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Famiglia Carron di San Tommaso PDF

12 Pages·2013·0.27 MB·Italian
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Comune di Buttigliera Alta Famiglia Carron di San Tommaso (1349 - 1947) INVENTARI Famiglia Carron di San Tommaso (fondo) (1349 - 1947) Famiglia Caramelli (fondo) (1469 - 1798) Schedatura, riordinamento e inventario a cura Daniela Cereia MAGGIO 2008 Comune di Buttigliera Alta Famiglia Carron di San Tommaso (1349-1947) INVENTARI Famiglia Carron di San Tommaso (fondo) (1349-1947) Famiglia Caramelli (fondo) (1469-1798) Schedatura, riordinamento e inventario a cura di Daniela Cereia MAGGIO 2008 Introduzione storica La famiglia Carron, originaria della Savoia, in particolare delle regioni del Rossillon e del Bugey dove la sua presenza è attestata negli archivi, si trasferì a metà del XVI secolo a Chambéry; qui, per mezzo della carriera politica dei suoi membri nella segreteria del duca Carlo Emanuele I di Savoia, ebbe inizio la sua ascesa sociale e nobiliare1. Le origini transalpine dei Carron sono ampiamente documentate nell'archivio di famiglia, nella serie «memorie di famiglia e notizie genealogiche» si trovano infatti fedi degli archivisti della Camera dei Conti di Chambéry e copie autentiche di atti, richieste nel 1728 da Giuseppe Gaetano Giacinto Carron, sia per provare l'antichità della famiglia sia per dimostrare che i suoi membri avevano ricoperto importanti cariche al servizio dei duchi di Savoia per essere così ammessi all'ordine dei santi Maurizio e Lazzaro2. I rami della famiglia e l'archivio La famiglia diede origine a tre linee, il cui capostipite fu, nel Seicento, Giovanni Carron3; la prima linea si estinse nel 1793 con la morte di Giuseppe Bonaventura, fu Giuseppe Gioachino Carron a dare origine alla prima linea sostituita, che si estinse nel 1843 con la morte di Carlo Felice Maurizio; Celso Teodoro diede origine alla seconda linea sostituita, che fu anche l'ultima, si estinse infatti con Clementina, che donò i suoi beni e l'archivio alla Congregzione del Sacro Cuore, al'Istituto di Buttigliera Alta. L'archivio della prima linea è conservato alla Fondazione Cavour di Santena, l'inventario è stato pubblicato nel 2003 a cura di Carla Ceresa4; dalla lettura di questo volume è evidente che con la morte di Giuseppe Bonaventura le carte di carattere patrimoniale passarono a Giuseppe Gioachino Carron; gli atti conservati a Santena relativi ai feudi di Avigliana e Buttigliera sono infatti una minima parte e sono quasi tutti in copia. L'archivio della prima linea sostituita è invece conservato alla Biblioteca storica Giuseppe Grasso della Provincia di Torino, le sue carte sono state inventariate da Giuseppe Aldo di Ricaldone5 ed è evidente, anche in questo caso, che alla morte dell'ultimo discendente le carte di carattere patrimoniale passarono all'ultimo erede, Celso Teodoro; si tratta dunque degli atti conservati oggi nell'archivio di proprietà del Comune di Buttigliera Alta. 1 C. CERESA, Carron di San Tommaso e fondi aggregati: inventario, Santena, Fondazione Cavour 2003.; e A. MERLOTTI, L'enigma delle nobiltà, Firenze 2000. 2 Famiglia, fascc. 9-10. 3 A. MANNO, Il patriziato Subalpino, sub voce Carron, Firenze, 1895-1906. 4 C. CERESA, cit. 5 D. CEREIA, B.A. RAVIOLA, Il fondo Carron di San Tommaso della Biblioteca della Provincia di Torino, in Percorsi, n. 3, 2002, pp. 31-41. I La costruzione dell'antichità e della memoria di famiglia L'ascesa politica della famiglia era stata accompagnata naturalmente anche dalla ricchezza economica; fu Giovanni - figlio primogenito di Claude il primo membro della famiglia Carron al servizio del duca di Savoia - a godere dei primi benefici acquisiti da suo padre acquistando il feudo di Buttigliera e a dare così origine al lignaggio dei conti Carron. Le carte più antiche presenti nell'archivio di famiglia, sebbene spesso