Table Of Content“Il regime fascista muore,” scriveva Gramsci il 1°
settembre ‘24, “perché non solo non è riuscito ad arrestare,
ma anzi ha contribuito ad accelerare la crisi delle classi
medie…”[…] era una osservazione molto importante che
poteva aiutare a capire le vicende di quel periodo, ad es. il
delitto Matteotti, generato dalla volontà dei fascisti
estremisti di dimostrare al paese che i padroni erano sempre
loro Questo libro si propone di approfondire le cause e i
motivi di quella crisi della piccola e media borghesia, crisi
che fu particolarmente grave per Mussolini e per il suo
regime, in quanto perdevano l’appoggio di quel ceto che,
subito dopo la guerra, aveva guardato con simpatia alle
camicie nere. E si propone anche di vedere fino a che punto
le correnti antifasciste (i popolari, i comunisti, i socialisti
unitari-riformisti e i massimalisti) compresero tale crisi del
ceto medio e di chiarire se scorsero la possibilità di inserirsi
nel gioco politico che si apriva quasi inaspettatamente.
Infine, cerca di mettere in rilievo la posizione della cultura
del tempo di fronte al trono barcollante del nuovo
dominatore e di definire l’esatta collocazione delle tendenze
fasciste dissidenti (di destra ortodossa come Bottai, e di
destra e di sinistra, se così si può di re) Su tutto pesa un
giudizio fortemente negativo sul trasformismo che continuò
una tradizione a cui il nostro popolo, purtroppo, era ormai
da lungo tempo abituato e che continuerà anche dopo la
caduta del regime: un trasformismo attuato dal duce ma che
trovò alcuni strati sociali pronti e disposti ad approfittarne
per reinserirsi nel nuovo - ma fin troppo vecchio - Stato per
volgerlo a proprio favore.
Franco Catalano è nato a Fidenza nel 1915 ed é
professore ordinario di storia sociale contemporanea alla
Facoltà di economia dell’Università di Modena. Tra le sue
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opere ricordiamo La storia del C.l.n.a.i., Bari, 1 956, Milano,
1 975, L’età sforzesca, Milano, 1956; La fine del dominio
spagnolo in Lombardia, Milano, 1958; Illuministi e giacobini
del Settecento italiano, Milano, 1 959; Vita politica e
questioni sociali, 1859-1900, Milano, 1962; Milano tra
liberalismo e nazionalismo, 1900-1915, Milano, 1962; Potere
economico e fascismo, 1919-1921, Milano, 1964, 1974*. Stato
e società nei secoli, 2 voll., Firenze-Messina, 1966-1969;
Storia dei partiti politici italiani, Torino, 1969, 1978 2;
L’economia italiana di guerra, 1935-1943,, Milano, 1970;
Europa e Stati Uniti negli anni della guerra fredda 1944-1956,
Milano, 1972; La fine del sistema monetario internazionale,
Milano, 1973; Dalla grande crisi a Yalta, Milano, 1974; La
generazione degli anni 40, Milano, 1975; Università: quale
futuro?, Milano, 1976; Metodologia e insegnamento della
storia, Milano, 1976, 197 , La grande crisi del 1929, Milano,
1976; Guerra, resistenza e ricostruzione. Milano, 1978.
Copertina: Ufficio Grafico Feltrinelli In copertina: La sala
del Gran Consiglio a Palazzo Venezia.
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Scansione a cura di apernod
Ocr e conversione a cura di Natjus
Ladri di Biblioteche
Progetto Fascismo 2019
conversione pdf: 2020
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Universale Economica
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Franco Catalano
Fascismo e piccola borghesia
Crisi economica, cultura e dittatura in Italia (1923-
1925)
Feltrinelli Economica
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Prima edizione: marzo 1979
Copyright by
©
Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano
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Prefazione
È solo per quelli che sono senza speranza che ci è stata data la speranza.
