HEYMANN STEINTHAL ERMENEUTICA E PSICOLOGIA DEL LINGUAGGIO GRAMMATICA, LOGICA E PSICOLOGIA / PSICOLOGIA DEI POPOLI / TIPI E FORME DELL’INTERPRETAZIONE / STORIA E FILOLOGIA A cura di Davide Bondì Testo tedesco a fronte BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Direttore GIOVANNI REALE HEYMANN STEINTHAL ERMENEUTICA E PSICOLOGIA DEL LINGUAGGIO Testo tedesco a fronte Monograf ia introduttiva, traduzione, note e apparati di Davide Bondì BOMPIANI IL PENSIERO OCCIDENTALE Direttore editoriale Bompiani Elisabetta Sgarbi Direttore letterario Mario Andreose Editor Bompiani Eugenio Lio ISBN 978-88-58-76373-5 © 2013 Bompiani/RCS Libri S.p.A. Via Angelo Rizzoli 8 - 20132 Milano Realizzazione editoriale: Vincenzo Cicero Prima edizione digitale 2013 da Prima edizione Il Pensiero Occidentale ottobre 2013 MONOGRAFIA INTRODUTTIVA DI D B AVIDE ONDÌ HEYMANN STEINTHAL UMANITÀ, ESPERIENZA E LINGUAGGIO I. IDEA DI UMANITÀ. Psicologia dei popoli ed etica* 1. Ai margini dell’idealismo: dalla dialettica alla teoria genetica Il 28 maggio 1883, quando i monumenti marmorei di Wilhelm e Alexander von Humboldt furono posti all’ingres- so dell’università di Berlino dove ancora si trovano, Heymann Steinthal, invitato dalle autorità politiche a commemorare la figura del grande linguista, fece appello all’idea di umanità (Idee der Menschheit) che ne animava la produzione e l’in- tera coscienza. Nell’opera di Wilhelm von Humboldt, Stein- thal ipotizzava un unico principio filosofico, un solo metodo: lo sforzo di rintracciare nei fatti le idee, di accertare le idee che sgorgano dalla ragione attraverso i fatti, di chiarire e, per quanto possibile, concepire i fatti attraverso le idee1. Nei mesi successivi di quello stesso anno, lo studioso con- cluse anche un’importante edizione delle opere di filosofia del linguaggio di Humboldt, poi apparsa nel 18842. I giorni * Il saggio qui proposto ha come scopo l’interpretazione storica del pensiero di Steinthal con sguardo rivolto alla sua intera produzione. Una brevissima storia della critica è presentata come paragrafo conclusivo, seb- bene le tesi più significative degli studiosi che si sono occupati del pensiero di Steinthal siano discusse nel corso del testo in relazione a singoli problemi interpretativi. Il saggio introduttivo è stato concluso nel maggio del 2011, pertanto non vi si troverà una discussione della letteratura posteriore. Il lettore troverà, invece, il resoconto della vita dell’autore nella notizia bio- grafica posposta. Indicazioni sulla genesi e sulla storia editoriale degli scritti tradotti nel volume sono date sia nella biografia sia nelle note introduttive a ciascuna traduzione. Per le abbreviazioni utilizzate cfr. Sigle. 1 Steinthal, Über Wilhelm von Humboldt bei Gelegenheit der Enthül- lung der Humboldt-Denkmäler. Montag, den 28. Mai 1883. Im Festsaale des Rathauses. Ferd. Dümmlers Verlagsbuchhandlung 1883, p. 9. 2 Die sprachphilosophischen Werke Wilhelm’s von Humboldt, herausge- 10 MONOGRAFIA INTRODUTTIVA DI DAVIDE BONDÌ dedicati all’elaborazione di questa edizione critica, che sareb- be stata letta da Benjamin e Cassirer e avrebbe circolato non poco a cavallo tra Otto e Novecento, li considerava tra i più felici della sua vita. Il progetto era diventato concreto intorno al 1880, quando i manoscritti humboldtiani erano stati messi a disposizione degli studiosi dalla biblioteca reale di Berlino, subito dopo la morte di Buschmann, che fino ad allora ne era stato custode geloso, pronto a difendere le carte del maestro dai «suoi falsi amici» ed estimatori. Steinthal, dunque, può attingere al fondo e approntare la sua edizione filologica degli scritti di Humboldt in età matura, quando s’è ormai distan- ziato dalle ricerche teoretiche. La filologia per lui rappresenta un punto d’arrivo e non di partenza; un approdo che, come si capirà meglio più avanti, non è soltanto il portato delle circo- stanze, ma anche l’esito di un percorso teorico coerente. Negli anni in cui redige l’edizione humboldtiana, l’autore rende conto del suo lavoro filologico nei termini di una rinun- cia, di