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Fino alla fine del mondo. Saggi sul «politico» nella rivoluzione spaziale contemporanea PDF

272 Pages·2010·0.975 MB·Italian
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Damiano Palano F F INO ALLA INE M DEL ONDO Saggi sul ‘politico’ nella rivoluzione spaziale contemporanea LIGUORI EDITORE Filosofia politica 1 Damiano Palano Fino alla fine del mondo Saggi sul (cid:145)politico(cid:146) nella rivoluzione spaziale contemporanea Liguori Editore Questa ricerca e la sua pubblicazione sono state finanziate parzialmente dall’Università Cattolica nell’ambito dei suoi programmi di promozione e diffusione della ricerca scientifica (anni 2006 e 2007). Questa opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore (Legge n. 633/1941: http://www.giustizia.it/cassazione/leggi/l633_41.html). Tutti i diritti, in particolare quelli relativi alla traduzione, alla citazione, alla riproduzione in qualsiasi forma, all’uso delle illustrazioni, delle tabelle e del materiale software a corredo, alla trasmissione radiofonica o televisiva, alla registrazione analogica o digitale, alla pubblicazione e diffusione attraverso la rete Internet sono riservati, anche nel caso di utilizzo parziale. La riproduzione di questa opera, anche se parziale o in copia digitale, è ammessa solo ed esclusivamente nei limiti stabiliti dalla Legge ed è soggetta all’autorizzazione scritta dell’Editore. La violazione delle norme comporta le sanzioni previste dalla legge. Il regolamento per l’uso dei contenuti e dei servizi presenti sul sito della Casa Editrice Liguori è disponibile al seguente indirizzo: http://www.liguori.it/politiche_contatti/default.asp?c=legal L’utilizzo in questa pubblicazione di denominazioni generiche, nomi commerciali e marchi registrati, anche se non specificamente identificati, non implica che tali denominazioni o marchi non siano protetti dalle relative leggi o regolamenti. Liguori Editore - I 80123 Napoli http://www.liguori.it/ © 2010 by Liguori Editore, S.r.l. Tutti i diritti sono riservati Prima edizione italiana Febbraio 2010 Palano, Damiano : Fino alla fine del mondo. Saggi sul ‘politico’ nella rivoluzione spaziale contemporanea/ Damiano Palano Napoli : Liguori, 2010 ISBN-13 978 - 88 - 207 - 5041 - 1 1. Democrazia e globalizzazione 2. Stato e impero I. Titolo. Aggiornamenti: 18 17 16 15 14 13 12 11 10 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 Indice Introduzione 1 1. Il (cid:145)politico(cid:146) nell(cid:146)era «postpolitica». Con Schmitt, oltre Schmitt? 35 1.1. Nemici del genere umano 35 1.2. L(cid:146)essenza del (cid:145)politico(cid:146) e i limiti del liberalismo 39 1.3. Lo spazio della democrazia 54 1.4. Lo «spirito postpolitico» 63 1.5. La moralizzazione della politica 84 1.6. Quale spazio? 99 2. L(cid:146)etica dell(cid:146)emergenza. La democrazia nello «stato di eccezione» 109 2.1. Lo spettro dell(cid:146)eccezione 109 2.2. La tentazione nichilista delle democrazie 123 2.3. Il potere sovrano e la «giustizia piø alta» 133 2.4. Il posto dei diritti umani 145 3. Fino alla fine del mondo. Lo Stato nello spazio im- periale 169 3.1. La Terra diminuita 169 3.2. Le geometrie dell(cid:146)impero 180 3.3. Un nuovo Zusammenbruch? 