Storia e Società Papini.indd 1 02/12/13 15:25 Papini.indd 2 02/12/13 15:25 Massimiliano Papini Fidia L’uomo che scolpì gli dei Editori Laterza Papini.indd 3 02/12/13 15:25 © 2014, Gius. Laterza & Figli www.laterza.it L’Editore è a disposizione di tutti gli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte, là dove non è stato possibile rintracciarli per chiedere la debita autorizzazione. Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Prima edizione gennaio 2014 Questo libro è stampato su carta amica delle foreste Edizione 1 2 3 4 5 6 Stampato da Anno SEDIT - Bari (Italy) 2014 2015 2016 2017 2018 2019 per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 978-88-581-0992-2 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Papini.indd 4 02/12/13 15:25 Introduzione Come dar Corpo a un fantasma marzo 1958: durante una campagna di scavo degli archeologi tedeschi nel santuario di Zeus a olimpia, nel settore di un edificio identificato con l’officina di fidia, riemerge una brocchetta a verni- ce nera1 dell’altezza di 7,7 cm; una scoperta sensazionale, perché sul fondo esterno è graffita un’iscrizione parlante di possesso: «Io sono di fidia» (fig. 1); e ancor più clamorosa poiché dal terreno di olim- pia non è uscita quasi nessuna delle migliaia di statue bronzee di atleti che ne costituivano il vanto. Con quella razione di un quartino fidia si centellinava la gloria, commentò Cesare Brandi, benché gli scavatori abbiano pensato a un uso sacrale del vaso. Qui il libro può già finire, perché questa è l’unica testimonianza personale dello scultore ateniese nel «secolo di pericle», il più pu- ramente «classico» del passato «classico»; il maestro considerato spesso dai moderni un genio universale, pari a michelangelo, a sua volta esaltato come uno dei tanti «nuovi fidia» (come l’italo fidia, Canova, e quello del nord, thorvaldsen), o a Leonardo, immagi- nato dal pittore e trattatista Giovanni paolo Lomazzo su un’isola greca a discutere con lui un po’ di tutto nel Libro dei Sogni (1560). «C’è qualcosa di comparabile alle opere di omero, a una statua di fidia, a un quadro di raffaello, a una tragedia lirica di Gluck, a un quartetto o a una sonata di Haydn?» chiese Ingres, convinto di come non ci fosse più niente da trovare nell’arte dopo fidia e raffaello se non perpetuare la tradizione del bello; «giovani che aspirate a essere i sacerdoti della bellezza... amate con devozione i 1 provienente dal cosiddetto annesso t: mallwitz, schiering 1964, p. 169, n. 1, tav. 64, fig. 45. Papini.indd 5 02/12/13 15:25 VI Introduzione fig. 1. olimpia, brocchetta strigilata con iscrizione «Io sono di fidia» (440/30 a.C.). olimpia, museo. maestri che vi hanno preceduto. Inchinatevi dinanzi a fidia e di- nanzi a michelangelo. ammirate la divina serenità dell’uno, l’ango- scia violenta dell’altro», così rodin nelle Conversazioni del 1911. Chiaro che fidia sia il massimo. purtroppo anche nell’elusività. Le statue in oro e avorio, in bronzo e in marmo? scomparse, salvo la decorazione del partenone: ma egli vi mise davvero mano? La perdita non stupisce, poiché con il crollo della civiltà greco- romana pochissimi sono i grandi scultori greci dei quali si siano trasmessi frammenti originali (ancor peggio è andata ai pittori), e, se la storia dell’arte antica è un’archeologia delle assenze, dopotutto lo stesso è capitato alla letteratura: su novanta tragedie di eschilo sette sono quelle conservate; in più, le maestose statue crisoelefantine (in oro e avorio) in due templi, l’atena chiamata Parthénos nel parte- none e lo Zeus seduto in trono di olimpia, grazie alle quali fidia ha guadagnato la fama di più alto banditore della religiosità greca, già nell’antichità cominciarono a guastarsi, un po’ per il trascorrere del tempo, un po’ per colpa degli uomini. Vediamo come, a partire dal- la Parthénos, almeno dal 385/4 a.C. sottoposta a un’ispezione (a rit- mo penteterico?) con modalità non precisata da parte dei tesorieri di atena che ne comunicavano ai successori l’integrità, operazione