in copia autenticata, erano state raccolte infatti proprio da Giovanni al fine di consolidare una nobiltà e un feudo acquisiti soltanto di recente; questi atti permettono dunque non solo la ricostruzione della storia familiare, ma offrono anche un'importante testimonianza della politica seguita dai Carron per l'acquisizione di beni e per il consolidamento, proprio attraverso i titoli e gli atti, della loro giurisdizione su un territorio difficile da amministrare poiché era stato sottoposto per secoli al controllo di diversi enti ecclesiastici e monastici. Poiché la famiglia aveva da poco acquistato il feudo di Buttigliera, Giovani Carron dovette costruire ex-novo un archivio di titoli - in buona parte copie autenticate - raccogliendo documenti dall'archivio della Camera dei Conti, dagli archivi delle comunità del territorio, in particolare Avigliana e Susa, e dagli archivi dei signori che prima dei Carron avevano beneficiato dell'investitura di quei feudi, in particolare i Provana per Avigliana, i de Curtet, de Castello, Pipino, Balegno e San Martino per Carpenetta. Di fondamentale importanza per la rivendicazione di diritti sui beni feudali, erano i registri dei consegnamenti fatti dagli abitanti delle comunità, come è evidente dalle copie fatte estrarre proprio dagli archivi delle comunità. In particolare, a metà del XVII secolo, Giovanni Carron ordinò a un notaio di copiare e autenticare un antico libro dei consegnamenti fatti dagli abitanti della comunità di Avigliana al conte Aimone di Savoia a metà del XIV secolo. L'attività sistematica di raccolta degli atti è testimoniata anche da un rescritto camerale del 1685 con cui si autorizzavano i delegati dal marchese Carlo Vittorio Giuseppe Carron a prendere visione degli atti insinuati nei registri della tappa di Avigliana, che sarebbero poi serviti per controllare che ogni bene dipendente dalla castellania non sfuggisse alle imposizioni spettanti di diritto ai marchesi6. L'importanza dell'archivio di famiglia per la gestione del patrimonio e dei beni feudali è infatti fondamentale; come ho dimostrato, le carte relative ai feudi di Avigliana, Buttigliera e Carpenetta, all'estinzione di un ramo della famiglia, passano direttamente, insieme ai beni, alla linea sostituita, poiché erano considerate parte stessa del patrimonio e suo titolo fondante. 6 Archivio Carron, cartella 58, fascicolo 21. II Una giurisdizione difficile da esercitare La fonte di reddito principale del feudo di Buttigliera era certamente la riscossione del diritto di pedaggio; l'importanza politica e commerciale della via delle Alpi era infatti nota ai diversi poteri presenti sul territorio già dalla fine del XIII secolo, il luogo di Rivoli costituiva il punto di pedaggio più importante dell'area di dominazione del vescovo Torino7. La riscossione del diritto di pedaggio si era rivelata ardua già per i conti di Savoia, che erano entrati più volte in conflitto con il vescovo di Torino e neppure due secoli più tardi, quando ormai si era affermata la supremazia sabauda sulla valle di Susa, i Provana, investiti del feudo di Avigliana, non riuscirono a riscuotere né il pedaggio né gli altri diritti a loro dovuti dagli abitanti delle comunità; questi ultimi erano rimasti indissolubilmente legati al monastero di San Giusto di Susa, all'abbazia di San Michele della Chiusa e alla precettoria di Sant'Antonio di Ranverso. Testimonianza degli scontri per l'affermazione del diritto di pedaggio sono i numerosi atti di lite dei conti Provana, passati insieme al feudo di Avigliana all'archivio Carron, e gli ancora più numerosi atti di lite della famiglia in ordine al mancato pagamento di tale imposta, soprattutto, e non a caso, nel territorio di Rivoli. La situazione era tanto grave da imporre misure straordinarie: nel 1652 il duca Carlo Emanuele II delegò il giudice ordinario di Buttigliera a procedere in primo grado contro