ebook img

Fonetica e Tonetica naturali PDF

500 Pages·2007·4.747 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Fonetica e Tonetica naturali

s c i t s i u g n i L n i s k o o b t x e T M O C N I L full text research abstracts of all titles monthly updates LINCOM webshop www.lincom-europa.com F o n e t i c a e t o n e t i c a n a t u r a l i Approccio articolatorio, uditivo e funzionale Luciano Canepari Università di Venezia Nihil nihilo quippe plenius, nihil numinibus hui vanius, nihil hominibus heu deterius. 2007 LINCOM Copyright © 2007 by LINCOM GmbH, Gmunder Str. 35, D-81379 München [email protected] http://home.t-online.de/home/LINCOM.EUROPA www.lincom-europa.com webshop: lincom.at Copyright © 2007 by LINCOM GmbH. Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può esser fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale. Stampato a Biessenhofen. Die Deutsche Bibliothek – CIPCataloguing-in- Publication-Data Acatalogue record for this publication is available from Die Deutsche Bibliothek (http://www.ddb.de) Indice p. viii Prefazione Fonetica e tonetica naturali Approccio articolatorio, uditivo e funzionale 1 1. Preludio 1 Le trascrizioni 6 Il contenuto dell'FTN/MaF(e del MaP) 12 Osservazioni sulla terminologia 16 2. Far fonetica 21 Guida alle figure 29 Guida ai tipi di trascrizione 31 Trascrivere a mano 33 3. Pronuncia e fonetica 36 Il metodo fonetico 43 4. L'apparato fono-articolatorio 47 Le pliche vocali 51 Risonatóri (5 cavità fono-articolatorie) 53 Le labbra 55 5. Classificazione dei suoni 59 6. Approccio graduale 59 Vocali 60 Sonorità 61 Consonanti 62 Punti d'articolazione 64 Modi d'articolazione 68 Elementi prosodici 69 Accento di parola 69 Accento di frase 70 Toni 71 Intonazione 74 7. L'IPA u‚ciale e altre notazioni 74 L'IPAu‚ciale 74 Le consonanti 80 Le vocali 82 Indicazioni prosodiche e diacritici 83 Come mai non usano tutti l'IPA? 86 Rapido confronto tra uƒIPA ecanIPA vi fonetica e tonetica naturali p. 89 La revisione u‚ciale dell'IPA(1989-96): una riforma mancata 91 Diacritici u‚ciali 92 Diacritici segmentali 92 Diacritici sovrasegmentali 93 Diacritici tonali (u‚ciali) di parola o di sillaba 94 Sugli alfabeti non-IPA 95 Confronto coi principali simboli non-IPAusati in Italia 97 Da un paio d'IPA a tanti non-IPAdiversi 98 L'alfabeto fonetico dell'ALI: un altro esempio da non seguire 99 Osservazioni sul (non) "rispetto& dei simboli 102 Ipostatizzazione e "ipastatizzazione& 104 8. Vocali e vocoidi 109 Altre classificazioni meno utili 111 Di più sui vocoidi 119 I vocoidi canIPA 125 Pratica articolatoria 127 I dittonghi: un fonema o due? 130 Vocoidi canIPAe corrispondenti u‡IPA 132 9. Consonanti e contoidi (1) 136 Nasali 138 Occlusivi 139 Costrittivi 142 Occlu-costrittivi 145 Approssimanti 146 cbranti, vibrati e vibratili 147 Laterali 148 Memorizzazione 152 Pratica articolatoria 154 10. Consonanti e contoidi (2) 154 Tabella dei principali contoidi canIPA 154 I contoidi canIPA (per modi d'articolazione) 158 Nasali 161 Occlusivi 164 Occlu-costrittivi 169 Costrittivi 173 Approssimanti 176 cbranti 179 Laterali 182 Confronti tra contoidi simili 185 11. Peculiarità foniche 185 Contoidi intensi ("sillabici&) 185 Coarticolazione 186 Modificazioni 188 Variazioni 189 Contoidi con stacchi particolari 191 Prenasalizzazione 191 "Aspirazione& 193 Consonanti non-pneumoniche 194 Consonanti eiettive 194 Consonanti iniettive 195 Consonanti deiettive 198 Nasalizzazione di vocoidi 200 Desonorizzazione di vocoidi indice vii p. 200 Vocoidi in sillaba non-accentata 201 I vocoidi nel canto 202 Simboli generici (per categorie