ebook img

Gesta dei re e degli eroi danesi PDF

374 Pages·1993·18.051 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Gesta dei re e degli eroi danesi

Sassone Grammatico GESTA DEI RE E DEGLI EROI DANESI A cura ài Ludovica Koch e Maria Adele Cipolla 1993 Giulio Einaudi editore s. p. a., Torino Giulio Einaudi editore ISBN 88-06-13261-X INTRODUZIONE di Ludovica Koch Fin dalle prime pagine, il Sassone « Grammatico » - il Latinista Sassone - progetta un attacco alla storia tutt’altro che latino. Non deve nulla né a Livio né a Tacito, infatti, la strategia obliqua che sceglie di parlare dei tempi parlando invece dell’acqua. Neppure a Beda, che come Sassone si propone di raccontare le peripezie di una patria insulare battuta dal vento e dal mare, scavata da fiordi e solcata da rapide, viene l’idea di lasciare irrompere in ogni capito­ lo grandi masse acquatiche: a rappresentare il corso selvaggio e pe­ ricoloso delle vicende ricordate - e più delle taciute - che spetta al­ lo storico disciplinare e raffrenare. L’invenzione è dunque nuova, e la sua forza metaforica è im­ pressionante. Benché costituisca una tappa d’obbligo per tutte le storie medievali, il colpo d’occhio, nel Prologo, sulla carta geogra­ fica - una carta, dobbiamo immaginare, non troppo dissimile da quella anglosassone che, intorno al Mille, mostra una cosmografia ancora largamente mitologica e leggendaria: con le terre d’Oriente girate verso settentrione e una cintura oceanica a circondare le tre grandi masse del mondo conosciuto - si rivela subito uno dei verti­ ci emotivi del libro. A dominare la percezione del Settentrione sta, infatti, il mobile, immane e lunatico Oceano: «che, con bracci di mare curvi e tortuosi, in certi tratti crea dei fiordi, in altri si estende in ampiezza formando un golfo più ampio, e dà quindi origine a un gran numero di isole». Le terre abitate e in primo luogo la Danimarca - il centro delle Gesta - appaiono una sorta di relitti del mare che le circonda, « scolpiti dalle onde», frammentati e divisi a capriccio dai tortuosi tratti di mare. Il violento riflusso delle correnti apporta, qua e là, ricchi branchi di pesce, o indifferentemente devasta terre coltivate a gran fatica. Ma è soprattutto nella lunare e remota Islanda che si celebrano i supremi giochi dell’acqua. Là scaturiscono sorgenti pietrificanti e velenose, e misteriosi, improvvisi getti spumeggianti che l’istante dopo si nascondono nelle profondità della terra. Ma vili LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE IX soprattutto trionfa il ghiaccio, che dà all’isola il nome. A perdita riare una storia dinastica capace di scorrere nello stesso letto per d’occhio verso il Nord si stende infatti una gelida distesa oceanica: duemila anni (l’età di Roma) senza disseccarsi, e senza giungere che si chiama Ginnungagap come l’Abisso stesso che precedette la ancora alla foce. (E tuttavia, nessuno come gli storici di origine creazione del mondo, e dunque è immaginata come minacciosa germanica, orientati da secoli a una rappresentazione pessimistica immanenza del Caos originario. Di li giunge galleggiando, «in pe­ della storia, sente fortemente il tema - agostiniano - della decrepi- riodi rigorosamente prestabiliti», un’enorme massa scintillante a tudine del mondo: che vive, dolorosamente, fino in fondo la sua infrangersi contro la costa rocciosa e frastagliata: e subito « si odo­ sesta e ultima età. «Il mondo ha fretta, - ammonisce il predicatore no risuonare sulla scogliera come delle voci fragorose provenien­ anglosassone Wulfstan, - e corre alla sua fine». «Il mondo, - ri­ ti dalle profondità marine, e il frastuono di moltissime strane corda Ottone di Frisinga, - sta per tirare l’ultimo respiro»). grida». Di nuovo come un geyser, la sorgente di quella storia sprofonda Dalle rumorose acque d’Islanda, solide o fumanti, viene ap­ nei baratri di roccia e di tenebra dove si aggiravano minacciosi gli punto la materia di Sassone, la memoria del passato. In mezzo alle stessi giganti senza volto che hanno disseminato l’Europa - non c’è sorgenti arroventate, accanto ai ghiacci che gridano vive infatti dubbio - di immani monumenti megalitici. « Che un tempo il suo­ una popolazione che « compensa la scarsità di risorse materiali con lo della Danimarca venisse coltivato da una razza di giganti lo testi­ l’attività intellettuale » e delle menti ha fatto « forzieri ricolmi di un moniano gli immensi macigni in prossimità dei sepolcri e dei tu­ patrimonio di notizie storiche». Notizie assenti dalle fonti scritte muli dei nostri antenati. Se qualcuno dubita che la cosa sia opera d’Europa - che si limitano a citare, in margine, un paio di nomi di di una forza sovrumana, guardi all’altezza di certi tumuli sepolcrali re danesi -, e capaci di popolare i vuoti deUa «barbara» preistoria e dica, se lo sa, chi potrebbe aver trasportato suUe loro cime rocce con una tradizione dinastica ricca e colorata. cosi grandi». La storia di Skjöldr, per esempio, il primo sovrano legislatore, La fine dell’età dei giganti coincide con l’inizio, bizzarro e re­ sbarcato fortunosamente bambino (con un fascio di spighe in ma­ motissimo, della storia umana; e tuttavia, finita veramente quell’e­ no, racconta il Beoivulf) da un paese misterioso e fatto re dai Dane­ tà non è mai, come mai ha veramente lasciato la terra il Caos origi­ si. O la mirabile vicenda di astuzia e di melanconia che conduce il nario. Non riesce a passare: si è solo spostata - all’irruzione del principe iuto Amleto a vendicarsi dello zio fratricida. O ancora, il Cristianesimo, del latino e delle historiae - come il Caos dal tempo ricordo della tragica coppia d’amanti Hagbardr e Signe: figli di allo spazio. Vivono ancora, i giganti sopravvissuti al Diluvio, ma due re nemici fra loro e riuniti - come Giulietta e Romeo - solo molto più a nord, nel « deserto roccioso e inaccessibile » della