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Eutanasia di un potere Storia politica d Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica PDF

282 Pages·2013·1.41 MB·Italian
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eBook Laterza Marco Damilano Eutanasia di un potere Storia politica d'Italia da Tangentopoli alla Seconda Repubblica © 2012, Gius. Laterza & Figli Edizione digitale: settembre 2013 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858103678 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata — epigrafe This is the way the world ends This is the way the world ends This is the way the world ends Not with a bang but a whimper. Così finisce il mondo, Così finisce il mondo, Così finisce il mondo, Non con uno schianto ma con un lamento. Thomas Stearns Eliot The Hollow Men Ringraziamenti Filippo Ceccarelli mi ha affidato, con legittimo orgoglio, alcuni pezzi pregiati del suo archivio: le veline di Vittorio Orefice, l’Agenzia Repubblica, l’agenzia Tac. E idee, suggestioni, il regalo della sua amicizia. Alla competenza e all’entusiasmo di Enza Gentile devo il recupero del film-inchiesta Mani Pulite curato da Pino Corrias e Renato Pezzini, a tutt’oggi il più completo documentario televisivo su Tangentopoli, una miniera di immagini, testimonianze, interviste, andato in onda in quattro puntate in prima serata nel giugno 1997 sulla Raidue di Carlo Freccero, in una stagione d’oro della televisione pubblica mai più ripetuta. Gianluca Di Feo mi ha segnalato alcuni snodi essenziali con la consueta meticolosità, addentando la pipa sul terrazzo post-industriale della nostra redazione. Marco Follini e Iginio Ariemma mi hanno aiutato a capire. Paolo Cirino Pomicino è stato uno strepitoso avvocato difensore. Bruno Tabacci è per me ben più che un testimone. A Giulio Anselmi sono riconoscente per mille motivi. Carlo De Benedetti si è sottoposto alle mie domande con disponibilità assoluta. Bruno Manfellotto mi ha seguito con curiosità e passione, consentendomi di lavorare in tranquillità. Questo libro è dedicato a due maestri che non ci sono più: Pietro Scoppola, che mi ha insegnato tutto, nelle aule universitarie e soprattutto fuori, Edmondo Berselli, che mi manca. E al mio papà, che ha riletto il mio lavoro e che mi è sempre vicino. Presagi Craxi ricoverato in ospedale a Milano Roma, 4 gennaio, ore 23.15 – Si è appreso questa sera a Roma che il segretario del Psi Bettino Craxi ha avuto un malore mentre in auto si recava da Como a Milano. Il parlamentare si è fatto portare all’Ospedale San Raffaele dove i medici, dopo una prima visita, lo hanno ricoverato per accertamenti. Sembra, stando alle prime informazioni, che si sia trattato di una violenta sindrome influenzale (Ansa). Milano, 5 gennaio, ore 01.18 – Alcuni cronisti, appresa la notizia, sono accorsi all’ospedale, che si trova alla periferia nord-est di Milano, nella zona di ‘Milano 2’ [...]. La moglie dell’uomo politico, Anna Moncini Craxi, ha dichiarato che lei e il marito erano in vacanza presso alcuni amici in una villa, nei pressi di Cantù, in Brianza, quando Craxi ha cominciato a sentire dei forti brividi e ad avere qualche difficoltà nella respirazione. [...] Al San Raffaele sono accorsi, appena appresa la notizia, anche il medico di fiducia dell’on. Craxi, prof. Guido Pozza, e il sindaco di Milano, suo cognato, Paolo Pillitteri (Ansa). Il 1990 si annuncia come un anno felice, per l’Italia e per il segretario del Psi. L’anno dei Mondiali, di notti magiche inseguendo un gol: 12 città coinvolte, 15 miliardi la somma dei telespettatori stimati, 2 milioni e 600mila biglietti venduti, 200 miliardi di fatturato. 