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Fotografia del XX secolo. Museum Ludwig Colonia. Ediz. illustrata PDF

764 Pages·2001·44.731 MB·Italian
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Museum Ludwig Colonia TASCHEN 254% anniversary! L’ARTE DI FARE LIBRI La Grande Avventura di TASCHEN ha inizio nel 1980, quando il diciottenne Benedikt Taschen apre un negozio a Colonia, sua città natale, per vendere la sua ricca collezione di fumetti. Nel giro di un anno inizia a pubblicare cataloghi per promuo- vere i suoi articoli, ma solo nel 1984 si rivolge ai libri d’arte: acquista 40.000 copie invendute di un libro su Magritte stampato in inglese, rivendendole a una frazione del prezzo originale. Fin da giovanissimo Benedikt Taschen si interessava all’arte, ma considerava le pubblicazioni di settore eccessivamente costose. Il successo della sua coraggiosa iniziativa dimostra che non era il solo a ritenere necessaria una “democratizzazione” di tale mercato. Ben presto Taschen inizia a ristampare i libri con il proprio nome a un costo accessibile e l'anno successivo pubblica il suo primo titolo originale, nonché primo volume della serie Basic Art: Picasso. Seguono altri libri con copertina rigida, di alta qualità ma sempre a prezzi contenuti, finché nel 1989 la pietra miliare, Van Gogh: Tutti i dipinti, in due volumi formato gigante, invade ie librerie di tutto il mondo. Alla fine degli anni '80 TASCHEN inizia a fondare filiali in altri paesi, consolidando la propria reputazione di editore di qualità e aprendosi a nuovi settori: architettura, design, fotografia, lifestyle e classici. Nel 2000 l'editore sorprende il mondo aggiudi- candosi il record del libro più costoso pubblicato nel XX secolo: la copia n.1 di SUMO di Helmut Newton, firmata da oltre 80 delle celebrità presentate nel volume, viene venduta per oltre 300.000 dollari a un'asta di beneficenza. L'anno successivo TASCHEN inaugura le pubblicazioni dedicate al cinema con Billy Witder's Some Like it Hot. Quindi, nei 2003, supera ogni aspettativa con l'imponente, leggendario tributo a Muhammad Ali: GOAT. A venticinque anni dall'apertura del piccolo negozio di fumetti, TASCHEN è oggi uno degli editori di maggiore successo. L'eclettica varietà di libri per ogni gusto e possibilità economica, distribuiti in tutto il mondo in oltre venti lingue, lo rende unico sul mercato internaziona!e. Dopo aver aperto, in anni recenti, librerie a Parigi e Los Angeles, TASCHEN progetta di espandersi in nuove città mentre prosegue la sua Grande Avventura. Per il futuro dell’editoria, guardate a TASCHEN. We love to love books. Fotografia del XX secolo. Museum Ludwig Colonia L'acquisizione nel 1977 da parte del Museum Ludwig di Colonia della col- lezione di Renate e L. Fritz Gruber, contraddistinta dai numeri di inventa- rio ML/F 1977/1 a ML/F 1977/876, è servita come punto di partenza della Collezione di fotografia del museo. Le successive donazioni di Gruber sono nel presente volume segnalate di volta in volta. Progetto: Reinhold Mifselbeck Autori dei testi sui fotografi: Marianne Bieger-Thielemann (MB7), Gérard A. Goodrow (GG), Lilian Haberer (LH), Reinhold MiBelbeck (RM), Ute Pròllochs (UP), Anke Solbrig (AS) Thomas von Taschizki (TvT), Nina Zschocke (NZ) Riproduzione delle opere: Rheinisches Bildarchiv, Colonia © 2006 TASCHEN GmbH Hohenzollernring 53, D-50672 Kéln www.taschen.com Edizione originale: 1997 Benedikt Taschen Verlag GmbH © per le opere riprodotte: VG Bild-Kunst, Bonn; i fotografi, i loro agenti e i mandatari Consulenza redazionale e grafica: Simone Philippi, Colonia Design: Mark Thomson, Londra Traduzione: Paola Bertante, Paola Alini Edizione italiana: Ready-made, Milano Design di copertina: Sense/Net, Andy Disl i Birgit Reber, Colonia Printed in China ISBN 3-8223-1679-5 Fotografia del XX secolo Museum Ludwig Colonia TASCHEN KÒLN LONDON LOS ANGELES MADRID PARIS TOKYO L’arte della fotografia Marc Scheps La fotografia, scoperta scientifica del XIX secolo, al pari di molte altre in- novazioni tecniche di quell'epoca, mutò