coloro che erano stati accusati di frodare il diritto di pedaggio in Avigliana8. Naturalmente il provvedimento ebbe come esito soltanto un cospicuo aumento del numero delle cause, ma non certo la risoluzione del problema: la giurisdizione ecclesiastica sul territorio era rimasta radicata più di quella signorile, come testimoniano anche le feroci liti tra i Carron e la precettoria di Sant'Antonio di Ranverso, alla quale già nel XIII secolo erano state concesse l'esenzione dal pagamento del pedaggio, della leida, del banno e del fodro in tutti i suoi possessi, che si estendevano soprattutto lungo il corso del fiume Dora e che confinavano quindi con i possedimenti dei Carron9. Le liti tra i Carron e la precettoria furono senza quartiere: la famiglia accusò anche i monaci di non essere leali sudditi del duca di Savoia e li attaccò duramente anche sulla riforma dell'ordine stesso, facendo sostituire i padri presenti a Ranverso con padri provenienti dalla casa di Abbondance; la scelta di Abbonance non fu certo casuale: l'abate di questa prestigiosa quanto potente abbazia altri non era che Giovanni Francesco Carron, primo elemosiniere di corte. 7 G. SERGI, Potere e territorio lungo la strada di Francia, Napoli, 1988, p. 167. 8 Archivio, cartella 22, fasc. 244. 9 G. SERGI, Potere, cit. p. 231. III Le carriere Determinante per l'ascesa sociale ed economica della famiglia fu certamente la carriera politica, che comportava anche la vicinanza alla corte e dunque la possibilità di ricoprire ruoli onorifici al seguito del sovrano, quali ad esempio quello di gran mastro della guardaroba che fu di Giuseppe Felice, di primo elemosiniere di corte di Giovanni Francesco o quello di prima dama d'onore della Principessa di Piemonte ricoperto da Vittoria Teresa Saluzzo di Valgrana, moglie di Giuseppe Gaetano Giacinto Carron. Fino al 1748 i membri della famiglia assunsero la carica importantissima di segretario di Stato10 e furono considerati interlocutori d'eccellenza e punti di riferimento sia per la politica sabauda sia per la corte11; nel 1697 Giuseppe Gaetano Giacinto Carron fu indicato dal vescovo di Annecy Rossillon de Bernex come uno dei maggiori e potenti dignitari della corte sabauda12. Nell'archivio di famiglia non sono conservati documenti di carattere politico poiché la corrispondenza relativa agli affari di Stato e alle missioni diplomatiche fu consegnata, come disposto da un regolamento sabaudo, all'archivio di Corte e si trova pertanto all'Archivio di Stato di Torino13. I laghi di Avigliana Una sottoserie documentaria di notevole interesse per il territorio è «Laghi di Avigliana»; comprende infatti non soltanto gli immancabili atti di lite e i titoli di investitura per i diritti di sfruttamento delle acque dei laghi, ma notizie sulla pesca, sulla navigazione, sulle attività come la coltivazione e la pesta della canapa, una risorsa che rendeva però insalubre le rive e che impediva la derivazione delle acque per l'irrigazione e che produsse quindi nel XIX secolo i primi studi per la bonifica e i primi progetti per convogliare le acque verso l'acquedotto della città di Torino; da segnalare è la lettera inviata nel 1860 da Gerardo Nepomuceno Carron al direttore del Museo delle Scienze di Torino, Filippo De Filippi, per avere informazioni sulla possibilità di intraprendere la 10 Per la carica di segretario di Stato e la sua importanza in Antico Regime si veda C. ROSSO, Una burocrazia di Antico Regime: i segretari di Stato dei duchi di Savoia (1559-1637), Torino 1992. 11 Si confronti D.B.I., Roma, vol. XX, 1977, ad vocem Giovanni e Giuseppe Gaetano Giacinto (a cura di) E. STUMPO, pp. 758-762. 12 F. MEYER, Les évêques de Savoie et la cour (XVI-XVII siècles) in L'affermarsi della corte sabauda. Dinastie, poteri, élites in Piemonte e Savoia fra tardo medioevo e prima età moderna, (a cura di) P. BIANCHI e L.C. GENTILE, Torino, 2006, pp. 387-405. 