6.868 miliardi spesi dallo Stato per le opere pubbliche, 1.193 per gli stadi e 5.675 per le infrastrutture, il doppio del previsto, denuncerà la Corte dei Conti. Il comitato promotore è diretto da Luca Cordero di Montezemolo, 43 anni, manager della Ferrari e della Cinzano. La Sip, per l’occasione, lancia il primo modello di mini-telefono portatile: peso tra i 300 e i 400 grammi, poco più grande di un pacchetto di sigarette, due batterie ricaricabili con un’autonomia di un’ora di conversazione ciascuna, il prezzo dei Nokia Cityman e dei Motorola MicroTac – i due telefoni portatili commercializzati dalla Sip – è di 2,8 e 3,9 milioni di lire con un canone bimestrale di manutenzione di 46mila e di 65mila lire. Ventiquattro gli operai morti nei cantieri e 670 i feriti. Per gli studenti di Palermo il 1990 comincia con un veglione nella facoltà di Giurisprudenza occupata da un mese, un happening all’aperto e un concerto rock, un dragone cinese che guida il corteo, canti, balli e mimi. Piatti e bicchieri di plastica, alba gelida e pioggia, cinquecento partecipanti. «Protestiamo contro un sistema sempre più privatizzato. In questa città fatta di silenzi, pensiamo che la gente debba tornare a pensare, confrontarsi e discutere». Il 2 gennaio è ricomparsa in pubblico, sulla via Casilina, la pantera avvistata cinque giorni prima sul Grande Raccordo Anulare. A dare la caccia al felino ci sono cento uomini, tra carabinieri, polizia, tiratori scelti, domatori dello zoo di Villa Borghese, il re del circo Nando Orfei. Non sarà mai ritrovata. «Addio Brutta Epoque! Congedo illimitato all’ingordigia di élite e all’eccitata ‘mediocrità’ di massa, commiato definitivo alle pirlate del consumismo d’animazione. Diamo il benvenuto agli anni Novanta reclamizzando bontà, sobrietà e moderazione. Arriva l’era dell’Edonismo virtuoso», scrive Roberto D’Agostino[1]. L’edizione di Fantastico, condotta da Massimo Ranieri e Anna Oxa, tocca la cifra record di 34 milioni di biglietti della lotteria venduti. Nella classifica dei libri di narrativa è in testa Gabriel García Márquez con Il generale nel suo labirinto, seguito da Una storia semplice di Leonardo Sciascia, appena scomparso; per la saggistica, in cima c’è il nuovo libro del presidente del Consiglio Giulio Andreotti Gli Usa visti da vicino. Nella prima hit-parade dell’anno spopola la Lambada, nei 33 giri dominano la top ten But seriously di Phil Collins e Persone silenziose di Luca Carboni. Giovani promesse che deludono: «Jovanotti pare per fortuna sgonfiato all’arrivo del momento della verità sul palcoscenico: il suo recente concerto di Milano è stata un’autentica buffonata», scrive Marinella Venegoni[2]. Il mercoledì sera appassiona su Raidue l’inchiesta di Sergio Zavoli sul terrorismo e sugli anni Settanta: La Notte della Repubblica. Ai nostri parlamentari, auguri: che si diano una scossa per approvare la legge di regolamentazione tv che stiamo aspettando da quattordici anni (record mondiale). E auguri per Berlusconi, che non s’ingozzi così ingordamente di spot, e che riceva una buona volta la diretta per i tg. Ma è un augurio che il Cavaliere gradisce? E se dell’informazione non gli importasse un fico, visto che con i tg non rastrella spot, e visti soprattutto i risultati ottenuti sino ad ora per cui la sua migliore informazione (Striscia la notizia) è tutta da farsa? (Ugo Buzzolan, Auguri per la diretta e per l’autonomia, “La Stampa”, 2 gennaio 1990). Per Bettino Craxi il 1990 è cominciato con una festa con gli amici di sempre, nella quiete della sua casa di Capiago, villa Roccolo, acquistata dalla sarta Gigliola Curiel e amministrata dall’architetto del Garofano Filippo Panseca, a due passi dal lago di Montorfano vicino Como, in mezzo al bosco, in cima a una collina. Nelle ville accanto vivono Bruno De Mico, il costruttore incriminato per tangenti sulle carceri nel 1988, e il finanziere Gianni Varasi. Fa freddo la prima notte dell’anno, nel viale di ingresso c’è una gran danza di macchine di alta cilindrata, scendono e si stringono nel cappotto gli invitati: Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, c’è anche l’avvocato romano della Fininvest, chioma argentea e mascella volitiva, Cesare Previti. Con il presidente della Fininvest e del Milan è un’abitudine quasi scaramantica: dal 1985 Bettino e Silvio trascorrono il primo dell’anno insieme e l’alba del 1990 non può sfuggire alle regole, è un momento decisivo per entrambi: Berlusconi, 54 anni, è in attesa della legge che metterà al sicuro il suo impero televisivo. E sta combattendo le prime battaglie di quella che sarà