profondamente la nozione e l’esperienza dell'umanità e continua a farlo ai giorni nostri. Soprattutto agli albori di tale arte, il fatto stesso di catturare una porzione di tempo attraverso l’immaterialità della luce, di «congelare» una realtà percepi- bile visivamente, veniva recepito come miracoloso. In un certo senso, la fotografia avverava l'antico sogno dell’uomo di creare un mondo illuso- rio che fosse verosimile quanto il mondo stesso. Fissata chimicamente su un foglio di carta, questa immagine riflessa della realtà veniva pro- dotta in una camera magica e le figure che ne uscivano, a rievocare una passata situazione spazio-temporale, andavano a costituire un archivio visuale. Per la prima volta nella storia, fu possibile non solo ricordare il passato per mezzo della parola scritta o della pittura, ma anche farlo rivivere con una riproduzione fedele al vero. Tale passato era credibile come se lo si fosse vissuto in prima persona e l’immagine fotografica si tramutava in tal modo in una forma di memoria collettiva. L'«oggettivazione» dell'immagine fotografica mise dapprima in crisi il potenziale descrittivo e creativo della rappresentazione pittorica. La fotografia pareva porsi senza alcun filtro di fronte alla realtà. | fotografi celebravano la banalità del quotidiano, sentivano l’esigenza di cogliere il mondo nel suo insieme, di accumulare un numero infinito di immagini all’interno di una gigantesca memoria comune. L'immagine dipinta, presunta coronazione di un lungo processo creativo e additivo, poté improvvisamente essere sostituita da un proce- dimento ottico-meccanico e chimico relativamente veloce. In realtà, però, ai suoi esordi, la fotografia non costituì un serio pericolo per la pittura, limitata com'era nel formato e nel materiale in bianco e nero a quanto poteva cogliere l’obiettivo e sempre dipendente dall’illumina- zione. Ma anche chi vi riconobbe una minaccia per la pittura fu affasci- nato da quel nuovo mezzo, dall'enorme potenziale che vi si celava. In fin dei conti, la scoperta della fotografia comportò la nascita di una nuova lingua e, come tale, doveva soprattutto consentire lo sviluppo di una nuova forma di comunicazione visuale. Tale lingua non era circo- scritta ai luoghi e il flusso delle immagini fotografiche non conosceva 4 | Premessa confini. La loro riproduzione e diffusione diede luogo a una nuova realtà virtuale, ormai parte integrante della moderna esperienza della vita. Da questa «lingua universalis» scaturì un linguaggio artistico. Condizionato dal punto di vista storico, questo linguaggio si sviluppò nel contesto delle arti figurative del XIX secolo. | fotografi si attene- vano all'estetica del proprio tempo e concepivano la fotografia unica- mente come ulteriore strumento di percezione visuale della realtà, sperimentando le potenzialità di questo terzo occhio al fine di arric- chire la pittura. All’inizio di questo secolo si rafforzò la consapevolezza che l’imma- gine fotografica aveva ormai acquisito una sua autonomia e sviluppato un'estetica propria. Questa nuova indipendenza condusse a feconde interazioni con la pittura. Fotografi e pittori scoprirono allora le quasi illimitate possibilità della fotografia in campo artistico e i continui pro- gressi tecnologici dischiusero inattesi orizzonti. Ciò nondimeno, si svi- luppò una storia della fotografia come arte a sé, parallela a quella della pittura. | timori di contatto erano ancora forti e i contrasti talvolta aspri: l'ipotesi di un incontro pareva improponibile. Alla fine, però, si giunse a un dialogo, che senza dubbio rappresenta uno dei capitoli più appassionanti della cultura visiva del nostro secolo. Non si trattava allora solo di riconoscere la dignità artistica della foto- grafia, bensì soprattutto di abbattere i confini che la separavano dalle arti figurative. Nel corso del tempo, la fotografia riuscì a conquistarsi un proprio pubblico, grandi artisti divennero celebri grazie alle loro immagini in bianco e nero e diverse correnti aprirono nuove prospettive. La fotografia divenne così