Dipartimento di Matematica “Guido Castelnuovo” Universit`a degli Studi di Roma “La Sapienza” Esercizi e Complementi di Geometria Analitica 2003/2004 Domenico Fiorenza e Marco Manetti Premessa Queste note sono il frutto di un pigro tentativo di organizzazione e revisione dei tanti foglietti distribuiti durante le lezioni e le esercitazioni di Geometria Analitica durante l’anno accademico 2003-04. Il materiale contenuto consiste principalmente in: 1. Argomenti di teoria non contenuti nel libro di testo (S. Abeasis: Complementi di Algebra lineare e Geometria). 2. Esercizi standard, di verifica delle conoscenze acquisite e di preparazione alle prove scritte di esame. 3. Esercizi impegnativi, per stimolare la creativita` degli studenti. Gli esercizi sono stati suddivisi per argomenti, e di alcuni di essi si danno soluzioni dettagliate. Alcuni esercizi particolarmente impegnativi sono segnalati da un aster- isco. Le notazioni possono variare leggermente da esercizio ad esercizio. Ad esempio, la i-esima coordinata del vettore x potra` essere indicata tanto da x che da xi, mentre i l’elemento di posto (i,j) della matrice A potra` essere indicato tanto da A che da ij Ai. Per il birapporto di 4 punti distinti A,B,C,D della retta proiettiva abbiamo j usato la convenzione A−C A−D (C −A)(D−B) (ABCD) = : = . B−C B−D (C −B)(D−A) Ringraziamo Riccardo Salvati Manni per aver fornito alcuni esercizi qui presenti e, ovviamente, tutti quanti hanno seguito con interesse il corso. Indice Premessa ii 1. Il teorema fondamentale dell’algebra 1 2. Esercizi sui gruppi simmetrici 1 3. Esercizi sulla traccia di matrici 3 4. Esercizi sui prodotti scalari 4 5. Esercizi sulle isometrie di Rn e Cn 7 6. Esercizi sulle matrici simmetriche 8 7. Esercizi su proiezioni ortogonali e riflessioni 9 8. Esercizi sullo spazio vettoriale duale 14 9. Forme bilineari 15 10. Il teorema di Cartesio 22 11. Esercizi sulle forme bilineari e sulle forme quadratiche 23 12. Altri esercizi sulle matrici simmetriche 35 13. Esercizi sugli spazi e le applicazioni affini 37 14. Esercizi sulle coniche 39 15. Esercizi sulle matrici e le applicazioni nilpotenti 49 16. Esercizi sull’esponenziale di matrici 52 17. Il quadrilatero armonico 60 18. Esercizi di geometria proiettiva 61 iii Come disegnare una figura deforme, che sembrera` proporzionata da un certo punto di vista. Tracciate su un cartone bianco e sottile un disegno qualunque e bucherellateilcontorno.Disponetepoiilcartoncinobucatoaperpen- dicolo su una superficie orizzontale che supponiamo essere un altro cartone. Mettete una candela accesa dietro il cartone forato e diseg- nate sulla superficie orizzontale le linee create dalla luce: la qual cosa vi fornira` delle linee diverse. Fatta questa operazione, ritirate il car- tone bucato e la candela; mettete l’occhio dove era la luce e vedrete il vostro disegno riprendere una forma regolare. Joseph Pinetti: Divertimenti fisici, Capitolo III (1784) D.FiorenzaeM.Manetti: geometriaanalitica2003/04 1 1. Il teorema fondamentale dell’algebra Teorema 1.1. Sia p(z) un polinomio di grado positivo a coefficienti complessi. Allora esiste z ∈ C tale che p(z ) = 0. 