Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ ANNO I FIRENZE 26 GENNAIO 1867 NUM. 1 GAZZETTINO DELLE ARTI DEL DISEGNO GIORNALE SETTIMANALE Patti di Associazione. Le Associazioni si ricevono alla Direzione del Giornale, posta in Via Pandolfini N. 27. L’associazione costa 6 franchi l’anno al domicilio in tutto il Regno. Per fuori, il di più della spesa postale. Semestre in proporzione. Un numero separato costa 10 centesimi. Gli Associati avranno diritto quattro volte all’anno di fare inserire GRATIS degli annunzi artistici da non oltrepassare le quattro righe. Si terrà parola delle opere letterarioartistiche inviate franche alla Direzione. AI NOSTRI LETTORI «È proibito l’ingresso.» Queste parole di color chiarissimo stanno scritte sulla porta di tutte le Appendici d’ogni giornale, per chi senta vaghezza dir talvolta la sua a proposito d’arte, che i critici in funzione ivi trincerati come in tante fortezze, ne rigettano spietatamente chi tenti entrare nel paradiso terrestre di questa letteratura da poca fatica, onde le inutili sudate che alcuni padri di molti articoli fecero strascicando i loro neonati da Via Faenza a Borgo S. Frediano, rifiutati dalla Nazione, dal Diritto, dall’Opinione, da tutti. Eppure, chi l’avrebbe detto? Questi derelitti, quando meno se lo credevano, hanno inopinatamente trovato protezione ed asilo, hanno trovato il mezzo di riconoscersi, di raccogliersi, di formarsi in colonna e di marciare all`assalto. Noi comparendo oggi alla luce facciamo atto di vita, e nascendo siam sicuri di vivere perchè lo sforzo separato di alcuni si è raccolto in un intento comune. Noi siamo falange che battiamo a raccolta onde riunire nel campo chiuso del nostro giornale quanti amano l’incremento dell` arte, onde con armi cortesi combattere le nostre ragioni, lasciando quindi giudice il colto pubblico e l’inclita guarnigione. Perlochè la Direzione si assume l’impegno di stampare settimanalmente un articolo di fondo, indi biografie di artisti morti o viventi, notizie artistiche di tutti i generi, come programmi a concorso, aperture di Esposizioni, brache, fattarelli, corrispondenze Francesi, Inglesi e Tedesche e quant’altro può interessare [p. 2] artisti e dilettanti. Memori poi de’ nostri faticosi principii e non volendo rendere trattamento per trattamento, apriamo le braccia a qualunque controversia, offrendoci a pubblicare tutte quelle polemiche che ci venissero inviate; così in nobile palestra si combatteranno argomenti di genere diverso in modo che non accadrà ai nostri competitori che siano lette risposte a premesse ignote, nè a noi che le nostre premesse rimangano senza conosciuta risposta. Gli articoli porteranno in calce il nome del proprio autore, onde sia dato a Cesare quel che e di Cesare, con quel che segue. Non crediamo aver fatto cosa inutile avendo fondato un periodico che esclusivamente si occupa dell’arte del nostro paese, il quale cullandosi per rapporto a questa come a tante altre cose, nella dolce illusione di una forza smisurata aspetta tranquillamente di essere con grande suo danno e vergogna, scosso dai poco benevoli calci che gli stranieri gli vanno applicando dove è bello il tacere. ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ In lunghe e noiose esposizioni di principii non crediamo necessario intrattenerci fin d’ora, poichè questi verranno mano mano svolgendosi ed esplicandosi nelle questioni che saranno trattate successivamente, per cui il giornale praticando col pubblico ed il pubblico con il giornale, troveranno modo migliore di stringere più intima conoscenza. Pertanto diremo che nostra divisa principale sarà di cercare, per quanto e possibile, la pratica ed il buon senso, elementi che noi crediamo sufficienti alla risoluzione di qualunque quesito, poichè altro non suonano in più modeste parole che la divisa immortale dello sperimentalismo stando la prima a rappresentare l’esperienza, come il secondo l’osservazione. Discepoli di Galileo, per poco che ci favorisca fortuna, ed anche senza di lei, siamo sicuri che il moto non ci verrà mai meno, ne paventiamo la tortura e l’inquisizione. Vero è che inutile baldanza potrà sembrare questa nostra sicurezza contro un pericolo