Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales TEXTES ET ÉTIJDES DU MOYEN ÂGE, 11 FILOSOFIA E SCIENZA CLASSICA, ARABO-LATINA MEDIEVALE E L'ET À MODERNA LOUVAIN-LA-NEUVE 1999 FÉDÉRATION INTERNATIONALE DES INSTITUTS D'ÉTUDES MÉDIÉVALES Président: L.E. BOYLE (Commissio Leonina, Roma) Vice-Président: L. HOL1Z (Institut de Recherche et d'Histoire des Textes, Paris) Membres du Comité: M. FASSLER (Yale University, Connecticut) C. LEONARD! (Società Internazionale per le Studio del Medioevo Latino, Firenze) J. MARTINEZ GAZQUEZ (Universidad Aut6noma de Barcelona, Departament de Ciencies de l'Antiguitat, Barcelona) M.C. PACHECO (Universidade do Porto, Gabinete de Filosofia Medieval, Porto) A. RINGBOM (Institute of Medieval Studies of the Àbo Akademi, Turku) Secrétaire et Editeur responsable : J. HAMESSE (Institut Supérieur de Philosophie, Louvain-la-Neuve) Trésorier: O. WEIJERS (Constantijn Huygens Instituut, Den Haag) Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales TEXTES ET ÉTUDES DU MOYEN ÂGE, 11 FILOSOFIA E SCIENZA CLASSICA, ARABO-LATINA MEDIEVALE E L'ETÀ MODERNA Cielo di semina.ri internazionali (26-27 gennaio 1996) publié avec le concours du Centro Nazionale della Ricerca Scientifica, Roma F.I.D.E.M. sede dell'Università di Parma Cattedra di Storia della filosofia : "Centro Studi di civiltà del Medioevo" e del Rinascimento 'Biagio Pelacani da Parma' a cura di Graziella FEDERICI VESCOVINI LOUY AIN-LA-NEUVE 1999 Tous droits de traduction, de reproduction et d'adaptation réservés pour tous pays. Copyright© 1999 Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales Collège Cardinal Mercier Place du Cardinal Mercier, 14 B 1348 WUV AIN-LA-NEUVE D/1999/7243/l TABLE DES MATIÈRES Filosofia e scienza arabo-latina medievale e l'età moderna, di VII G. FEDERICI VESCOVINI ······································· S. FERABOLI, L'evoluzione delle astrotesie in antichi cataloghi stellari . . . .. . . .. . .. . . .. . . .. . . .. . . .. . . .. . . . . . .. . . .. . . .. . . . . . . . . . . . 1 R. MORÉLON, L'astronomie mathématique autour de la Méditerranée ................................................... 17 G. FEDERICI VESCOVINI, Gli astronomi arabi e il Lucidator du- bitabilium astronomiae di Pietro d'Abano (1303-1310). 29 R. RAsHED, De la géométrie du regard aux mathématiques des phénomènes lumineux . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43 P. MüRPURGO, L'influenza del pensiero scientifico ebraico nel contesto europeo dei secoli XII-XIII . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . .. 61 J. BIARD, L'idée de nature dans la physique de Jean Buridan........................................................ 97 V. SORGE, L'influenza di Alhazen sulla dottrina della visione in Biagio Pelacani da Parma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113 J.D. NORTH, Roger Bacon and the Saracens...................... 129 P. CASTELLI, « Convenerunt in unum » : Giotto il« Fisiogno- mico » . .. . . .. . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . .. 161 F. BAROCELLI, Correggio « ritrovatore di qualsivoglia difficoltà nelle cose » e la «Camera di S. Paolo a Parma». Alcune ipotesi ... .. ........ ......... .. ....... ...... 191 M. MAMIANI, L'ordine e il metodo: la tradizione logico- retorica an tic a e la nuova scienza ... ........ .... ... . ... . .. . . . 245 S. CAROTI, Pomponazzi e la reactio. Note sulla fortuna del pensiero oxoniense e parigino nella filosofia italiana del Rinascimento ... ... ...... .. .. ... . .. . ......... .. . . ... . .. .. .. . . .. 255 VI TABLE DES MATIÈRES R. FUBINI, Contributo per l 'interpretazione della « dialectica » di Lorenzo Valla .. ... .. .. . . ........ ..... .. .. ... . ... ......... .. 