eidos N° 38 - luglio - ottobre 2017 - 8,50€ cinema psyche e arti visive CINEMA e ARTE cinema e psyche Teatro e psicoanalisi cult Andrej Rublëv Caro diario film Molière in bicicletta Song to Song Tutto quello che vuoi televisione La grande avventura dell'arte moderna il personaggio Pierre Isenmann festival Sicilia Queer Filmfest l’altro film Paolo Boccara E L A R T S E M RI D A U Q A T S VI RI AUFBRUCH (Slancio) 70x100 di LORE SCHACHT eidos sommario luglio / ottobre 2017 cinema psyche e arti visive cinema e arte 2 editoriale 40 televisione Rassegna Cinema e Arte La grande avventura a cura di Pia De Silvestris e Lori Falcolini diL. Falcolini e dell’arte moderna Creata e scritta da psichiatri, P. De Silvestris diE. Guillaume psicoanalisti junghiani e freudiani ed esperti di cinema 4 cinema e psyche 42 personaggio Teatro e psicoanalisi Pierre Isenmann, RIVISTA QUADRIMESTRALE diA. Angelini uno psicoanalista Registrazione presso il Tribunale tra musica e arte di Roma: n° 174/2004 del 23.04.04 n° di iscrizione ROC: 17439 8 l’intervista Anna Di Francisca 45 festival Distribuzione di L. Falcolini Sicilia Queer Filmfest eidossi riceve per abbonamento annuale diC. Chianese ed è distribuito nelle maggiori librerie. Distribuzione nelle librerie Feltrinelli: 12 cult JOO DISTRIBUZIONE Via F. Argelati, 35 Milano Andrej Rublëv 45 diP. De Silvestris Modalità di abbonamento La morte e la fanciulla Pagamento anticipato tramite diM. Pezzella versamento su c/c postale n° 51697142 I quattro diavoli intestato alla Associazione Culturale Eidos di 20 € diL. Vagnetti Zabriskie point Copyright diO. Sartorelli eidosAssociazione Culturale Caro diario www.eidoscinema.it diA. Dugo Direttore responsabile Alberto Angelini 48 l’altro film 22 nel film Intervista a Paolo Boccara Redazione Molière in bicicletta diB. Massimilla Antonella Antonetti, Luisa Cerqua, Cecilia Chianese, Antonella Dugo, diA. Antonetti Pia De Silvestris, Lori Falcolini, Song to Song Barbara Massimilla diA. Piccioli Weatherhogg 52 approfondimento Elle B Movie italiano Hanno collaborato in questo numero: diG. Leo di G. Olesen M. Alicata, G. Baruchello, P. Bianco, C. Ciuffa, R. De Giorgio, A. Fontana, La tenerezza E. Guillaume, P. Isenmann, G. Leo, diP. Bianco A. Lucattini, G. Olesen, M. Pezzella, Chantal Akerman,Là-bas 54 arti visive A. Piccioli Weatherhogg, O. Sartorelli, diC. Subrizi Arnaldo Pomodoro C. Subrizi, V. Trombacco, L. Vagnetti, L. Werckmann Tutto quello che vuoi diR. De Giorgio diV. Trombacco Paolo Martellotti e Pia Pascalino Ufficio stampa diA. Antonetti Immagini-Retard [email protected] 22 [email protected] diG. Baruchello Le Trasfigurazioni di Impaginazione Cioni Carpi margodesign diM. Alicata Stampa Pressup Via Cassia 36/300 - 01036 Nepi (VT) 54 Segreteria abbonamenti eidos [email protected] 35 la suggestione Sostengono il progetto eidos: Può il teatro cambiare le Paolo Aite, Dario Argento, relazioni sociali? Goffredo Bettini, Vincenzo Bonaminio, diL. Werckmann Mimmo Calopresti, Stefano Carta, Sergio Castellitto, Domenico Chianese, L’arca russa Luis Chiozza, Giorgio Corrente, diA. Fontana Cristina, Francesca e Paola Comencini, Tosca, il suono della voce Roberto Faenza, Elda Ferri, diA. Lucattini 64 eidos-news Matteo Garrone, Andreas Giannakoulas, La clinica di Winnicott Lorenzo Hendel, Antonino Lo Cascio, Giuseppe Maffei, Mario Martone, diC. Ciuffa Silvio Orlando, Sergio Rubini, Stefano Rulli, Lucio Russo, Gabriele Salvatores, Studio Azzurro, Adamo Vergine, Paolo Virzì. Copertina Faustcon l’Opera di Pechino, regia di Anna Peschke - Teatro Argentina di Nel prossimo numero Cinema e Mondo Interno/Esterno 1 Roma. Foto di scena di Zhang Xinwei. e l a i r o t i d e C I N E M A E A R T E Lori Falcolini e Pia De Silvestris Faustcon l’Opera di Pechino, regia di Anna Peschke - Teatro Argentina di Roma. Foto di scena di Zhang Xinwei 2 Barry Lyndondi Stanley Kubrick, 1976 “Animula vagula, blandula, hospes comesque corporis, quae nunc abibis in loca pallidula, rigida, nudula, nec, ut soles, dabis iocos…” Publio Elio Adriano Quando Marcel Marceau vide per la prima volta a Parigi dice che il cinema sia la settima arte, ultima dopo tutte le l’Opera di Pechino rimase folgorato da quell’arte d’in- sorelle più complesse e insigni. I grandi intellettuali l’han- credibile magia e dagli attori “semidei, demoni, camale- no giudicata inferiore, Kafka per esempio e anche Freud onti” che sulla scena sfidavano la gravità. Lui che della che non accettò di fare un film sulla sua amata disciplina. leggerezza e dell’espressività del gesto era Maestro. E Nonostante i più famosi musicisti e i più celebri pittori quale incanto gli comunicavano i costumi iridescenti e abbiano creato una mistica dell’arte irraggiungibile per la quelle “maschere insolenti per la loro bellezza”. Lo stes- maggioranza e il cinema sia stato considerato come lo so stupore abbiamo provato, sessant’anni dopo, assisten- svago delle masse, trattato male come la sguattera di un do al Faust che la regista tedesca Anna Peschke ha nobile palazzo addobbato di quadri rinomati e imbevuto di messo in scena, tradotto in mandarino poetico, con la musiche seicentesche, il cinema ha un folto pubblico che Compagnia dell’Opera di Pechino: l’arte millenaria del lo ama incondizionatamente, “vado al cinema tutte le sere Jīngiù immersa nella contemporaneità, quattro attori per “, ho sentito spesso confessare da coloro che nei salotti recitare e cantare il mistero di un testo, sconvolgendone fingono di disprezzarlo. Il fatto che tutti possano parlare i canoni. I personaggi nel vuoto del palcoscenico erano male di qualsiasi film senza vergognarsi vuol dire che il figure “mefistofeliche”, creature mercuriali che si scom- cinema è più vicino ai fenomeni di coscienza, mentre è ponevano e ricomponevano, immagini dell’anima vestite impossibile farlo con le altre arti, si ha in quel caso paura di colore e materializzate dall’espressività dei corpi. di sbagliare e, di conseguenza, di essere criticati e anche “Come se si aprisse una porta e non si vedesse subito derisi. Dunque il cinema è prevalentemente il rispecchia- cosa c’è dentro” ha detto Xu Mengke, attore e consulen- mento dei vissuti umani nelle varie forme in cui si mani- te artistico della Compagnia. festano. In questo difficile numero di Cinema e Arte, È, questa, l’Arte? Un assoluto? Un’immagine della bellez- abbiamo deciso di comporre un affresco “ibrido”che met- za, diceva Joyce, liberata da tutte le prigioni dell’anima? tesse insieme differenti linguaggi dell’arte: cinema e tea- Oppure è arte, un’opera di eccellenza nutrita dal testo di tro, musica e canto, scrittura, pittura e scultura, fotografia Goethe -un capolavoro della letteratura mondiale ed euro- e installazioni video. Ciascun autore ha contribuito pea che ha sfidato il tempo, i gusti e le sensibilità- e da un seguendo il desiderio, “afferrando brani di realtà che si incredibile livello interpretativo e di messa in scena? Si possono tastare”…( R.M. Rilke). • 3 e h c y s p e a m e TEATRO E PSICOANALISI n i c Alberto Angelini Amletodi W. Shakespeare regia di Lyndsey Turner Molti tra i maggiori protagonisti della storia del movimen- teatro. Un suo breve scritto relativo al teatro, del 1905, to psicoanalitico si sono interessati al rapporto fra teatro e Personaggi psicopatici sulla scena, non fu, personalmente, psicoanalisi. Vanno ricordati, in particolare, i lavori di S. pubblicato da lui. Egli donò il testo a Max Graf, uno storico Freud, K. Abraham, L. Vygotskij, O. Fenichel, J. Lacan, O. della musica e compositore, suo amico, appartenente, fin