ebook img

Eretici dimenticati. Dal Medioevo alla modernità PDF

359 Pages·2003·12.562 MB·Italian
Save to my drive
Quick download
Download
Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.

Preview Eretici dimenticati. Dal Medioevo alla modernità

I libri di DeriveApprodi I edizione febbraio 2004 © DeriveApprodi srl Tutti i diritti riservati DeriveApprodi srl Piazza Regina Margherita 27 00198Roma 06-85358977 fax 06-8554602 [email protected] www.deriveapprodi.org Progetto grafico: Andrea Wohr Immagine di copertina: eretico al rogo (da un'antica stampa) ISBN 88-88738-17-7 ID eriveApprodi a cura di Corrado Mornese e Gustavo Buratti Eretici dimenticati Dal medioevo alla modernità Nel XXX anniversario del Centro Studi Dolciniani ( 197 4-2004) Le vie dell'eresia Corrado Mornese In questo libro sono raccolti lavori tra loro assai diversi per imposta zione e per ispirazione, che spaziano su un arco temporale di molti secoli. Lungi da intenti anche solo parzialmente esaustivi, sono fram menti eterogenei che però, considerati nel loro insieme, forniscono una lezione certamente non banale e profondamente unitaria su al cune questioni non prive di rilevante fascino e interesse anche per la cultura contemporanea. In primo luogo, le figure e i movimenti che vengono trattati sono tutti stati sconfitti. È questo un libro sugli sconfitti di ogni epoca, il cui sacrificio - sia esso stato rappresentato dalla morte più o meno atroce per mano del nemico, o da repressioni e umiliazioni di vario genere, dall'emargi nazione e spesso dall'oblio - non è tuttavia stato vano, in quanto ha contribuito all'edificazione su solide basi della libertà di pensiero, fa ticosa conquista (per quanto spesso non ancora e non ovunque defi nitivamente acquisita) del mondo moderno. La libertà di pensiero viene da lontano, e anche i «dimenticati» hanno a essa dato un contri buto che sembra moralmente - oltre che scientificamente - necessa rio recuperare. Dunque può questa raccolta di saggi, articoli e inter venti, pur nei suoi limiti, essere valutata come uno stimolo per guar dare oltre i grandi «eroi» del pensiero e della storia della libertà, per guardare verso alcuni di coloro che per molto, forse troppo tempo, sono stati relegati nell'ombra dai consolidati circuiti culturali, e spes so anche dagli stessi ambiti di ricerca più specialistici. Il concetto stesso di eresia viene pertanto a definirsi - attraverso il confronto tra tutti questi momenti così differenziati-nel suo signifi cato più ampio come l'espressione della libertà nella scelta del proprio crt>do. E non può, alla fine, esst>r<' clis~iunto dal concetto di eteropras- si, la libertà nella scelta del proprio modo di comportarsi, del proprio stile di vita. Felice sarà un tempo - che non è ancora definitivamente l'oggi - nel quale non esisteranno più ortodossia ed eresia, ortoprassi ed eteroprassi. Ma tutti saranno liberi, nel rispetto della legge, di sce gliere «laicamente» anche il proprio credo religioso e la propria etica del comportamento. Questo insegnano, in fondo, i «cristiani senza chiesa» e gli «eretici senza popolo»' di cui in questo libro si parla, siano essi raffinati intellettuali o umili rustici in lotta per una vita meno dura. In secondo luogo, nelle pur differenti condizioni storiche, a muove re il pensiero e l'azione dei protagonisti di questo libro, è sempre un ideale, un modello vagheggiato inteso come formidabile elemento con solatorio rispetto alle condizioni contingenti considerate da superare, un modello utopico - senza luogo -alla radice della critica del presente. Ma a ben vedere, questa utopia è legata a un passato lontano, più o meno mitizzato, sia esso la Chiesa primitiva di Cristo e degli apostoli o l'antica comµnità del mondo contadino. Questa utopia si fonda sul pas sato idealizzato da ti-conquistare, come i rustici del Trentino, armi alla mano, che non a caso si ribellano gridando: «Sté saldi, de compagnia, cum le altre bachete, che obtegniremo le nostre usanze vecchie!»