«Leo Longanesi riflesse al meglio l’indole italiana trasferendo questa consapevolezza nella sua opera. Se lui fu, e lo fu, uno specchio così chiaro delle nostre immagini, ora tocca a noi riappropriarci di esse leggendo le sue pagine che dicono quello che, senza rendercene conto, già sapevamo. La sua intelligenza diventa la nostra intelligenza. E in questo sta il pregio di Longanesi cui, fra l’altro, va il merito di non averci subissato di scritti. Tra essi gli articoli che ora fanno parte di questo libro e che vennero pubblicati su vari quotidiani in un arco di tempo compreso tra il 1931 e il 1953. Comunque la loro collocazione temporale può non esser tenuta in alcun conto e anzi gli anni e gli avvenimenti successivi sembrano esser trascorsi con il solo scopo di dimostrare la continua attualità delle annotazioni longanesiane. Stupisce che le analisi politiche, le osservazioni sociali, le riflessioni sui costumi siano riferite a età non coincidenti con i giorni nostri. Né vi sono cadute di tono o arcaismi nella costruzione del fraseggio, capace – ora come allora – di esser preso a modello per chiunque abbia intenzione di utilizzare la lingua scritta» (dalla *Prefazione* di Paolo Longanesi).