registrata su una stele in bronzo nel «partenone»2. a giudicare dagli inventari, la nike sulla sua mano destra portava in testa una corona, 2 donnay 1968, p. 22, nota 1; roux 1984, pp. 312-314; prost 2009, p. 252. Papini.indd 6 02/12/13 15:25 Introduzione VII segnalata sin dal 428/7 e danneggiata prima del 402/1 a.C.; da quel momento sino al 385/4 a.C. quattro sue foglie d’olivo in oro vengo- no registrate a parte3. nel 295 a.C. un certo Lacare, un democratico radicale divenuto tiranno di atene con un colpo di stato, è detto da un comico del III secolo a.C. aver spogliato atena, mentre per altri scrittori più tardi depredò l’«ornamento» in oro asportabile della statua e arraffò dall’acropoli alcuni scudi nello stesso materiale per il pagamento delle truppe mercenarie; incalzato dagli avversari soste- nuti da demetrio poliorcete, re di macedonia, l’empio fu costretto l’anno dopo a fuggire in Beozia, dove venne però ucciso perché so- spettato di possedere grandi ricchezze4. Capitavano, simili ruberie: nel 396 a.C. anche dionisio I, tiranno di sicilia, sottrasse allo Zeus olimpio di siracusa il mantello d’oro e gliene fece indossare uno di lana, commentando: «d’estate l’oro è pesante, d’inverno tiene fred- do: una veste di lana si adatta a tutte le stagioni»5. per la Parthénos i racconti possono però adombrare gli oggetti preziosi accumulatisi nella cella del tempio piuttosto che le placche rimovibili in oro di vesti e attributi; d’altronde, nel caso di un loro effettivo furto che avrebbe denudato il manichino ligneo sottostante, sostituirle sareb- be costato moltissimo agli ateniesi, allora bisognosi di un appoggio finanziario da parte di un ricco sovrano ellenistico; eppure, manca- no testimonianze al riguardo, mentre il viaggiatore della Grecia in un «autunno dorato» (nel terzo quarto del II secolo d.C.), pausa- nia, che pur connette il trafugamento dell’ornamento alla statua, ad atene pare vederla inviolata. più tardi poté subire qualche danno ancor più grave, suggerito dal rifacimento e dal leggero ridimensio- namento del piedistallo, a causa di un incendio desumibile per via archeologica che sconvolse la cella del tempio, e per il quale svariate sono le proposte di datazione, anche in eventuale connessione con la calata degli eruli (267 d.C.) o con il raid dei Visigoti (396 d.C.)6: 3 per maggiori dettagli si vedano: donnay 1968 (un’aggiunta alla statua?); Har- ris 1995, pp. 132 sg. 4 ateneo IX,405f; pausania I,25,7; 29,16; plutarco, Moralia 379d: Harris 1995, p. 38; scheer 2000, pp. 279-283. 5 Cicerone, N.D. III,34,83; Valerio massimo I,1 ext. 3; Clemente alessandrino, Protr. 4,52,2; eliano, V.H. I,20. 6 dinsmoor 1934 (160/50 a.C.); stevens 1955, pp. 276 sg. (età romana); Korres 1994, pp. 140-146 (non prima del III secolo d.C.). sintesi in Lapatin 2001, pp. 88 sg., e davison 2009, I, pp. 144-147. Papini.indd 7 02/12/13 15:25 VIII Introduzione l’opera si rovinò per essere rimpiazzata da una meno sontuosa? ma come poterla sostituire senza restare insoddisfatti? fatto sta che la Parthénos, probabilmente ormai malconcia, venne rimossa con la conversione del partenone in tempio cristiano, nella seconda metà del V secolo d.C., in una fase di disgregazione irreversibile della città e di dura offensiva contro la religione tradizionale. al filosofo neoplatonico proclo (412-485 d.C.) parve in sogno che gli si avvi- cinasse una donna di magnifico aspetto, avvertendolo di preparare al più presto la casa, perché la dea voleva dimorare presso di lui, quando la statua dal partenone fu spostata «da coloro (i Cristiani) che muovono anche ciò che non deve esser mosso»7; dopodiché se ne perdono le tracce, a meno che una notizia su un fuoco divino che coinvolse anche una minerva ad atene non ne implichi la definitiva distruzione in un incendio8. pure lo Zeus di olimpia nel tempo subì parecchi traumi. a uno scultore dell’inizio del II secolo a.C., damofonte di messe- ne, come fidia specializzato in immagini di divinità, fu richie- sto di ripararne l’avorio spezzatosi per cause