immaginario; ma s’intende bene che mutati i tempi ed il costume, la frase doventa metaforica e significa lo scherno ingeneroso e le men che benevole insinuazioni. Nel 1854 il Dottor Giovanni Boschi e l’amico nostro Jacopo Cavallucci ebbero l’idea di creare un simile giornaletto che sotto la direzione di essi trovò favorevole accoglienza e prospero successo. Noi che dalla loro fatica abbiamo tratta l’ispirazione della nostra, non volemmo tacere tale benemerita iniziativa. Salute. Il Direttore DIEGO MARTELLI p. 3 L’ESPOSIZIONE DI BELLE ARTI DELLA SOCIETÀ D’INCORAGGIAMENTO IN FIRENZE I Lo scopo che ci siamo imposti nel parlare dell’Esposizione della Società d’Incoraggiamento, è quello di correggere almeno in parte gli storti concetti e la male educazione degli odierni amatori, nel tempo stesso illuminare il natural buon senso del Calsolaio di Apelle; e se a cose compiute avremo raggiunto l’intento, sarà per noi premio maggiore di qualunque altro. Però dichiariamo, con lo Champfleury, che non siamo nè sistematici, nè dogmatici, nè scolastici, nè radunati sotto alcun vessillo, solo amiamo la sincerità nell’arte, prendendola da chiunque viene senza badare nè a partiti nè a sette. Libertà intera e tolleranza reciproca, procedendo direttamente al nostro scopo, combattendo qualunque abuso, qualunque privilegio, e propugnando, per quanto le nostre forze lo consentono, la buona causa del libero esame contro qualunque inquisitorio tribunale artistico affinchè vengano, se è possibile, riparati i danni passati e le presenti vergogne. Diceva il Foscolo: «quando un’Arte, come che sterile viene tuttavia propagandosi resistendo alle opinioni dei più ed al ridicolo, chi pur vuole abolirla, pare meno savio di chi si provasse di ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ migliorarla.» E Foscolo parlava di quei pedanti dei suoi tempi, che sotto nome di interpreti e di comentatori interpreti che non hanno interpetrato mai nulla tormentano i grandi d’ingegno anche dopo la morte, e noiano il pubblico con fredde analisi di nulla generatrici, stampando in calce a’ libri non propri, indici bibliografici che tradiscono la loro miseria. Ciò che Foscolo diceva de’ pedanti dei suoi tempi, dei quali malauguratamente non s’è ancora perduta la razza, altrettanto si potrebbe dire di quei critici che non sanno camminare che sull’orme del passato, e non distinguono il buio dal crepuscolo, e il crepuscolo confondono con la notte. L’Arte ha bisogno per inalzarsi e per rendersi all’altezza dei tempi, come dicono le Gazzette, di un pubblico che la intenda, e di artisti che si facciano intendere; ed oggi forse il tempo corre propizio a chi volesse porre le basi il romanticismo s’è dileguato il vecchio classicismo è spento solo è rimasta un’influenza pericolosa d’Accademia e di Scuola. Riassumere le conquiste irrevocabilmente operate dall’epoca spenta, raccogliere dalle fatiche individuali le inspirazioni, i presentimenti e gli auguri di studi avvenire; trarre dai lavori, anche quando paion difettosi e sconnessi, gl’indizi delle tendenze più generali e i bisogni più gravi; dissotterrare dalle forme il pensiero, da ciò che spetta all’individualità sempre varia degli artisti, il concetto comune a tutti, il vincolo inavver [p. 4] tito che gli congiunge, l’alito che vien dal secolo, svincolare insomma l’incognita di un’epoca nuova che sta per sorgere alle Arti e anco alle lettere, indi tradurla, affermarla e promuoverla, questo è ciò che spetta alla critica d’oggi. Perchè, a che giova millantarci capaci per diritto di cielo, se delle facoltà largiteci, più che ad altri, dalla natura, non sappiamo e non vogliamo giovarci? A che risponder sempre nomi d’illustri spenti allo straniero che ci domanda dei vivi? Non abbiamo, bisogna pur confessarlo, né letteratura, nè arte, perchè manchiamo di un pensiero, di un intento comune. Le scienze, le lettere e le arti si sono messe d’accordo e camminan di pari passo, e il sole tramontando non và più in seno a Teti ma Già sotto al guardo de l’immensa luce Sfugge l’un mondo! (Parini). Abbiamo de’ pigmei che s’aiutano l’un l’altro a salir su’trampoli, imitatori servili e ciechi detrattori degli stranieri; pochi e timidi