foniche) 205 12. Microstrutture 205 La sillaba 206 Scala di sillabicità 209 Sillabazione 210 Le sillabe e la catena parlata 212 Durata 214 Accento 218 Tonalità e toni 219 Pratica tonetica 223 13. Macrostrutture 223 Prominenza 223 Ritmo e ritmìe 224 Pause 224 Tonalità e intonìe 225 Paragrafo e testo 225 Velocità 226 Intonazione 228 L'intonìa 229 Le protonìe 229 Le tonìe 232 Le domande 235 Modifiche delle tonìe 239 Incisi e citazioni 239 Riflessioni sui "ruoli& comunicativi 243 Riflessioni sull'intonazione 244 Strutture e generalizzazioni 247 14. Sovrastrutture 247 Parafonica 248 Tonalità 249 Altri elementi parafonici 251 15. Fonosintesi 256 16. Italia 290 17. Europa 342 18. Africa 361 19. Asia 396 20. Oceania 401 21. America 421 22. Lingue morte 461 23. L'"extraterrestre& 463 Bibliografia utilizzabile 471 Indice analitico 477 Indice delle lingue 0. Prefazione 0.1. È convinzione comune che la pronuncia d'una lingua e la sua grafia u‚cia- le (nonostante qualche lamentata incongruenza) siano una sola cosa. Quest'im- pressione deriva dal fatto che –in e‡etti– la scuola si preoccupa solo della scrittu- ra, trascurando e ignorando completamente la pronuncia. Né fa meglio la società nel suo complesso! Il risultato è che tutti abbiamo un irrazionale terrore dell'erro- re di scrittura, che subiamo passivamente senza porci tante domande. Alla meglio, e piuttosto sbrigativamente, ci liberiamo dal peso di questa spada di Damocle, ma con risultati non sempre soddisfacenti, senza nemmeno renderci con- to che, se riflettessimo un po' sulla pronuncia delle singole parole, avremmo meno dubbi e meno incertezze; e anche la scrittura, in definitiva, sarebbe migliore. Infatti, la convinzione della (quasi) "naturale& corrispondenza tra grafia e pro- nuncia è puramente illusoria. Tanto più che, se la scrittura riesce a restare quasi o- mogenea in tutto il territorio italiano (almeno a livelli d'istruzione medio-superio- ri), non fa altrettanto, invece, la pronuncia. Questa, generalmente, è più o meno marcata regionalmente, da caratteristiche dialettali, anche per chi non parla (e, magari, nemmeno capisce) il dialetto della propria zona. Qualcuno già sarà pronto a esclamare: "Ma che assurdità: se non parlo il dialet- to, è ovvio che parlo l'italiano! E l'italiano, fino a prova contraria, è uno solo: non ce n'è mica uno per ogni cittadino!& In realtà –invece– è proprio così: ogni "italoglotta& usa la lingua italiana a mo- do suo. Ognuno impiega certe parole o espressioni invece d'altre simili; è una co- sa evidente e anche ovvia. Ma non sempre si tratta di vere "scelte& individuali: spes- so, le nostre lacune o incertezze lessicali e, a volte, anche morfosintattiche, ci obbli- gano all'impiego d'una forma invece che d'un'altra. E noi la subiamo, più o meno inconsapevolmente. 0.2. Ma quando si tratta della pronuncia, allora, siamo ancora più limitati, nel- le nostre possibilità espressive, e viviamo rassegnati, perché convinti che non ci sia nulla da fare per cambiare le cose. Troppo spesso si ritiene che la pronuncia sia quello che è; e che non ci sia proprio nessun mezzo per migliorarla (e facilitare, al- lo stesso tempo, anche la comunicazione verbale). Dapprincipio, non è sempre facile, né ovvio –benché, dopo, sia addirittura più che evidente– rendersi conto che la pronuncia d'ognuno è diversa da quella degli altri, non tanto –o non solo– per le peculiarità individuali della voce, per il tim- bro personale (determinato dalle peculiarità somatiche e caratteriali d'ogni singo- lo individuo); ma, soprattutto, per le caratteristiche regionali che, in misura