CENTRO INTERDIPARTIMENTALE DI STUDI SU DESCARTES E IL SEICENTO UNIVERSITÀ DEL SALENTO DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI Titolo Anno 8 - Numero 8 L'A ssoLuto Dicembre 2015 ISSN 2036-5020 Direzione: Saggi di: Jean-Robert Armogathe Giulia Belgioioso Carlo Borghero • Michele Abbate Consiglio sCientifiCo: • Filippo Mignini Enrico Berti Giuliano Campioni • Lucia Ziglioli Vincent Carraud Jean-François Courtine Costantino Esposito • Marcello Mustè Dan Garber Hiroaki Yamada Jean-Luc Marion Steven Nadler Pasquale Porro Christoph Rapp reDazione: Igor Agostini Siegrid Agostini Chiara Catalano Maria Cristina Fornari Francesco Fronterotta Emanuele Mariani Fabio Sulpizio Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 Alvearium è una rivista internazionale di storia della filosofia nata nel 2008, esce annualmente e pubblica i propri con- tenuti in full open access. Dal 2012 tutti gli articoli inviati alla redazione sono sistematicamente sottoposti al blind peer reviewing. Per i numeri dal 4 (2012) al presente i referees sono stati: Michele Abbate Nadia Bray Luc Brisson Giuliano Campioni Hervé Cavallera Virgilio Cesarone Jean-François Courtine Antonella Del Prete Carla Maria Fabiani Adriano Fabris Franco Ferrari Andrea Sangiacomo Alvearium è distribuita gratuitamente sul sito www.cartesius.net Per tutelare gli autori e la rivista, il testo è distribuito in formato pdf non modificabile. Eventuali contributi o richieste di informazioni potranno essere inviati a: [email protected] 2 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 i nDiCe EDITORIALE ....................................................................................................................pag. 5 SAGGI Michele Abbate Principio Primo come «Assoluto» nella tradizione neoplatonica ....................................pag. 7 Filippo Mignini L’assoluto in Spinoza ..........................................................................................................pag. 25 Lucia Ziglioli Hegel’s Transformation of Metaphysics: The Function of Subjective Knowing in the Affirmation of the Absolute ...................................................................................pag. 53 Marcello Mustè Fingit creditque. Principio assoluto e teoria della storia nella filosofia di Giovanni Gentile .....................................................................................pag. 73 3 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 DISCUSSIONI E RASSEGNE Rethinking the Absolute: Recent Enquiries into German Idealism (Gualtiero Lorini) .............................................................................................................pag. 89 Un dizionario è un dizionario. Considerazioni a margine del Dictionnaire des philosophes français du XVIIe siècle. Acteurs et réseaux du savoir, sous la direction de Luc Foisneau, avec la coll. de E. Dutartre-Michaut et Ch. Bachelier Paris, Garnier, 2015, 2144 p. (Franco Aurelio Meschini) ..............................................................................................pag. 119 4 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 Editoriale Il presente numero di Alvearium, seguendo una linea editoriale ormai consolidata, conserva un profilo tematico che si propone d’illustrare alcuni momenti, autori o opere di particolare rilievo nella storia della filosofia, con l’ambizione di fornire ai lettori, specialisti e non specialisti, contributi collocati in un contesto storico, critico e storiografico. Dopo aver affrontato nei numeri precedenti temi di indubbia rilevanza nel dibattito attuale, come il “corpo” e la “corporeità” (nr. 5, anno 2012), i “mostri” e il “mostruoso” (nr. 6, anno 2013) e il “nulla” e il “non essere” (nr. 7, anno 2014), vengono presentati qui alcuni saggi dedicati alla questione dell’“Assoluto”, nelle sue diverse accezioni e declinazioni storiche e filosofiche. Il saggio di Michele Abbate fornisce un quadro della costituzione della nozione di “Assoluto” nell’ambito del neoplatonismo, con particolare riferimento