un distanziamento dal mondo delle ricerche teoriche. La sua Denkweise, scrive, «non è più parte del presente», giac- ché «irrompe un mondo con bisogni nuovi» e «il suo tempo è ormai trascorso»3. Le sue opere precedenti, inversamente, erano state concepite come una vera e propria impresa teo- rica, «una battaglia ingaggiata nel nome di Humboldt contro lo stesso Humboldt», una guerra per difendere le intuizioni geniali della sua ricerca empirica dalle implicazioni sistema- tiche che egli stesso ne traeva, «una guerra combattuta per geben von H. Steinthal, mit einer allgemeinen Einleitung, der Abhandlung „Der Styl Humboldts“, und mit Einführungen und Erklärungen des He- rausgebers zu den einzelnen Schriften Humboldts, Dümmler, Berlin 1884. Per un accurato resoconto della linguistica di Steinthal in rapporto a quella di Humboldt può vedersi M. Ringmacher, Organismus der Sprachidee. H. Steinthals Weg von Humboldt zu Humboldt, Schöning, Paderborn-Mün- chen-Wien-Zürich, 1996, partic. pp. 28-98. In proposito, anche: J. Trabant, Ideelle Bezeichnung. Steinthal Humboldts Kritik, in A. Eschbach e J. Tre- bant (a cura di) History of Semiotics, Benjamins, Amsterdam-Philadelphia, 1983, pp. 251-276 e M. Barba, Die Humboldt Rezeption Steinthals, in Humboldt-Grimm-Konferenz, hrsg. von Arwed Spreu in Zusammenarbeit mit Wilhelm Bondzio, Bd. I, Humboldt-Universität, Sektion Germanistik, Berlin 1986, pp. 293-302. 3 Steinthal, OSP, II (1877), p. 309. STEINTHAL – UMANITÀ, ESPERIENZA E LINGUAGGIO 11 lui contro il nemico che era in lui, e per lui vinta»4. Questa interpretazione lo aveva portato in più occasioni al confronto serrato, e alla disputa, con Pott, Haym e la gran parte dei linguisti-storici del suo tempo che di Humboldt «non aveva- no conosciuto che il nome, nonostante lo considerassero una divinità e lo onorassero come un Buddha»5. Nel 1884, apparentemente lontano da quelle polemiche, ostentatamente distante dalle ricerche teoriche, ora, insom- ma, che il passaggio dalla filosofia alla filologia è compiuto, Steinthal non manca, ancora una volta, di dedicare quest’ul- tima fatica «ai seguaci del credo humboldtiano nell’idea di umanità»6. Il riferimento all’idea di “umanità”, alla centralità delle idee, alla forza creativa e plasmante dello spirito è il pilastro su cui poggia, dall’inizio alla fine, la Weltanschauung filosofica dell’Humboldt di Steintha e, sarebbe meglio dire, di Stein- thal stesso. Il pilastro che rimane saldo in tante battaglie per assimilare e sintetizzare gli impulsi culturali e scientifici di un’epoca di transizione. Questa la vera continuità, dunque, nonostante la convinzione che un tempo non si era compreso tutto o non lo si era compreso pienamente7. In un altro discorso commemorativo, tenuto alcuni anni prima, in occasione del centenario della nascita di Wilhelm von Humboldt, si legge: Qual è l’impulso spirituale che ha prodotto la sua filoso- fia del linguaggio e la anima in ogni parte? Nient’altro che il più vivo sentimento dell’umanità; il profondo rispetto della dignità dell’uomo in quanto tale […] il sentore dell’infinita forza creativa che in lui è innata con la sua essenza, nella pro- fondità del suo animo […] Mentre prima non si comprese affatto, per servirmi di una nota espressione di Goethe, «che nell’uomo vi è qualcosa, quand’anche non sia giunta a lui 4 Steinthal, OSP, I (1852), pp. 4-5. 5 Steinthal, GLP (1855), p. 231. 6 Steinthal, SH (1883), p. 5. 7 Cfr. D. Bondì, I rapporti di filosofia storia e psicologia in H. Steinthal in «Annali del Dipartimento di Filosofia di Firenze», XIV (2008), pp. 179- 222. 