dal- Mannoni, C. Musatti e A. Green. Ogni contributo, ovvia- l’inizio, al gruppo di persone che si riuniva, in casa Freud, mente, deve essere considerato nel suo contesto storico e ogni mercoledì. Da quel gruppo, inizialmente denominato teorico. In particolare, più autori hanno esaminato la situa- “Società Psicologica del mercoledì” sarebbe nata la Società zione psicoanalitica dello spettatore teatrale; mentre è Psicoanalitica di Vienna. Graf conservò il testo, che sarebbe recente l’emergere del concetto clinico di identificazione apparso, solo nel 1942, sullo Psychoanalytic Quarterly. proiettiva nello studio del vissuto psichico dell’attore. In Come è noto Freud, in tutta la sua opera, fa riferimento ai modo diretto, o indiretto, il teatro è sempre stato presente, grandi autori tragici, alla loro chiaroveggente coscienza e alla nella storia della psicoanalisi. loro conoscenza psicologica dell’uomo. Li considera dei pre- Freud, per primo, indagò sui processi psichici profondi dello cursori che sembrano aver saputo, da sempre, quanto egli spettatore e sulle psicodinamiche che, in lui, si verificano, a andava scoprendo con il suo metodo. In un contemporaneo 4 Sei personaggi in cerca d’autoredi L. Pirandello, regia di Giulio Bosetti come Arthur Schnitzler (1862-1931) riconosce la capacità quello di Freud; come scrisse nella prefazione all’edizione naturale di calarsi nell’inconscio, fino al punto, come scrive, inglese del Seminario XI.Octave Mannoni evidenzia, inve- di averlo a lungo evitato “per una specie di timore del sosia”. ce, l’importanza del contesto sociale in cui si svolge la rap- In Personaggi psicopatici sulla scenaFreud, per primo, rile- presentazione teatrale. Nel suo scritto L’illusione comica va che, a teatro, lo spettatore non ha altra possibilità che ovvero il teatro visto nella prospettiva dell’immaginario, del proiettare e identificarsi con i personaggi sul palco. Ciò ha lo 1969, il teatro può anche essere un mezzo utilizzabile per tra- scopo di “far scaturire fonti di piacere o di godimento dalla smettere concetti e cultura; ma, per poter comprendere lo nostra vita affettiva”. In questo testo, egli riprende la nozione spettacolo, il pubblico deve giungere “preparato” dinanzi al aristotelica di catarsi delle emozioni, acquisendo il punto di palcoscenico. Viene indicata la denominazione culturale di vista economico, rispetto agli affetti. Inoltre, evoca l’identifi- questa preparazione del pubblico. Deve esistere un terreno cazione dello spettatore con i conflitti degli attori e, durante comune, in quest’ambito, fra attore e spettatori. Ciò è indi- le scene recitate, con ciò che "assomiglia a quello che succe- spensabile per costruire l’illusione teatrale. Per Mannoni, è de durante il trattamento psicoanalitico, quando emergono questa illusione che realizza il teatro. Il pubblico è d’accordo dalla coscienza i prodotti dei pensieri e degli affetti repressi". con gli attori, perché ne condivide la dimensione culturale e In seguito, Jacques Lacan utilizza l’Anfitrione di Plauto, “fa finta” che la scena recitata sia vera. È come se lo spetta- per approfondire la sua riflessione sull’Io. Nello scritto del tore si portasse dentro “il bambino a cui gli adulti vogliono 1955, Sosia, proposto nei suoi seminari, egli conferma la far credere che esiste Babbo Natale” e desidera crederlo. classica asserzione freudiana che vede, nell’arte e nella let- André Green, già amico di Lacan, ma portatore di un pensie- teratura in particolare, dei contenuti antesignani rispetto ro autonomo, impiega l’Amletodi Shakespeare come mezzo alla riflessione psicoanalitica. Riguardo al problema esteti- per far emergere i contenuti profondi interni. co, va ricordato che Lacan non si è mai interessato, siste- Fin da ragazzo, egli