ingegni smarriti sull’orme di una scuola che ha tradito le sue promesse che serve loro d’inciampo invece d’essere di sprone e d’incitamento; un desiderio impossibile a realizzarsi e null’altro. Esaurite tutte le formule che l’arte, sotto l’inspirazione di un dato concetto, può somministrare a’ suoi cultori, e messo l’intelletto nel bivio di retrocedere o d’inoltrare, siedono i nostri critici immobilmente gravi sulle rovine, come se le rovine fossero un trono di gloria, non discutendo, non accettando nulla quando non è passato attraverso il buratto della loro intolleranza. L’arte deve ispirarsi alla natura, facendo divorzio dalle maniere pretenziose e diametralmente opposte ai pittori del passato. L’arte non deve più, ci sembra, camminare sull’idee, i simboli e le immagini retrospettive che sono ormai estranee alla nostra coscienza, ai nostri costumi, alla nostra società. Quando l’artista cesserà di attingere la sua ispirazione dal paganesimo e dal medio evo cattolico la forma sarà emancipata con l’invenzione. Perchè il soggetto ha in sè quella data forma che deve manifestarlo, giacchè ci sembra non essere la forma che fa il concetto, ma è il concetto che come conseguenza produce la forma. L’imaginazione di un concetto e la sua espressione, il genio e il suo stile, sono inseparabili lo stile è l’uomo così pure l’espressione di un quadro è l’artista. Nulla va disunito. Tiziano fa una ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ donna nuda, sdraiata perfetta in bellezza è forse un’opera ideale perchè la chiama Venere o Danae? No. Ma è un’opera del più puro realismo: e se non ha le forme pagane di Raffaello, esplica però eminentemente il suo concetto, giacchè è pur troppo vero che alla Venere di Tiziano non è necessaria la forma del pittore d’Urbino, anzi questa sarebbe la negazione dell’altra, come per Raffaello sarebbe negazione la forma di Tiziano. Bisogna, come già abbiamo detto esser sinceri nell’arte vedere la natura attraverso le proprie idee e secondo i concetti e le ispirazioni dell’epoca nella quale viviamo. II Un idealista va seco stesso immaginando la battaglia di Campaldino, o la Lega lombarda, senza pensare nè a Custoza nè a Lissa. Se va alle [p. 5] Cascine, invece delle ampie praterie e gli alberi secolari, immagina il medio evo, i castelli, le regine d’amore, le caccie co’falconi; e se pur sogna a qualche dramma amoroso, le Bici, le Laure e le Margherite ne forniscon l’argomento. Un tedesco, maestro a tutti gli estetici, che voglion l’arte fatta colla geometria, ha detto che l’arte è più vera della natura con tutto il rispetto che portiamo all’ingegno dell’estetico tedesco ci sembra che l’errore sia piuttosto massiccio e con questo vorrebbero avvicinarsi a un tipo primordiale e quasi genesiaco ove la natura non ha niente che fare, fantasticando così un’arte ad usum Delphini e dei precetti Accademici. Il realismo però, come si chiama nella scuola attuale, è sempre un po’ troppo modesto appunto dal lato che avrebbe sicura la vittoria; ha la superstizione selvaggia della natura, invece d’averne il culto libero insieme al retto giudizio e la sana critica. Tutto è bello e buono in natura dal punto di vista universale, nulla potrebbe esser meglio, nè in altro modo per quella parte di mistero che ci sfugge. Il colèra, la guerra hanno le loro buone ragioni di esistere; senza la vipera e il rospo saremmo divorati dagli insetti, e forse questi animali son più utili d’un professore d’estetica con 6000 franchi all’anno. III Jehovah, il settimo ed ultimo giorno della creazione risalì al cielo sul trono di nuvole, come ce l’hanno rappresentato i pittori del trecento. Non sarò io che criticherò l’opera d’Iddio, ma però s’è un po’ arrisicato dando all’uomo la facoltà di giudicare, colla scelta del bello e del buono. Un giorno si sarebbe ribellato contro la sua tutela combattendolo colle stesse armi di cui egli l’aveva fornito ecco Giobbe che lo bestemmia e maledice l’esistenza Prometeo «dei numi un nome» si pone a esaminar l’universo, discutendo di tutto, criticando molto, approvando poco, pretendendo perfezionare l’opera immortale ecco l’antico simbolo del genere umano checchà ne dicano i signori conservatori