205 3.4. Lo Stato come (cid:145)strumento(cid:146) e come (cid:145)funzione(cid:146) 215 3.5. La «forma-Stato» e il mercato mondiale 225 3.6. Un nuovo spazio 251 Indice dei nomi 257 Nota editoriale I capitoli di questo volume traggono origine da testi gi(cid:224) apparsi in altre sedi in una forma spesso notevolmente diversa, oltre che piø breve. Il primo capitolo di questo volume Ł stato pubblicato con il titolo Il (cid:145)politico(cid:146) nell(cid:146)era «postpolitica». Note sulla proposta teorica di Chantal Mouffe, in «Teoria politica», XXIV (2008), n. 3, pp. 89-132; il secondo capitolo nasce da un testo pub- blicato, in forma piø breve e ridotta nei riferimenti bibliografici, con il titolo L(cid:146)etica dell(cid:146)emergenza. La democrazia nello «stato di eccezione», come recensione al volume di Michael Ignatieff, Il male minore. L(cid:146)etica politica nell(cid:146)era del terrorismo globale, Vita e Pensiero, Milano, 2006, in «Teoria politica», XXIV (2008), n. 1, pp. 217-250; il terzo capitolo Ł apparso con il titolo Fino alla fine del mondo. Stato e spazio politico nel recente dibattito sulla «forma-impero», in «Teoria politica», XIX (2003), n. 2-3, pp. 217-250, all(cid:146)interno del numero mono- grafico La globalizzazione avanza... la democrazia arretra. Un ringraziamento particolare va a «Teoria politica» e al suo Direttore, Luigi Bonanate, per avere ospitato la prima versione di questi scritti e per consentirne ora una nuova pubblicazione. Introduzione I. La peste regnava sovrana dappertutto. Quando il giorno e la notte, come gemelle cresciute di pari passo, si divisero equa- mente il dominio delle ore, a uno a uno, sotto le caverne di ghiaccio, lungo le acque di disgelo di migliaia di inverni, a uno a uno, quelli che restavano della razza umana chiusero gli occhi per sempre alla luce. M. SHELLEY, L(cid:146)ultimo uomo, Milano, Mondadori, 1997, pp. 476-477 (ed. or. The Last Man, London, 1826). Molto prima che l(cid:146)autodistruzione dell(cid:146)umanit(cid:224) diventasse tecnicamente possibile, Mary Shelley descrisse con meticolosa precisione il malinconico commiato dalla superficie terrestre da parte dell(cid:146)ultimo superstite del genere umano. Anticipando quasi tutti i motivi dell(cid:146)immaginario apocalittico nove- centesco, The Last Man, pubblicato a Londra nel 18261, era per molti versi il racconto della lacerazione interiore dell(cid:146)autrice di Frankenstein, che a soli ventisei anni aveva perso il marito, il grande poeta Percy Shelley, quattro dei suoi cinque figli e tutti i compagni di quel ribelle circolo romantico che l(cid:146)aveva accompagnata nell(cid:146)esilio volontario dalla madrepatria inglese2. Ma, al tempo stesso, il racconto dava corpo a un incubo che, da quel momento in poi, non avrebbe mancato di arricchirsi di nuovi elementi e, soprattutto, del realismo assente (cid:150) secondo molti critici (cid:150) nelle pagine del romanzo. Ambientato alla fine del XXI secolo, The Last Man tesseva infatti la trama di un incubo nel quale l(cid:146)«immenso fantasma» della pestilenza sconvolgeva e distruggeva rapidamente l(cid:146)intera umanit(cid:224), condannando un piccolo grup- 1 M. Shelley, L(cid:146)ultimo uomo, Milano, Mondadori, 1997, pp. 476-477 (ed. or. The Last Man, London, 1826). 2 Cos(cid:236), nel romanzo, o almeno nella prima parte, non era difficile scorgere evidenti riferi- menti autobiografici, anche perchØ nei ritratti degli stessi protagonisti affioravano piuttosto scopertamente i volti di Shelley e di Byron. 