12 MONOGRAFIA INTRODUTTIVA DI DAVIDE BONDÌ dall’esterno», Humboldt al contrario colse, come all’uomo non potesse giungere dall’esterno nulla, che non fosse già stato originariamente in lui e come ogni influsso proveniente dall’esterno funga solo da stimolo per lasciar emergere ciò che è interno8. Entro la cornice della filosofia tedesca dell’Ottocento, il pensiero di Humboldt e quello dello stesso Steinthal – che sente su di sé la responsabilità di esserne l’interprete, come Aristarco o Lachmann furono per Omero e Teofrasto per Aristotele9 – sviluppano e articolano il tema della centralità etica e conoscitiva dell’uomo attraverso la riflessione sulla lin- gua. Proprio la filosofia del linguaggio, pertanto, si configura come l’altare di una religione laica dell’umanità: una religione dell’uomo intento alla «considerazione conoscitiva del tutto, all’operante trasformazione della natura terrestre e allo scam- bio con tutto ciò che è spirituale» (1867); capace, aggregan- dosi in consorzi e popoli, di creare – assieme alla lingua e at- traverso le lingue – gli stati e le istituzioni politiche, gli edifici e i mestieri, i commerci, le arti e le scienze, e per mezzo delle sue forze spirituali più alte e libere, di innalzare il proprio carattere alle idee morali. Fin qui, i termini di “idealismo” e “umanesimo” sono stati utilizzati in riferimento a un orizzonte storico-culturale am- pissimo, a un’intera generazione di filosofi, pensatori, poeti e scienziati, al movimento di un’epoca, potremmo dire, che ha posto al centro della sua Weltanschauung la spontaneità e la libertà dello spirito. Ma se restringiamo l’angolo prospettico alla storia del solo pensiero filosofico, i riferimenti cruciali di Steinthal furono i più fieri avversari dell’hegelismo. Accanto a Wilhelm Humboldt e August Boeckh, soprattutto Friedrich Herbart. La difficoltà che gli interpreti hanno incontrato nel collocare adeguatamente il pensiero di Steinthal è dipesa da questi riferimenti incrociati da un lato alla tradizione dell’i- 8 Steinthal, Gedächtnisrede auf Wilhelm von Humboldt an seinem hun- dertjährigen Geburtstage, Sonnabend, den 22. Juni 1867, Ferd. Dümmlers Verlagsbuchhandlung 1867, p. 17. 9 Rispettivamente Steinthal, OSP, I (1852), p. 5 e Steinthal, OSP, II (1877), p. 318. STEINTHAL – UMANITÀ, ESPERIENZA E LINGUAGGIO 13 dealismo linguistico, dall’altro a quegli sviluppi del kantismo che andavano verso una filosofia e una psicologia dell’espe- rienza. L’espressione usata nel titolo di questo paragrafo, ai margini dell’idealismo, deve servire a uscire da questa diffi- coltà. In via preliminare, e necessariamente concisa, diremo che il pensiero di Steinthal è in rapporto con l’idealismo filo- sofico perché poggia su un’assunzione metafisica idealistica. Sull’idea, cioè, che lo spirito è soggetto e non sostanza, mo- vimento o processo e non staticità e fissità. D’altro canto, la sua concezione si pone ai margini dell’idealismo giacché, in questo caso, il processo non è concepito come il passaggio di determinazione concettuale in determinazione concettuale, ma come l’insieme delle variazioni psichiche individuali e col- lettive. Se in Hegel la soggettività è il processo ideale stesso nel suo dispiegamento, per Steinthal il «soggetto» coincide con il movimento complessivo dei rapporti psichici nei diversi am- biti dell’esperienza vitale e scientifica, in uno sviluppo privo di compimento, sempre intrecciato con il linguaggio, sempre intersoggettivo. Il passo che riassume in termini esemplari questa differen- za si trova in uno scritto del 1864, su cui più avanti dovremo soffermarci a lungo. Vi si legge: io esprimo letteralmente la stessa cosa che Hegel osservò nei confronti di Spinoza, quando chiedo che la sostanza venga risolta nel processo. Ma per processo io non intendo quello dialettico che è soltanto un movimento della coscienza intor- no a sostanze o concetti fissi, ma quello reale sia esso naturale o psichico10. L’attenzione per il «movimento reale», naturale o psichico, è la ragione per cui lo studioso sostituisce ai nomi di dialettica e di metodo dialettico quelli di genesi e di metodo genetico11. 10 Steinthal, PGP (1864), p. 66 (ed. it, p. 246). 11 Com’è noto, anche Feuerbach, nel saggio Zur Kritik der Hegel’schen Philosophie, apparso nel 1839 pone la necessità che il metodo logico-cri- tico di Hegel si trasformi in un metodo genetico-critico, che tenga conto dell’empiria dei sensi e del dialogo tra ragione e realtà. In Steinthal, tutta- via, non si trovano riferimenti a Feuerbach. In proposito, credo debba solo