che cerca la vita ove altri trovano la morte. Dio, che è la forza, toltagli quella sparisce. Franklin un giorno gli toglie il fulmine, Volta un altro doma e usufruisce l’elettrico e senza questi due elementi è disarmato; ecco l’opera incominciata col libero esame, che termina colla filosofia sperimentale. IV Nulla è più bello della natura. E tutte le bellezze state espresse da tutti i popoli e in tutti i tempi emanano da essa. È per mezzo dell’amore e dello studio della natura che l’arte può rigenerarsi. Qual fu il principio della gloriosa rinascenza italiana dopo i tipi bizantini? Da dove partirono Tiziano, Velasquez, Rubens e Rembrandt? Il giorno che gli artisti inspirandosi alla vita presente, sentiranno il fanatismo del bello, la rivoluzione in Arte sarà fatta, e i pittori omerici, ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ archeologici, mitologici e romantici bisognerà che cedano il campo; non è colpa loro, ma è la colpa della loro cattiva educazione, della critica ampollosa e inetta e dei tempi nebulosi nei quali essi vissero. [p. 6] Bisogna tanto in arte che in letteratura rappresentare il suo tempo a ogni costo, dipingere secondo il proprio sentimento, senza pensare che avanti a se ha esistito un passato grande, si, che mutate le condizioni de’ tempi, non può logicamente esser riprodotto. Le idee sopra esposte hanno anche fra noi, i loro cultori, alcuni giovani l’avvenire è per essi i vecchi vivono nel passato si son gettati nel nuovo campo dell’arte, provvisti di facoltà artistiche, hanno combattuto e combattono il passato, le vecchie forme, ribellandosi a’ precetti accademici, compresero solo modello all’arte essere la natura tale quale si presenta, senza influenza di vecchie scuole, rifiutando quello che avevano imparato; in essa si son compiaciuti, da lei hanno tratte le loro tele il pubblico gli ha derisi e i loro sforzi sono stati sterili ma ogni nuovità anco quando è vera, provoca lo scetticismo del volgo e offusca e minaccia chi già è arrivato a godere il papato del pensionato, turba l’ordine, infrange la legalità. Lo scoraggiamento è proprio delle anime deboli, alla perseveranza è sempre premio la vittoria. Senza fermarci di più sulle idee generali, e sulle osservazioni estetiche passeremo a esaminare alcune opere e così le nostre idee troveranno una subita applicazione sopra alcuni dei quadri esposti nelle Sale della Società d’Incoraggiamento. (Continua). G. M. ANGIOLI A proposito del Quadro del signor Ademollo (DIALOGO) - Andiamo agli Studi de’ pittori nel Meglio. - A far che? - Non hai letto l’annunzio nei giornali? L’Ademollo ha esposto il suo quadro Ugo Bassi davanti al Consiglio Statario. - Andiamoci… Però, a dirti il vero, tutte queste vittime politiche che dipinge l’Ademollo, tutti questi esempi d’amor patrio in pittura mi son venuti un po’ a noia, perchè non trovo un gran merito a fare i quadri liberali quando non v’è pericolo, e quando son liberali perfino i Codini. Mi pare che quest’arte faccia la corte a tutti come le donne pubbliche, mentre che se l’arte ha uno scopo, è certamente quello di precedere e non di seguire i tempi. - Ecco un fervorino con della fede e dello scetticismo; fammi il piacere, andiamo a vederlo, che si potrebbe dare il caso che ci piacesse anche ad onta del soggetto. - Andiamoci. E i due amici salita la scala, si divisero un momento per la sala, guardarono il quadro e poi scesero. - Che cosa, te ne pare? - Che te ne pare a te? - A me mi piace; e a te? ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ - A me nò. [p. 7] E dopo pochi passi: - Dunque, che ne dici? - Di che? - Del quadro dell’Ademollo, vah! - Che non mi piace, ad onta che tutti dicessero che era bello, bellissimo. - Sentiamo perchè non ti piace? - Cosa vuoi? Se ti dicessi che il quadro dell’Ademollo è brutto, che il primo arrivato lo può fare e tante altre esagerazioni, sarei una bestia o un invidioso, ed io non credo d’essere nè l’uno nè l’altro. L’Ademollo mostra, come ha sempre mostrato in qualunque suo quadro, di essere un artista d’ingegno che ha delle felicissime trovate, come dicono gli artisti nel loro gergo, ed è di una fertilità prodigiosa; ma che vuoi, questo non basta: quando