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Forme storiche di governo nella Chiesa universale. Giornata di studio in occasione dell’ultima lezione del prof. Giuseppe Alberigo 31 ottobre 2001 PDF

256 Pages·2003·1.161 MB·Italian
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01Pagine Pagina 1 Lunedì, 14 aprile 2003 13:18 01Pagine Pagina 2 Lunedì, 14 aprile 2003 13:18 QUADERNI DI DISCIPLINE STORICHE 18 01Pagine Pagina 3 Lunedì, 14 aprile 2003 13:18 UNIVERSITÀ DI BOLOGNA DIPARTIMENTO DI DISCIPLINE STORICHE Forme storiche di governo nella Chiesa universale Giornata di studio in occasione dell’ultima lezione del prof. Giuseppe Alberigo 31 ottobre 2001 a cura di Paolo Prodi 01Pagine Pagina 4 Lunedì, 14 aprile 2003 13:18 © 2003 by CLUEB Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna Segretaria di Redazione: Angela De Benedictis Il volume è stato curato redazionalmente da Fabio Martelli e Carla Penuti Volume pubblicato con il contributo dell’Università degli Studi di Bologna e con un contributo 40% del MIUR nell’ambito della ricerca nazionale «Ragione ed etica nel pensiero e nelle istituzioni tra medioevo ed età moderna: politica, economia e diritto» Forme storiche di governo nella Chiesa universale. Giornata di studio in occasione dell’ultima lezione del prof. Giuseppe Alberigo / a cura di Paolo Prodi. – Bologna : CLUEB, 2003 254 p. ; 22 cm (Quaderni di discipline storiche ; 18) In testa al front.: Università di Bologna, Dipartimento di Discipline Storiche ISBN 88-491-2014-1 Copertina di Oriano Sportelli CLUEB Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna 40126 Bologna - Via Marsala 31 Tel. 051 220736 - Fax 051 237758 www.clueb.com Finito di stampare nel mese di aprile 2003 da Legoprint - Lavis (TN) 01indice 14-04-2003 13:15 Pagina 5 INDICE pag. INTERVENTI Paolo Prodi,Introduzione. Papato e cardinalato . . . . . . . . . . . . . . 7 Enrico Morini,Roma e la pentarchia dei patriarchi nella percezio- ne dell’oriente greco tardo-antico e medioevale . . . . . . . . . . . . . . . 27 Vittorio Peri,I patriarcati “ecumenici”:un’espressione gerarchica della comunione visibile . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 Ovidio Capitani,Cardinali e “plenitudo potestatis”:una difficile disputa tra i secoli XIII e XIV . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 Carlo Delcorno,La predicazione e il governo della chiesa medievale 95 Gabriella Zarri,Note sui concili provinciali post-tridentini . . . . . . 127 Umberto Mazzone,La visita apostolica come strumento di controllo e governo nella chiesa post-tridentina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 143 Daniele Menozzi,Chiesa gallicana e chiesa romana:un dibattito ecclesiologico nell’età della rivoluzione francese . . . . . . . . . . . . . 167 LEZIONEMAGISTRALE Giuseppe Alberigo,Forme storiche di governo nella chiesa universale 207 Bibliografia delle opere di Giuseppe Alberigoa cura dell’Istituto per le Scienze Religiose - Bologna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 227 01indice 14-04-2003 13:15 Pagina 6 02Prodi 14-04-2003 13:24 Pagina 7 PAOLOPRODI INTRODUZIONE. PAPATO E CARDINALATO Abbiamo pensato e progettato questo incontro per onorare un collega ed amico, Giuseppe Alberigo, che lascia dopo alcuni decenni (era entra- to come straordinario nel 1967) l’insegnamento di storia della Chiesa nell’Università di Bologna. Al termine di questa mia breve introduzione il Magnifico rettore prof. Pier Ugo Calzolari consegnerà al prof. Alberi- go il sigillo solenne del nostro Ateneo. La personalità scientifica di Giuseppe Alberigo ha occupato un posto di rilievo, con i suoi volumi, i suoi innumerevoli saggi ed interventi, la fondazione e la direzione della rivista «Cristianesimo nella storia», non soltanto nella storiografia italiana ma anche in ambito internazionale, come testimoniano le lauree «honoris causa» ricevute dalle facoltà di teologia di prestigiose università europee. Non è stata un’avventura in- tellettuale puramente accademica,ma un impegno totale,dominato sem- pre da una tensione molto forte verso i problemi della storia del cristia- nesimo e della cristianità contemporanea: ha avuto sin dal suo legame iniziale con Giuseppe Dossetti,attraverso cui avvenne il suo inserimento nel mondo degli studi, una valenza e una connotazione che hanno con- giunto la sua attività scientifica ad una partecipazione “militante”ai pro- blemi del Concilio Vaticano II e della sua attuazione nella Chiesa con- temporanea. Per questo abbiamo pensato di non parlare di lui e del suo percorso scientifico, di non procedere ad una «laudatio accademica» ri- tuale in queste occasioni, ma di riprendere in un incontro di studio uno dei temi centrali anzi, penso si possa dire, il tema centrale della sua ri- cerca, Forme storiche di governo