\ come gli eretici medievali (e anche Francesco d'Assisi) che vogliono se guire nudi il Cristo nudo. Un modello «arcaico» è dunque sempre a fondamento anche delle istanze cristiane più spiritualiste, comprese quelle contemporanee del modernismo di un Buonaiuti. L'innovazio ne guarda al passato e, salvandolo, lo ripropone come orizzonte futuro. In terzo luogo, si potrebbe vedere in queste schegge di eresia at traverso la storia, un progressivo, e certo non rettilineo, processo di li berazione della fede cristiana dalla religione. Dio è libertà, contrappo sto al re-ligare delle grandi chiese statutariamente definite. Ne conse gue un'emancipazione dall'auctoritas della Chiesa statutaria come condizione di vera spiritualità cristiana, vera nel senso che ritorna a Cristo al di là e contro «anticristiane» mediazioni. È proprio questa, cioè l'eresia, la vera Chiesa di Cristo che si dipana nella storia, come sostiene Piero Martinetti? Dunque, in quarto luogo, al di là delle sinc gole figure, dei singoli movimeJ!.ti ereticali, questo è un libro sul para dosso di istituzioni, le chiese, che reprimono i veri cristiani in nome di Cristo, arrogandosene anticristianamente il diritto. In quinto luogo, emerge con straordinaria forza unitaria un ele mento dinamico della storia per troppo tempo sminuito dalle visioni 1. Nella loro schematicità, queste due definizioni esprimono piuttosto correttamente da un lato il carattere popolare delle eresie medievali, con ampio seguito in vari strati socia li, dall'altro l'isolamento dei grandi intellettuali «eretici» cinquecenteschi, come magi stralmente esplicitato da D. Cantimori nel suo Eretici italiani del Cjnquecento. 2. Cfr. Renzo Francescotti, La ribellione dei rustici ai tempi del Clesio, Editrice Temi, Trento 1985. storiche eminentemente economicistiche: la fede come forza di cam biamento, cioè, per usare un termine oggi obsoleto, come forza pro gressista. Nasce da qui, da questi cristianesimi alternativi, l'intreccio storico così ricco di specificazioni locali, tra fede e resistenza. Resi stenza che va a sua volta considerata in senso ben più ampio rispetto alla pur significativa resistenza armata di alcune situazioni, e che è prima resistenza culturale (come nel caso delle streghe), poi sociale contro i mutamenti nelle condizioni socio-politiche considerati non favorevoli o non conformi alle aspettative. Resistenza che incontra i cristianesimi non ortodossi e ne fa elemento significativo di difesa delle antiche autonomie locali o macroregionali: il catarismo è esem plare sotto questo profilo, come il valdismo per le Alpi, ma anche, su scala geografica più ridotta, l'eresia dei Giovannali di Corsica e il dol cinianesimo per l'alta Valsesia. Sono ampiamente noti grandi casi di eresia (meglio sarebbe dire: ereticazione) quali quelli di Giordano Bruno e di Galileo Galilei. Grandi e solitarie figure. O di fra Dolcino, citato da Dante. Ma se si pensa al gap di notorietà rispetto a questi, di tutti gli altri casi che com pongono questo libro, e di tutti quelli che pure qui non vengono trat tati, nasce una questione davvero enorme: perché questa distanza? Forse la cultura anche nell'insegnamento scolastico ha compiuto le sue scelte: ma sono scelte candide? Oppure vengono ammessi alla co noscenza diffusa e all'insegnamento nelle scuole casi isolati, per quanto grandi, proprio per mantenere nell'ombra il dramma storico diffuso del conflitto tra ortodossia ed eresia? Eppure questo conflitto attraversa molti secoli della nostra storia. Conoscerlo, farebbe com prendere meglio il senso stesso in cui si è mossa e si muove la storia, ammesso che ve ne sia uno. Ecco, in sesto luogo, un altro insegnamento che può venire da que sta pubblicazione: rimettere in discussione la gerarchia dei criteri nello studio della storia3• Tema enorme, certo, ma colmo di formidabili sug gestioni nel ripensare la storia stessa del pensiero. Ad esempio, ti-posi zionando il concetto di simplicitas tipico dei cristianesimi medievali al ternativi all'ortodossia romana, come quelli di Francesco d'Assisi, Gioacchino da Fiore e degli eretici popolari come i Valdesi o il Segalel lo. Riposizionando questo concetto non «in basso» rispetto a un'ipote- 3. «I casi infatti sono due: o le eresie, per il modo in cui sono state (o non sono state) in dagate, non hanno nulla a che fare, se non episodicamente, con la storia d'Italia; oppu re ne sono l'implicita risonanza, un commento tacito, una sottile