Nor­ dalla morte violenta. L’avventurosa carriera vichinga di Hrólfr vegia settentrionale che prende, ancora oggi, il nome da loro (Jo- kraki, « la Pertica », nato - come Sigurdr - da un incesto e da quel­ tunheimen). E il paesaggio segnato un tempo dalla loro mostruosa l’incesto predestinato a una vita d’eccezione; famoso per aver se­ presenza minerale ha poi ricevuto altre impronte, biologiche e cul­ minato d’oro le campagne svedesi e per la memorabile difesa den­ turali. Trasformazioni e riordinamenti che testimoniano, invece, le tro a un castello in fiamme, a gara di valore con i suoi campioni. Lo cose e i fatti degli uomini. scontro, veramente epico, fra un re svedese e un re danese a Brà- Qui una cerchia di macigni imponenti documenta l’antico rito vellir, con il tumultuoso concorso di flotte e di celebri guerrieri da di eleggere il re augurando al suo governo la stabilità stessa della tutta la Scandinavia. E la leggenda dell’ultimo grande principe vi­ roccia; li una serie di alti tumuli resta a testimoniare la strage di chingo, Ragnarr «brachepelose», che uccise ragazzo due serpi Omi. Due colline fatte di ciottoli, ognuno gettato da un diverso sterminatrici e in una fossa di serpi fu mandato a morire, ripetendo soldato, provano la sterminata estensione dei due eserciti, danese e l’archetipo eroico di Gunnarr e « saziando i serpenti con lo stesso norvegese, che li sono venuti a scontrarsi. Nello Sjælland, una pa­ cuore che aveva mostrato impavido davanti a ogni pericolo». rete di roccia reca ancora l’incavo del corpo di Starcathero, che vi si sarebbe appoggiato dopo uno scontro ancora più cruento del Di queste storie islandesi non scritte, desultorie e apparente­ solito: sventrato e quasi morente, ma ancora tanto padrone di sé mente casuali come i geyser, irregolarmente fluenti in versi e in da rifiutare il soccorso di chiunque non fosse socialmente e moral­ prosa per tutto l’antico Settentrione, Sassone si propone di mate- mente degno di aiutarlo. Nello Jutland, qualsiasi contadino può X LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XI raccontarvi di aver sbattuto con l’aratro contro una trave del vil­ somiglia, abbiamo ragione di sospettare, all’astuta strategia d’asse­ laggio ormai sepolto che aveva preso nome da Hagbartho, l’infeli­ dio escogitata da uno dei primi protagonisti di Sassone, Frothone I: ce amante. Dovunque vi imbattiate in un terreno « devastato, inca­ Per evitare di essere ostacolato dal fiume, che stava fra lui e la città, e dover pace a gettare erba nuova da zolle riarse», dovrete capire che è la rimandare l’occupazione, suddivise il volume totale del flusso d’acqua in nu­ prova di un lontano, mostruoso spargimento di sangue, E se nota­ merosi canali artificiali. Trasformò quello che prima era un corso d’acqua di te, come non può sfuggirvi, che metà della Danimarca appare stra­ profondità sconosciuta in una serie di guadi facilmente transitabili; e non si fermò se non dopo aver diviso le correnti troppo rapide e impetuose in più namente rimboschita e rinselvatichita, ricordatevi della spavento­ corsi differenti, facendo scorrere i flutti più lentamente, e assottigliandoli a sa carestia sotto un re adultero che portava il nome di Neve (Snio- poco a poco a forza di incanalarli in percorsi sottili e tortuosi. ne) e che ha costretto il suo popolo (non lo attesta anche Paolo L’articolazione «artificiale» di un’informe e irruenta materia Diacono?) a emigrare giù verso l’Italia, per prendervi il nuovo tito­ non è dunque soltanto uno sforzo di ordinamento, ma di padro- lo di Longobardi. « Quelli che una volta erano iugeri fertili di mes­ neggiamento e di comprensione: sia pure quanto si voglia « sottile si, adesso li vediamo pieni di tronchi d’alberi; là dove una volta gli e tortuosa». A tal punto sottile e tortuosa, in realtà, da sottrarsi agricoltori aravano la terra in profondità e frantumavano le larghe quasi completamente a occhi moderni: tentati invece a vedere in zolle, adesso ci sono foreste lussureggianti a coprire le campagne, lavori lungamente progettati e accuratamente rivisti (come quello che ancora conservano le vestigia delle antiche coltivazioni». di Sassone, ma anche come quelli degli altri grandi storici dell’Alto Allo stesso tempo dall’acqua del Diluvio, dunque, e dai geyser Medioevo: Beda, Gregorio, Paolo, Goffredo, Dudone, Ottone) e dai ghiacci d’Islanda « sgorgano in successione magnifica e or­ soprattutto una caotica accumulazione di aneddoti occasional­ dinata le genealogie dei nostri re, come acqua da un’unica fonte». mente brillanti, un indistricabile garbuglio di miracoli e orrori. Presa alla lettera, secondo un procedimento inventivo assai effi­ Scoraggia e confonde, per esempio, - o eccita? - in queste antiche cace che, come vedremo, Sassone applica sistematicamente, la storie, la combinazione apparentemente casuale di prosa e poesia; vecchia metafora tecnica di «fonte» torna improvvisamente alla la mancanza di un’architettura evidente e di un’unità organica di vita, e genera, per la memoria e il passato, ogni tipo di immagini ac­ tipo classico (articolata cioè «come un corpo» in inizio, mezzo e quatiche. Le tre sorgenti della storia che confluiscono in una sola fine); l’aspetto episodico, miscellaneo, compilatorio; il silenzio su scaturigine mentale sono, secondo il Prologo, la tradizione orale intere classi sociali e avvenimenti notoriamente importanti; la stra­ islandese e danese (a volte discutibile, dice Sassone altrove, ma co­ na mescolanza di critica e credulità; la tendenza enciclopedica, in munque venerabile perché antica e locale); i racconti del vescovo sé profondamente antistorica. Absalon, santi per la sua autorità esegetica e perché fondati su una testimonianza oculare; e un terzo genere citato a malincuore o Evidentemente, non all’armonia e alla congruenza classica mi­ esplicitamente ignorato: le