[BENJAMIN]
Ancora la storiografia forse non è riuscita a chiarire alcuni
fra i problemi fondamentali del fascismo delle origini,
anzitutto quello riguardante l’inizio della dittatura, se subito
dopo il 28 ottobre ‘22 oppure dopo il discorso del 3 gennaio
*25 (con cui Mussolini pose termine alla
secessione dell’Aventino). Questo libro non pretende certo di
dare un giudizio definitivo su tale problema, ma, partendo da
un articolo di Gramsci del 1° settembre ‘24, in cui scriveva
che il fascismo moriva perché non era riuscito ad arrestare,
anzi aveva accelerato, la crisi delle classi medie, cerca di
ricostruire in che cosa consistette una simile crisi, che sarebbe
stata provocata da un intenso processo inflazionistico che
allontanò la piccola e media borghesia dal regime (giunto, nel
‘26, vicino al baratro da cui si salvò con la quota 90). La
minaccia di essere abbandonato da quello strato sociale, che lo
aveva appoggiato dal ‘19 al ‘22, spinse Mussolini a seguire una
politica trasformistica nel tentativo di attrarre a sé la vecchia
classe dirigente liberale; ma questo provocò nel suo partito
lotte intestine fra gli estremisti alla Farinacci e i moderati alla
Bottai, con la formazione di correnti di dissidenti. Il lavoro si
è proposto di definire i motivi reali della nascita di tali
correnti (dove, come e perché), e di ricercare anche fino a che
punto i partiti di opposizione (il comunista, il socialista e il
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popolare) avvertirono questa crisi dei ceti medi e se
intravidero o no la possibilità di inserirsi attivamente nel
gioco politico che si apriva. Il libro si sforza, inoltre, di
cogliere la partecipazione a queste vicende economiche,
politiche e sociali della cultura fascista e no del tempo, nella
convinzione, che è dell’autore, che, nella storia, tutti i
complessi aspetti della vita siano strettamente collegati l’uno
all’altro: l’economico al politico e al morale e al culturale. Per
quanto riguarda l’aspetto morale,, all’autore di questo libro
preme mettere in rilievo come la sua attenzione sia stata
attratta soprattutto dalle arti istrioniche di Mussolini, che con
grande abilità seppe usare ora la violenza ora la blandizie,
riuscendo a crearsi non un consenso di massa (che presuppone
sempre una adesione sincera e senza secondi fini), ma una
base di concreti interessi in chi, pur di salvaguardare questi
interessi, passò con indifferenza dalla democrazia (o
pseudodemocrazia) prefascista alla dittatura. Si trattò, anche
in questo caso, della continuazione di attitudini
trasformistiche, di questa “nostra malattia più perniciosa,“
come è stata definita da G. Dorso, che ha caratterizzato quasi -
se non tutti - i governi italiani dal Depretis a oggi, una
malattia che rappresenta veramente la costante più
intramontabile e più radicata nella nostra anima, Eppure,
bisognerà pure che,, una buona volta., questo nostro popolo di
antica civiltà, come si suol dire con una manifesta retorica,
faccia di tutto per liberarsene, si da riacquistare il senso
dell’onestà, della coscienza integra e pulita,, dell’umiltà,,
dell’altruismo, della giustizia e dell’amore per gli esseri
diseredati, miseri e tormentati, ansiosamente anelanti a un
raggio di sole e di luce: che sono, poi, i veri valori di cui la vita
di ogni uomo dovrebbe essere intessuta, se vuole veramente
viverla.
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Indice
Prefazione
Capitolo primo. La politica economica liberistica del
fascismo
Capitolo secondo. I problemi dei ceti agricoli
Capitolo terzo. Tendenze protezionistiche e tendenze
liberistiche dell’industria italiana
Capitolo quarto. Il settore tessile e la fusione
nazionalismo-fascismo
Capitolo quinto. Il “selvaggio rivoluzionario” di Mino
Maccari
Capitolo sesto. Il fascismo e il Risorgimento: reazione o
rivoluzione? Lo Stato etico dei gentiliani
Capitolo settimo. La crisi della piccola e media borghesia
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