0 0 Dimostrazione. Iniziamo con alcune semplici osservazioni. Il teorema `e certamente vero se il polinomio `e del tipo p(z) = azn +b con n > 0 e a (cid:3)= 0; infatti basta prendere come z una radice n-esima di −b/a. 0 In qualsiasi momento possiamo agire sul polinomio p per moltiplicazione per una costante non nulla a e per traslazione z (cid:4)→ z +c, c ∈ C costante; il teorema `e vero per il polinomio q(z) = ap(z+c) se e soltanto se `e vero per il polinomio p(z), infatti p(z ) = 0 se e solo se q(z −c) = 0. 0 0 Consideriamo la funzione continua f: C (cid:6) R2 → [0,+∞[ definita come f(z) = |p(z)| e mostriamo che possiede un punto di minimo assoluto. A meno di moltiplicazione per costanti possiamo supporre p polinomio monico, cio`e p(z) = zn+an−1zn−1+···+a0 e quindi per la disuguaglianza triangolare (cid:3) (cid:4) n(cid:2)−1 n(cid:2)−1 |a | f(z) = |p(z)| ≥ |zn|− |a ||z|i = |zn| 1− i . i |z|n−i i=0 i=0 Un semplice conto mostra che se R > 0 `e sufficientemente grande e tale che n(cid:2)−1 |a | 1 i < Rn−i 2 i=0 allora per ogni z ∈ C con |z| ≥ R vale |z|n Rn f(z) ≥ ≥ ≥ f(0) 2 2 equindiilminimoassolutodellafunzionef sulchiusoelimitato{z||z| ≤ R}`eanche un minimo assoluto per la funzione f definita su tutto il piano complesso. Sia dunque z ∈ C un punto di minimo locale per f e supponiamo per assurdo 0 che f(z ) > 0. A meno di traslazioni possiamo supporre z = 0 ed a meno di 0 0 moltiplicazione per invertibili possiamo supporre p(z) = 1−b zk +···+b zn, k ≥ 1, b (cid:3)= 0. k n k Sia c una radice k-esima di 1/b e consideriamo la funzione continua g: [0,1] → R, (cid:5)k g(t) = f(ct) = |1−tk +tk+1( b citi−k−1)|. i Per t << 1, g(t) = 1−tk +O(k+1) e quindi 0 non puo` essere un punto di minimo relativo per g. Questo prova che l’ipotesi f(0) (cid:3)= 0 crea una contraddizione. 2. Esercizi sui gruppi simmetrici Indichiamo con Σ il gruppo simmetrico su n elementi, cio`e il gruppo delle permu- n tazioni dell’insieme {1,... ,n} e con Xa l’insieme i cui elementi sono i sottoinsiemi n di cardinalita` a di {1,... ,n}. Esercizio 2.1. Calcolare le cardinalita` di Σ e di Xa. (cid:14) n n Esercizio 2.2. Perogni1 ≤ a ≤ nsiconsideril’azionenaturalediΣ suXa.Dire, n n motivando la risposta, se tale azione `e transitiva e se gli stabilizzatori sono isomorfi a gruppi simmetrici. (cid:14) Esercizio 2.3. (Principio di inclusione-esclusione). Siano A ,... ,A sottoinsiemi di un insieme finito A; per ogni I = {i ,... ,i } ∈ Xa 1 n 1 a n 2 D.FiorenzaeM.Manetti: geometriaanalitica2003/04 denotiamo con α(I) la cardinalita` di A ∩···∩A . i1 ia Dimostrare che la cardinalita` di A ∪···∪A `e uguale a 1 n (cid:2)n (cid:2) (−1)a−1 α(I). a=1 I∈Xa n (cid:14) Traccia di soluzione. Ai fini della dimostrazione non `e restrittivo supporre A(cid:6) =(cid:7) b A ∪···∪A . Per ogni coppia di numeri naturali positivi a,b denotiamo con 1 n a il coefficiente binomiale di Newton, considerandolo uguale a 0 ogniqualvolta b < a. Per ogni 1 ≤ b ≤ n si ha quindi la formula (cid:6) (cid:7) (cid:6) (cid:7) (cid:2)n (cid:2)b b b (−1)a−1 = (−1)a−1 = 1−(1−1)b = 1. a a a=1 a=1 Per ogni x ∈ A denotiamo con b(x) il numero di indici i ∈ {1,... ,n} tali che x ∈ A . i E` chiaro che per ogni a = 1,... ,(cid:6)n il nu(cid:7)mero di multiindici {i1,... ,ia} ∈ Xna tali b(x) che x ∈ A ∩···∩A `e uguale a . i1 ia a Abbiamo quindi (perch´e?) (cid:6) (cid:7) (cid:2)n (cid:2) (cid:2)n (cid:2) (cid:2) b(x) (−1)a−1 α(I) = (−1)a−1 = 1. a a=1 I∈Xa a=1 x∈A x∈A n Esercizio 2.4. Per ogni n ≥ 1, sia a il numero di permutazioni di {1,... ,n} che n non hanno punti fissi, ovvero a `e la cardinalita` del complementare dell’unione di n tutti gli stabilizzatori dell’azione di Σ su X1. Calcolare n n a n lim . n→∞ n! (Suggerimento: inclusione-esclusione). (cid:14) Esercizio 2.5. Duegiocatori,dotaticiascunodiunsacchettoconi90numeridella tombola, effettuano il seguente gioco: ogni giocatore estrae un numero dal proprio sacchetto e lo deposita sul tavolo. Se i due numeri estratti sono identici vince il giocatore A ed il gioco termina, altrimenti si prosegue ed B vince se entrambi i giocatori arrivano a svuotare i sacchetti. Chi, tra A e B, ha piu` probabilita` di vittoria? (cid:14) Esercizio 2.6. Costruire un sottogruppo di GL (R) isomorfo al gruppo Σ delle 2 3 permutazionisutreelementi.(Suggerimento:siconsideril’azionesiΣ suR3 indotta 3 dalle permutazioni sui vettori della base canonica. Il piano di equazionex+y+z = 0 `e invariante per quest’azione). (cid:14) Soluzione. Una base del piano V definito dall’equazione x+y +z = 0 `e costituita dai due vettori 1 1 e = −1; e = 0 1 2 0 −1 Ricordiamo che il gruppo Σ `e generato dai cicli σ = (12) e τ = (123). L’azione di σ 3 e τ su R3 `e data da x y x z σ y = x ; τ y = x z z z y D.FiorenzaeM.Manetti: geometriaanalitica2003/04 3 Per vedere come agisce Σ su V, ci basta descrivere l’azione dei due generatori σ e 3 τ sui vettori della base di V che abbiamo scelto. Si ha 1 −1 σ(e ) = σ−1 = 1 = −e 1 1 0 0 1 0 σ(e ) = σ 0 = 1 = −e +e 2 1 2 −1 −1 (cid:6) (cid:7) −1 −1 Dunque la matrice che rappresenta σ nella base data `e S = . Per quanto 0 1 riguarda τ, si ha 1 0 τ(e ) = τ −1 = 1 = −e +e 1 1 2 0 −1 1 −1 τ(e ) = τ 0 = 1 = −e 2 1 −1 0 (cid:6) (cid:7) −1 −1 Dunquelamatricecherappresentaτ nellabasedata`eT = .Ilsottogrup- 1 0 po di GL (R) generato da S e T `e il sottogruppo cercato. 2 3. Esercizi sulla traccia di matrici Esercizio 3.1. SianoA ∈ M (K)eB ∈ M (K).Dimostrarechesihatr(AB) = m,n n,m tr(BA). (cid:14) (cid:5)Soluzione. Ricordiamo che la traccia di una matrice k ×k `e definita come trC = k Ci Dunque i=1 i (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)n tr(AB) = (AB)i = (cid:18)Ai,B (cid:19) = AiBj i i j i i=1 i=1 i=1 j=1 Analogamente (cid:2)n (cid:2)n (cid:2)m (cid:2)n (cid:2)m tr(BA) = (BA)i = BiAj = AjBi i j i i j i=1 i=1 j=1 i=1 j=1 Gli indici i e j sono indici “muti”; possiamo dunque scambiare il ruolo di i e j nella sommatoria ottenendo (cid:2)n (cid:2)m tr(BA) = AiBj j i j=1 i=1 (cid:2)m (cid:2)n = AiBj j i i=1 j=1 ovvero tr(AB) = tr(BA). Esercizio 3.2. SianoA ,A ,...,A matricik×k.Dimostrarechetr(A A A ···A ) = 1 2 n 1 2 3 n tr(A A ···A A ). Questo fatto si