riscrittura; riflettono insomma i nodi storici - culturali, politici, economico-sociali, oltre che religiosi - del noMtro Paese», così G. Cracco, Eresiologi d'Italia tra Otto e Novecento, «Bollettino della Società di Studi Valdesi», n. 174• 1994· pp. 58-80. Il secondo caso è quello nel quale si 111unvt' Il progetto di questo libro, particolamwntc per quanto riguarda la «riscrittura» <lrlla Nlorla parlt'ndn proprio dalle rrrHll"._ 13 tica scala gerarchica ove la teo-logica sta <<in alto», ma al contrario come centro di un'elaborazione di profondissimi e più «alti» contenuti alter nativi. E a questo proposito viene alla mente uno dei famosi «errori» dell'eretico Dolàno, quale riporta il grande inquisitore tolosano Ber nard Gui: «Si può pregare Dio in una stalla o in una foresta come in una chiesa consacrata, anzi meglio». <<Anzi meglio»: niente reànti per il sacro. «Anzi meglio»: Dio è nella dimensione intima umana, una que stione di spirito, di libero spirito. «Anzi meglio»: Dio è di tutti. La li bertà di Dio è la libertà dell'uomo, e per questa occorre resistere, batter si, anche morire. Così, alla fine, tutto ritorna semplice, «maledetta mente» semplice ... La semplicità è, appunto, spirito. La semplicità è la purezza dello spirito conseguita liberandosi da ogni sovrastruttura-in crostazione materiale o intellettuale, sulle quali si è venuta fondando una gerarchia di valori e di poteri troppo umana, schermo sempre insi dioso all'incontro diretto uomo-Dio. La semplicità fonda un ordine nuovo ove nulla e nessuno sta «sopra» e uomini e donne sono uguali, e anzi tutto il vivente è degno di rispetto, e la natura stessa assurge a una nuova dignità. Chi di noi saprà essere assolutamente semplice? La sempliàtà, la libertà, la dignità non hanno barriere, abbattono i confini. L'altro - e non solo l'altro uomo, l'altra donna, ma anche l'altro che vive e pulsa in ogni sua forma - viene così ri-compreso (compreso una se conda volta, in modo più profondo), e dunque la semplicità come spo liazione materiale e intellettuale è spoliazione dal cupo potere pre-do minante, che domina prima della catarsi così conseguita, è un'autopri vazione su cui si struttura un atteggiamento ontologicamente ottimista. Il coraggio di tanti che salgono al rogo senza rinnegare se stessi trova in questo ottimismo la sua profonda ragione. La privazione, la solitudine, l'abbandono, e tutto quanto la norma considera negativo si trasmuta in positivo: la norma è già obbligo, è già gerarchia. Gli spiri ti liberi, nella profondità spesso incommensurabile del loro dolore, sanno sorridere come un bambino in fasce. Sono in pace nel loro tor mento. Non temono la norma, vanno oltre. Le differenze non sono più steccati, diventano ponti. Il conflitto si tramuta in dialogo. La diversità in ricchezza interiore. Lo stupore in meraviglia. Il «contro» in «Con>>. Nella straordinaria moltepliàtà e ricchezza delle eresie, che percorrono strade molto diverse, in fondo c'è questo comune sorridere alle poten zialità dell'essere umano partecipe del respiro di Dio. Che egli sia cre dente o no, non importa. Che egli sia dotto o no, non importa. Che egli abbia o non abbia, non importa. Egli è libero, ed è questo che conta. In settimo luogo, emerge lo strazio, la tragicità della condizione di colui che sceglie, dell'eretico. La storia delle idee si è fatta nel sangue delle torture, dei roghi, delle stragi. La storia è dramma, paradossale tragedia. La storia è dolore: forse per questo è erety:o. in pieno Me dioevo, chi ride e fa ridere, chi attraverso il riso esorcizza il dolore del mondo. Attraverso il riso si irride al potere, come Francesco d'Assisi joculator Dei, come il Segalello poeta della simplicitas. La storia è trage dia, l'eretico è colui che guarda a Dio co~ ottimismo e sorriso, mentre le chiese statutarie ingigantiscono il demonio e l'inferno. L'eresia è ottimismo. L'ortodossia dilata un domani terrifico, e forse anche per questo l'ortodossia continua a fare paura. Il sacrificio di tanti ha aperto il nostro cielo. Questa lezione vale anche nel presente libro. Al di là del proprio livello di preparazione storica, filosofica, teologica, tutti coloro i cui contributi compongono questo libro possono pensarla