EIKASMOS Quaderni Bolognesi di Filologia Classica • Studi 9 NERI CAMILLO ERINNA TESTIMONIANZE E FRAMMENTI PÀTRON EDITORE Bologna 2003 Copyright © 2003 by Pàtron editore - Quarto Inferiore - Bologna I diritti di traduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo sono riservati per tutti i Paesi. È inoltre vietata la riproduzione parziale, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata. Prima edizione, luglio 2003 Opera pubblicata con il contributo del Ministero dell'Università e Ricerca Scientifica e Tecnologica PÀTRONE DITORE- Via Badini. 12 40050 Quarto Inferiore (BO) Tel. 051.767003 Fax 051.7 68252 E-mail: [email protected] Sito: www.patroneditore.com Il catalogo generale è visibile nel nostro sito web. Sono possibili ricerche per: autore. titolo, materia e collana. Per ogni volume è presente il sommario e per le novità la copertina dell'opera e una sua breve descrizione. Stampa: Stabilimento Editoriale Pàtron Via Badini, 12 -·40050 Quarto Inferiore - Bologna Premessa Se è vero che spesso è più facile scrivere un'opera di molte pagine che un breve, 'maasiano' libretto, è evidente che questo lavoro non ha scelto, con Callima co, la "strada meno battuta": in ciò, non assomiglia al 'YÀ uKÙ1Cr ovoc di Eriooa che ne costituisce l'oggetto, oùxl TTOÀÙµCÉ v, / ... / ÒÀÀà ÉTÉpwv iroÀÀwv 8uvaTwTEpoc, come ebbe a definirlo Asclepiade (T 4), che poteva leggerlo per intero. La singola re sfortuna di questa poetessa - naufragata forse all'inizio del III sec. d.C., dopo es sere stata a lungo (per almeno tre secoli) un piccolo idolo del gusto artistico che proprio da Callimaco aveva preso le mosse, e mai toccata in età moderna dall 'ono re di un'edizione critica davvero completa di testimonianze e frammenti - giustifi ca almeno in parte la mole di un lavoro, cresciuto in molti, e forsi troppi anni, e in teso a colmare molte, e forse troppe lacune. Naturale continuazione della tesi di laurea (Erinna: le testimonianze, Univ. Bologna a.a. 1990/ l 99 l ), già sfociata negli Studi sulle testimonianze di Erinna (Bologna 1996), questo volume è in sostanza una revisione e un aggiornamento dell'omonima tesi di dottorato (Univ. Padova a.a. 1994/1995), poi pubblicata quale proekdosis, in un numero limitato di copie (Bologna 2000): oltre dieci aooi e 700 pagine di lavoro su Eriooa rappresentano cifre eccessive, e se è vero che il tempo pennette approfondimenti e ripensamenti, lo è anche - come ognun sa - che invecchia. La volontà di offiire un quadro biografico-letterario e un'edizione critica completi di questa misteriosa figura della poesia greca mi ha spinto a procedere ugualmente, cercando di ridurre al minimo le stratificazioni. Le conclusioni cui ero arrivato negli Studi sono state qui sintetizzate, aggior nate e talora rettificate nelle due sezioni introduttive, dedicate rispettivamente al l'inquadramento storico-letterario della poetessa e all'osservazione della sua fortu na, nonché alla definizione delle dimensioni e del carattere de11as ua opera Per ciò che riguarda gli spuria, in particolare, si è ritenuto utile raccogliere, editare e com mentare tutti i testi che, dall'antichità al XX secolo, vennero a torto ascritti a Erin- 2 Premessa na: non tanto, evidentemente, perché sia ancora necessario discutere se l'Ode a Ro ma o gli aiv(-yµaTa di Cleobulina debbano o meno essere considerati opera sua, quanto perché la storia di queste false attribuzioni è, in definitiva, una componente importante di quella stessa fortuna. Ho cercato di eliminare, o almeno di moderare, le intemperanze giovanili («Trucchi, abiure e lapsus calami» era il titolo - alquan to àvm6~c - di un paragrafo degli Studi), e non sporadici sono qui i ripensamenti: vi sono aspetti su cui devo confessare di non avere neppure adesso le idee chiare. Per quanto riguarda l'edizione critica, il principio che mi ha accompagnato è stato quello di raccogliere ( e possibilmente spiegare) ogni variante o congettura di cui fossi venuto a conoscen~ persino que11e più peregrine ( come le integrazioni contra metrum ). Rispetto agli Studi e alla tesi di dottorato ho però tentato di rende re più snelli e razionali gli apparati e in generale la presentazione dei testi, racco gliendo nell'appendice critica ( dove letture, integrazioni e congetture compaiono a prescindere dal loro grado di probabili~ e si prova a dar conto della storia di que sti interventi sul testo) e nelle tabulae comparationis i dati accessori. Anche là do