un artista si lascia trasportare da questa facilità, per me non lo stimo quanto quello che conosce la propria e la domina. L’Ademollo, per me, non studia quanto dovrebbe, perchè se studiasse il colore in particolar modo, non dipingerebbe così stonato e vetrino come ha sempre dipinto fino dal suo primo quadro, tanto che diresti per la mania che egli ha di far bei colori lustrati, che veda il vero bello e verniciato. - Però convieni che questo è uno dei suoi migliori quadri. - Non lo nego, è vero. - Che vi sono di belle cose. - E non lo nego; però quello che ti nego e che le belle cose facciano buon complesso di quadro; il far bene delle parti non vuol dire far un bene, un insieme, un totale. So benissimo anch’ io, che le figure dei croati son benissimo intese ed è il pezzo migliore come pittura; però converrai che se anche l’uffiziale croato è buono, tutto lo stato maggiore austriaco è assai inferiore ed è specialmente stonato per colorito; il Bassi e la sorella sono per me il pezzo più scadente del quadro. - Perchè? - Come! ti piace la figura del Bassi in quella posa teatrale, dipinta con quel nero lucido che ti pare lustrata come una scarpa? E quel rosso del fazzoletto non vedi come esce dal quadro per intonazione, e come viene più avanti della figura alla quale posa sulle spalle? - Eh si, è vero! Però non si può negare che quest’artista abbia molto talento. - Al solito, eccoci col talento in ballo! Che spreco inutile tu fai di questa parola ... Ma cosa fa il talento, quando posso citarti tanti artisti con ingegno quanto lui, che oggi per non avere studiato in una via più modesta e più seria, o per non avere punto studiato, passano assolutamente inosservati. Sei stato all’Esposizione della Società d’Incoraggiamento? Ti rammenterai i quadri del Camino e non mi potrai negare d’essere stato anche tu un entusiasta di quest’artista. - È vero. - Ebbene, che ne pensi oggi di quest’artista d’ingegno? - Che non mi piace più; che vuoi che ti dica! - Ebbene, renditi conto del perchè, e vedrai che quando un artista [p. 8] fa del suo ingegno bottega e della sua mano una macchina, da rendergli un braccio di pittura all’ora, quest’ artista deve inevitabilmente perire, ed hai veduto col fatto come gli antichi esaltatori del Camino se ne stanno oggi zitti zitti. ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ - Va benissimo, ma non capisco però che analogia vi sia fra il Camino e l’Ademollo! - Non t’ho citato il Camino per fartene un’analogia. L’ho citato come uno dei tanti artisti che per ingegno avea da venderne; e credi che il paese dell’Ademollo può anche fare l’analogia coi paesi del Camino, e mi pare che parli abbastanza chiaro quello studio di piante, ch’egli ha esposto accanto al suo Bassi. - Hai ragione: quello studio non mi piace davvero, vedo anch’io come quello sia un lavoro di un abile pennello e di una mano pratica per i dettagli, per averne fatti tante braccia come tu dici; e da quei dettagli solamente, non sì rivelerebbe un artista capace di buone cose. T. SIGNORINI PIETRO CHELONI Era celebre nell’intaglio in legno e ne dette prova nei lavori fatti per il Principe Demidoff. Più tardi autore di un mobile famoso per artistiche qualità, ebbe l’approvazione degl’intelligenti e del pubblico nella Esposizione Italiana del 1861. Egli era una delle poche notabilità in arte non divenuta celebre per l’intrigo. Perchè era semplice e buono, e fu la vittima dell’invidia altrui. Protetto dalla Corte Borbonica di Napoli, lavorò molto per quella e si distinse. Cambiati i tempi, si cambiarono gli uomini; e Pietro Cheloni non ebbe più lavoro. Doventò tristo, e mi rammento che mi disse un giorno queste parole: Mi sento finito, non posso far più nulla! Però fece anche degli studi di paesaggio, improntati di una malinconica simpatia, poi cessò di fare anche questi. Dopo una penosa agonia, all’età di circa 50 anni, il 5 gennaio 1867, mancò alle cure della famiglia, alle simpatie degli amici, agli artisti più distinti del nostro paese. La notte del 29 maggio a Palermo, gruppo in quattro figure di grandezza naturale, modellate dall’artista Salvadore GRITA, trovasi esposto nel suo studio in Piazza dell’Indipendenza N.