esprime dicendo che l’operazione 2 3 n 1 (A ,...,A ) (cid:4)→ tr(A A A ···A ) 1 n 1 2 3 n `e ciclicamente invariante (invariante per l’azione del gruppo ciclico Z/nZ sulle vari- abili A , ... A ). (cid:14) 1 n 4 D.FiorenzaeM.Manetti: geometriaanalitica2003/04 Soluzione. Poniamo B = A A ···A . Sfruttando il risultato dimostrato nell’Eser- 2 3 n cizio 3.1, troviamo tr(A A A ···A ) = tr(A B) = tr(BA ) = tr(A A ···A A ) 1 2 3 n 1 1 2 3 n 1 Esercizio 3.3. Provare con un controesempio che, se n ≥ 3, e σ `e un elemen- to del gruppo di permutazioni su n elementi, in generale si ha tr(A A ···A ) (cid:3)= 1 2 n tr(A A ···A ). Questo fatto si esprime dicendo che l’operazione σ(1) σ(2) σ(n) (A ,...,A ) (cid:4)→ tr(A A A ···A ) 1 n 1 2 3 n non`e simmetricamente invariante (invariante per l’azione del gruppo simmetrico Σ n sulle variabili A , ... , A ). (cid:14) 1 n Soluzione. Ad esempio si possono prendere (cid:6) (cid:7) (cid:6) (cid:7) (cid:6) (cid:7) 1 1 1 1 1 −1 A = ; A = ; A = ; 1 1 1 2 1 −1 3 0 0 e σ: {1,2,3} → {1,2,3} definita da σ(1) = 2; σ(2) = 1; σ(3) = 3. Si ha infatti (cid:6) (cid:7) 2 −2 tr(A A A ) = tr = 0 1 2 3 2 −2 e (cid:6) (cid:7) 2 −2 tr(A A A ) = tr(A A A ) = tr = 2 σ(1) σ(2) σ(3) 2 1 3 0 0 4. Esercizi sui prodotti scalari Esercizio 4.1. (regola del parallelogramma) Mostrare che per ogni x,y ∈ Rn vale (cid:20)x−y(cid:20)2+(cid:20)x+y(cid:20)2 = 2(cid:20)x(cid:20)2+2(cid:20)y(cid:20)2. (cid:14) Esercizio 4.2. (Sfera di Apollonio) Siano dati x ∈ R3 e λ ∈]0,1[. Denotando y = x/(1−λ2), provare che per ogni z ∈ R3 vale (cid:20)z−x(cid:20)2−λ2(cid:20)z(cid:20)2 = (cid:20)z−y(cid:20)2−λ2(cid:20)y(cid:20)2. 1−λ2 Dedurre che il luogo dei punti p ∈ R3 tali che d(p,x) = λd(p,0) `e una sfera e calcolarne raggio e centro. (cid:14) Esercizio 4.3. Verificare l’identita` tra prodotti scalari di vettori (cid:18)x−u,y−z(cid:19)−(cid:18)x−z,y−u(cid:19)+(cid:18)x−y,z−u(cid:19) = 0 e utilizzarla per dimostrare che le tre altezze di un triangolo xyz si incontrano in un punto u. (cid:14) Esercizio 4.4. SiconsiderinoinR3 ilpianoαdiequazionecartesianax+y+2z = 0 e la retta r = α⊥. Determinare una base ortonormale e ,e ,e di R3 con e ,e ∈ α 1 2 3 1 2 ed e ∈ r. (cid:14) 3 D.FiorenzaeM.Manetti: geometriaanalitica2003/04 5 Soluzione. Iniziamo col determinare una base (non necessariamente ortonormale) v ,v ,v di R3, con v ,v ∈ α e v ∈ r. Applicando il procedimento di Gram- 1 2 3 1 2 3 Schmidt a questa base troveremo una base ortonormale e ,e ,e con le caratter- 1 2 3 istiche richieste. Come {v ,v } dobbiamo scegliere una base di α. Dall’equazione 1 2 x+y+2z = 0 ricaviamo x = −t −2t 1 2 y = t 1 z = t 2 e dunque con le scelte canoniche (t ,t ) = (1,0) e (t ,t ) = (0,1) troviamo 1 2 1 2 −1 −2 v = 1 ; v = 0 1 2 0 1 Il vettore v si trova immediatamente: `e il vettore dei coefficienti dell’equazione 3 cartesiana del piano, ovvero 1 v = 1 1 2 AdessoapplichiamoilprocedimentodiGram-Schmidtpertrasformare{v ,v ,v }in 1 2 3 unabaseortogonale{f ,f ,f }.Osserviamochev `egi`aortogonalealpianogenerato 1 2 3 3 da v e v , quindi bastera` applicare il procedimento di Gram-Schmidt