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Eros tiranno. Sessualità e sensualità nel mondo antico PDF

296 Pages·2015·0.38 MB·italian
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Il desiderio, il piacere, il corpo, dal mondo greco al mondo romano, ai Padri della Chiesa: una delle studiose più note dell’antichità ci conduce con grazia nei territori della passione. Prima che la frase ‘ti amo’ siglasse il rapporto sessuale, prima che eros fosse sequestrato dall’arte ed espulso dalla filosofia, prima che sul sesso scendesse l’ombra del peccato e che il peccato fosse inseguito sin nei meandri dell’intenzionalità e della fantasia, il mondo antico conosceva possibilità inesplorate, cammini interrotti, modi d’indagine e di espressione dai quali ripartire per comprendere chi siamo e dove, magari a nostra insaputa, stiamo andando. Economica Laterza Giulia Sissa Eros tiranno Sessualità e sensualità nel mondo antico Editori Laterza © 2010, Gius. Laterza & Figli Edizione digitale: settembre 2015 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858122471 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata Sommario Introduzione Parte prima. Eros tiranno I. Il desiderio Come desiderano le donne Una sessualità teatrale Una donna interessante Il tempo di Penelope Corpi sensibili Filosofia del desiderio «Chiù luntana me staje...» Desiderio spiacevole Il canto di Penia Desiderio insaziabile Causa o oggetto? Un fiume in vaso Desiderio come cura II. Il piacere «Hedoné» La vita democratica La vita spudorata «Éros kalós» La «poikilía» ateniese «Éros orthós» III. Corpi Storia di una differenza L’erezione La sensualità femminile IV. Rapporti Il matrimonio La filiazione Sposiamoci per non litigare Sessualità e comunità Sessualità e tragedia Clitennestra: la non-Penelope Deianira: troppo Penelope Elettra: verginità e vendetta Medea: la passione coniugale di una madre Giocasta: il tempo dell’incesto Parte seconda. «Mollis Amor» «Dira libido» «Arte regendus amor» «Così fan tutte» Saper mentire «Non nisi laesus amo» «Pedicabo et inrumabo» Pederastia e pubertà Parte terza. «Perversa Voluntas» La svolta cristiana Una questione greca, la risposta cristiana Chi si sposa si occupa delle cose del mondo Chi non si sposa si occupa delle cose del Signore Sposarsi è bene, la verginità è meglio Sposatevi per non bruciare Meglio bruciare che sposarsi Voluttà e volontà Conclusioni. Bestie da confessione e stilisti del piacere Bibliografia per Anthony, lettore e non solo Avvertenza Le citazioni presenti nel volume sono state per lo più tradotte dall’Autrice. In Bibliografia sono state comunque segnalate, là dove esistenti, le traduzioni italiane di opere straniere. Introduzione «La natura diede a tutti gli animali organi del concepimento e collegò una speciale facoltà agli stessi organi per la formazione di piacere, e all’anima che se ne doveva servire una meravigliosa e indicibile voglia di servirsene, dalla quale eccitati e pungolati gli animali, anche se sciocchi, giovani, irrazionali del tutto, provvedono alla continuazione della specie, come se fossero perfettamente saggi». Così Galeno, il grande medico che fa rivivere la tradizione di Aristotele e di Ippocrate nella Roma del II secolo d.C., ci presenta la sessualità: un piacere intenso e naturale, la cui naturale intensità è una paradossale saggezza. L’amore esiste per offrire immortalità ad animali effimeri e sventati. Quando già la filosofia, soprattutto platonica e stoica, ha abbondantemente messo in guardia contro la follia della passione, quando già imperversa l’ascetismo cristiano, il medico-filosofo ci ricorda la profonda razionalità di eros. Al di là della stoltezza e mortalità degli individui, la ragione sessuale rende attraente l’opera della generazione e dà un senso alla differenza tra donne e uomini. La divisione dei sessi e il loro incontro forma il nucleo della riflessione antica sulla sessualità. Parliamo di società che non dimenticano mai tale differenza, anche e soprattutto in circostanze destinate ad attività comuni – domestiche, professionali o politiche. I tempi e i luoghi, i comportamenti e le maniere sono sempre o maschili o femminili. La costruzione sociale dei generi – come vestirsi, come parlare, come comportarsi, da donna o da uomo – avviene su questo terreno, a partire da un dimorfismo visibile, di fronte al quale nessuno può farsi cieco. Le culture mediterranee, e in particolare quelle che saranno al centro della nostra attenzione in questo libro – la Grecia e il mondo romano – estendono la differenza dei sessi a tutti gli aspetti della vita, e invitano al riconoscimento ossessivo di tale differenza. Il mondo è sessuato, non ci sono spazi neutri. Questo avviene perché, per gli antichi, il corpo, soprattutto il corpo umano, è un modello fondamentale. La definizione dei ruoli e dei modi di fare, delle norme e delle apparenze non si pone in alternativa all’anatomia, come se si potesse disgiungere il simbolico dalla natura. Al contrario, sono i corpi stessi ad offrire paradigmi di riferimento e di causalità, che vengono ripresi e riattivati nei contesti più diversi. Grazie ad alcuni tratti distintivi, essi diventano una fonte di proliferazione metaforica. Da Ippocrate a Galeno, i