anche assai diversamente sul tema stesso'dell'eresia. Non si è affatto cercata l'uniformità di vedute, anzi: ciò che conta, ciò che vale, è proprio la diversità. Questo è un libro «a cielo aperto», ove tutti hanno collaborato con sincero entusiasmo, e per questo vanno ringraziati. Non si è cercata nemmeno la sistematicità: ma è un difetto o un valore? Quest'opera è un prodotto collettivo, con i suoi limiti e un pre gio: dimostra che si può lavorare insieme senza che alcun confine venga frapposto alla collaborazione. Eppure, quanti confini esistono ancora nel mondo contemporaneo? E non solo confini esterni, ma anche interni alla nostra società? Qui, nel piccolo di questo lavoro, vengono abbattuti. È un vero piacere. E forse, anche questo è eresia, perché le vie dell'eresia sono infinite. Che le vie dell'eresia fossero infinite, del resto, non è un'opinione soggettiva, bensì il preciso riferimento della cultura e dell'azione in quisitoriale, come viene progressivamente delineandosi con i trattati a uso degli inquisitori stessi. Per avere un'idea dell'estensione progres siva e smisurata del crimine di eresia al mondo circostante, può esse re utile seguire alcuni passaggi di uno dei più noti di questi manuali, quello di fra Nicolau Eymerich del 1376. Dopo aver definito in termini generali il concetto di eresia, utilizzando varie citazioni tra cui molte di San Tommaso, egli viene ad articolare in modo sempre più ampio e dettagliato i «ti.pi» dell'eretico in senso generale. È eretico: ogni sco municato; ogni simoniaco; chiunque si opponga alla Chiesa di Roma e osi contestare la dignità che essa ha ricevuto da Dio; chiunque com metta errori nella spiegazione della Sacra Scrittura; chi crea una nuova setta o aderisce a una setta esistente (mi sembra opportuno, su questo, richiamare un problema non di poco conto: l'ortodossia si au todefinisce Chiesa, ma riserva all'eterodossia «soltanto» il nome di setta: con quale diritto?); chi non accetta la dottrina romana in materia di sacramenti; chiunque opini diversamente dalla Chiesa di Roma su uno o più articoli di fede; chiunque dubiti della fede4• È evidente che si 4. Pra Nlcolau Eymerich, Manuale dell'Inquisitore A. D. 1376, a cura di Rino Cammille rl, Pl.,rnmc, Caule Monferrato aoo1, p. 31. Ripropongo, da qui in avanti, alcune consi d'f1ilnnl atà Hpo11t' nel mio Streaa. Om&ra di llbertll (In cono di pubblicazione). tende a dilatare il crimine di eresia in senso onnicomprensivo. Da qui discende una casistica sterminata di eretici (ma meglio sarebbe dire: ereticandi), i quali possono essere: manifesti e occulti, affermativi e negativi5, condannati nel diritto canonico o menzionati nella legge ci vile, condannati dai legati del papa nella curia romana o altrove. Pos sono essere eresiarchi, oppure impenitenti oppure relapsi. Eretici vanno individuati tra i bestemmiatori - dei bestemmiatori semplici deve curarsi non l'inquisitore ma il giudice «proprio», civile - e tra quelli che «proferiscono attacchi diretti contro gli articoli della fede»6• Eretici vanno individuati tra i chiaroveggenti e gli indovini, e anche qui distinguendo tra quelli «semplici» e quelli che sono defini bili come «ereticali», cioè «quelli che, per predire il futuro o per pene trare i segreti dei cuori, rendono al diavolo un culto di latria o di dulia, ribattezzano i bambini ecc. Costoro sono evidentemente eretici e de vono essere trattati come tali dall'Inquisizione»7• E se non ci sono prove, e se gli indizi non fossero «chiari», ma si avesse soltanto «la chiara testimonianza delle voci ·correnti, ci si accon tenterà di infliggere a chi fosse oggetto di tali voci una pena canonica»8 • Questo è un aspetto da sottolineare con attenzione. Viene elevato al rango praticamente di prova la sola esistenza di dicerie, il pettegolezzo. È evidente che, su questa base, seppure canoniche le pene possono es sere estese a dismisura e praticamente a piacere dell'inquisitore. Per i «demonolatri» o «invocatori del diavolo», Eymerich distin gue tre tipi: colui che invoca il demonio rendendogli un culto, colui che invoca i demoni rendendo loro culti parziali, colui che invoca i de moni utilizzando pratiche «il cui carattere lattico o dulico non sia evi dente»9. Distinzioni