diamo, ricostruibile in sostanza solo attraverso pochi codici6, se si fa 1 L. STERNlIACH, SlmI., 163sgg. Cfr. Exp. Perso II IUSgg., m I3Isgg. I dubbi avanzati da E. Bouvy, op.ril., 165 n. 1 sono inconsistenti. I aro Exp. Perso III 343sgg.; cfr. anche 137 sgg. e m 374sgg. 8 Tale io credo che sia, come si può dedurre dal contenuto, il Suppl. CVII pubblicato dallo Stembach (in Wiener Sludien, XIV, 189z, 66-67), anche se nell'unico manoscritto che ce lo trasmette (Paris. suppl. gr. 690, f.45'") questo carme figura separato dalla fine dell' Hex. da un titolo, certo fittizio, els t<XVT6\1. Per il concetto che Pisida aveva dei suoi carmi, cfr. anche Bel/. A~ar.48, 170; r.Sw. 500sgg.j M ~an. ~iI. 6. , aro n. 3, p. 16. 6 Lex. Smi. 1,517, 19-U Adler. • Che i codici ci tramandino una antologia è cosa per sè evidente quando si esamini il contenuto dei mss. Paris. suppl. gr. 690, Vat. gr. IIz6 e Paris. suppl. gr. 139. Si veda anche ove si parla della tradizione dei testi. LA opm di Giorgio di, Pisidia IJ eccezione dell' Hexaemeron, testimoniato indipendentemente in più mano scritti, può essere datata, al più presto, della metà o dell'inizio del sec. XI, forse ai tempi di Basilio II, il quale dovette avere un certo interesse, più politico che letterario, a rivalutare l'opera panegiristica di Giorgio, perché le sue imprese nell'Oriente non furono certo da meno di quelle di Eraclio, ed è lecito supporre che anch'egli avesse desiderato per sé un panegirista non inferiore a Giorgio Pisida. Ho detto che l'opera del poeta sembra che in parte sia irrimediabilmente perduta: è quanto risulta da un'indagine accurata che abbiamo compiuto, dopo lo Stembach1, sulla complessiva tradizione manoscritta di questo poeta, nell'intento di procedere all'edizione critica delle sue opere. L'attività di Giorgio Pisida può essere distinta in due periodi: I) dal 610/611, o come diremo più innanzi, dal 619162.0 fino al 630 circa, durante il quale si dedicò alla poesia epico-encomiastica; 2.) dal 630, o poco dopo, fino ad una data imprecisabile, durante il quale si dedicò alle poesia teologico-' morale. In effetti dopo il ritorno vittorioso di Eraclio dall'impresa contro Cosroe, vi fu un periodo di relativa tranquillità, turbata solo da controversie dogmatico-religiose, almeno fino al 636, quando iniziò la spinta degli Arabi ai confini orientali: in seguito alla sconfitta presso lo Yarmouk (2.0 agosto 636) i Bizantini dovettero evacuare la Siria e nel 638 il califfo Ornar entrava vittorioso a Gerusalemme; nell'anno successivo cadevano nelle loro mani tutta la Palestina e poi l'Egitto. Fu probabilmente la disputa monoenergista prima e monotelita poi a spingere il poeta verso la poesia teologico-morale; né d'altra parte le battaglie combattute contro gli Arabi, non da E1:aclio, ormai molto ammalato, ma dai suoi generali, con esiti disastrosi, potevano offrire materia di canto. E forse a quell'epoca il poeta era già morto. Ecco l'elenco in ordine cronologic02 delle opere superstiti del poeta: I) 1TpÒS 'HpéxKÀel0V· TÒV ~a01ÀÉa hTaveÀ66VTa CÌ1Tò 'AcpplKfjS Kal ~aalÀEVaaVTa Kal KaTà <!>c.ùKa ~aalÀÉc.ùs (a. 6 I 0-6 II, oppure, come diremo, 6 I 9-6 2.0) ; 2) els 'HpéxKÀel0V TÒV ~aalÀÉa Kal els TOÙS TTepalKOÙS 1TOÀÉ~OVS Kal ém éçt'jPXETO CÌ1Tò TfjS TT6ÀEc.ùS, [opp. els TT!V KaTà TTepaoov ÉKO"TpaTetav 'HpaKÀe{ov TOV j3aal ÀÉc.ùs] (a. 62.2.-62.3); 3) els 86vov 1TaTp{Kl0V Kal T01TO'TT)PllTT!V TOV ~aalÀÉc.ùs (a. 62.6); l Che lo Stembach abbia fatto una ricerca sistematica dei mss. delle opere di Pisida, appare chiaramente dai suoi studi; ma non si preoccupò mai di dare un denco dei rnss., accontentandosi di richiamarsi ad alcuni di essi quando gli si presentava l'occasione. Un denco precedente, molto incompleto, diede il Querci (PG 92, I 181 sgg.). Un denco più completo ho dato recentemente io stesso; cfr. A. PERTUSI, Dii poemi perti,lti di Giorgio di Pisidia, in Ael'llm, XXX (19S6) 4oosgg. I Seguo, all'incirca, le datazioni proposte dallo Stembach in vari luoghi dei suoi studi e riassunte in SluJ., 29S-296. Dissento solo per la datazione dd poemetto n. I. Per altre precisazioni vedi le introduzioni storiche ai singoli poemi. Per i poemi morali e teologici pref~risco pensare che siano stati composti dopo.i1630, e non dopo il 629.

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