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Ermetismo del Rinascimento PDF

91 Pages·2007·1.857 MB·Italian
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EugeGnairoi n .Erme.lt ismod e R1nasc1mento EDIZIONI ID ELLA NORMALE ©2 00S6c uNoolram Saulpee Priisoar e ISB9N7 8-88-7642-211-9 Prirmias taapmr2pi0al1,e2 Prefazione Eugenio Garin si è interessato della tradizione ermetica fin dai suoi primi scritti di filosofia del Rinascimento: a metà degli anni Trenta risale un suo importante saggio sulla dignitas hominis e la patristica, ma su temi ermetici si era già soffermato nella sua monografia su Giovanni Pico della Mirandola, pronta nel 1935 ma pubblicata nel 1937 nelle «Pubblicazioni della R. Università degli Studi di Firenze». Non era casuale quel suo interessamento all'ermetismo, che si intrecciava al lavoro che un altro grande maestro degli studi rinascimentali del XX secolo, Paul Oskar Kristeller, stava avviando proprio in quegli anni studiando Lodovico Lazzarelli. Si trattava di un tema sul quale già da tempo si erano concentrati Aby Warburg ed il suo Istituto, nel quadro di un ripensamento complessivo dei caratteri del Rinascimento, dei suoi rapporti con il mondo classico, della stessa genesi di quello che si suole chiamare 'mondo moderno'. A questi interessi ermetici, ed anche magici, Garin non venne mai meno, anche se negli anni successivi - svolgendo una propria originale ricerca - preferì concentrarsi sia nella preparazione di grandi antologie della filosofia e della cultura rinascimentale e nella traduzione di autori essenziali di quell'epoca -a cominciare da Giovanni Pico; sia, soprattutto, nella elaborazione delle linee di fondo della sua interpretazione del Rinascimento come 'umanesimo civile', confluita in modo organico nel. volume pubblicato nel 194 7 dall'editore Francke di Bema. A quel volume - come alla grande raccolta ricciardiana del 1954 - resta ancora oggi legata la fama di Garin studioso del Rinascimento; ma un tratto originale della sua concezione - assai diversa su questo punto da quella di Hans Baron, un altro dei grandi interpreti del Rinascimento in chiave di umanesimo civile - è costituita proprio dalla sua continua attenzione all'ermetismo e, ad esso congiunta, alla magia. Ai primissimi anni Cinquanta risalgono, infatti, due saggi - Considesrualmzlaiagi.o ea nM ia gi.ead astrnoelloclguaila td ueRrlinasa c imento - che hanno segnato in profondità gli studi sul Rinascimento e anche il lavoro di studiosi come Frances A. Yates, nei quali il tema magico è messo al centro del quadro, con un profondo spostamento di asse critico sia rispetto all'interpretazione classica di Burckhardt che a quella di Giovanni Gentile. Piuttosto, in quelle pagine -e nella rivisitazione del concetto di è Rinascimento che Garin compie - avvertibile la incidenza del lavoro di Konrad Burdach, tradotto da Delio Cantimori nella prima metà degli anni Trenta, sullo sfondo di una concezione che tiene ferma l'originalità dell'epoca rinascimentale, e della sua scoperta dell'uomo e della natura. Che le cose stiano in questi termini, e che Garin voglia tenere è fermo l'asse di questa interpretazione, dimostrato in modo eloquente dal volume che pubblica nel 1965 su Scienza e vita civile nel RiT1L1Scimento italiano, in cui è la dimensione magica considerata in una duplice prospettiva: nel rapporto con l'epoca rinascimentale, da un lato; in relazione alla formazione della scienza è moderna, dall'altro. In effetti, questo il tema che alla svolta degli anni Sessanta si impone negli studi di Garin, nell'ambito del classico problema della genesi e dei caratteri costitutivi del 'mondo moderno', al centro - in modo costante - della sua attività di ricerca, ma senza alcuna inclinazione per interpretazioni in chiave riduttivamente 'scientista' della esperienza filosofica e culturale moderna. Sul tema dell'ermetismo in senso proprio Garin torna in modo organico negli anni Settanta del secolo scorso, sottolineandone l'importanza, ma anche rilevando la necessità di parlarne -così scrive nel 1973 -in modo più circoscritto, anzi limitativo, prendendo quindi le distanze dalla moda ermetica che imperversa in quel periodo, sullo sfondo di un impordsiil adegim a ordece u ltcuhrteae lnid ao no mettiencr reiic lso in cmeotdteodrn 'ior agdiciou nie ' Garriinv ensdeimcpiarnm e o,d noo snu perstizioso, ivla leosrsee nzi'arlemgeonltaet ivo'. Ma perc apiqruee srtian novea ctnau,c a, attenzai toenmea teircmheet ibcehnve i,s ibili anchneev lo luRmineasc ite e rivoluzioni, occorre guardoalrtecr,he ea lm ondsot oriogarla fico, mondsot oreia clolt rea sformraazdiioccnhaiel i esssou biisnqc uee die cenni,n elaln'cahmeb ito degsltiur diin asciImneinaztd iaealc ia.da elrleo ra lai nterprdeetlalz'iuomnaecn ievsimilemeno,t re sii mpounnea fo rtaet tenzpieolrne fie l osofie delsltao drimi aat raiscter olnoevglii vcdoaiu , n a polemsiecrarc aotnatl reio n terprdeetlalzai oni stoer idae lcliav iilnct hài auvnei linearmente 'progrdeescla sritiatev ina c'lar:ita tem, comGea rin amavrai peNtée rcèea .s ucahlpeer opirnqi uoe sto periondeoli,ln at erpredtiG aazriiaonsn,se u ma unr uocleon turnaafil geu croam Lee oBna ttista Albecrotliat,na z itnuetsitu oot ir attrtaige i ci crinteicico an frodnetltilr aa dizaipoonldaoelgleil aa dignitas hominis dii spirpaizcihoiSnaoenn aaos. p etti diu nar icecrhcepar ocaeu dnean uovvai sione deRli nascidmice unlitet o e,m ateircmheet iche -adeguatianmdeangteae ct ier cos-csrointot e parte costitutiva. Il piccolo volume che pubblichiamo in anastatica - uscito nel 1986 - è ifrlut to di questi anni di lavoro e di un ripensamento complessivo della immagine tradizionale del Rinascimento. Tanto piccolo, si potrebbe dire, quanto importante: esso ha infatti contribuito a porre in modi originali vecchie e nuove questioni, discutendo con autori classici come Festugière e rigettando la consueta opposizione tra ermetismo 'dotto' ed ermetismo 'popolare', tra filosofia, religione e magia, mostrando come convivano, l'una accanto all'altra, opzioni e pulsioni diverse che vanno però considerate in modo unitario e senza artificiose separazioni, se si vuole comprendere islign ificato dell'ermetismo in genere e di quello rinascimentale in particolare. Le Edizioni della Normale ripubblicano questo prezioso libretto sicure di rimettere in circolazione un testo importante che non ha avuto la fortuna che merita. Ma lo fanno anche per testimoniare la loro riconoscenza a un eminente maestro della Scuola e all'insegnamento che egli vi ha professato, in un legame di affetti e di lavoro intenso e profondo, culminato, da ultimo, nella donazione dei suoi libri e delle sue carte alla Biblioteca e all'Archivio della Scuola Normale. Michele Ciliberto Biblimomt1emcaa A curJ del Centro Mario Rm�i per gli �rudi fìlmotici. Sicn.1

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