mag- giore o minore, tutti presentiamo "spontaneamente& (a meno che non ce ne sia- mo liberati col metodo fonetico), perché le abbiamo acquisite, assieme alla lingua, come parte della lingua stessa. √¤¤¤ prefazione ix 0. Ó Eppure, più o meno frequentemente sistematicamente, è innegabile che si possa riconoscere un settentrionale (soprattutto del Nordest), per la riduzione del- le "consonanti doppie&. Qui dobbiamo anticipare alcune trascrizioni, per mostrare che hanno un impiego davvero conveniente (non certo per allarmare e spaventa- f t p l re). Infatti, il settentrionale potrà presentare forme come "a i o, a e o& (af'fi;ttø, ap'pE;llo) (per a‚tto, appello(af'fit:tø, ap'pEl:lo), gli esponenti indicano un'articola- zione percepibilmente più breve del normale); o (soprattutto nel resto del Nord), allungamenti delle vocali in sillaba caudata (o "chiusa&), come in "muulta, paar- to, liista& ('mu;lta, 'pa;Rto, 'li;sta) (per multa, parto, lista ('mul:ta, 'par:to, 'lis:ta)); o (soprattutto i lombardi) "scambi& vocalici, come in "teléfono, architètto, perchè& (te'le:fono, &aRki'tE;tto, peR'kE;)(per telèfono, architétto, perché (te'lE:fono, &aRki'tet:to, peR'ke)). 0.3. Anche i centrali hanno i loro problemi (toscani compresi, ma non i fiorenti- ni e pratesi), per l's\ "borza, il zole, penzo˚ diçe& ('bor:qa, 'bo;rqa÷ il'qo:le÷ 'pEn:qo, 'pE;nqo÷ 'di:S™) (per borsa, il sole, penso, dice('bor:sa, il'so:le, 'pEn:so, 'di:c™)); i tosca- ni hanno pure "diho& ('di:hø) (per dico ('di:kø)) e "diçe˚ aŸile& ('a:Zile) (per dice˚ agile ('a:Gile), per i quali è abbastanza inutile spremersi per cercare espedienti grafici "convenienti&, giacché l'unico modo adeguato per render bene i suoni è tramite una buona trascrizione fonetica). Altri italiani centrali hanno "pajja& ('paj:ja, 'pa;jja)(per paglia('paL:La)) e (assie- me ai meridionali) anche "abbile, la ggiacca& ('ab:bile, 'a;bbile÷ laG'Gak:ka, laG- 'Ga;kka) (per abile, la giacca('a:bile, la'Gak:ka)). I romani e altri centrali hanno "i gabidani& (i&gabi'da:ni) (per i capitani (i&kapi'ta:ni)). Soprattutto i meridionali (in particolare campani) hanno "tando& ('ta:ndo, 'tan:∂o) (per tanto ('tan:to)). I napoletani hanno pure "çpero, çcade& (S'pE;™Ro, S'kA;√de) (per spero, scade (s'pE:- Ro, s'ka:de)), e molti siciliani sono noti per "quaccio&('kwa.:.o, 'kwa√..o) (quat- tro('kwat:tRo)). I sardi parlano d'un "sème&('sE;mme) (per séme('se:me)), ma di due "sémi&('se;mmi)e di più "póli& ('po;lli)(per pòli('pO:li)), ma d'un solo "pòlo& ('pO;l- lo) (per pòlo ('pO:lo)). Le trascrizioni date mostrano abbastanza bene certi fenome- ni di pronuncia regionale (anche se si può essere più completi e più precisi ancora). 0.4. La fonetica non va "studiata& controvoglia, e nemmeno mnemonicamen- te, come se fosse un'ingrata fatica inutile. Invece, va "scoperta&, divertendosi e gio- cando coi suoni (e con le parole, le frasi e i testi). Anche se non ce ne rendiamo bene conto, la fonetica è sempre con noi: è innoi. Infatti, come la chimica e la fisica esistevano già, indipendentemente dalla consape- volezza e dalla volontà dell'uomo; così, la fonetica è naturalmente inevitabile, quando si parla. Scoperte le leggi e i princìpi della chimica e della fisica, queste scienze si possono applicare in vari modi utili. Ugualmente, se impariamo a utiliz- zare le categorie e i princìpi della fonetica, riusciamo –con spontanea naturalez- za– a riconoscere i vari suoni della nostra lingua, comprese le sfumature; e, in ségui- to, possiamo riconoscere anche i suoni delle altre lingue e dei dialetti. Poi, saremo in grado di riprodurre, oltre ai suoni