storie scritte, definite partigiane e non ra il senso dell’ordine che sorregge e motiva, appunto, Beda, Gre­ credibili'. gorio, Paolo, Goffredo, Dudone, Ottone - e Sassone, All’interpre­ tazione del passato, infatti, la storiografia dell’Alto Medioevo ri­ Come un’ambiziosa impresa di ingegneria idraulica che disci­ nuncia volentieri, cedendola alla filosofia e alla teologia. Ma riven­ plini il corso di quelle fonti Sassone presenta, dunque, innanzitut­ dica il compito di « capirlo », quel passato, in senso materiale e, ap­ to il suo lavoro di storico (che gli è stato, come dice nel Prologo, punto, idraulico. Di raccogliere, cioè, e disciplinare tutte le testi­ «buttato sulle spalle» dall’arcivescovo). Ma la sua è un’idraulica monianze, anche le più inverosimili. Di assestarle, quando si di guerra, non di pace. Il metodo per incanalare le tumultuose, ete­ contraddicono, in versioni parallele o per episodi indipendenti rogenee correnti secondo « una successione magnifica e ordinata» della stessa vicenda. Di « governare la tradizione » ' secondo un di­ segno «lento e tortuoso»: non antropomorfico, e non trasparente ' Gli unici tre storici che Sassone nomini di passaggio - ma non come fonti - sono Beda, alla sola ragione. Dudone (criticamente) e Paolo Diacono. Nessuna menzione di altre importanti storie da lui certamente usate, come quelle di Goffredo di Monmouth, di Adamo di Brema e di Ottone di Frisinga: per non parlare del suo immediato predecessore in Danimarca, Svend Aggesen. Ma ^ «At ràda skàldskapinn», come dice l’altro grande storiografo nordico del primo xiii il silenzio sui precursori fa parte delle convenzioni del genere. secolo, Snorri Sturluson (Skáldskaparmál, 66). XII LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XIII La tecnica per «governare» le fonti è letteraria, dice Snorri, è ca vincendo brillantemente il cimento poetico «sulla spiaggia»', grammaticale, dice Ottone di Frisinga, e a suo modo semplice: conquista il potere anche sull’acqua: tanto che le terribili onde ma­ consiste di un doppio movimento di fuga e di scelta, lasciare e rine - la minaccia più infida per una società di navigatori - si met­ prendere, selezionare e combinare: «eligere ea quae conveniunt tono, risolutamente e definitivamente, dalla sua parte. «Cosi Eri- proposito, et fugere ea quae impediunt propositum » La strategia co, servendosi con più successo dei flutti che della spada, pur es­ idraulica della narrazione che, appunto, a forza di «fuggire», di sendo lontano sembrava combattere la sua battaglia grazie all’ope­ «scegliere» e di collegare «incanala e assottiglia» l’esperienza ri­ ra efficace delle acque e al sostegno che gli dava il mare». cordata va intesa, ricordiamolo, come una tecnica di espugnazio­ Il motivo delle navi bucate (come qui fa Erico) di nascosto, in­ ne. Nella città assediata, non più difesa dal bastione naturale dal vase e affondate dall’acqua del mare torna, nelle Gesta, cosi di fre­ fiume - o nell’imprendibile rocca dei briganti, circondata da un quente che qualcuno vi ha visto la prova di un metodo di lavoro torrente impetuoso, dove riesce ad avventurarsi un lontano di­ «meccanico e ingenuo»®. La ripetizione è invece una delle princi­ scendente di Frothone, Fridlevo - si barricano, probabilmente, le pali, e più sistematiche, tecniche di collegamento e di interpreta­ idee complesse e inesprimibili che solo la poesia è capace di for­ zione di cui Sassone si serva. Tutto fa pensare, infatti, che il suo mulare per iutegumenta. Sassone, il Grammatico, è naturalmente a punto di partenza sia un fascio disordinato (una «selva») di rac­ casa sua nell’epoca che affida alla letteratura (come vuole, per conti e di aneddoti isolati, e che Sassone li lavori rileggendoli e li­ esempio, Ugo di San Vittore) ' la guida al pellegrinaggio dell’intel­ mandoli incessantemente: perché arrivino a riflettersi e a illumi­ letto nella « selva » caotica delle parvenze, verso la « verità naturale narsi a vicenda, e cosi suscitino, procedendo e retrocedendo nella velata»: ossia alla lettura metaforica del mondo ricordato come di narrazione, chiare immagini intellettuali’. Basta un confronto an­ quello visibile. Non lo dice abbastanza chiaramente Chrétien de che superficiale con il modo - metonimico - in cui lavora, una ge­ Troyes, nel prologo deìl'Erec, che il lavoro del poeta sta nella hele nerazione dopo, l’islandese Snorri per capire meglio, per differen­ conjointure'-. nell’ordine, e dunque nel senso, imposto alla materia za, il metodo «figurale» e metaforico di Sassone. informe della memoria? Solo la « congiuntura » ha potere conosci­ Snorri parte infatti da materiali (leggendari e storici) e da pre­ tivo e sapienziale. supposti (politici e culturali) assai simili; e come Sassone sceglie di metterli in rapporto soprattutto per antitesi e parallelismi (passato È un fatto che i passaggi d’acqua, e tanto più se l’acqua è sel­ e presente, re e fattori, un re guerriero che succede a un re coloniz­ vaggia e impetuosa, assumono nelle Gesta dei re e degli eroi danesi zatore, e cosi via) “. Ma l’economia e la logica del racconto sono as­ un significato iniziatico e poetico. Come nella tradizione eroica solutamente diversi. Snorri non ha nessun interesse per il collezio­ à^WEdda, si accompagnano a dure prove di sapienza verbale, nel­ nismo antiquario, o per le aggiunte suggestive o decorative: molto, l’antico genere della senna\ Richiedono, per essere superati, la invece, per la psicologia individuale e per i rapporti umani. Sele­ massima padronanza sugli artifici della lingua. Una volta che Erico ziona e collega i fatti con mano fermissima, e forte concentrazione l’Eloquente, per esempio, ha dimostrato la sua superiorità dialetti- intellettuale, secondo un unico punto di vista. Una rigorosa e raffi­ nata prospettiva causale - la logica delle saghe - gioca su pochi in­ ^ Ottone di