13 Per la corrispondenza di Carlo Giuseppe Vittorio e di Giuseppe Gaetano Giacinto Carron di San Tommaso si veda P. BIANCHI, Una riserva di fedeltà. I bastardi di Savoia fra esercito, diplomazia e cariche curiali in L'affermarsi della corte sabauda cit., pp. 305-360. IV piscicoltura nelle acque dei laghi14. Non mancano in questa serie pregevoli tipi e disegni raffiguranti i vari lavori alle chiuse e alle sponde dei laghi. I tipi e i disegni per i palazzi La disponibilità economica della famiglia si rifletteva anche nel lusso delle sue dimore; l'archivio conserva infatti disegni sia dell'architetto Carlo Emanuele Rocca per il castello di Carpenetta, datati 1799, sia dell'architetto Carlo Ceroni per il castello di Buttigliera, datati all'inizio del XIX secolo15. I disegni sono in parte montati su tela e mostrano diverse sezioni per i lavori di consolidamento e allargamento delle mura. Carte antiche non appartenenti alla famiglia Un'ulteriore ricchezza dell'archivio Carron sono le carte appartenenti al consortile dei consignori di Carpenetta; al fine di controllare un territorio soggetto a una giurisdizione complessa come quella di un consortile e facile a generare controversie patrimoniali, i Carron raccolsero tutta la documentazione che, precedentemente alla loro investitura, era stata prodotta dalle famiglie del consortile, cioè Balbis, Balegno ossia Aliberti, Bello, Bosio, Cravero, Curtet, de Castello, Falletti di Villafalletto, Pipino, Racca, Robbio, Roglia, Romagnano, San Martino di Agliè e Tapparelli di Lagnasco. Quest'operazione, volta a costruire una memoria per l'affermazione dei diritti della famiglia Carron, ha avuto anche un ruolo importantissimo dal punto di vista storico: ha impedito infatti che le carte del consortile si disperdessero, come spesso purtroppo accade negli archivi privati di piccole famiglie nobili, la cui estinzione, determina anche la dispersione dei loro archivi. Analoga importanza hanno i documenti raccolti dai Carron per l'amministrazione dei mulini e dei beni sul fiume Tanaro e nella città di Alba: sono conservati infatti, in copia autentica, atti di investitura del XIV secolo per i mulini concessi dal vescovo di Asti ai Romagnano e ad altre famiglie, scomparse con i loro archivi; inoltre è preziosa la raccolta - anche qui si tratta di copie autentiche - di atti della famiglia Marentino relativi ai beni in Sommariva Perno. 14 Archivio, cartella 48, fascicolo 106. 15 Per notizie sull'attività dell'architetto Carlo Ceroni si confronti la voce a cura di W. CANAVESIO in Saur allgemeines Kunstlexikon, vol. 16, Munchen, 1997 e per l'attività dell'architetto Carlo Emanuele Rocca si vedano L. TAMBURINI, Le chiese di Torino dal Rinascimento al Barocco,Torino, 1968 e A. CAVALLARI-MURAT (a cura di), Forma urbana ed architettura nella Torino Barocca, Torino, 1968. V L'archivio aggregato della famiglia Caramelli L'archivio Caramelli giunse alla famiglia Carron in seguito al matrimonio di Celso Teodoro Carron con Gabriella Sannazzaro di Giarole, che era stata nominata erede universale dell'ultimo discendete della famiglia, l'abate Giuseppe Michelangelo Caramelli. I Caramelli erano una famiglia di piccola nobiltà i cui membri ricoprirono per lo più cariche ecclesiastiche nella diocesi di Fossano; l'archivio conserva infatti numerosi atti pontifici, quali bolle e littere e carte relative all'amministrazione di alcuni benefici ecclesiastici della diocesi cunese. La famiglia era anche stata investita di una porzione del feudo di Clavesana; purtroppo gli atti relativi a questo feudo conservati nell'archivio sono pochi, poiché sono verosimilmente passati ai nuovi signori; sono però interessanti le carte che riguardano la famiglia Pasero di Fossano, con cui i Caramelli si erano apparentati per via matrimoniale. Anche in questo caso, come per gli archivi dei consignori di Carpenetta e dei Marentino, i Carron