medici pensano il corpo femminile per analogia con quello maschile, quasi avesse le stesse parti genitali, collocate però all’interno. L’utero è uno scroto, le ovaie sono testicoli e il collo è un pene, la vagina un lungo prepuzio. Nonostante questo, tuttavia, il corpo femminile rimane per loro fondamentalmente ricettivo, e questa sua caratteristica costituisce un’idea fissa, una rappresentazione esemplare che si trova proiettata e declinata nelle maniere più inattese. L’associazione di idee più ovvia è quella che fa delle donne le guardiane della casa, le responsabili di quello spazio interno, dove si conservano le risorse che il capofamiglia introduce dall’esterno. Ma c’è di più. Perfino l’anima può diventare un corpo di donna, se la si pensa nella sua capacità di capire, concepire e dare alla luce. Perfino il corpo maschile si fa muliebre, se lo si immagina o descrive in situazioni di desiderio accogliente, invece (o oltre) che penetrante. Non dimenticare il corpo e non sottovalutare l’importanza della sua esemplare morfologia permette di capire dove si ancora il discorso antico sul sessuale e come si dispiega il suo tenace essenzialismo, cioè il suo costante riferimento ad un essere (o essere diventati) femmine o maschi. Almeno tanto quanto i positivisti nostri contemporanei – quando riducono l’esperienza erotica al reale degli ormoni, della chimica cerebrale e dell’evoluzione –, gli antichi fondano quelle che noi consideriamo le loro opinioni e credenze su quelle che loro ritengono essere osservazioni obiettive e certezze scientifiche, di ordine anatomico e fisiologico. Vedremo, per esempio, come le teorie mediche sulla pubertà spieghino tutta una costellazione di concetti e termini, relativi alla determinazione e all’orientamento sessuali. Negare il fondamento naturalistico che gli antichi attribuiscono al sesso, in nome di un’attenzione sofisticata e storicistica alle complessità di eros, significherebbe tradire il loro modo di pensare. Significherebbe, per di più, ricadere in quel noioso dualismo che ci fa separare ciò che è somatico da qualcosa d’altro, anima o inconscio o immaginario o simbolico. Riserviamo per noi una prospettiva scettica, ma per comprendere il loro dogmatismo. Capire che, per gli antichi, i corpi sono essenziali ci porta a vedere come i corpi siano, al tempo stesso e, per così dire, esistenziali. Più acuti, su questo punto, dei positivisti nostri contemporanei, i filosofi e i medici del mondo classico hanno visto che i corpi sono modelli fondamentali, non solo per la loro configurazione, ma soprattutto per la loro funzione di apertura al mondo e di incarnata intenzionalità. Il fatto che il recipiente femminile sia capace di contenere non è una semplice proprietà della sua forma. La sua ricettività è desiderante, è vuoto che aspira alla pienezza. Nel linguaggio di Galeno, la disposizione ad accogliere e proteggere un contenuto diventa una forza, la «forza attrattiva», la «forza ritentiva», caratteristica dello stomaco e dell’utero. Ecco perché il desiderio di subire, epithymía páschein, diventa il più forte e il più insaziabile sia nei corpi femminili, dove nasce secondo natura, sia in quei corpi maschili dove si insedia talvolta, per diventare una seconda natura. La rigidità protuberante del pene eretto non è semplicemente la condizione del suo uso nella penetrazione. L’erezione è desiderio mirato. E questo gli antichi lo hanno pensato nella straordinaria intuizione che, per gli esseri umani, il corpo non è mai soltanto una cosa. Il desiderio è fatto di cibo e di rappresentazione, di sostanze materiali pronte per l’uso in certe parti e di percezioni o fantasmi. Entrambe le cose stimolano, eccitano, incitano in sinergia. I corpi vivono, sono animati in maniera localizzata e capillare: le parti dove io desidero desiderano, perché un principio vitale le impregna e le anima in maniera specifica. La particolare vitalità degli organi sessuali, il carattere involontario dei loro movimenti offre la sfida più delicata al pensiero antico. Che tipo di atto è l’atto sessuale? Chi ne è responsabile? Che tipo di intenzione è quella «meravigliosa e indicibile voglia» di usare parti del corpo, il cui spirito di iniziativa crea sorpresa e imbarazzo? Se il piacere è possibile, se avviene un atto, è perché si è prodotto un evento paradossale: l’accadere di una volizione. La sessualità dipende da quel tipo particolare di appetito imperioso, di slancio impulsivo, di prurito irresistibile che poeti, medici e filosofi hanno cercato di definire e classificare, a partire dall’evidenza della sua forza, della sua insistenza, della sua tirannia. L’attività sessuale dipende da quella disposizione soggettiva a desiderare, che chiamiamo sensualità. La natura sensuale – cioè infinitamente desiderante – di eros è la questione greca per eccellenza, diventa una questione romana cruciale e culmina nell’angoscia cristiana sulla debolezza, cioè la forza (come direbbe Tertulliano) della carne. La carne è corpo, ma corpo intriso di desiderio. Voce insinuante, sguardo complice, andatura provocante. Sensuale è il corpo che desidera. Sensuale, anzi, è il corpo che desidera il desiderio altrui.

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