ve ho riedito testi che potevano già contare su buone edizioni critiche l'ho fatto con l'intenzione di raccogliere «subsidia omnia ad textum intelligendurn eiusque vicis situdines illustrandas utilia» (Degani 1983, VI; cf. Voigt 1971, V). Ho esaminato di rettamente PSI 1090 (F 4) e i Monacenses di Massimo di Tiro (T00 l 7d), mentre ho utilizzato riproduzioni fotografiche per gli altri papiri (T 3, F00 l6), e microfilm per i manoscritti di Ateneo e Stobeo (FF I, 3, FF00 9, I O, 13, 14, 15), di AP e API (TI 4-12, T00 18, F 2, FF0 5-7, F00 I 3 ), degli Etymologica (IT 2a-c, T00 17c ). In tutti gli altri casi mi sono servito di autopsie altrui o ho lavorato semplicemente sugli appa rati. Per pura comodità, nelle sezioni dei dubia e degli spuria, ho esteso la sigla "F" a composizioni non frammentarie, come gli epigrammi erinniani (FF05-7), l'Ode a Roma di Melinno (F00 9), e gli indovinelli di Cleobulina, Cleobulo e Panarce (FF00 10-l 1, 13-14): in questi casi, il segno"®" all'inizio e alla fine del compo nimento ne indica l'integrità. I commenti sono necessariamente selettivi, specie quelli alle testimonianze, per cui ho spesso rimandato agli Studi. Fa eccezione quello a F 4, ovvero ai fram menti di PSI I 090, che è forse la parte più antica del lavoro e anche quella in cui ho concesso di più alle ipotesi di ricostruzione del poemetto e ali' idea che me ne sono fatto: giustamente compressa nel testo e negli apparati, l'immaginazione ha trovato qui una valvola di sfogo. Nelle appendici linguistica e metrica ho trattato alcune questioni di dettaglio, che avrebbero inutilmente appesantito l'introduzione o il commento. La bibliografia infine, articolata in due sezioni (Edizioni e Opere varie) Premessa 3 e dilatatasi nel tempo, è il più possibile completa per quello che riguarda le opere 1 concernenti Erinna • Nel complesso, ho cercato di costruire uno strumento che conciliasse le esi genze di sinteticità e chiarezza di un'edizione critica con quelle di completezza ri chieste a un commento o a un volume di studi. In un'epoca in cui la quantità di contributi e la rapidità nella loro produzione e diffusione sono cresciute enonnemente - persino su un punctillum come Erinna - nessun' opera filologica che non faccia tabula rasa degli studi precedenti può esse re il frutto del lavoro di un singolo. Non mi illudo di fare eccezione e so quanto questo libro debba agli studiosi e agli studenti dei dipartimenti o degli istituti di filologia classica delle Università di Bologna (dove mi sono laureato e ho usufruito di una borsa di postdottorato ), di Padova e Pavia ( dove ho seguito i corsi del dotto rato di ricerca), di Mtinchen (dove ho goduto di una borsa di perfezionamento), al l'intera redazione di «Eikasmos», ai bibliotecari e ai funzionari di varie biblioteche italiane e straniere, e ai molti mnici (Francesco e Vittorio Citti, Claudio De Stefani ed Enrico Magnelli, in primis) che mi hanno quotidianamente aiutato. Tanti, che non mi è dato citarli tutti. Non sempre ho accolto i suggerimenti altrui: anche quan do l'ho fatto, tuttavia, resto il solo responsabile delle tesi esposte. Ma significar per verba la riconoscenza verso il mio maestro, Renzo Tosi, e verso l'indimenticabile interlocutore di alcuni anni essenziali per le mie ricerche, Enzo Degani, non è davvero possibile: alla loro varietas di carismi e di doti, e alla loro profonda affinità di metodo debbo la gran parte della mia formazione scienti fica. Per poca cosa che essa sia - per difetto soggettivo - debbo qui, almeno par zialmente, pagarne il debito. Bologna, febbraio 2003 Una rassegna ragionata è nella mia tesi di laurea, pp.291-309. Di un articolo di Marilyn B.Skinoer (Erinna 's Distaff.· The Tortoise, The Bogeywoman, And The Fabric Of Poetry, annunciato come «forthcoming» in Skinner 1982,269 n.13) non ho potuto trovare alcuna traccia. Erlnna 1. La fortuna 1. L'ammirazione interessata Gli antichi che si incaricarono di raccogliere l'opera di Erinna non ebbero bisogno di molte xcipTal. Un solo T6µoc di lunghezza-standard (circa 3,5 m.) era infatti sufficiente a contenere il poemetto "di trecento esametri" (TI 7 ,3, 16a-b) che, solo, costituiva la totalità del gracile corpus erinniano. Una tradizione di oltre duemila anni ha profondamente mutato 1' orizzonte davanti agli occhi dei moderni, chiamati a fare i conti con i naufragi e con le incrostazioni di materiale spurio che, di volta in volta, hanno ristretto o allargato, impoverito