Frisinga, Prologo al Chronicon. Va ricordato che, per tutto il Medioevo, la dizi e poco appariscenti, disseminati anche a molta distanza l’uno storia non ha dignità di scienza autonoma; ma resta allo stesso tempo letteratura {opus orato- rium maxime, come voleva Cicerone) e disciplina ausiliaria di altre scienze (filosofia e teolo­ dall’altro (la storia non ha fretta); e solo alla fine li stringe in una gia), alla cui interpretazione sottopone il suo materiale. W. Wetherbee, Platonism and Poetry in thè Twelfth Century, Princeton University Pu- blications, Princeton 1972. ’ È una delle situazioni topiche della senna (cfr., néX'Edda, lo Hdrbardzljód, e la Helgak- ’ Cfr. E. Vinaver, Form and Meaning in Medieval Romance, Modern Humanities Re­ vida Hundingshana T). search Association, Cambridge 1966, p. 13, e M. Liborio, «Qui petit semme petit cuelt». L’iti­ * P. Herrmann, Erlàuterungen zu den ersten neun Biichern der dànischen Geschichte des nerario poetico di Chrétien de Troyes, in G. C. MenicheUi e G. C. Roscioni, Studi e ricerche di Saxo Grammaticus, II, Leipzig 1922, passim. letteratura e linguistica francese. Istituto Universitario Orientale, Napoli 1980. ’ E. Christiansen, The place of fiction in Saxo’s later hooks, in SG, p. 37. ^ La Senna è un diverbio insultante fra due persone o due fazioni, con un preciso statuto “ Cfr. ad esempio Aa. Y. Gurevic, Saga and History. The ‘historical conception’ of Snorri retorico. Cfr. J. Pizarro, Studies on thè Function and Context of thè Senna in Early Germanie Sturluson, in «Medieval Scandinavia» 4, 1971, pp. 42-53, e G. W. Weber, Intellegere histo- Narrative, Diss. Harvard 1976 e C. Clover, The Germanie Context of thè Unferdh Episode, in riam. Typological perspectives of Nordic prehistory (in Snorri, Saxo, Widukind and others) in «Speculum» 55, 3 (1980), pp. 444-59. Tradition og historieskrivning, «Acta Jutlandica» LXIII, 2, pp. 95-141. XIV LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XV ferrea catena di ragioni e conseguenze. Al precipitare irrevocabile, ganti, il ritmo della risacca - che non lascia dormire Regnilda e e sempre tragico, dell’azione cosi sommessamente preparata. causa la fine del suo matrimonio, come già in epoca mitica aveva separato una coppia divina, il dio Njördr e la gigantessa Skadi Inserito - come nell episodio di Erico e in tanti altri casi paral­ (Di giorno e di notte, chi coglie una messe di pace più scarsa leli - nel grande tema simbolico dell’acqua, il motivo delle navi in­ di chi sia costretto a abitare il riflusso dei moti marini?) vase dal mare porta alla luce altri aspetti del lavoro letterario. Per - si rivelano infatti, fin dalle storie dei primissimi re di Danimarca esempio, la sorpresa e la pericolosa violenza delle sue trovate, il la­ (Humblo, Lothero), la cifra stessa della condizione regale. Ma to eversivo nella sua comprensione della storia. Liquida e brutale, simboleggiano anche, come appare evidente ben presto, l’unica nella cultura nordica antica, è la teoria stessa della poesia: « il mare legge conoscibile nella storia di tutti. «Incerta è la sorte dell’uomo del petto di Odino», come dice una perifrasi di EgiU Skalla- comune», dice un proverbio che Sassone cita, e un’altra massima: grimsson. La spregiudicata miscela di conoscenze collettive e se­ « il variare della fortuna si porta via ogni promessa di donna ». « La grete, durevoli ed effimere, il liquore torbido e intossicante che il mano non suole rallegrarsi a lungo del colpo», minaccia Frothone dio ruba e rivomita nel suo regno sembra immaginato più come a Erico. una reazione che come un’azione. L’invenzione poetica è cosi pen­ sata come un effetto sempre aggressivo (e quindi con connotati pe­ Non c’è principio che si riveli narrativamente più fertile, da un ricolosi, antisociali) del disgusto o del desiderio. capo all’altro delle Gesta dei re. Concepito, assai più che secondo il L’immagine del mare che irrompe e squarcia porta dunque alla modello europeo della ruota della fortuna, come un’opposizione, luce i rischi nascosti nella manipolazione letteraria del passato. comunque ineludibile, di fini e di principi, il rovesciamento (la pe­ Penso a queU’inesplicabile e rovinoso torrente, per esempio, che ripezia) regola il grande libro su tutti i suoi piani d’ordine: dall’ar­ dal tumulo dov’è sepolto Baldero si rovescia all’improvviso su chi ticolazione generale in due metà speculari “ alla costruzione anti- cerca di profanarlo. Ma l’altra immagine ricorrente del fiume («il nomica del periodo e della fraseA tenere insieme il racconto è flusso e riflusso» dell’Elba, per esempio, le secche e le piene) se­ quasi sempre la sorpresa di un finale discordante con l’inizio dei gnala piuttosto una delle manifestazioni più vistose ed enigmati­ fatti. Con apparente indifferenza, le sorti individuali si sbilanciano che nella storia degli uomini: il ritmo dei casi, l’alternanza di fortu­ d’improvviso verso il successo o verso la rovina. na e disastro, il principio tragico della peripezia. «Accade a volte che tristi eventi si risolvano in letizia, e che ab­ biano un esito favorevole azioni cominciate in modo disonorevo­ Che il simbolo del fiume stia anzitutto per la meccanica cieca e le». L’incesto di Helgone con la figlia genera, per esempio, un fi­ irresistibile - gravitazionale - del destino, le saghe lo sanno bene. glio straordinario, il leggendario Rolvone. Amleto, che prima della Nella Saga di Gisti, il cognato del protagonista, Vésteinn, viene av­ vendetta si è occultato in abiti spregevoli, ne ostenta poi sempre di vertito di un agguato armato che lo aspetta più in là nella valle; ma lussuosi. Haldano «trasforma una giovinezza disprezzabile in una non cambia strada per questo. «Di qui, dice, tutti i fiumi scendono maturità di grande splendore». nel fiordo, e li devo andare anch’io. Li è diretta anche la mia men­ Tuttavia, assai