hanno avuto il ruolo fondamentale e prezioso di conservatori. Introduzione archivistica L'archivio Carron di Briançon fu donato nel 1912 dalla marchesa Clementina, ultima discendente della seconda linea sostituita della famiglia Carron, all'Istituto del Sacro Cuore16, che nel 2007 lo ha a sua volta donato al Comune di Buttigliera Alta. All'inizio dell'intervento l'archivio si presentava, almeno esternamente, ordinato ed era anche dotato di un inventario dattiloscritto redatto nel 1947; era composto da 49 cartelle numerate (da 1 a 49), tre cartelle senza numero, un tombarello - ossia una scatola chiusa - che conteneva la corrispondenza di Felicita Sannazzaro di Giarole, moglie di Celso Carron, e di Clementina Carron, una cassetta di legno in cui erano conservate alcune pergamene, un pacco di carte sciolte e una raccolta di foto. Sul dorso delle cartelle era indicato un numero di corda consecutivo, un titolo, che corrispondeva al nome del feudo - Avigliana, Buttigliera, Carpenetta - o indicava la tipologia «atti di famiglia», o identificava i documenti come parte dell'archivio aggregato della famiglia Caramelli o della precettoria di Ranverso. Le carte, all'interno delle cartelle, erano state inserite quasi tutte in camicie sulle quali erano indicati o la serie «famiglia Carron» o il feudo al quale facevano riferimento, un regesto, la data e l'indicazione della serie archivistica alla quale erano state attribuite ed erano state sistemate secondo un criterio cronologico. Tale ordine era stato rispettato per gli atti 16 cfr. D. CEREIA, B.A. RAVIOLA, Il fondo Carron di San Tommaso della Biblioteca della Provincia di Torino, in Percorsi, n. 3, 2002, pp. 31-41. VI relativi ai feudi, invece le carte raccolte sotto la dicitura «atti di famiglia» contenevano, senza alcun ordine, i documenti più disparati, da quelli di carattere genealogico a quelli di natura patrimoniale, ed era evidente anche una certa confusione creata durante la consultazione dell'archivio. Un'ulteriore prova di questo disordine è l'inventario dattiloscritto: questo è dettagliato nella descrizione di ogni singolo atto relativo ai beni feudali ed è invece sommario per quanto riguarda gli «atti di famiglia», dove sono indicati soltanto il numero di cartella e la sua intitolazione e gli estremi cronologici dei documenti in essa contenuti. Ordinamenti precedenti Dalle segnature presenti sulle camicie originali sono emersi tre ordinamenti diversi: il primo ebbe luogo quasi certamente a fine Settecento, come si evince non soltanto dalle camicie, ma anche dai criteri di riordino seguiti, comuni a quelli di ordinamenti di archivi privati compiuti nella stessa epoca; il secondo ordinamento - che potrebbe avere avuto luogo dopo il 1844 ed essere opera del marchese Felice Francesco Carron di Briançon - aveva utilizzato in parte i criteri precedenti e ne aveva aggiunto di nuovi, considerando una porzione del territorio come «provincia di Susa». Il terzo e ultimo ordinamento - l'inventario è del 1947 - è quello con il quale l'archivio è stato consegnato al Comune di Buttigliera Alta: è evidente che le carte erano state organizzate secondo un criterio che aveva tenuto conto solo parzialmente delle precedenti operazioni di inventariazione, e che erano state accumulate secondo un ordine cronologico, non sempre attendibile e rigoroso, e senza distinguere alcuna serie documentaria all'interno delle partizioni generiche «feudo» e «carte di famiglia». I problemi di questo riordino, che emergono soprattutto nelle «carte di famiglia», dovevano già essere evidenti al momento della stesura dell'inventario; infatti tra gli atti di natura strettamente familiare, come gli alberi genealogici e le carte dei diversi membri della famiglia, erano confluiti anche carte per la gestione del patrimonio ottocentesco, antichi titoli e documenti ai quali il riordinatore non aveva saputo assegnare una