289 Indice di autori antichi, medievali e moderni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 319 Indice di autori contemporanei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 327 Indice dei manoscritti . ......... .. . ... . .. ...... .. .. . . .. . .. ... ... .. ... . 333 FILOSOFIA E SCIENZA ARABO-LA TINA MEDIEVALE E L'ETÀ MODERN A Sono qui raccolte le relazioni del Cielo di Seminari che si sono tenuti dal 26 al 27 gennaio 1996 presso il Dipartimento di filosofia dell'Uni versità di Parma, organizzati nell'ambito delle attività del Centro di Civiltà del Medioevo e del Rinascimento 'Biagio Pelacani' che fa capo al corso di Storia della filosofia della Facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Parma, ora della Università di Firenze e che partecipa alla Fédération internationale d'études médiévales. L'intento di questi seminari è stato quello di portare un contributo a una migliore conoscenza dei rapporti tra la filosofia e la scienza latina medievale rispetto al mondo classico e a quello moderno, tra Medioevo e Rinascimento: trasmissione dell' 'età di mezzo', oppure elaborazione originale e ben peculiare di questa età di 'passaggio', sia sul piano filosofico che su quello più strettamente scientifico ? Il debito con Aristotele è stato cosÏ schiacciante da ridurre a mero carattere di passivo commento le dottrine dei maestri medievali, corne a lungo si è ritenuto, oppure ha avuto sviluppi ed idee innovative sue proprie ? Il contributo della filosofia e delle scienze arabe ed ebraiche ha in qualche modo modificato la classificazione delle scienze di Aristotele anche nell'adatta mento cristiano ? corne si presenta il sapere alla fine del Medioevo ed agli albori dell'età moderna? Questi, corne molti altri sono stati gli interrogativi a cui questi seminari hanno cercato di rispondere, benché il cammino sia appena tracciato e tutto da percorrere in questa direzione anche per la complessità e l 'intreccio delle discipline. Anche per questo un taglio interdisciplinare dei lavori ci è parso utile. Queste ricerche toccano ambiti apparentemente diversi, ma fondamentalmente connessi tra loro dato il carattere globale del sapere medievale, dalle conoscenze astronomiche e astrologiche, ai problemi dell'ottica o 'perspectiva' fino ad arrivare a cogliere alcuni aspetti artistici e figurativi rimasti in ombra e viii F. FEDERICI VESCOVINI a mettere in luce problemi stimolanti del metodo scientifico o della logica umanistico-rinascimentale. Desidero ringraziare in modo particolare Raffaella Simili che ha reso possibile la realizzazione pratica di questi Seminari per il contributo del CNR e Jacqueline Hamesse che ha accettato la pubblicazione di questi lavori nella Collana della F.I.D.E.M. presso Brepols. Un grazie caloroso anche a quanti hanno voluto partecipare attivamente alla riuscita di questi incontri in vari modi. Graziella Federici Vescovini Firenze, 2 gennaio 1999 SIMONEITA FERABOLI Università di Genova L'EVOLUZIONE DELLE ASTROTESIE IN ANTICHI CATALOGHISTELLARI Tra le prime voci critiche che si levarono nel campo degli studi astronornici antichi, o per lo meno tra le testimonianze a noi disponibili che manifestarono l'esigenza di obiettività scientifica attraverso una rninuziosa opera di rettifica di convinzioni diffuse, non si puo ignorare l'opera dell'astronomo lpparco. Nel trattato che ci è pervenuto integro, il commento ai F enomeni di Arato, l 'esegesi della versificazione del poeta è uno strumento indiretto che l'astronomo impiega per esporre i risultati delle proprie osservazioni e quindi per correggere o rettificare dati presenti in Arato. Scrupoli di obiettività scientifica muovono lpparco, convinto che nella divulgazione dei Fenomeni di Arato si nasconda un pericolo reale : la grazia e la bellezza del poema infatti sembrano conferire ai contenuti un'autorità scientifica che in realtà ai Fenomeni manca ; ne è prova, a detta di lpparco, il fatto che