2 INTRODUZIONE po di superstiti a un lungo e inutile pellegrinaggio attraverso un(cid:146)Europa devastata e le sue antiche metropoli, ormai completamente disabitate. Mi- racolosamente sopravvissuti alla peste, quei superstiti non riuscivano per(cid:242) a ripopolare il mondo, perchØ la morte li sorprendeva in mare, scaraventando sulla spiaggia il corpo di un solo naufrago: l(cid:146)ultimo uomo vivente, chiamato ad assistere (cid:150) come unico e solitario spettatore, nella Roma del 2100 (cid:150) al commiato dell(cid:146)umanit(cid:224) dal teatro del mondo3. Quella che per l(cid:146)autrice di Frankenstein era solo l(cid:146)ennesima esplorazione di un futuro terrificante inizi(cid:242) a palesarsi, meno di cento anni dopo, come una possibilit(cid:224) concreta. Gi(cid:224) nei primi decenni del XX secolo, l(cid:146)estinzione del genere umano prese infatti a essere considerata non piø come una pro- vocazione all(cid:146)antropocentrismo4, ma come un(cid:146)eventualit(cid:224) che le scoperte scientifiche e lo sviluppo della tecnologia bellica avrebbero reso sempre piø plausibile, e, dopo il 1945, l(cid:146)immagine della nuova apocalisse ha cessato defi- nitivamente di essere soltanto un motivo coltivato dalla letteratura di genere. Fatalmente, quella che al principio del XIX secolo appariva come un(cid:146)ipotesi insensata (cid:150) se non, addirittura, come «il frutto di un(cid:146)immaginazione malata» (cid:150) ha assunto i caratteri di una sorta di profezia del disastro atomico5, e la sagoma dell(cid:146)ultimo uomo Ł diventata il motivo quasi obbligato sul quale si 3 Portando con sØ Omero e Shakespeare, l(cid:146)«ultimo uomo» abbandonava infine Roma per volgersi ad Oriente: «Non mi attendo cambiamenti per il meglio; ma la monotonia del presente mi Ł diventata intollerabile. Non mi faranno da piloti nØ speranza nØ gioia; sono sospinto solo dall(cid:146)irrequietudine della disperazione e dall(cid:146)ardente desiderio di qualcosa di diverso. Non vedo l(cid:146)ora di battermi contro il pericolo, di sentirmi eccitato dalla paura, di avere ogni giorno qualche mansione da svolgere, per quanto insignificante e poco necessaria. Assister(cid:242) al vario spettacolo delle apparenze che gli elementi sanno assumere (cid:150) legger(cid:242) auguri propizi all(cid:146)arcobaleno (cid:150) minacce in una nuvola (cid:150) una lezione o un segno caro al mio cuore in tutte le cose. Cos(cid:236), su e giø, per le coste della terra deserta, finchØ il sole sia alto in cielo, e la luna appaia, nuova e poi piena (cid:150) gli angeli, gli spiriti dei morti e l(cid:146)occhio sempre aperto del Supremo vedranno la piccola imbarcazione andare col suo carico, Verney (cid:150) L(cid:146)ultimo uomo» (ivi, pp. 528-529). 4 Proprio in quest(cid:146)ultima direzione si era mosso Leopardi in una tra le piø note delle Operette morali, dove un Folletto annuncia che «gli uomini sono tutti morti, e la razza Ł perduta», per una serie molteplici di cause: «parte guerreggiando tra loro, parte navigando, parte man- giandosi l(cid:146)un l(cid:146)altro, parte ammazzandosi non pochi di propria mano, parte infracidando nell(cid:146)ozio, parte stillandosi il cervello sui libri, parte gozzovigliando e disordinando in mille cose; in fine studiando tutte le vie di far contro la propria natura e di capitar male» (G. Leopardi, Operette morali, in Id., Tutte le opere, Firenze, Sansoni, 1976, I, p. 160). 