aveva già maturato molti dei suoi inte- maticamente, ad una estetica psicoanalitica. Il suo interes- ressi letterari, innanzi tutto quello per Shakespeare, su cui se fondamentale, invece, è stato sempre rivolto all'etica avrebbe scritto saggi bellissimi. A Green si devono lavori della psicoanalisi. Nondimeno, il riferimento all'arte e alla fondamentali, nel campo della cosiddetta psicoanalisi appli- dimensione estetica rimane, come del resto in Freud, una cata; soprattutto, riguardo ai personaggi di Shakespeare, da presenza nel suo insegnamento, nonostante egli qualifichi Amletoa Re Lear. Nel saggio del 1982 “Amleto e Amleto”, il suo modo di orientarsi nell'arte più "imbarazzato" di Green si propone una meta ambiziosa. Poiché, a partire da 5 La Locandieradi C. Goldoni, regia di Marc Paquien Freud, esistono molte letture psicoanalitiche di Amleto e, prie emozioni. In questo, il teatro e la psicoanalisi si assomi- indirettamente, di Shakespeare, egli intende, piuttosto, offri- gliano. Vi agiscono persone vere, fisicamente presenti le une re una interpretazione psicoanalitica della rappresentazione alle altre, che condividono una dimensione a metà strada fra teatrale, cioè dell’Amleto. Questo per “legare la rappresenta- il reale e l’immaginario. zione teatrale alla problematica della rappresentazione con- Alla figura specifica dell’attore e al suo compito, più di un scia e inconscia, poi ai limiti del rappresentabile”. analista si è appassionato. Ne La storia di un impostore alla Cesare Musatti, nell’articolo Struttura della persona nel- luce della conoscenza psicoanalitica, scritto da Karl l’opera di Pirandello, del 1981, illustra la prossimità del- Abraham, nel 1923, non si affronta, direttamente, né il teatro l’opera di Pirandello con il pensiero psicoanalitico. Nel né la recitazione. Tuttavia, nell’esporre una storia clinica, periodo tra le due guerre, Pirandello spiccava nel panorama l’autore esamina diversi aspetti della personalità che possono culturale italiano. Musatti utilizza Pirandello per contestare ritrovarsi nelle persone che amano recitare e aspirano a qua- la natura metafisica del concetto di identità personale. lificarsi come attori. Non ci si riferisce, assolutamente, a una Effettivamente da tutto il teatro pirandelliano traspare l’idea caratteriologia dell’attore, perché risulterebbe metastorica e che ciascuno di noi, psicologicamente, non è una persona più indicazioni fanno pensare che non possa essere realizza- sola. Questo concetto contesta le basi della psicologia tradi- ta. Emergono, però, alcuni elementi del recitare che, dalla zionale e un filone di pensiero che risale fino ad Aristotele. storia di questo impostore, si delineano come possibili attri- Le idee di Pirandello, osserva Musatti, si avvicinano a quei buti anche di chi recita sul palco teatrale. Nel testo, il perso- concetti della psicologia del profondo che mettono in dubbio naggio descritto da Abraham recitava, continuamente, la la realtà stessa della verità storica. Il conflitto, tra verità sto- parte di un altro, fin dall’infanzia; era come se fosse stato rica e verità soggettiva, è proprio ciò con cui hanno a che condannato al ruolo di “attore a vita”. Ma attore di cosa? fare, ogni giorno, gli psicoanalisti. Il destino dell’analista, nel Attore dei suoi istinti e dei suoi bisogni pulsionali. In primo rituale della stanza d’analisi, è doppio; da un lato deve “reci- luogo, desiderava accattivarsi la fiducia di tutti e ricevere la tare” il ruolo dello psicoanalista, rispettando, rigorosamente, simpatia degli altri. In ciò riusciva e dominava il suo pubbli- il copione disciplinare e scientifico dell’analisi; dall’altro, co, coinvolgendolo in una sorta di “convenzione giocosa”. deve “entrare” in tutti i personaggi che corrispondono