più frequente è l’alternanza di sorti che conduce te». E Starcathero, il tragico e brutale guerriero che torreggia su al disastro: l’ironica e tragica catastrofe. Almeno in tre occasioni tutti gli altri personaggi di Sassone, non lamenta con altre metafo­ diverse, Sassone ci fa vedere per esempio una festa di nozze finire re (a dispetto della formazione provvidenziale e cristiana dello in una strage: «il banchetto si trasformò in una cerimonia funebre, scrittore) la devastazione della vecchiaia: e alla gioia per la vittoria fece seguito il dolore dei funerali». Il pri­ Cosi come il letto del fiume incalza senza ritorno mo re cristianizzatore, Haraldo, « da luminoso promotore di santi­ le onde in avanti, trascorrono irreversibili e rapidi tà divenne un infame apostata di quella santità stessa». Regnerò, gli anni caduchi dell’uomo: precipita il corso del fato sospinto dalla vecchiaia, che porta la fine di tutto. “ Il principio binario di costruzione è comune a molti capolavori del Medioevo, basati Il ciclo dei geyser e dei ghiacci, dell’acqua e del fuoco d’Islanda, sull’equilibrio, non suUo sviluppo delle storie {Beowulf, Nibelungenlied, Parzival, i romanzi di Chrétien, la Saga di Njàll). le apparizioni e sparizioni che regolano le manifestazioni dei gi­ “ P. W. Nielsen, Den typiske Saxo-sætning, in SS, p. 71. XVI LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XVII « che aveva vinto l’impero romano al culmine della sua potenza, si mani in cui bisognerà «pagare le cose ottenute nella pace profon­ vedeva trascinare verso una rovina fatale da una disordinata schie­ da degli agi» spinge a dare maggiore valore alle conquiste dell’og­ ra di gente male armata». Buki, «che aveva domato tanti mostri, gi. L’imprevedibilità della sorte apre eccitanti possibilità di nuove venne piegato dalla passione per una fanciulla». ThorkHlo, scam­ esperienze pato alle insidie dei giganti e dei morti, «non ha potuto salvarsi da (Tutto quello che accade ha avuto una prima volta, e assai spesso quelle del suo re». E ancora Regnerò, che della mutevolezza dei capita che qualcosa di mai sperato si avveri) casi è per Sassone il prototipo - l’uccisore di serpenti finito in pa­ e determina una flessibilità e una curiosità assai caratteristiche del­ sto ai serpenti -, « dal magnifico vincitore che era stato, venne ri­ la mentalità vichinga. «Ho voluto soltanto conoscere, - dice come dotto alla compassionevole condizione di prigioniero». tutta presentazione di sé Erico l’Eloquente, - e ho studiato i diver­ si costumi I viaggiando per molti paesi». Questa curiosità prag­ Di nuovo, è Starcathero a trarre scettiche considerazioni gene­ matica e sperimentale non arretra davanti a nessun ostacolo: rali sulla feroce instabilità delle sorti comuni: Ora mi arrampico su per i boschi, ora corro sui flutti, Dovunque qualcuno impegnato e il viaggio mi porta per mare, per terra e di nuovo sull’acqua. in nobili imprese, guerresco e robusto di mano, lottasse in mezzo ai nemici, un altro era pronto a spaccargli la cotta Uno degli eroi di Sassone, il re Gormone del libro Vili, perso­ tirata sul capo, a trafiggergli l’elmo, e ficcargli la spada nel cranio. nifica appunto la spinta all’esplorazione allo stato puro: « il deside­ Ma Starcathero è anche l’ultimo uomo al mondo capace di fare rio viscerale di conoscere cose straordinarie di qualsiasi tipo, sia del suo malumore - del suo malessere - una ragione di atarassia e osservate per esperienza diretta che per sentito dire». Non sono di astinenza, (In questo senso, l’Amleto di Sassone - che pure por­ troppo diverse l’irrequietezza e la smania di apprendere che, nelle ta già evidente il marchio della melanconia - è molto lontano da saghe, spingono i giovani ad andare pericolosamente vichinghi quello di Shakespeare; che studia invece in sé, e ne è ammaliato e « perché non vale nulla - (dice per esempio Bolli nella Laxdœla sa­ paralizzato, le devastazioni del pensiero sulla capacità d’azione). ga) - chi è sempre rimasto a casa». Certo, la consapevolezza del capriccio del destino ha conseguenze L’irresistibile spinta al viaggio tradisce dunque innanzitutto la etiche e politiche: ma non dirette a una stoica sopportazione. Inse­ disposizione mentale a cogliere il mondo, sempre e comunque, gna, invece, una percezione almeno doppia del tempo: un senso sotto specie di differenze, salti e conflitti. Ma l’equivalenza, ai fini più profondo del presente e più complesso della persona. A « ren­ del viaggio, delle due strade opposte - la terra e il mare - proclama dere omaggio all’antico splendore di chi ora si trovava nell’umilia­ invece la libertà e la continuità dell’esperienza soggettiva: che so- zione, e imparare ad apprezzare la passata prosperità di quelli col­ 3ra i salti e le differenze getta, caso per caso, una passerella menta- piti dalla cattiva sorte» o ad « alleviare il dolore della recente fuga e, un «ponte di parole»“. Un collegamento originale che non ri­ col ricordo dell’antica vittoria». Il piccolo mito che racconta VEd­ solve il conflitto, ma lo supera e non se ne lascia sopraffare. È l’o­ da di Snorri (Odino che manda ogni giorno nel mondo i suoi due perazione che si propone la famosa figura poetica della kenning corvi. Pensiero e Memoria, e ogni sera riceve da loro un racconto che è l’equivalente, sul piano intellettuale, di una rischiosa spedi­ sdoppiato su quello che accade) segnala appunto - nella cultura zione in capo al mondo e più oltre. nordica antica, ma più in generale in quella europea dell’Alto Me­ Tipica quanto il viaggio per terra e per mare è un’altra risposta dioevo'’ - quello che è stato chiamato il senso « sincretico » “' del agli stessi, insanabili contrasti dell’esperienza. È il motivo (che ri­ presente: fatto allo stesso modo di quello che si vive, e di quello corre in Sassone con frequenza addirittura ossessiva) del duello che si è vissuto