collocazione precisa. L'archivio ha inoltre subito ulteriori manomissioni e interpolazioni durante la consultazione, come è evidente sopratutto nella cartella che contiene le carte della precettoria di Sant'Antonio di Ranverso. Nonostante l'intitolazione ingannevole, sotto questa dicitura non sono raccolti documenti dell'ente monastico, bensì atti prodotti in cause tra la famiglia Carron e la precettoria. I fascicoli delle liti sono stati smembrati durante l'ultimo riordino, con gravissimo danno, perchè è stato distrutto il vincolo archivistico originale - difficilmente ormai ricostruibile - e le carte che costituivano un unico fascicolo sono state estrapolate e schedate singolarmente perdendo così il loro contesto di origine e la funzione che ne aveva determinato la produzione. VII Anche l'archivio aggregato della famiglia Caramelli era stato in parte smembrato e disperso in più cartelle, ma in questo caso, l'identificazione della famiglia che aveva prodotto le carte, ha reso possibile ricondurre ogni singolo atto al suo soggetto produttore. Il riordino attuale Il lavoro di riordino, iniziato nel mese di ottobre 2007, si è diviso in due fasi: in primo luogo sono stati schedati i singoli atti, sia per verificare la corrispondenza con i regesti delle camicie originali, sia per verificare le tipologie documentarie presenti e le tracce di ordinamenti precedenti. Nel caso in cui fossero presenti soltanto le camicie vuote, per non perdere informazioni preziose, si è scelto di riportare comunque il regesto e la data, indicando in nota l'assenza del documento. Al termine della schedatura e alla luce dello stato delle carte si è scelto di ricostruire, sebbene incompiuto, il primo degli ordinamenti identificati, cioè quello di fine Settecento, utilizzando le segnature archivistiche originali presenti sulle camicie; alle partizioni «feudi» e «famiglia» si è aggiunta un'ulteriore partizione, «il patrimonio», in cui sono confluite le carte che l'ordinamento del 1947 aveva erroneamente attribuito sia alla serie «famiglia Carron» sia alla serie «feudi», ma che erano in realtà di natura patrimoniale in quanto non si riferivano a beni feudali, o erano addirittura datate posteriormente al XIX secolo, epoca alla quale non era più possibile parlare di beni feudali. Il fondo è dunque stato diviso in quattro serie, Famiglia, Feudalità, Patrimonio e Atti di lite, ognuna delle quali si articola in sottoserie e sottosottoserie; le unità archivistiche dei fondi sono state ordinate cronologicamente all’interno di ogni serie; nel caso di documenti in copia è stato rispettato l’ordinamento precedente inserendo gli atti secondo la data dell’originale. La serie famiglia raccoglie atti di carattere genealogico, documenti relativi a prerogative e concessioni in materia eccelsiastica - quali oratori privati, affiliazione a ordini religiosi, dispense matrimoniali - e le carte personali dei singoli membri della famiglia. Ogni conte, poi marchese, ha dato origine a una sottoserie in cui sono confluiti i documenti relativi alle cariche, agli stipendi, alle onorificenze e le carte di carattere strettamente personale. La serie feudalità comprende la documentazione che attesta i diritti feudali di cui la famiglia Carron era stata investita. Ogni feudo costituisce una sottoserie, che comprende titoli per le investiture e il diritto di primogenitura, atti dei consegnamenti dei beni - sia quelli fatti dai Carron ai duchi di Savoia sia quelli fatti dagli abitanti di Avigliana e Buttigliera ai Carron -, patenti per l'amministrazione della giustizia in primo grado nel territorio di Buttigliera e Avigliana, compresi VIII

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XVII secolo, Giovanni Carron ordinò a un notaio di copiare e autenticare un antico libro dei consegnamenti fatti diritto ai marchesi. 6 . L'importanza
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