piuttosto nette, eppure a esse non corrispondo no pene diverse. Tutti devono essere condannati come eretici. Così come tutti coloro che «preparano filtri d'amore»'0• Inoltre vanno con siderati come eretici i cristiani che si convertono al giudaismo, e tutti quelli «che li hanno aiutati, accolti o che hanno favorito tale passag gio»". A tutte queste «categorie» di eretici, vanno aggiunti, per Eyme rich: gli scomunicati <<tenaci», rimasti un anno sotto scomunica; gli scismatici; gli apostati; i seguaci degli eretici; quelli che ospitano, al~ loggiano o accolgono gli eretici; i protettori degli eretici; i benefattori degli eretici; quelli che si oppongono all'Inquisizione; i sospettati di eresia: «Ci sono tre tipi di sospetto: debole, forte o veemente, grave o 5· Ivi, p. 34· 6. Ivi, p. 51. 7. Ivi, p. 55. Per «latria» s'intende l'adorazione che spetta solo a Dio. Per «dulìa» quella che spetta solo ai santi, mentre la «iperdulia» è quella che spetta alla Madonna. 8. Ibidem. ~M~~ I IO. Ivi, p. 6!. II. Ivi, p. 64. 16 violento»", e quest'ultimo caso si articola a sua volta in dieci casi di versi; i diffamati di eresia: «Chiamiamo diffamati di eresia coloro che la pubblica opinione - specialmente tra la gente semplice - ritiene predicatori, sostenitori o membri di un'eresia. A costoro verranno im poste pene canoniche»'3• Essere sospettati è quindi già una colpa a cui si deve applicare una pena, e anche per l'applicazione della tortura si deve procedere allo stesso modo: «Sarà torturato il diffamato che abbia contro anche solo un testimone. Infatti pubblica nomea più un testimone costituiscono insieme una mezza prova, cosa che non stu pirà nessuno dal momento che una sola testimonianza vale già come indizio»'4; i relapsi. Da una casistica tanto estesa, è evidente che ben pochi possono sal varsi.· Allora, seguendo Eymerich e i trattati a uso degli inquisitori, la conclusione che possiamo trarne è la seguente: tutti sono «ereticabili». Il potere inquisitoriale ha travalicato ogni limite. Non sarebbe suffi ciente questa semplice constatazione per mettere in guardia dall'odio so tentativo oggi in atto da parte di alcuni storici - tentativo di stampo maldestramente revisionistico - di riabilitare la stessa Inquisizione? Se tutti sono potenzialmente eretici, vale a dire nel momento in cui viene rimosso ogni senso del limite, ne consegue che tutti sono potenzialmente streghe, e ciò è puntualmente sancito nel Malleus ma lefìcarum: «Chiunque può essere stregato e indotto alla stregoneria, con sole tre eccezioni: coloro che hanno l'incarico di esercitare la giu stizia o altro pubblico ufficio contro le streghe; coloro che si premuni scono con l'aspersione dell'acqua benedetta o sale consacrato, con il candelabro nel giorno della purificazione o con un ramo di palma be nedetto e altri esorcismi autorizzati e predisposti dalla Chiesa; coloro che hanno la protezione degli angeli»'5• Solo i giudici sono immuni, e coloro che compiono esorcismi nelle forme autorizzate, oppure colo ro che sono protetti dagli angeli, il che risulta. .. obiettivamente ancor più difficile da stabilire. Eppure una maglia repressiva tanto fitta non riesce a ridtirre a uno i cristianesimi o le culture eterodosse. C'è sem pre qualcuno, in ogni secolo, nel cui pensiero o .nella cui azione si esprime uno spirito di libertà. A costoro si deve in buona parte non soltanto la libertà di oggi, ma anche la salvezza del cristianesimo stes so. Senza gli eretici di ogni Chiesa avrebbe la meglio l'argomento: il. monoteismo uccide la libertà. Ma esso cade proprio «per merito» del· u. lvi, p. 95. 11. lvi, p. 104. 14. lvi, p. 260. 1~. Hrlnrich lnstitoris (von Kramer) - Jakob Sprenger, Malleus maleficarum, in Pinuc ' 111 l>I Gt'Raro, Stre,ke. L'ossessione del diavolo. Il repertorio dei malefizi. La repressione, ed. l11·11xlM 1. Bolzano 1988, pp. 137-138. L'autrice definisce giustamente il Malleus come «il più lmpnrtantP e C'ompleto trattato demonologico, il più noto e il più citato fra i moltis •l111l tr111t11tl N11ll'11r11nml'nto• (p. 1;i;i).

See more

The list of books you might like

Most books are stored in the elastic cloud where traffic is expensive. For this reason, we have a limit on daily download.