alla Questo fenomeno appartiene anche al teatro, dove l’attore vita del paziente, improvvisando e mettendo in gioco le pro- convince il pubblico a “far finta” che quanto raccontato sia 6 vero, come per gioco. Anche l’idea di accostare la dimensio- La psicoanalisi è interessata al teatro poiché esso, nella sua ne del gioco alla situazione teatrale è, psicoanaliticamente, stessa sostanza e nelle sue concrete opere, concentra l’atten- assai consolidata. Sulla psicologia dell’attore e sulla necessi- zione sui fenomeni inconsci e interni dell’individuo, sulle tà di collocarla in una dimensione storica si impegna, forte- problematiche relazionali e familiari e sui fatti attinenti al mente, Lev S. Vygotskij, la cui partecipazione al movimento genere e ai rapporti generazionali. Esiste qualcosa più forte di psicoanalitico, in Russia, è poco nota nel mondo occidentale. una semplice analogia tra la psicoanalisi e il teatro. Entrambi Durante gli studi universitari, a Mosca, frequentò assidua- tendono verso una comprensione della realtà emozionale del- mente il “Teatro dell’arte” di Stanislavskij. La sua prima l’esperienza umana. Pur rispettando le diverse modalità di opera giovanile, La tragedia di Amleto(1915-16), fu scritta funzionamento, si può constatare che teatro e psicoanalisi poco dopo la rappresentazione, a Mosca, di quello stesso creano, ciascuno, un proprio spazio rituale, entro il quale si dramma nell’edizione di Konstantin Stanislavskij e Gordon possono determinare intense esperienze emotive. Il setting Craig. Nello scritto Sulla psicologia della creatività dell’at- della stanza di consultazione psicoanalitica e il set della situa- tore, del 1932, Vygotskij sostiene che si debba impostare la zione teatrale hanno in comune queste caratteristiche cosid- ricerca sul piano dello sviluppo storico. Egli, in quel periodo, dette “rituali”. In entrambi i casi si determinano, appunto, si era avvicinato allo studio dei test psicologici, ma li ritene- forti esperienze emotive che, nel teatro, coinvolgono il pub- va mezzi troppo empirici per dare risultati congrui. blico e gli attori; mentre nell’analisi riguardano i due parteci- Altrettanto empirico è il concentrarsi sulle emozioni degli panti al “dramma psicoanalitico”; cioè il paziente e l’analista. attori per valutarne, astrattamente, le qualità. Non si deve par- Riguardo alla psicodinamica dello spettatore, va diversifica- tire dalla “natura eterna e immutabile del teatro”, ma impo- ta la condizione di chi, nel cinema, si emoziona per fantasmi stare il problema concreto della psicologia dell’attore come interni evocati da ombre colorate sullo schermo, dalla situa- un fatto storicamente condizionato, con “forme diverse…che zione dello spettatore teatrale che entra, concretamente, in mutano da epoca a epoca e da teatro a teatro”. In quegli anni, relazione con “la carne e il sangue” dell’attore, sul palcosce- la situazione russa scivolava verso una pesante deriva autori- nico. Accade, durante la recitazione che, se il pubblico non taria e la psicoanalisi, dopo un primo periodo favorevole, era risponde emotivamente nel modo in cui l’attore, intensamen- pesantemente attaccata dagli ideologi sovietici post-rivolu- te, desidera, egli soccombe e “muore” di una morte, teatral- zionari. In tale contesto, non era possibile, per Vygotskij, fare mente, inutile. All’opposto, l’attore che riesce ad unirsi con il riferimento alla psicoanalisi; ma sappiamo, dai suoi scritti suo pubblico, realizza un sacrificio vittorioso: diviene vinci- precedenti, che egli riteneva, la capacità di storicizzare la psi- tore e vittima, eroe e capro espiatorio. • che come un plausibile e necessario sviluppo del pensiero psicoanalitico. Vygotskij nega che l’attore possieda la capa- cità cosciente di svelare