5 «L(cid:146)estinzione della razza umana in un futuro ipotizzabile», si leggeva infatti nella pre- sentazione dell(cid:146)edizione critica del 1965, «Ł una cupa possibilit(cid:224) che siamo costretti a con- templare da quando la bomba Ł caduta su Hiroshima» (M. Shelley, The Last Man, ed. H.J. Luke, Oxford-New York, Oxford University Press, 1965; cit. da L. Caretti, Introduzione, in M. Shelley, L(cid:146)ultimo uomo, cit., XXIV). INTRODUZIONE 3 Ł esercitato un immaginario sempre piø cupo. Un immaginario di cui la cinematografia (cid:150) con film come L(cid:146)ultima spiaggia (On the Beach, 1959) di Stanley Kramer, A prova di errore (Fail Safe, 1964) di Sidney Lumet, o la spietata satira del Dottor Stranamore (1964) di Stanley Kubrick6 (cid:150) ha fissato probabilmente nel modo piø efficace i tratti, anche se, forse, Ł l(cid:146)agghiacciante scenario del Livello 7 di Mordecai Roshwald a restituire i lineamenti paradigmatici dell(cid:146)ultimo superstite del genere umano. Nel romanzo di Roshwald, l(cid:146)ultimo uomo diventa infatti un ufficiale addestrato, condizionato e programma- to per eseguire l(cid:146)ordine di lancio missilistico in caso di conflitto atomico. E il suo diario si trasforma nella cronaca degli ultimi giorni dell(cid:146)umanit(cid:224) (cid:150) dopo «la guerra piø breve della storia, e la piø devastante»7 (cid:150) osservati dal sottosuolo, dal livello 7: il «migliore dei mondi possibili»8, e cioŁ il piø profondo livello di sicurezza, in cui i militari responsabili degli armamenti nucleari sono ermeticamente isolati, ma che non pu(cid:242) comunque consentire la sopravvivenza in un pianeta irrimediabilmente contaminato. Dopo la fine della Guerra fredda, l(cid:146)incubo della nuova apocalisse non ha cessato di alimentare l(cid:146)immaginario collettivo, piegandosi a nuove decli- nazioni, suggerite dallo stesso sviluppo tecnologico. La realt(cid:224) del terrorismo globale e la scoperta dell(cid:146)imprevista vulnerabilit(cid:224) delle societ(cid:224) postindustria- li hanno ulteriormente contribuito a disegnare una sagoma nella quale le paure contemporanee possono andare a condensarsi, rinnovando una gal- leria iconografica di mostruosit(cid:224) ormai affollata9. Ma, probabilmente, non 6 Ognuno di questi celebri film traeva ispirazione da altrettanto fortunati romanzi: cfr. N. Shute, L(cid:146)ultima spiaggia, Milano, Sugar, 1959 (ed. or. On the Beach, New York, Morrow, 1957); E. Burdick (cid:150) H. Wheeler, A prova di errore, Milano, Longanesi, 1963 (ed. or. Fail-Safe, New York, McGraw-Hill, 1962); E. George, Il dottor Stranamore ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba, Milano, Bompiani, 1964 (ed. or. Dr. Strangelove or How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, Boston, Gregg Press, 1979). 7 M. Roshwald, Livello 7, Milano, Mondadori, 2007, p. 154 (ed. or. Level 7, London, William Heinemann, 1959). 8 Ivi, p. 134. 9 A proposito del successo (cid:150) non certo confinato al pubblico della letteratura di genere (cid:150) del romanzo di C. McCarthy, La strada, Torino, Einaudi, 2007 (ed. or. The Road, New York, Knopf, 2006), oltre che di altre produzioni cinematografiche e letterarie, Antonio Monda ha osservato, per esempio, che, nonostante sia inevitabile pensare agli effetti dell(cid:146)undici settembre, in realt(cid:224) «i motivi sono piø complessi: drammaturgicamente la catastrofe pone i personaggi in condizioni estreme, nei quali sono costretti a prendere decisioni che determi- nano la vita e la morte. La fine del mondo esalta poi il coraggio ed offre inedite suggestioni estetiche» (A. Monda, Arriva l(cid:146)apocalisse. Istruzioni per la fine del mondo, in «la Repubblica», 16 febbraio 2008, p. 53). Sull(cid:146)immaginario letterario della nuova apocalisse, si veda per(cid:242), in chiave piø generale, F. Muzzioli, Scritture della catastrofe, Roma, Meltemi, 2007, il quale peraltro affronta il tema da una prospettiva centrata sulle «distopie». 