della nostra variante linguisti- ca, anche quelli delle altre lingue. E questo avverrà tanto più facilmente, quanto x fonetica e tonetica naturali meglio sapremo applicare ciò che la fonetica ci o‡re liberamente, senza bisogno di costose e complicate apparecchiature, e senza doti particolari: è su‚ciente (ma ne- cessario) cominciare ad "ascoltare& davvero i suoni, non basta "sentirli& solamente. Un validissimo aiuto, in quest'analisi dei suoni, è fornito dall'uso dei simboli fonetici, che permettono di "vedere& i suoni e, quindi, di confrontarli tra di loro, riflettendo sulle somiglianze e sulle di‡erenze. Un altro modo di "vedere& i suoni è l'impiego di figure articolatorie adeguate che, oltre a facilitare il confronto reciproco, attivano anche la riflessione sui movi- menti che eseguiamo all'interno della bocca, quando –appunto– produciamo un determinato suono. Una volta cominciato, è sorprendente constatare che, a deter- minati movimenti (anche piccoli), corrispondono determinate sfumature di suo- no. Ci si meraviglia senz'altro di non aver capìto prima una cosa tanto semplice e naturale. L'importante, però, è l'esserci arrivati, anche se un po' tardi. 0.5. La scuola dovrebbe rendere possibile questo "miracolo& che, se incanalato adeguatamente, continuerà, in modo spontaneo e naturale, a dare i suoi utili frut- ti, anche nello studio delle lingue straniere, oltre che per migliorare la propria lin- gua nazionale. Basterebbe introdurre, come un gioco, nei primi tre mesi della pri- ma classe elementare, gli elementi basilari della fonetica, tramite una videocasset- ta, o un ©∂-®øµ, o un ©∂ multimediale interattivo, da organizzare appositamen- ® te, e con tabelloni murali che mostrino alcuni diagrammi ( § 0.7) e i simboli fo- netici più importanti, scritti, però, rigorosamente in rosso (e, magari, tra {}, o //), per distinguerli sempre dalla scrittura "normale&, secondo il principio bialfabeti- co, all'interno del metodo fonetico (della Fonetica naturale). Questo materiale servirebbe anche per supplire alle inevitabili carenze degl'inse- gnanti (che, sicuramente, non essendo mai stati preparati a ciò, non avranno nessu- na cognizione in merito); ma, a trarne i migliori risultati sarebbero, soprattutto, i bambini, che si divertirebbero, acquisendo, senza nemmeno rendersene conto, la chiave necessaria e fondamentale, per riuscire a separare il livello fonico da quello grafico (come abbiamo visto in anni di sperimentazione in scuole elementari). Queste "scoperte& resterebbero ai bambini, ben interiorizzate in modo molto na- turale, anche in séguito, crescendo: permettendogli di non rifare gli stessi errori dei loro predecessori (insegnanti compresi). In e‡etti, la pronuncia non è una perfida invenzione di qualche fanatico di fone- tica, ma –a guardar bene– è la prima manifestazione delle lingue, che non sono so- lo scrittura, grammatica e vocabolario… 0.6. Il vero scoglio da superare è solo la non-conoscenza. Ciò che ci è ignoto, in- fatti, è completamente "inutile e impossibile&. A questo proposito, torna in men- te l'assurda credenza che non si possano indicare e descrivere certi suoni d'alcune lingue straniere, che sarebbe possibile imparare solo "dalla viva voce dell'insegnan- te& (come si scrive ancora in non poche grammatiche!). E vediamo un tipo di trascrizione più semplice, che mette le parole (e anche le frasi) tra barre oblique; la trascrizione fonemicaci mostra i fonèmi(o suoni funzio- nali) in rapporto alla grafia. Sùbito, notiamo che la sillaba accentata è chiaramen-

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.