e si ricorda. sull’isola: la hólmganga già messa al bando ai tempi delle saghe. Il Soprattutto, l’alternanza di grazia e disgrazia ha conseguenze duello è presentato, appunto, come superamento individuale di psicologiche, e non necessariamente negative. Di nuovo, come so­ no lontane la teleologia e l’ascesi cristiane! La certezza di un do- ^ È una kenning scaldica per «poesia» (cfr. nota seguente), particolarmente calzante. “ Perifrasi nominale al genitivo, che combina metafora e metonimia (il «mare dei cada­ Aa. Y. Gurevic, Le categorie della cultura medievale, trad. it. Einaudi, Torino 1983. veri» per ‘sangue’, il «fuoco dell’onda» per ‘oro’) e, sul piano gnoseologico e pratico, serve M. I. Steblin-Kamenskij, The Saga Mind, Odense University Press, Odense 1973. ad affrontare e interpretare lo sconosciuto con le categorie del conosciuto. XVIII LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XIX conflitti collettivi: soluzione ultima di guerre lunghe e sanguinose, questo pensiero apre fra giovani e vecchi, per esempio (« quelli de­ risposta a un’aggressione, prezzo per l’espugnazione di una fortez­ stinati alle nozze, questi occupati solo dalla tomba»), fra uomini e za imprendibile. Il cerimoniale che lo circonda ne segnala l’impor­ dèi (nell’astuto discorso di Nanna, che respinge la corte del dio tanza simbolica. L’utopia, etica e letteraria, della responsabilità Baldero: « L’opulenza e l’indigenza non abitano sotto lo stesso tet­ personale ” per un’intera società mette in moto, nello stesso secolo, to, non durano i vincoli di società stretti tra la ricchezza più abba­ le allegorie del pellegrinaggio e della quète. gliante e la miseria più nera»), fra la «bianca» figlia di re e il «ne­ Ma lo scontro con l’avversario serve anche - come il braccio di ro » fabbro che le mette le mani addosso L’obiettivo del pensiero ferro verbale della senna - a varcare un confine essenziale nella co­ antinomico - la comprensione articolata e sottile dell’esperienza - noscenza e nella padronanza di sé. Non a caso a entrare in duello è non è disinteressato, ma apertamente soggettivo e pragmatico. quasi sempre un giovane alla prima esperienza; non a caso il rap­ Conduce a una scelta, non a una sintesi o a un’idea. porto di forze è paurosamente sbilanciato. L’avversario, infatti, è quasi sempre un gigante, un semidio o un mago, capace di ottun­ Le scelte esemplari sono quasi tutto quello che raccontano, dei dere ogni lama a una semplice occhiata o invulnerabile al ferro. loro personaggi, le Gesta. AUe svolte e alle prove è interamente af­ Oppure l’eroe si trova ad affrontare due, nove, sedici e dodici forti fidata, nella memoria del lettore, la loro personalità. C’è chi va ri­ nemici alla volta. Ancora non a caso, soltanto nel duello nasce la cordato perché, come i Nibelunghi, « scelse di arricchire le onde consapevolezza delle differenze sociali’*; o dell’opposizione fra piuttosto che il nemico» e chi, come la maltrattatissima madre di soggetto e mondo circostante (da cui il soggetto altrimenti è assor­ Amleto, si vede forzata a «preferire l’amore del passato ai piaceri bito). L’unica descrizione, in Sassone, di un ridente paesaggio pri­ del presente». Il perfido patrigno decide invece (come se non ne maverile serve infatti a mettere in contrasto l’armonia dell’ambien­ avesse già fatte abbastanza) di «macchiare l’onore dell’amico anzi­ te naturale con la testarda volontà omicida (e suicida) di Horven- ché attirare su di sé il marchio d’infamia». Ma, ancora per fortuna dillo, padre di Amleto. di Amleto, la sua prima moglie sa far passare avanti « al risentimen­ Il duello è una risorsa estrema e disperata. Gioca tutto per tut­ to per l’adulterio la devozione al marito». Tuttavia, la scelta di to, mobilita capacità di attacco e di risposta ogni volta diverse, e ha gran lunga più frequente nelle Gesta è quella - stoica? raciniana? - un esito ogni volta incertissimo Come è giusto che accada - nelle fra «il rischio della vergogna e quello della vita», «una morte da società antiche e nelle moderne -, l’individuo che conquista se prode e una vita d’ignavia», «l’amore del fratello e sull’altro piatto stesso segna una svolta radicale anche della vita collettiva. il disonore», «la giustizia pubblica e una passione privata», «la morte e la sottomissione». Il duello è dunque un altro simbolo di un pensiero antinomico Né stoica né raciniana; e neppure una scelta, a leggere meglio. che riconosce e definisce essenzialmente per contrasto. È un pen­ La soluzione è obbligata dal modo stesso in cui è posto il dilemma; siero che si distingue dalla dialettica classica (anche quando, come dall’astratta romanizzazione che consegue al progetto epico e na­ nei molti elaborati discorsi per «concetti» antitetici, ne prende in zionale di Sassone. Dovunque invece si contrappongano, nelle Ge­ prestito le tecniche) per la sua natura assolutamente concreta ed sta, interessi di clan e personali, collettivi e privati, è ancora percet­ esclusiva. O questo o quello, che in ultima analisi significa; o io, o tibile l’antico pragmatismo contadino della cultura nordica, relati­ te. Nessuna Aufhebung hegeliana è in grado di sanare i baratri che vistico e lungimirante, che cerca il male minore (« scelse di tollera­ re la ferita interna per sanare più facilmente quella esterna »; « con Sulla nuova concezione di individualità nel xii secolo, cfr. ad esempio, J. F. Benton, l’astuzia si evitano le scelte impossibili») e fa passare i vantaggi so­ Consciuosness of Self and Perceptions oflndividuality, in R. L. Benson e G. Constable (a cura di), Renaissance and Renewal in thè Twelfth Century, Harvard University Press, Cambridge ciali davanti a quelli individuali. (Mass.) 1982. C’è addirittura un caso paradossale di soggettivismo, racconta­ “ Un re non può affrontare un duello con un uomo comune, mentre niente osta, per esempio (nonostante Starcathero e la sua testarda difesa delle gerarchie), a un matrimonio to con una vena di ammirazione: il contadino che « preferisce » sfi- nelle stesse condizioni. Il vecchio e cieco re Vermundo prende, per esempio, una serie di patetiche precauzio­ ni di suicidio, nel caso, probabile, che lo scontro del figlio, fino allora muto e idiota, contro “ È l’opposizione sviluppata da Starcathero nella violenta satira classista (che K. Friis- due campioni sassoni si riveli un disastro. Jensen ha dimostrato ispirata direttamente da Giovenale) del libro VI. XX LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XXI dare la dura legge del re piuttosto che rinunciare alla birra quoti­ Presagi diversi. Il lungo esercizio di analisi dell’esperienza, la diana. È probabile che, anche qui, non si debba vedere la manife­ contrapposizione partigiana di punti di vista insegnano l’arte di­ stazione di un eccentrico individualismo anarchico: ma, ancora fensiva e compensatoria del relativismo. È un’arte verbale più an­ una volta, il misurarsi di due diverse etiche sociali, la superiorità cora che del pensiero, basata com’è sui giochi di parole e sul dou­ gerarchica della legge consuetudinaria su quella positiva'* e Tanti- blé entendre: e celebra i suoi trionfi nelle risposte elusive, parziali, co diritto di resistenza del karl al konungr"\ ogni volta che questi si marginali e assurdamente veritiere con cui i due eroi della lingua - ritenesse in diritto di introdurre innovazioni non condivise dalla Amleto ed Erico - si sottraggono ai loro prepotenti persecutori. E collettività. un’arte della risposta, e non della domanda; della reazione, non dell’azione; e in tutti i casi sospettosa e ostile. Insegna essenzial­ La scelta, come la rappresentano le Gesta, è esemplare, ma non mente a restituire i colpi: a combattere un’interpretazione con veramente etica: deterministica, piuttosto, e - come il destino - un’altra. Lavora con tecniche elaborate di misura e di confronto. gravitazionale. Travolta, cioè, dalla ragione che pesa materialmen­ Abitua, prima di decidere una strategia, a pesare e a contrappesa- te di più. Le Gesta isolano e segnalano il crinale invisibile e irrevo­ re, a distinguere e a rovesciare, a mascherare e a smascherare. cabile che mette fine all’esitazione e alla speranza. Al di qua o al di là di quel crinale - di nuovo, come le acque piovane o le sorgenti sui monti - precipitano le decisioni, d’improvviso e per sempre. Se Il meccanismo più semplice di risposta è quello simmetrico, esistesse una concordanza al lessico di Sassone - e ne facesse vede­ che ristabilisce un equilibrio disturbato per ritorsione materiale re, in tutta la loro estensione, la ripugnanza alla ripresa, i virtuosi­ sul disturbatore; oppure - e la cosa si fa più interessante - per ri­ smi della variazione -, non dubito che a una parola chiave {discri- torsione formale. Ogni volta che è possibile, nell’azione come nella men) toccherebbe una delle massime frequenze. legislazione, i re di Sassone pagano i debiti con la stessa moneta. È Metafora acquatica e fluviale'', discrimen è per Sassone la meta giusto, dunque (occhio per occhio), «rivolgere un piano contro ultima dell’antinomia e del conflitto: la svolta e il «rischio» decisi­ chi l’aveva pensato », « assalire la patria di chi ci ha costretto ad ab­ vo. In senso attivo, è la rivolta della notte al giorno, lo scontro fina­ bandonare la nostra» e «vendicare con la sua la nostra fuga». E le di due eserciti, il suicidio di un lato del pensiero, la vetta impos­ giusto è prevedere castighi esemplari, dove l’infrazione diventi sibile dove la volontà precipita nel disastro. In senso passivo è l’e­ manifesto a se stessa. « Giusto che il profanatore di resti altrui resti pifania del nuUa: un luogo negativo, la terra di nessuno «in mez­ senza sepoltura, e che la sorte del suo cadavere rispecchi quella in­ zo » alle parti del dissidio È l’attimo vuoto fra l’ascesa e la discesa flitta a un altro». Giusto «punire la mente contorta di qualcuno di una vita, l’ombra fra il progetto e il risultato, il silenzio nelle ca­ deformandogli il volto », trafiggere con un « flauto d’osso » un « ef­ tastrofi della storia. Morente per i colpi ricevuti dal fratello, Hildi- feminato » suonatore di flauto intagliare il segno di un’aquila sul­ ?ero gli chiede di ragionare insieme sui loro destini paralleli, che la la schiena di un nemico abbattuto (« il marchio dell’uccello più cru­ ^effa del discrimen ferocemente inseguito ha avviato per sempre dele per il più feroce nemico »), bruciare vivo Gunnone che ha bru­ sui versanti opposti del tempo: ciato vivo a sua volta Gevaro. Giusto disporre per legge elaborati Una sorte diversa contrappassi: impiccare i ladri alla stessa corda di un lupo, legare i governa i nostri destini. Un fato di morte consegna traditori a macigni (« per punire, congiungendo ai loro corm quella l’uno a una fine sicura, ma all’altro rimangono fasti e gloria per anni migliori, e il vantaggio di un tempo da vivere. pesante mole, un’altrettanto grave volontà criminosa »). « È giusto, Cosi, presagi diversi dividono il campo fra loro... - esplode Biarcone durante la disperata difesa nel castello in fiam­ me di Lejre, - abbattere in guerra il dio della guerra»: fare paga- La «legge antica» coincide in realtà con le tradizioni collettive (F. Kern, Kingship and Lato in thè Middle Ages, Blackwell, Oxford 1968 (ma 1939), p. 149). Fa parte dell’ordine del mondo ed è immutabile; non è introdotta ma «trovata»; è per definizione «giusta e ragione­ Si veda un brillante esercizio di denigrazione (che non nega l’evidenza, ma, giocando vole». sulle parole, le contrappone un altro aspetto dell’esperienza) nei Bjarkamàl (libro II): «Era “ La formula allitterante karl ok konungr («i contadini e il re») sta per «il paese» nelle ricco in eccesso | ma, nel modo di usare i suoi