chiamata guerra di Segrate, l’interminabile scontro con Carlo De Benedetti per la conquista della Mondadori e del gruppo editoriale Espresso-Repubblica. Il 22 dicembre, alla vigilia di Natale, giorno della caduta di Ceaus˛escu in Romania, il Cavaliere ha messo a segno un colpo da ko: una sentenza dichiara non valide le sedute del consiglio di amministrazione della Mondadori presieduto da Carlo Caracciolo, che deve quindi considerarsi decaduto. «La Mondadori verso una svolta. Dal 25 gennaio la gestione passa a Berlusconi», sintetizza “La Stampa”. Una svolta molto gradita all’ospite di Capiago, nemico dichiarato di De Benedetti e del gruppo fondato da Eugenio Scalfari. Craxi deve ancora compiere 56 anni, per lui è una sera felice, la scalata di Berlusconi è un’ottima notizia che lo mette di buon umore. Ha appena finito di correggere un’intervista che uscirà l’indomani sul “Corriere della Sera”, a firma di Barbara Palombelli, per ricordare il suo maestro Pietro Nenni a dieci anni dalla scomparsa: Craxi: Nenni m’insegnò a non fuggire, titola il giorno dopo il quotidiano di via Solferino. Tra le tante lezioni ricevute il segretario del Psi decide di rivelare questa: «Nenni subì maltrattamenti e infamie. Ma non pensò mai di darsela a gambe». Con gli amici il leader discute di politica. I fatti dell’Est, con le piazze di Praga, le folle che oltrepassano il muro a Berlino, i cadaveri del dittatore rumeno e di sua moglie ancora sulle prime pagine stanno già trasformando la politica italiana, ragiona Craxi. Il Pci di Achille Occhetto ha dato il via al lungo travaglio che lo porterà a cambiare nome e simbolo. In un referendum tra i lettori pubblicato dall’“Espresso” il nome più votato per la nuova formazione è Partito democratico. Seguono Democrazia socialista, Sinistra unita, Partito democratico della sinistra. Craxi fiuta l’aria, analizza i segnali. Si accende l’ennesima sigaretta al mentolo, fa una lunga pausa, scruta Berlusconi, un’ombra di diffidenza gli attraversa il viso. Riprende: «Il Pci sta facendo tutto questo per rientrare nel gioco, il rapido crollo dei regimi comunisti dell’Europa orientale aiuta Occhetto a provare il colpo di mano. Vogliono accelerare il cambio del nome per poi essere legittimati a candidarsi a governare con la Dc. Andreotti è pronto a guidare un governissimo con i comunisti in maggioranza. Per noi socialisti non c’è alternativa: alle amministrative di maggio dobbiamo indebolire il Pci e aprire la crisi di governo»[3]. Il giorno 2 esce l’intervista sul “Corriere”, Craxi si alza tardi, si sente affaticato. Per la sera è in programma un’altra cena, a casa di un altro amico, lo stilista Nicola Trussardi, socialista, inserito dal leader nell’assemblea del partito, nel 1987 è stato lui a disegnare personalmente la divisa delle 110 hostess al congresso di Rimini. Da anni, per il segretario del Psi sono loro i punti di riferimento affettivo: Berlusconi e Trussardi. C’è un terzo amico, un costruttore siciliano che ha fatto fortuna a Milano, Salvatore Ligresti. Craxi saluta Trussardi e ritorna in serata a Capiago. È un bagno di sudore, la stanchezza si è impadronita all’improvviso di lui, il viso si è coperto di macchie, è visibilmente gonfio. Eppure passa un’intera altra giornata prima di decidere il ricovero. Il giorno 4 c’è l’attacco decisivo: non è asma, non è il diabete, è il cuore che cede, un principio di infarto. Viene chiamato il medico condotto, il dottor Vincenzo Troiano: «Non stava per niente bene. Presentava insufficienza respiratoria, ingrossamento del fegato, edemi agli arti inferiori». Resterà a lungo la diagnosi più sincera. Lo portano di corsa in macchina all’ospedale più vicino, Cantù. I medici constatano la gravità della situazione, provano a trovargli una sistemazione nell’unico reparto dove ci sono le camerette singole, la maternità. Poi si arrendono e chiamano un’ambulanza che porta il paziente in emergenza al San Raffaele di Milano: durante il viaggio gli viene applicata la maschera di ossigeno. Gli amici che arrivano all’ospedale trovano la moglie Anna stravolta, in una serata da incubo. Il ministro degli Interni, il