4 INTRODUZIONE sono solo questi i motivi che consegnano al nostro immaginario lo spettro dell(cid:146)«ultimo uomo» e la tetra prefigurazione della scomparsa del genere umano. Alla base di simili visioni sta infatti qualcosa di piø profondo, che investe il modo di concepire la societ(cid:224) in cui viviamo, lo «spazio» in cui gli esseri umani si trovano quotidianamente a operare e in cui la paura scopre nuovi volti10. Uno «spazio» all(cid:146)interno del quale l(cid:146)«umanit(cid:224)» cessa di essere una pura astrazione, per tramutarsi in una realt(cid:224) concreta, di cui Ł persi- no pensabile la distruzione. E uno «spazio» in cui l(cid:146)«umanit(cid:224)» diventa un concetto effettivamente «politico». II. Ogni volta che sotto la spinta di forze storiche o grazie alla liberazione di nuove energie, entrano nell(cid:146)orizzonte della complessiva coscienza dell(cid:146)uomo nuovi territori e nuovi mari, mutano anche gli spazi dell(cid:146)esistenza storica. Allora sorgo- no nuove misure e nuovi criteri dell(cid:146)attivit(cid:224) storico-politica, nuove scienze, nuovi ordini, una nuova vita di popoli nuovi e rinati. C. SCHMITT , Terra e mare. Una considerazione sulla storia del mondo, GiuffrŁ, Milano 1986, p. 56; ed. or. Land und Meer. Eine Welt- geschichtliche Betrachtung (1942), K(cid:246)ln (cid:150) L(cid:246)venich, Hohenheim Verlag, 1981). Gi(cid:224) al principio degli anni Quaranta (cid:150) nella Considerazione sulla storia del mondo al centro di Land und Meer (cid:150) Schmitt inizia a cogliere nella modernit(cid:224) europea una radicale cesura rispetto alle modalit(cid:224) di organizzazione politi- ca fino ad allora conosciute. Proprio all(cid:146)alba dell(cid:146)et(cid:224) moderna, secondo la sua lettura, una serie di scoperte scientifiche e geografiche viene infatti ad alterare e incrinare il rapporto degli esseri umani con la terra. «L(cid:146)uomo», 10 Sul nesso fra la paura e le trasformazioni spaziali, mi permetto di rinviare alle brevi note sviluppate in D. Palano, Paura dallo spazio, nel numero monografico dedicato alla Paura come attore politico, curato da V.E. Parsi, della rivista «Paradoxa», II (2008), n. 1, pp. 142-150. Ma osservazioni importanti, ai fini di una ricostruzione del rapporto (costitutivo quanto mutevole) fra paura e politica, sono offerte, fra gli altri, da R. Escobar, Metamorfosi della paura, Bologna, Il Mulino, 1997, da C. Robin, Paura. La politica del dominio, Milano, Universit(cid:224) Bocconi Editrice, 2005 (ed. or. Fear. The History of a Political Idea, Oxford-New York, Oxford University Press, 2004), dal ricco volume di G. Silei, Le radici dell(cid:146)incertezza. Storia della paura tra Otto e Novecento, Manduria-Bari-Roma, Lacaita, 2008, e dalle note di M.L. Lanzillo, La sovranit(cid:224) della paura. Per una storia della paura nella modernit(cid:224) politica, in «Paradoxa», II (2008), n. 1, pp. 114-123.

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