beni, miserabile; valido in crediti | ma non in leggi scandinave del Medioevo. meriti...» «discrimen angustum amnis», V18,16. “ Per il gioco di parole dietro questa sua brutale impresa, Starcathero viene definito Cfr. F. Blatt, op. cit., s.v. discrimen. «raffinato intenditore». XXII LUDOVICA KOCH INTRODUZIONE XXIII re al fedifrago Odino almeno una delle mille stragi che ha causato. fiamma, finché sia sfiammata | fuoco s’accende da fuoco | l’uomo Meno elementare e meno spettacolare, ma più sottile, è la ri­ dall’uomo apprende a usare la lingua», predicano le massime di sposta solo formalmente simmetrica: che oppone doppi sensi ver­ Odino nella Canzone dell’Altissimo I macigni su cui salivano gli bali o doppi piani della percezione. «Chi è caduto su una pelle si elettori del re, l’abbiamo già ricordato, dovevano simbolicamente merita una pelle», sentenzia Frothone accogliendo la richiesta di comunicare solidità al nuovo regno. Le relazioni con il mondo Erico. (Ma grazie all’uso che Erico farà di quel secondo cuoio, lui esterno mettono in moto delicati e intricati processi di adattamen­ che aveva vacillato entrando nella reggia sarà ora l’unico a non va­ to, che sono la ragione stessa dell’esperienza. Fra tutti, il più impe­ cillare sul ghiaccio). «Per sopportare meglio la ferita nell’anima», gnativo e importante (percepito anch’esso come un affollato pro­ Sivardo (il figlio di Regnerò, che ne ha appena appreso l’orribile cesso sociale) è l’adeguamento reciproco delle molte «anime» in­ morte) «si infligge una ferita nel corpo». E la scontrosa e timida dividuali, dotate ognuna di conoscenze e poteri distinti. «Vita», Siritha che, in quest’età (e in questo libro) di stupri, decide di pensiero, ricordo, volontà, «fortuna», temperamento, passioni”. sposare chi, con la dolcezza, fosse riuscito a farle ricambiare spon­ E l’adeguarnento delle «anime» (raccolte nel complesso della taneamente uno sguardo, rinuncia al suo casto rigore in una scena mente) al corpo, del corpo alla mente. memorabile. Lo smarrimento d’amore è tale che la ragazza si lascia Sebbene le Gesta di Sassone riflettano probabilmente anche bruciare la mano da una candela. « Il calore che aveva dentro supe­ una sorta di pellegrinaggio etico attraverso le virtù cardinali gre­ rava quello esterno e l’ardore del suo spirito turbato temperava il che e cristiane”, assolutamente predominante appare ancora l’an­ bruciore della pelle ustionata». tica idea nordica di completezza personale, fatta di rispondenze e parità fra le facoltà fisiche e mentali (o, che è lo stesso, linguisti­ Una decisione è dunque opportuna, un gesto è giusto quando ri­ che). La contrapposizione, e la complementarità, fra Achille e stabilisce, materialmente o formalmente, un equilibrio offeso. Reg­ Ulisse, il Braccio e la Mente, il Forte e l’Astuto, è estranea a questa ge l’etica collettiva come quella individuale un progetto di adegua­ cultura di insediamenti isolati, in cui ognuno deve bastare a se stes­ tezza e convenienza: che sembra basato su un ideale classico di sim­ so, competere con tutti gli altri e non contare che « á mátt sin ok metria - di isonomia - ed è invece, come ogni gesto di questa cultu­ megin»: suUe sue capacità e sulle sue forze. La tipologia eroica del­ ra, pragmatico, provvisorio, soggettivo e sperimentale. Quando la Scandinavia antica (un Beowulf che « regge tutta la sua forza con Svanhvita, l’inteUigente e coraggiosa figlia di Hadingo, regala una la saggezza dell’animo» o un Gunnarr che è allo stesso tempo «il spada al fidanzato Regnerò perché si difenda dall’esercito di mostri migliore dei combattenti» e «il più cortese degli uomini») non che lo attornia, non lo esorta, come ci aspetteremmo, a servirsi di prevede personaggi semplici. Insiste, invece, sull’autonomia e sul- quella spada, ma a servirla: ad adattarsi a lei e imparare da lei: e molte competenze del singolo: che devono essere affilate al mas­ La giovane mente simo e pronte in ogni momento alla prova. possa affilarti la forza dell’acciaio, e imparare il tuo spirito Fra i più famosi combattenti che si scontrarono a BràveUir c’e­ a farsi compagno al tuo pugno. Eguaglia, portandola, l’arma che porti, rispondano i gesti alla spada, rano Erico il Cantastorie e Berhgar il Vate, che « cercavano di por­ questa e quelli governi la stessa durezza. tare l’attività mentale allo stesso livello della loro alta statura fisica. Dalle cose, come dalle persone con cui si viene in contatto, non Sapevano combattere e comporre versi». All’esatto opposto, «il si impara soltanto per compensazione e risposta, ma soprattutto branco di mimi» che si attirò il disprezzo di Starcathero «doveva per imitazione e contagio omeopatico. «Fiamma da fiamma s’in- la debolezza fisica alla volubilità della mente». Come il famoso re norvegese Haraldr hardràdi (che « sapeva fare otto mestieri »), il re Si racconta di almeno un caso di stupro in quasi tutti i libri delle Gesta-, e il motivo cul­ mina nella rivolta delle donne a lungo umiliate e violentate, che si uniscono a Regnerò per Hdvamàl: la seconda, e più lunga, canzone deWEdda. vendicarsi nel libro IX. Sul motivo dello stupro, e in generale sul trattamento letterario dei ” Cfr. il complesso lessico psichico nella tradizione nordica antica (H. Reier, Heilkunde personaggi femminili, cfr. N. Damsholt {Women in Medieval Denmark. A Study in Rape, in im mittelalterlichen Skandinavien. Seelenvorstellungen im Altnordischen, II, Universitàts- N. Skyum-Nielsen e N. Lund (a cura di), Danish Medieval History. New Currents, Museum Bibliothek, Kiel 1976). Tusculanum Press, Kobenhavn 1981) e B. Strand (Kvinnor och man i Gesta Danorum, Histo- K. Johannesson, Saxo Grammaticus. Komposition och vàrldsbild i Gesta Danorum, riska institutionen, Göteborgs universitet, Goteborg 1980). Almquist & Wiksell, Stockholm 1978.

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.