democristiano Antonio Gava, chiede una stretta alle facilitazioni di cui godono i detenuti in Italia. [...] «Prima di dare un permesso – ha spiegato Gava in un’intervista tv – bisognerebbe valutare, oltre che il buon comportamento in carcere, anche se il detenuto ha mantenuto un rapporto con la malavita. [...] Sarebbe importante stabilire che per alcuni reati di particolare odiosità, che richiedono un temperamento pervicace nel delinquere, non sia ammesso nessun beneficio». Esclusi dalle licenze premio dovrebbero essere i mafiosi, i sequestratori di persona e i riciclatori di narcolire (“La Stampa”, 2 gennaio 1990). Quando arriva la notizia che Craxi sta male, nella sede di via del Corso a Roma si scatena il panico. «Assente Craxi, il Psi in coma diabetico», titola la democristiana “AgenParl”. E sulla malattia del leader cade un silenzio poco occidentale e molto sovietico. Versioni contraddittorie. Rassicurazioni. Bugie. È solo un attacco influenzale, «la prima vittima illustre dell’epidemia di cinese», viene fatto trapelare in un primo momento. «Craxi ha una leggera forma diabetica, così leggera che non necessita neppure di un uso costante di insulina», giura il medico di famiglia professor Guido Pozza. «Craxi è come una fuoriserie che sta facendo il tagliando di controllo», tranquillizza tutti Claudio Martelli dopo aver visitato il malato. La famiglia, il figlio Bobo in testa, cercano di trasmettere all’esterno l’immagine di un leader che non smette di lavorare. Ecco la stanza attrezzata come l’ufficio di via del Corso, con la Sip che ha allacciato una linea telefonica particolare. Ecco le telefonate dei grandi della Terra: il segretario dell’Onu Pérez de Cuéllar, l’ambasciatore americano Peter Secchia («Senza di lei, Bettino, c’è il vuoto politico»). Chiama anche l’ex presidente Sandro Pertini, «usa frasi bellissime», testimonia Bobo Craxi, «che possono tradursi in uno slogan: Forza Bettino». Pertini morirà un mese dopo, il 24 febbraio. Il 7 gennaio viene aperto a Roma il nuovo centro congressi del Psi. Un vecchio cinema abbandonato a due passi dall’hotel Hilton, in vetta a Monte Mario, il Belsito. Acquistato dal partito dopo averlo strappato a un gruppo di manager che voleva farne una palestra di squash. Settecento posti a sedere, centocinquanta in piedi e nove per disabili, con il busto di Garibaldi al posto della cassa. «Un palcoscenico in technicolor per il Psi», lo descrive Augusto Minzolini sulla “Stampa”. «Amore per la modernità, inclinazione per il grandioso. Il blu della moquette, il rosso delle poltrone e il lilla pallido delle pareti. Nell’atrio campeggiano due colonne dipinte in falso marmo che sorreggono un’arcata da cui discendono rami e foglie di false piante di plastica. Ma la parte più innovativa è data dal grande salone: quattro pedane che possono essere spostate su diversi livelli grazie a bracci idraulici che le sorreggono. Dal soffitto discendono decine di grossi riflettori mobili, per la potenza impressionante di 20.000 watt». A volerlo è stato Craxi, stanco di dover chiedere ospitalità a grandi alberghi e sale convegni in giro per l’Italia. Anche il Psi avrà la sede per ospitare le sue assemblee, come la Dc con Palazzo Sturzo e il Pci con Botteghe Oscure. Il simbolo di un potere destinato a non finire mai. Un leader politico indebolito significa l’indebolimento del progetto, equilibrio o dinamica politica che passa attraverso quel leader, e attraverso il suo corpo come mero vettore materiale. Se il corpo del potente rimanda in qualche modo alla Potenza, la malattia diventa il segnale oscuro che la Fortuna non sostiene più il Principe (Enrico Pozzi, Il corpo malato del leader. Di una breve malattia dell’on. Bettino Craxi, in “Sociologia e ricerca sociale”, n. 36, 1991). Con il passare dei giorni l’allarme per le condizioni del leader aumenta. Cresce l’incertezza sulle cause del ricovero: scompenso cardiocircolatorio, edema polmonare, stato confusionale, disfunzione ventricolare, infarto. E iniziano le polemiche. Una vignetta di Riccardo Marassi sul “Mattino” diretto da

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