° 9 tutti i giorni del mese di Gennaio, dalle 10 ant. alle 4 pom. Biglietto d’ingresso cent. 50. Si pregano tutti coloro che non vogliono associarsi al presente giornale ad aver la gentilezza di rimandare questo o il prossimo numero. La Direzione sta aperta tutti i giorni dalle 10 alle 12 meridiane e dalle 21 alle 4 pom. Il ritardo della prima pubblicazione, verrà compensato nella prossima settimana. p. 9 ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ ANNO I FIRENZE 31 GENNAIO 1867 NUM. 2 GAZZETTINO DELLE ARTI DEL DISEGNO GIORNALE SETTIMANALE Patti di Associazione. Le Associazioni si ricevono alla Direzione del Giornale, posta in Via Pandolfini N. 27. L’associazione costa 6 franchi l’anno al domicilio in tutto il Regno. Per fuori, il di più della spesa postale. Semestre in proporzione. Un numero separato costa 10 centesimi. Gli Associati avranno diritto quattro volte all’anno di fare inserire GRATIS degli annunzi artistici da non oltrepassare le quattro righe. Si terrà parola delle opere letterarioartistiche inviate franche alla Direzione. L’ESPOSIZIONE DI BELLE ARTI DELLA SOCIETÀ D’INCORAGGIAMENTO IN FIRENZE V Del grazioso nell’arte, del quadro del sig. Conti ed altri quadri. Una piccola premessa ed entreremo senz’altro in materia. Perchè la critica d’arte abbia un utile scopo ha secondo noi questa missione. Non essendovi fra le opere dall’umano ingegno prodotte nè l’assolutamente bello nè l’assolutamente brutto, essa, la critica, deve notare e mettere in evidenza il benchè minimo difetto dell’opera proclamata assolutamente bella, deve rivelare l’impercettibile merito nell’opera che l’intolleranza dice assolutamente brutta; questo è secondo noi lo scopo principale della critica d’arte, per così evitare gli eccessi e stabilire un libero esame senza il quale nessun vero progresso è possibile. Ed in ragione di ciò rendiamoci conto del fanatismo che non sul pubblico ma sui pochi abituati alla società d’Incoraggiamento hanno fatto alcuni quadri così detti graziosi come quelli dei signori Conti, Rapisardi e Sanesi. Il quadro del Sig. Conti segnato sul catalogo Dante e Beatrice rappresenta l’Alighieri che passeggiando incontra la Portinari in compagnia di due sue amiche. [p. 10] Pregheremo prima di tutto l’autore che sappiamo giovane d’ingegno a mettersi una mano sulla coscienza, non tanto per tranquillità propria, quanto per amore all’arte ch’ei professa, e gli domanderemo se è veramente Dante e Beatrice ch’egli ha preso a rappresentare, o se altro non ha avuto in mira che di fare un quadro grazioso ad ogni costo. Ad onore di Beatrice che non va ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ Umilmente d’onestà vestuta conveniamo ch’egli ha voluto ed ottenuto un quadro grazioso, se non per noi, per i signori amatori dicerto. Osserviamo adunque se il grazioso nell’arte debba essere costituito dalla mancanza di tante qualità artistiche, e se per ottenerlo sia necessario sagrificargli tanto, ed allora il Sig. Conti avrà ragione. Analizziamo il concetto e vedremo che quella non è la donna del cuore del divino Poeta ch’ei messe in Paradiso in compagnia di tanti santi, e che fu si santamente da lui descritta nel tanto celebre sonetto Tanto gentile, e tanto onesta pare La donna mia, quand’ella altrui saluta, Ch’ogni lingua divien tremando muta, E gli occhi non ardiscon di guardare ec. Gli occhi della Beatrice del Sig. Conti incoraggiano non solo guardarla, ma anche a dirle qualcosa di poco conveniente, ed ecco che la mensogna storica e la mancanza di verità costituiscono il piccante ed il grazioso dal lato del concetto. Vediamo ora quali sono le qualità che fanno il grazioso dal lato della esecuzione e del disegno. La figura della Beatrice che non descriveremo particolarmente supponendo che il lettore conosca il quadro e che sia per conseguenza inutile il solito sfarzo di descrizione, difetta assolutamente ed in molte parti. Quando l’autore con tanta civetteria sfumava, spalmava, levigava la testina della sua figura doveva esser logico e fare lo stesso in tutte le altre parti, e non lasciare le braccia e le mani della figura medesima così goffamente indicate. Se si eccettua la cura infantile ed antiartistica con cui l’autore ha