ai vettori v 1 2 1 e v prendendo poi f = v . Si ha: 2 3 3 f = v 1 1 (cid:18)v ,f (cid:19) f = v − 2 1 f 2 2 (cid:18)f ,f (cid:19) 1 1 1 e dunque −1 −1 1 f = 1 ; f = −1; f = 1 1 2 3 0 1 2 Infine, normalizzando i vettori {f } troviamo i −1 −1 1 1 1 1 e = √ 1 ; e = √ −1; e = √ 1 1 2 3 2 3 6 0 1 2 Esercizio 4.5. Sia V lo spazio vettoriale delle funzioni continue a valori complessi definite in [−π, π]. Se f, g ∈ V definiamo (cid:16) π (cid:18)f, g(cid:19) := f(x)g(x)dx. −π Verificare che si tratta di un prodotto Hermitiano. Si indichi con f la funzione definita ponendo f (x) = eint, verificare che per distinti n n m,n ∈ Z, f e f sono ortogonali. (cid:14) n m Esercizio 4.6. Sia A: Rn → Rn un’applicazione lineare. Dimostrare che per ogni base ortonormale u ,... ,u vale 1 n (cid:2)n Traccia(A) = (cid:18)Au ,u (cid:19). i i i=1 (cid:14) 6 D.FiorenzaeM.Manetti: geometriaanalitica2003/04 Esercizio 4.7. Sia V uno spazio vettoriale reale munito di un prodotto scalare. Siano dati m vettori ortonormali v ,v ,...,v tali che, per ogni v ∈ V si abbia 1 2 m (cid:2)m (cid:18)v,v(cid:19) = (cid:18)v,v (cid:19)2. i i=1 Dimostrare che v ,v ,...,v `e una base di V. (cid:14) 1 2 m Esercizio 4.8. Scegliendo la base canonica {Ej} per lo spazio delle matrici reali i m×n, si ottiene un identificazione M (R) (cid:6) Rmn. Il prodotto scalare standard m,n su Rmn induce pertanto un prodotto scalare sullo spazio M (R). Dimostrare che m,n questo prodotto scalare si puo` esprimere come (cid:18)A,B(cid:19) = tr(ATB). (cid:14) Soluzione. Le coordinate di una matrice A ∈ M (R) rispetto alla base canonica Ej m,n i sono semplicemente i coefficienti Ai della matrice. Il prodotto scalare indotto sullo j spazio delle matrici dal prodotto standard in Rmn `e pertanto (cid:2)m (cid:2)n (cid:2)n (cid:2)m (cid:18)A,B(cid:19) = AiBi = (AT)jBi j j i j i=1 j=1 j=1 i=1 (cid:2)n (cid:2)n = (cid:18)(AT)j,B (cid:19) = (ATB)j j j j=1 j=1 = tr(ATB). Esercizio 4.9. Sia (cid:20) − (cid:20) la norma indotta su M (R) dal prodotto scalare m,n m,n (cid:18)A|B(cid:19) = tr(ATB).DimostrarecheseA ∈ M (R)eB ∈ M (R),allora(cid:20)AB(cid:20) ≤ m,n n,m m,m (cid:20)A(cid:20) ·(cid:20)B(cid:20) . (cid:14) m,n n,m Soluzione. Per quanto dimostrato nell’Esercizio 4.8, (cid:20)AB(cid:20)2 = (cid:18)AB,AB(cid:19) m,m (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)m (cid:17) (cid:18) (AB)i(AB)i (AB)i 2 j j j i=1 j=1 i=1 j=1 (cid:2)m (cid:2)m = (cid:18)Ai,B (cid:19)2 j i=1 j=1 Dalla disuguaglianza di Cauchy-Schwarz sappiamo (cid:18)Ai,B (cid:19)2 ≤ (cid:20)Ai(cid:20)2·(cid:20)B (cid:20)2 j j da cui (cid:3) (cid:4) (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)m (cid:20)AB(cid:20)2 ≤ (cid:20)Ai(cid:20)2·(cid:20)B (cid:20)2 = (cid:20)Ai(cid:20)2 (cid:20)B (cid:20)2 m,m j j i=1 j=1 i=1 j=1 e si conclude utilizzando le uguaglianze (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)n (cid:20)Ai(cid:20)2 = (Ai)2 = (cid:20)A(cid:20)2 j m,n i=1 i=1 j=1 (cid:2)m (cid:2)m (cid:2)n (cid:20)B (cid:20)2 = (Bi)2 = (cid:20)B(cid:20)2 j j n,m j=1 j=1 i=1
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