non specificate; seppe restaurarlo con tanta accuratezza da meritare «onori» non meglio precisati dagli elei; il privilegio di rimettere in sesto la creazione del predecessore (Canova non ardì toccare con lo scalpello i marmi del partenone) poté magari appagarlo tanto da non esigere un pagamento, come fece a Leucade in arcadia dopo aver riparato una statua in un santuario di afrodite, il che gli fece meritare diversi onori da parte della città, tra cui un’effigie bronzea9. non solo restauri però: da pausania e da qualche testimonianza epigrafica non anteriore al II secolo d.C. si apprende che i discendenti di fidia erano detti i «lucidatori» per aver ricevuto dagli elei il compito di togliere ogni deposito prima di cominciare a ripulire la statua; la carica fu probabil- mente instaurata non con il capostipite ancora vivente o poco dopo la sua morte, bensì in tempi di mania per la ricostruzione 7 marino, Procl. 30: commento in di Branco 2009. 8 Acta Martyrum, Passio Philippi 5. 9 per il presunto terremoto del II secolo a.C. si vedano: dinsmoor 1941; Younger, rehak 2009, pp. 93 sg. per le operazioni invece considerate correlabili a un terremoto o nel 402/1 o nel 373 a.C. si vedano: Hennemeyer 2012, p. 125; mallwitz 1999, pp. 245-251. per l’intervento di damofonte si veda pausania IV,31,6; per il decreto della città di Leucade IG IX, 12, 4, 1475 si veda sève 2008, pp. 125 sg. Papini.indd 8 02/12/13 15:25 Introduzione IX di genealogie prestigiose, vere o fittizie che fossero (ai giorni dell’imperatore filelleno adriano?)10. Certo, malgrado ogni cura, contro i sacrileghi c’era poco da fare. sempre all’inizio del II secolo d.C. il retore greco Lucia- no ricorda un recente episodio di due ladri che avevano tosato due riccioli dello Zeus, ciascuno del peso di 6 mine (= 2,856 kg), mentre una figura sul regolo anteriore del trono era scomparsa al tempo di pausania, non si sapeva più come11. In precedenza, un «Cesare pazzo», Caligola, poco prima di morire ne aveva vagheg- giato il trasferimento a roma per sostituire al volto barbato il suo, imberbe, ma il piano megalomane fallì: si narra che la statua del dio si fosse messa a ridere in modo così fragoroso da far collas- sare le intelaiature e fuggire gli operai; la nave spedita per il suo trasferimento fu poi colpita da un fulmine; infine, i tecnici per la rimozione si convinsero che, se mossa, l’opera si sarebbe distrutta, e p. memmio regolo, il sovrintendente alle operazioni, pospose lo spostamento anche a causa dei suddetti portenti12. se lo Zeus fi- diaco a roma non arrivò, giunse forse a Costantinopoli, trasporto eventualmente favorito dagli editti di teodosio I nel 391/2 d.C. sulla chiusura dei templi pagani e anteriore al 425 d.C., allorché il tempio a olimpia fu danneggiato da un incendio; nella «nuova roma», nel cosiddetto distretto di Lauso, poté finire insieme ad altri capolavori, come l’afrodite Cnidia di prassitele, per essere lì distrutto da un incendio nel 475 d.C., ma le incertezze in merito sono tante13. d’altronde, i Bizantini amarono le «meravigliose» statue greche, funzionali a proclamare negli spazi pubblici la gran- dezza e la legittimità del potere imperiale: Costantinopoli ospitava altre opere di fidia? nel X secolo d.C. il vescovo di Cesarea in Cap- padocia, areta, redasse un commento a un discorso pronunciato a smirne nel 170 d.C. da un retore greco, elio aristide; secondo lui un’atena di fidia si trovava nel foro di Costantino all’ingresso del senato, dove, denominata «terra», era esposta quale pendant 10 pausania V,14,5: donnay 1967. 11 Luciano, JTr 25; Tim. 4; pausania V,11,3. 12 svetonio, Cal. 22; 57; Giuseppe flavio, AJ XIX,1,8-9; Cassio dione LIX,28,3. 13 Viene lì citato come Zeus in avorio (di qui l’illazione gratuita che la statua fosse stata ormai spogliata dell’oro) da una fonte dell’XI-XII secolo d.C., Cedreno, Compendium Historiarum I,564 (il cosiddetto Cedreno a), malgrado lo scetticismo dei bizantinisti su tale testimonianza; sintesi in stevenson 2011. Papini.indd 9 02/12/13 15:25