tutti i commentatori del poeta si lasciano convincere dalle sue parole (1 1,7). Non un'esegesi letteraria dunque, ma un commento scientifico; rari i passi in cui si discute di varianti nella tradizione manoscritta, ad eccezione di due momenti in cui la polemica con Attalo, uno dei numerosi e più autorevoli commentatori di Arato, scaturisce dal confronto della tradizione manoscritta del testo che lpparco aveva a disposizione con quello commentato da Attalo ; anche in questi passi comunque lpparco dimostra che la critica filologica è funzionale al contenuto scientifico, perché non la questione filologica viene posta in discussione, ma il diverso oggetto scientifico (1 9,1 ; II 3,32). Ipparco dunque interviene nelle descrizioni di Arato : ora ne rettifica i rapporti, precisa definizioni generiche, ritocca semplici sviste, ora (e si tratta dei casi più numerosi) corregge con durezza e con disinvolta taccia di ignoranza le descrizioni di Arato, un povero poeta poco esperto di astronomia, col torto di essere rimasto affascinato dalla novità di una 2 S. FERABOLI materia che trovava esposta in un trattato prosastico di paternità eudossea. La critica di Ipparco investe dunque la poesia aratea, ma il vero bersaglio dell'astronomo è Eudosso, responsabile della divulga zione di errori, oltre che nelle descrizioni, anche e più gravemente nei presupposti astronornici. Limitiamoci all' esame delle astrotesie : Ipparco dunque si colloca in posizione critica nei confronti di Eudosso, con una mappa celeste sovente differente, rettificata nei rapporti di distanza, ma spesso e soprattutto con sagome diffe renti delle costellazioni. E' ovvio che l'evolversi degli studi scientifici, protratti nel corso degli anni con l'osservazione del cielo e con la registrazione dei movimenti della volta stellata, produsse un progressivo arricchimento della mappa celeste. Dall'esame di numerose testimonianze antiche sembra tuttavia di poter arguire, almeno per alcuni secoli, che questi studi rimasero per lo più indipendenti uno dall'altro : è vero che nel primo capitolo del VII libro della Syntaxis Tolomeo dichiara che Ipparco poté fruire delle osservazioni di Aristillo e di Timocari, ma lo stesso Tolomeo è costretto a individuare in queste ultime una patina di indeterrninatezza e di impre cisione, e a riconoscere per contro a Ipparco competenza e scientificità nell'osservazione celeste. Sempre da Tolomeo ricaviamo un altro importante lemma a proposito degli studi dei suoi predecessori : quando infatti Tolomeo giustifica il proprio uso di astrotesie - talora innovatorie - differenti da quelle degli astronomi che lo hanno preceduto, in nome di una auspicabile armonia nelle sagome celesti delle costellazioni e in conformità alle reali posizioni stellari, si pone in diretto confronto con Ipparco a proposito di alcune stelle della Vergine: le stelle che Ipparco assegna alle spalle secondo Tolomeo ne indicano i fianchi, perché la distanza fra esse e il capo è superiore alla distanza registrata dal capo alle mani (Synt. VII 4 ). In nome di proporzioni armoniche della costellazione della Vergine Tolomeo dunque ne riduce la lunghezza del busto, forse senza rendersi conto di contrarre notevolmente la lunghezza di tutta la costellazione, e quindi la sua estensione complessiva nel cielo nel senso della longitudine, rispetto alle misurazioni di Ipparco : il confronto tra i lemmi dei due astronomi infatti dimostra che la stella situata da Tolomeo all'estremità della veste, e quindi prossima ai piedi, seconda l'astrotesia seguita da Ipparco è collocata a nord del ginocchio destro della Vergine stessa. Elencando le stelle dell' Ariete, Tolomeo precisa che la stella segnalata da Ipparco sul muso dell'animale secondo la propria astrotesia risulta esterna alla figura ed è situata al di sopra della testa dell 'Ariete