il pieno significato delle proprie emozioni. Per comprendere le emozioni, si deve storicizzar- le: “Il paradosso sull’attore si trasforma in una indagine sullo sviluppo storico dell’emozione umana”. Otto Fenichel, nella prospettiva di una psicoanalisi classica, ci offre una preziosa e approfondita riflessione sui diversi aspetti del fenomeno della recitazione. Nel suo lavoro, Sulla recitazione, del 1946, vengono illustrati i principali sviluppi contemporanei del pensiero psicoanalitico riguardo al teatro e alla recitazione. Sono trattati, sistematicamente, tutti gli argomenti che, in modo discontinuo, sarebbero, in seguito, comparsi nella riflessione psicoanalitica relativa alla figura dell’attore e al recitare. Non a caso, questa vasta esposizione, in un ambito non clinico, proviene da un uomo definito, amichevolmente, dai colleghi: “L’enciclopedia della psicoanalisi”. Vengono toccati tutti i temi fondamentali della riflessione sull’attore come l’esibizionismo, il narcisismo, il gioco e il bisogno di approvazione. È sottolineata la situazione abreattiva che si realizza, nel recitare. Oltre a ciò, Fenichel disserta su alcune ipotesi, di tipo relazionale, relative ai legami che si stabilisco- no fra attore e pubblico. Il suo acume offre, per ogni tema, spunti originali e profondi. La figura e l’attività dell’attore vengono esaminate sistematicamente. Fenichel sviluppa il suo pensiero a partire da un esame del concetto di esibizioni- smo. La figura dell’attore e l’arte del recitare vengono analiz- zate minuziosamente. L’approccio è collegato al punto di vista energetico, dove la sublimazione gioca un ruolo impor- tante nel favorire la predisposizione al desiderio di recitare. 7 a t s i v r e t ANNA DI FRANCISCA n i l’ DUE UOMINI, QUATTRO DONNE E UNA MUCCA DEPRESSA L’ARTE DELL’ARMONIA Lori Falcolini Terzo lungometraggio di Anna Di Francisca, Due uomini, visitato il mondo, però, credo di descriverle con affetto. quattro donne e una mucca depressa è una commedia iro- Sono persone cui voglio bene nel momento in cui le inven- nica e surreale, che racconta una storia corale di spaesamen- to e le descrivo con i loro difetti e le loro manie. È come se to. Tutti i protagonisti sono bloccati nei rispettivi problemi, le abbracciassi quando le racconto”. anche la mucca vaga nella casa ruminando sulla sua affli- zione come il padrone. La musica è protagonista e sfondo di Anna Di Francisca, com’è nata l’idea di questo film? questa storia perché è proprio attraverso le sonorità ripara- L’idea di partenza era di un personaggio che fosse emble- trici della µουσική – l’arte dell’armonia- che ciascuno trova ma del disagio che tutti noi proviamo da alcuni anni rispet- o ritrova, nell’appartenenza al coro, la “voce” che meglio lo to al nostro paese, del ritrovarci ad amarlo e nello stesso esprime. Anna Di Francisca, regista e sceneggiatrice del tempo a non riconoscerlo completamente. Da lì, è nato film, lavora per il cinema e la televisione. I suoi lavori sono Edoardo, un personaggio “spaesato”, che decide di passare particolarmente attenti all’universo femminile. “Io mi un periodo fuori dal proprio paese per ritrovare un suo diverto a descrivere le donne e queste sono donne di un pic- equilibrio. Ho scelto Miki Manojlovic, di origine serba, colo paese di provincia con le alchimie e le relazioni da come protagonista perché ho ritenuto che fosse meglio microcosmo. Mi piace molto, in generale, descrivere i mar- dare a questo personaggio una veste di apolide, dal ginalie quindi anche queste donne. Vivono una realtà pro- momento che è un compositore. Non era importante che blematica e fai fatica a vederle come persone che hanno fosse un italiano “puro” ma che avesse un disagio legato 8
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