lavorata la testina della sua figura, e la punta della veste che trascinata sulle erbe dell`argine si compone in mille graziose pieghettine, tutta la figura è miseramente trascurata. Gretta ed insignificante è pure l’altra giovane che sta in un modo impossibile a braccietto alla Beatrice. [p. 11] Sono queste due donne seguite da una loro amica; la mano sinistra di questa figura (che come le altre si profila sul cielo) le esce dal busto in modo che il braccio non può in nessuna maniera nascondersi assolutamente come ei fà dietro la vita finissima, senza far vedere la punta del gomito almeno; il braccio destro poi è di un estrema lunghezza, forse per compensare la mancanza dell’altro? Il Dante è la figura che più delle altre sta insieme, ad onta che quella non sia la fisonomia del Poeta, e faccia la solita azione di sorpresa che l’insegnamento accademico rese officiale, quando faceva delle teorie sui movimenti del corpo per rendere palesi in arte le passioni che travagliano lo spirito; miserie teoriche e niente altro! Ed ecco come il convenzionale e lo scorretto dal lato del disegno e della esecuzione, formino la graziosa fattura di questo dipinto. ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it Fondazione Memofonte onlus Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche ___________________________________________________________________________________________ Osserviamo adesso la vaghezza del colorito, come direbbe un appendicista di un giornale politico, e vediamo il grazioso che esiste da questo lato. Le tre figure di donne che si profìlano sotto quella volta di zolfo, non hanno solidità, non sono sotto quel cielo, il bianco della veste della Beatrice è vuoto e và lontano assai per colore, mentre è vicino per ragione prospettica; il rosso del Dante è dipinto alla luce d’interno perchè l’aria aperta non può dare nè quelle ombre nè quel colore. La figura dal braccio spropositato è, secondo noi, la meglio dipinta, ed è quella che più armonizzi nel quadro. Il paese è pietosamente ridicolo; il verde dell’argine ed il piano della strada sono due colori di così impossibile accozzo fra loro, che l’aver pensato a metterli insieme, ci farebbe veramente dubitare dell’ingegno dell’artista.. ma pensando ch’egli è giovane, ci consoliamo, che l’avvenire è per lui. Noi fummo franchi, forse soverchiamente franchi, ma sarà questo un torto da parte nostra se soli leviamo la voce in mezzo alle sterminate lodi che da mane a sera incensano ed addormentano gli ingegni eternando le mediocrità? Se insistemmo sul quadro del signor Conti è perchè sotto questo genere di pittura vi è una seria questione artistica, e per questo lo abbiamo studiato in tutte le sue parti e tanto c’intrattenemmo a parlarne. Non vogliamo che oggi il grazioso a qualunque costo faccia le sue vittime nell’arte come ha fatto per il passato; non vogliamo che un artista d’ingegno si prostituisca alle esigenze degli amatori educati alle venti esposizioni dell’ex Società Promotrice. [p. 12] Un celebre attore italiano, il Rossi, interpretò Shakspeare per rappresentarne l’eroe Amleto; un celebre pittore italiano, il signor Rapisardi, interpretò il Rossi per rappresentare lo stesso eroe, e così piace agli ammiratori dell’attore italiano, e non ai conoscitori dell’autore inglese, e da questo punto di vista il sig. Rapisardi non ebbe torto, giacchè volle piacere ad una maggiorità, e vi riuscì. L’illustrare il palco scenico, come ha fatto questo pittore, è un’antica platealità artistica e niente altro. Non era dunque quest’anno il grazioso melodrammatico di questi quadri che poteva entusiasmare l’amatore; anch’egli ha fatto un progresso ed ha preferito il quadro del sig. Conti: ogni frutto ha la sua stagione, e come dice Leopardi: …………………… ad altri Il passar per la terra oggi è sortito E l’abitar questi odorati colli. Molto meno il grazioso dei quadri del sig. Sanesi, poteva avere oggi successo: l’insistere a trovarli tali, sarebbe dare un diploma della propria nullità in giudizio d’arte. T. SIGNORINI ______________________________________________________________________________________________ www.memofonte.it
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