nella Chiesa universale, giudicando che il vero onore che si fa ad un collega è quello di mostrare, anche da posizioni diverse,la fertilità dei problemi da lui suscitati. Credo che pro- prio in questi mesi siano trascorsi i cinquanta anni dal nostro primo in- contro personale nei gruppi intellettuali e di impegno politico in Milano (quando io ero matricola all’Università Cattolica di Milano) e man mano le nostre vite, come poi quelle di molti dei presenti più giovani, si sono 02Prodi 14-04-2003 13:24 Pagina 8 8 intrecciate non senza tensioni sia sul piano intellettuale che su quello dell’impegno concreto, tensioni tanto più forti quanto maggiori erano i valori che ritenevamo posti in gioco. Il problema del governo della Chiesa universale e delle sue espressio- ni istituzionali (il pontefice romano, i concili, il cardinalato, l’episcopa- to) è stato davvero l’asse della sua attività scientifica dal principio alla fine ed è sufficiente leggere i titoli delle sue opere maggiori per dimo- strarlo: da I vescovi italiani al concilio di Trento (1959) a Lo sviluppo della dottrina sui poteri dei vescovi nella Chiesa universale. Momenti essenziali tra il XVI e il XVII secolo (1964) a Cardinalato e collegialità. Studi sull’ecclesiologia tra l’XI e il XIV secolo (1969) alla raccolta di saggiLa Chiesa nella storia (1988),senza parlare di tutti gli studi e del- le edizioni di documenti dedicati specificamente alla storia del Concilio Vaticano II. E certamente l’atmosfera del Vaticano II è stata alle origini delle sue riflessioni sul governo della Chiesa universale in diretto rap- porto con l’affermazione del principio della collegialità episcopale e il superamento dell’ecclesiologia del Concilio Vaticano I totalmente cen- trata sull’autorità e il magistero del pontefice romano. Frugando tra le mie vecchie carte in preparazione di questo incontro ho trovato un mio appunto o breve relazione di 15 cartelle che consegnai a Giuseppe Dossetti il 14 settembre 1963 (lo stesso mese in cui egli di- venne collaboratore dei quattro cardinali allora nominati “moderatori” del Concilio) con il titolo Note storiche sul collegio dei cardinali, ap- punto non destinato alla pubblicazione ma ad essere usato come docu- mento preparatorio per le discussioni conciliari. Dopo aver percorso tut- ta la storia del collegio dall’XI secolo, come organo di con-governo del pontefice romano nella Chiesa universale,nel suo apogeo e nella sua cri- si nell’età post-tridentina, concludevo con due pagine che avanzavano proposte per la riforma del governo della Chiesa (riporto qui soltanto qualche frase,rinviando per il testo completo all’appendice): «È ora sempre più urgente che questa evoluzione si traduca in una completa, organica riforma. È insufficiente parlare di internazionalizzazione del collegio e della curia:la internazionalità è solo una condizione preliminare per permet- tere la vita di un organo di sintesi.... Appare in primo luogo necessario ristabili- re le circoscrizioni e le funzioni metropolitiche regionali delle province eccle- siastiche su basi nuove e nello stesso tempo antichissime...Le nuove e vitali province metropolitiche così costituite... potrebbero essere dotate di ampia au- torità e dovrebbero richiamare in vita gli antichi istituti ecclesiastici andati pur- troppo in disuso, come i concili provinciali, che il Tridentino prescriveva ogni tre anni ...». 02Prodi 14-04-2003 13:24 Pagina 9 9 Verisimilmente il «sin qui» posto da Dosssetti a matita al margine, al termine dell’excursus storico, prima di queste proposte finali, voleva si- gnificare che la parte storica poteva essere trasmessa a chi di dovere mentre queste ultime considerazioni (che ho soltanto riassunto) era me- glio che non fossero divulgate in quel momento. Erano proprio molto in- genue e rappresentano lo stato d’animo di allora, di alcuni giovani coin- volti in una avventura entusiasmante di riflessione sulla storia in vista di una riforma delle strutture ecclesiastiche. Ingenuità, forse. Ma il sinodo dei vescovi che si è concluso qualche giorno fa, sabato scorso 27 otto- bre,ha ruotato ancora intorno a questi temi,alla ricerca di una soluzione della discrasia che rimane ancora aperta tra un collegio cardinalizio a cui rimane affidato soltanto (in quanto collegio) il compito dell’elezione del pontefice e la necessità di costituire un consiglio, una sede collegiale di governo nella Chiesa accanto al pontefice. Un papa senza potere assolu- to intitolava a piena pagina la sua cronaca di sabato un grande quotidia- no. Queste sono le coincidenze della vita: tutti voi sapete che questo in- contro di studio era fissato da mesi ed io non mi ricordavo nemmeno che a ottobre si sarebbe svolto il sinodo episcopale. Ma quel che è certo è che la vita di ricerca di Giuseppe Alberigo è stata