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Ermanno Barovero : i luoghi di Ophelia PDF

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ERMANNO B AROVERO I LUOGHI DI OPHELIA Ermanno Baro vero I luoghi di Ophelia Palazzo Vernazza, Lecce dal 15 luglio al 30 agosto 2017 Fondazione Giorgio Amendola Associazione Lucana in Piemonte Carlo Levi Studi, Convegni, Ricerche della Fondazione Giorgio Amendola e dell'Associazione Lucana Carlo Levi 44 Direttore Responsabile prospero cerabona Redazione DOMENICO CERABONA, MARIA SOFIA FERRARI Fotocomposizione: © EDITRICE IL RINNOVAMENTO VIDEOIMPAGINAZIONE GRAFICA DI TESTI E IMMAGINI via tollegno 52-10154 Torino tel. 0112482970 - [email protected] Finito di stampare nel mese di giugno 2017 da GARABELLO ARTEGRAFICA (SAN MAURO TORINESE) Franco Fanelli Storico dell'Arte Le tre stanze del tempo, Galleria Carlina, Torino, 2000 A un dato punto della sua attività Ermanno per i suddetti rischi, implica una buona predispo¬ Ora, al contrario, emozionalità, manualità, Barovero si concentra sull'esercizio della pittura. Il sizione alla mimetizzazione. Per vent'anni buoni, gestualità, fisicità' del fare arte, sono tutte cate¬ periodo in questione può essere fatto risalire alla allora, Ermanno Barovero ha abitato terre su cui gorie cromosomicamente proprie a Barovero. Si¬ metà degli anni Novanta; il che vorrebbe dire che «altri» esercitavano una giurisdizione [...] ha con¬ curamente non appartiene a Barovero la concet¬ Barovero riprende a dedicarsi alle problematiche vissuto buona parte di tutte le vicende «ufficiali» tualizzazione del fare, che invece, come si è visto, dello spazio bidimensionale proprio nel momen¬ delle arti visive nazionali dell'ultimo ventennio è la chiave di volta di altra pittura contemporanea: to in cui il barometro dell'arte contemporanea in¬ [...] si è mosso come un «virus» all'interno di un in poche parole, la pittura per Barovero non è un ternazionale segnava tempo gramissimo per tele e organismo, quello dell'arte contemporanea, altri¬ mezzo di riflessione metalinguistica, ma, così come pennelli dopo la grande-bouffe degli anni Ottanta. menti perfettamente «programmato». Voglio dire lo è stato per molti, il fine attuale della sua ricerca. Così nel 1997 se ricordo bene, quando Ermanno mi che Barovero ha sempre dipinto anche nelle sue fasi Barovero è un pittore [...]. Figlio dell'ultimo na¬ chiedeva di presentare una serata di discussione più vistosamente installative. Ma voglio anche dire turalismo novecentesco. Barovero recupera, come i sulla sua opera, utilizzai con una certa insistenza che il termine «pittura», ha in questi ultimi vent'an¬ suoi padri, il Seicento rembrandtiano, dei pigmenti la definizione, per lui, di outsider. Reduce com'ero ni mutato sensibilmente la sua accezione. In buona applicati a pasta alta, densa e magmatica, a genera¬ dalla Documenta di Kassel più immateriale e sostanza, non dico che Barovero abbia sempre di¬ re impasti per «slittamento», sulla tela verticale, dei telematica che mai si ricordi, e due anni prima del¬ pinto soltanto perché l'intervento cromatico rap¬ pigmenti e degli olii; ripensa, da un lato, a ritmo di la «morte a Venezia» della pittura nella Biennale di presentava, per le sue «installazioni», un elemen¬ tocchi e sfregazzi di certe tele velazquene ma anche Szeemann, pensavo a questo pittore che si sgancia¬ to determinante. Per «pittura» qui s'intende meno alla lividezza delle carni di sante e martiri [...]. va dal vagone dell'arte «ufficiale» per intraprende¬ una disciplina espressiva che un sentimento: so¬ Tecnica, soggetti, titoli, tutto conclama la ricer¬ re un suo diverso, e alternativo, percorso, fatto di prattutto perché si continua a dipingere anche nei ca della persistenza di una pittura articolata sui materismi densi come le emozioni che li generava¬ circuiti non più frequentati da Barovero. canoni classici della narrazione dipinta; pittura no, di tattile fisicità del dipingere, di un «program¬ Ma, mi tocca ripetermi, si chiama «contempo¬ come pittura, allora, e non come strumento; e se ma» molto istintuale (e che perciò poco o nulla ha ranea» quella pittura che fa capo a una continua ed «discorso intorno alla pittura» deve essere, quello a che vedere con una «strategia»); e, perché no (e ostentata dichiarazione di consapevolezza di quanto è di Barovero ripropone con vigore e senza inibizioni so di addolorare i fans del genio e sregolatezza) di accaduto nel xx secolo, ed è un atteggiamento che co¬ epocali, la strumentazione retorica del dipingere. scelte professionali piuttosto precise. involge soprattutto la rilettura delle avanguardie e del Se tra le caratteristiche dell'outsider è la capaci¬ loro «stile»; e questa ostentazione di consapevolezza tà-necessità di osservare e vigilare quel che accade tende necessariamente, da un lato, a una pervicace intorno (pena la sparizione) da posizioni scomode ricerca del non-emozionalità del fare, e dall'altro, ma privilegiate per l'obiettività dello sguardo, al¬ attraverso la pratica sempre destabilizzante della ci¬ tra peculiarità è l'attitudine al muoversi in una pe¬ tazione, a una costante tensione verso l'ironia o, an¬ renne frontiera tra se medesimo e gli «altri» e, nel cora, verso lo stravolgimento della non-transitività caso specifico, tra attualità e storia. Posizione che. del «quadro» propria del Modernismo. T-v ' Particolare de La fonte Stagnante - 2016 -120x80 - olio su tavola Lento andante- 2016 - 122x80 - olio su tavola Particolare di Più largo respiro

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