o arricchito quella celebrata brevitas originaria. Tra attribuzioni dubbie ( è il caso degli epigrammi: FF05-7) o fantasiose (FF00 8-15 .17) e recuperi fortunati ( come F 4) o apparenti ( come F00 16), si modificavano la fisionomia e la collocazione storico-letteraria di un'autrice le cui coordinate biografiche dovevano essere nebulose già sullo scorcio del IV sec. a.C.; tanto misteriose che, se Asclepiade e Leonida (TI 4, 6), due tra i suoi primissimi testimoni, mostrano già di non sapere esattamente chi ella fosse, M.L.West, uno dei suoi ultimi studiosi ( 1977, 1996,24s. ), ha potuto razionalmente concludere che "Erinna" non sarebbe che lo pseudonimo di un poeta di Rodi o di Cos, e la sua ope ra un falso di pregevolissima fattura, composto sul finire del IV secolo. Malgrado (o forse grazie a) ciò, Erinna ha sempre riscosso un insospettabile interesse e go duto, nelle sue varie e talora diversissime 'versioni', di una quasi assoluta, lunga t:ùBoe[a.S econdo Taziano (t 13), lo scultore Naucide (vissuto sullo scorcio del V sec. a.C.) avrebbe scolpito la poetessa nel bronzo, e sarebbe questa, in tal caso, la prima attestazione di una fama già diffusa; a una statua di Erinna sembra fare rife rimento anche Leonida, in un e/ogium della poetessa (T 6) e della stessa, o più pro babilmente di una copia di età romana, fa esplicita menzione - quasi con le stesse parole di Leonida - Cristodoro di Copto (T 12), nel descrivere le statue di diverse epoche e provenienze che, ancora nel VI sec. d.C., si trovavano nella grande galle ria dello Zeuxippo di Costantinopoli, distrutta nel 532. Se nulla, invero, è dato sa- 8 Erinna pere del destinatario per cui il poemetto fu composto, è rilevante l'ammirazione che i trecento esametri suscitarono presso platee per cui non erano stati (almeno diretta mente) pensati: all'impalpabilità del 'pubblico' di Erinna fa riscontro la massiccia presenza della sua 'fortuna', scaturita dalla 'sfortuna' di Baucide, l'amica morta su 1 bito dopo le nozze motivo ispiratore e protagonista della sua poesia. Proprio la , fortuna anzi, intesa come apprezzamento post mortem e come impulso allo studio ( e in qualche caso ali' edizione), è il primo, persino sproporzionato elemento che si ponga all'attenzione dell'indagatore di questo dossier, il fattore dominante (e per molti secoli, tra il III e il XIX, persino l'unico che fosse riuscito a filtrare nelle strettoie della tradizione) della storia postuma di Erinna. Tanto più illuminanti, a questo proposito, sono perciò le voci 'fuori dal coro', le velenose citazioni dei ne mici. Lo sberleffo di Eronda, che definisce Nosside "figlia di Erinna" in un conte sto di donne alla ricerca di falli di cuoio (T 3 ), la reticenza di Antipatro di Tessalo nica, che nel celebrare le nove poetesse liriche, "Muse terrestri", lascia solo Erinna priva di un epiteto o di un'espansione elogiativa (T 10), e infine la dura requisitoria di Antifane contro i ypaµµanKot, gli "scagnozzi di Callimaco" - che mentre di sprezzano i µEyciÀOL(c ioè i veri poeti) vanno in solluchero in' 'HpLVVTJ-Lm ostrano in modo molto istruttivo come leggere o non leggere, editare o non editare, elogiare o non elogiare Erinna fosse anche una maniera per prendere posizione in merito alle querelles poetico-letterarie dell'epoca ellenistica: amare (o non amare) il mo dello per affermare un gusto. Se la fortuna di un autore non è mai - per definizione - neutra e disinteressata, quella di Erinna (un'autrice, tra l'altro, di dimensioni ri dotte e perciò bisognosa di essere 'sommata' e inclusa in quadri più ampi che ne giustificassero lo studio), nella sua fisiologica intermittenza, è una storia di 'appro priazioni mirate'. Nel variare degli orizzonti di attesa, la ricezione del testo-Eri~ talora pseudoepigrafo (c ome nel caso dell'Ode a Roma di Me Ii nno, alla cui ampia diffusione tra il '500 e 1"800 non poté che giovare l'illegittima attribuzione a Erin na), è sempre stata anche ricezione di un pretesto. 2. La brevilas del 'genio-bambino' Tra la fine del IV secolo e l'inizio del I, Erinna è l'oggetto di sei elogia epi grammatici che ne illustrano, in toni estremamente lusinghieri, le qualità poetiche. La carenz.a di notizie biografiche su di lei, e la parallela abbondanza di spunti auto- 1 Così i più ( cf. in part. Levin I %2, 196.203 n.28). Subito prima delle nozze, invece, se condo Blass 1874,152, Flach 1883,521, e Luck 1954,171 (e n. 15). Cautal a Marchiori 2001,675.