una componente essenziale della nostra cultura. L’ arte moderna, dal canto suo, rimise in discussione i propri mezzi: i nuovi artisti erano in cerca di nuove idee, di altre possibilità espressive e ansiosi di sperimentare. Anche la fotografia rientrava natu- ralmente nel loro campo di azione. Gli avanguardisti russi Aleksandr Rodéenko ed El Lissitskij, per esempio, o il dadaista e surrealista ameri- cano Man Ray, o anche il costruttivista ungherese Laszl6 Moholy-Nagy, realizzarono importanti opere fotografiche, ponendosi come pionieri di un’evoluzione ancora in corso al giorno d’oggi. E tuttavia, questi arti- sti rimanevano delle eccezioni; infatti, prima della seconda guerra mon- diale si attribuiva alla fotografia ancora un valore relativo: le si negava il riconoscimento di «arte alta». La stessa istituzione di una sezione Premessa |5 fotografica all’interno del Museum of Modern Art di New York rappre- sentava un'eccezione e praticamente non esistevano collezionisti degni di essere nominati. La svolta venne solo tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Artisti come Andy Warhol e Robert Rauschenberg si inte- ressarono alle realtà urbane, ai media e alla pubblicità e la fotografia divenne parte integrante delle loro creazioni, una naturale estensione della loro arte. Altri artisti esplorarono la specificità dell'immagine foto- grafica, come per esempio Gerhard Richter, per il quale la fotografia è sia filtro della realtà sia realtà figurativa indipendente. | fotografi — si pensi a Horst P. Horst e a Richard Avedon — furono sempre più attratti dal mondo della pubblicità, della moda e della vita quotidiana. Si giunse allora a un progressivo abbattimento dei confini che separavano i diversi mezzi di comunicazione. Finalmente, la foto- grafia divenne «matura» per l'esposizione in museo e alla suddivisione classica dell’arte in pittura, scultura, disegno e grafica, si aggiunse la fotografia. La collezione fotografica del Museum Ludwig di Colonia si sviluppò sulla base di una raccolta d’arte. A partire dalla sua istituzione formale, ha continuato a condurre questo dialogo in modo coerente e ha mante- nuto un atteggiamento di apertura nei confronti di tutte le nuove ten- denze. Benché costituita perlopiù dopo la fondazione del museo nel 1976, oggi il suo patrimonio ammonta a circa 9300 fotografie. Questo volume presenta una selezione di 860 opere e 278 fotografi. Per la prima volta, viene pubblicata una rassegna della collezione del Museum Ludwig dedicata a un ampio pubblico. Precedentemente, erano stati pubblicati solo cataloghi di carattere scientifico riguardanti alcune parti della collezione. A vent'anni dalla nascita del museo, ci siamo decisi a pubblicare due volumi di uguale formato, uno dedicato alla pittura e alla scultura e l’altro, il presente, alla fotografia del XX secolo. Momento essenziale della fondazione della sezione fotografica del Museum Ludwig fu l'acquisto della famosa collezione di L. Fritz Gruber nel 1977. L. Fritz Gruber, mentore, mecenate e amico di lunga data del museo, si è dedicato per tutta la vita alla promozione della fotografia. Tuttora at- tivo a livello internazionale, è noto per la sua profonda conoscenza della materia e la sua dedizione alla fotografia. | suoi contatti internazionali hanno aperto nuove porte e la collezione è cresciuta sempre di più; con il passare del tempo, diverse parti di essa sono state cedute al museo e 6 | Premessa le ultime donazioni risalgono al 1993 e al 1994. Nel presente volume, la collezione Gruber riveste un ruolo centrale, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Oltre a L. Fritz Gruber, il museo ha goduto dell'apporto di numerosi altri collezionisti e persevera nel proprio sforzo di completare la collezione avvalendosi di mezzi sempre nuovi. Reinhold Mifelbeck, direttore del settore fotografico e delle arti audiovi- sive dal 1980, persegue tale obiettivo con molto impegno, passione e perizia, benché i mezzi a sua disposizione siano limitati. Il quadro gene- rale che ne risulta è impressionante; e