dominata per decenni da quella esperienza,sino ad oggi e penso che lo sarà anche in futuro. Io ho risentito in qualche modo soltanto indirettamente, rispetto al- l’impegno di Alberigo, di questa partenza comune, con la decisione di porre al centro della mia indagine negli anni successivi il rapporto tra il potere spirituale e il potere temporale nel papato dell’età moderna per cercare di capire come si era sviluppato il problema del governo della Chiesa universale nel sistema degli Stati moderni che si era formato in Europa al termine del medio evo. Soltanto di questo vorrei parlare bre- vemente in questa introduzione, intendendo dare oltre al saluto un mio apporto personale a questo incontro. Volendo riassumere questo percorso dovrei partire dalla definizione della figura del papa data da colui che è certamente il più grande canoni- sta dell’età moderna, il cardinale Giovan Battista De Luca, nella sua Re- latio romanae curiae forensis: «De papa, circa eius potestate, ac perso- nas, quas gerit». Nella stessa e unica persona fisica e materiale del papa coincidono quattro persone formalmente distinte e diverse: la prima di papa e vescovo della Chiesa universale («una scilicet papae et episcopi ecclesiae universalis»); la seconda di patriarca dell’Occidente; la terza di vescovo di Roma; la quarta di principe secolare («Principis saecularis status ecclesiastici»). In realtà, soggiunge De Luca, la persona del papa come patriarca non è più attuale dopo la conquista da parte degli infedeli dei territori dei patriarcati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e 02Prodi 14-04-2003 13:24 Pagina 10 10 Gerusalemme e lo scisma conseguente1. Quest’ultima osservazione, ge- neralmente non considerata dagli storici, mi sembra molto importante per caratterizzare la presenza del papato nell’età moderna. Credo si pos- sa dire, con riferimento preciso al recente viaggio di Giovanni Paolo II in Grecia, che soltanto in questi giorni è stata riscoperta, anche se non ancora in senso formale e giuridico, questa figura, da secoli abbandona- ta, del papa come patriarca dell’Occidente: inesplorato terreno di una storia istituzionale e spirituale che emerge soltanto indirettamente. Il punto di partenza e il filo rosso che collega l’impegno e il destino terreno dei vari pontefici lungo i secoli dell’età moderna è l’esigenza fondamentale di esercitare il ministero petrino (il «Petrusamt», cioè il mandato ricevuto da Pietro di custodire,mantenere e promuovere l’unità e la comunione di tutte le Chiese nella custodia della verità rivelata) in un mondo che si viene sempre più configurando come quello dei princi- pati e delle monarchie, dei nuovi Stati moderni. Il pericolo massimo che il papato vede di fronte a sé – dopo lo scisma, la fine dell’esperienza conciliarista e della «respublica christiana» medievale – è quello di un frazionamento delle istituzioni ecclesiastiche all’interno dei nuovi poteri emergenti nelle varie regioni d’Europa, la formazione di Chiese nazio- nali e territoriali sottoposte ai sovrani. L’esperienza del papato avigno- nese, di un pontefice ridotto a essere il cappellano dei sovrani rimane l’ossessione e l’incubo dei papi. È una tensione secolare che caratterizza tutto questo periodo e tutte le personalità coinvolte in modo realmente tragico. Non credo si possa comprendere l’importanza di questa storia senza questa trama di fondo. Ciò che è interessante è cercare di com- prendere i singoli momenti, i singoli atti di questo dramma nei successi- vi contesti temporali. In un primo tempo al centro della politica papale è lo sforzo di co- 1G.B. DELUCA,Theatrum veritatis et iustitiae,disc. II n. 1,Lugduni 1697,t. XV,p. 266: «Retento eo, qui absque dubio in jure compatibilis est, pro respectuum diversitate, plurium personarum formalium concursu in eadem persona materiali,ut in praecedenti dis- cursu advertitur,plures in Papa considerantur personae distinctae:una scilicet Papae et Epi- scopi Ecclesiae universalis; alia Patriarchae Occidentis; tertia Episcopi Romani; et quarta Principis saecularis status ecclesiastici. Quatenus pertinet ad secundam personam Patriar- chae,propter occupationem ab infidelis aliarum orbis partium,quae sub aliis Constantino- politano,Alexandrino,Antiocheno,et Hierosolymitano Patriarchis cadebant (unde propte- rea schismaticorum licentia prodiit in schismate se confovendi) cessant illae finium,vel pa- triarchalis potestatis quaestiones,quae antiquioribus temporibus cadebant. Ideoque in hoc mere practico,ac forensi opere,inanis labor esset,ac extra propositum,de illis agere. Unde merito apud canonistas,praesertim recentiores,ista secunda persona,vel jurisdictio patriar- chalis,omnino negligi,solumque ad dictas tres alias distinctio restringi solet».

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