Si possono raccontare la paura e il dolore? Si possono testimoniare per sé e per gli altri le esperienze che riguardano il limite della vita, la malattia e la terra di nessuno che si abita quando si è sospesi a un filo fragile, a un destino incerto, precario?
Un controllo dal dentista segna l’inizio di un tunnel nero come la pece che porta dritto alla scoperta di un linfoma non Hodgkin di tipo B a grandi cellule aggressivo che sconvolge la vita di Valerio Evangelisti, uno degli scrittori più noti e amati dei nostri anni. È il dicembre 2009 quando l’autore comincia un calvario di esami e poi di sedute di chemioterapia che vengono restituiti sulla pagina con ironia, senza dolorismi. Con minuzia di dettagli il narratore-protagonista documenta fatti e persone del reparto di oncologia, offre annotazioni di vita quotidiana a Bologna con l’insorgere delle difficoltà per gli effetti secondari dei farmaci, racconta le ricerche su internet, la salvifica «birroterapia», gli amici veri che sanno quando esserci, quelli troppo invadenti o troppo assenti, le piccole (ri)conquiste, il ricordo della morte del padre, e la scrittura notturna che alla fine medica e guarisce. Tra il 2010 e il 2012 vedono la luce Rex Tremendae Maiestatis, ultimo libro della saga dell’inquisitore Eymerich, One Big Union e Cartagena. Gli ultimi della Tortuga.
In Day Hospital l’autore dà conto di tutto questo con distillata saggezza, da “entomologo sensibile”, quasi a volere ricostruire da un’esperienza al limite un diverso ed essenziale modo di stare al mondo, una più matura accettazione della vita.