tuttavia, ben lungi dal riposare sugli allori, attualmente stiamo elaborando nuove visioni della collezio- ne per gli anni a venire. Nel 1993, con la mostra «La fotografia nell’arte contemporanea tedesca», abbiamo illustrato nuovi sviluppi della fotografia di oggi, che hanno avuto luogo soprattutto in Renania. Con ciò è stato introdotto uno dei futuri argomenti centrali della collezione. Nel 1994, con la retro- spettiva dedicata a Richard Avedon, abbiamo presentato un importante fotografo che, al pari di molti artisti della sua generazione, si è confron- tato con i temi della moda, dei media, dell’arte, della politica, della po- vertà, della violenza e della morte. Nel contempo, abbiamo sperimen- tato nuove modalità di esposizione su cui ci orienteremo sicuramente anche in futuro. Queste e altre mostre testimoniano la raggiunta sim- biosi tra i mezzi di comunicazione artistica, la capacità di tutte le forme di arte figurativa di esaltarsi e arricchirsi a vicenda. Nel 1995, con la mostra «Celebrities & Celebrities», basata sulla col- lezione Gruber, abbiamo voluto sottolineare come i grandi fotografi del nostro tempo abbiano pari dignità rispetto a tutti gli altri artisti e come la macchina fotografica non sia più soltanto uno strumento tecnico che consente di creare immagini indimenticabili e ormai divenute parte inte- grante del nostro «musée imaginaire». Questo volume dimostra la grandezza dell’immagine fotografica e la creatività di artisti che — appa- recchio alla mano — ci accompagnano in sempre nuovi viaggi d’esplora- zione. Le loro esperienze artistiche arricchiscono la nostra vita. Premessa |7 La Collezione di fotografia del Museum Ludwig di Colonia Reinhold Mifelbeck Quella del Museum Ludwig è la prima collezione fotografica presen- tata all’interno di un museo d’arte contemporanea tedesco. Fu allestita quasi simultaneamente al museo. Un anno dopo la conclusione dell'iter necessario alla fondazione del Museum Ludwig, avvenuta nel 1976, fu acquisita la collezione Gruber. Ma anche prima d'allora il museo era in possesso di alcune opere fotografiche, come per esempio il Vagabondo di August Sander, Studi per ologrammi di Bruce Nauman e due fotogrammi di Lazl6 Moholy-Nagy. Il Wallraf-Richartz-Museum, d'altro canto, aveva già riconosciuto appieno l’importanza di questo mezzo espressivo e, in alcuni casi, anche acquistato lavori fotografici. Con la collezione Ludwig si giunse all'esposizione di grandi opere di artisti, come la Tipologia di case con intelaiatura reticolare di Bernd e Hilla Becher, Opera variabile n. 48 di Douglas Huebler, Nascita di Charles Simonds e Orizzontale di vaso nero di Jan Dibbets. Benché la fotografia non abbia mai costituito il nucleo centrale della collezione Ludwig, tali opere dimostravano tuttavia che, rispetto a un museo di fotografia, una collezione fotografica presentata all’interno di un museo d’arte moderna pone l’accento su aspetti diversi. Al centro dell’interesse non era, e non è, la storia della fotografia, bensì il mezzo fotografico in quanto campo di attività artistica più recente rispetto alla pittura, alla scultura, al disegno e alla grafica e più vecchio rispetto alle arti audiovisive, alla performance e ai nuovi media. Ciononostante, questi primi passi non possono che essere considerati alla stregua di timidi segni premonitori di un interesse futuro, che si sarebbe tradotto nell’acquisizione di parti del patrimonio di Gruber, il quale vendette al museo 887 opere e ne donò altre 200. La collezione Gruber costituì una solida base per le successive ac- quisizioni fotografiche del museo, fornendo da sola una panoramica della fotografia artistica di questo secolo, dal tardo pittorialismo, rap- presentato dalle immagini di Heinrich Kuhn, Alvin Langdon Coburn e Hugo Erfurth (benché con opere che appartengono già al XX secolo), al modernismo americano ed europeo, fino agli anni Cinquanta e Ses- santa. Vi figuravano inoltre i più importanti nomi della «fotografia 8 |S toria della collezione

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