al tardo neoplatonismo e a Proclo; Filippo Mignini, a partire da un esame ricco e accurato della trama testuale del corpus spinoziano, suggerisce una ricostruzione originale di come tale nozione s’inserisca nella riflessione di Spinoza; Lucia Ziglioli indaga alcuni aspetti della metafisica di Hegel, ossia, nello specifico, il ruolo che questi assegna alla conoscenza soggettiva nella posizione dell’Assoluto; infine, Marcello Mustè incentra la sua analisi sul problema del rapporto fra Assoluto e teoria della storia nel pensiero di Giovanni Gentile e sulla sua evoluzione, sottolineandone gli elementi di continuità e di discontinuità. Il fascicolo è completato da un essay review di Gualtiero Lorini, che presenta e discute alcuni lavori recenti sul tema dell’Assoluto nell’ambito dell’idealismo tedesco e da una presentazione, di Franco A. Meschini, del recente Dictionnaire des philosophes français du XVIIe siècle. La Direzione e la Redazione di Alvearium auspicano che, come per i numeri precedenti, anche questo possa rappresentare un utile strumento di studio e di ricerca per la comunità degli storici della filosofia. La Direzione e la Redazione 5 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 6 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 Michele Abbate* Il Principio Primo come «Assoluto» nella tradizione neoplatonica Abstract. Il concetto di “Assoluto”, inteso come principio autentico e originario di ogni cosa e di ogni forma di determinazione, è fondamentale nell’intera tradizione neoplatonica. La nozione di “Principio Primo” è, in effetti, perfettamente riconducibile al concetto di “Assoluto”: esso, in quanto posto la di là della totalità dell’essere, risulta trascendente rispetto ad ogni realtà. Il carattere dell’assolutezza del Principio Primo è a più riprese ribadito dai principali autori neoplatonici, con una sempre più marcata accentuazione della sua radicale trascendenza. Per comprendere in che modo nel Neoplatonismo il Principio Primo si configuri come “l’Assoluto”, è necessario prendere in considerazione le concezioni di quegli autori che hanno caratterizzato e determinato in misura maggiore l’intera riflessione neoplatonica: Plotino, Proclo e Damascio. Abstract. The concept of “Absolute”, as truly original principle of all things and of every kind of determination, is fundamental in the whole Neoplatonic tradition. The notion of “First Principle” is indeed perfectly referable to the concept of “Absolute”: it is transcending every kind of reality, since it is beyond the totality of being. The “absolute” nature of the First Principle is reasserted by the Neoplatonic thinkers on several occasions with an ever more marked accentuation of its radical transcendence. In order to understand in what extent the First Principle is depicted as “the Absolute” in the Neoplatonic tradition, it is necessary to take in account what the main representatives of this school of thought – Plotinus, Proclus and Damascius – affirmed about its transcending nature. Parole chiave: Neoplatonismo / Assoluto / Principio Primo / Identità-Differenza / Ineffabilità Keywords: Neoplatonism / Absolute / First Principle / Identity-Difference / Ineffability La riflessione sulla natura dell’Assoluto, inteso come principio di ogni cosa e dimensione originaria anteriore ad ogni forma di determinazione, è una componente centrale dell’intera tradizione neoplatonica. In essa il concetto di Principio Primo può venire ricondotto a quello di Assoluto, in considerazione del fatto che esso, in quanto ulteriore alla totalità delle cose1, risulta trascendente rispetto ad ogni realtà. Il * Università di Salerno. 1 Gli autori neoplatonici, a partire dallo stesso Plotino, per indicare l’assoluta ulteriorità del Principio rispetto a tutto il reale, ricor- rono spesso alle espressioni ἐπέκεινα (τῶν) πάντων e πρὸ (τῶν) πάντων, vale a dire «al di là di tutte le cose» e «prima di tutte le cose». Su ciò cfr. ad esempio Plotino, Enn. V 3 (49), 13, 2 e V 4 (7), 2, 39-40 [Editio Minor Henry-Schwyzer] per ἐπέκεινα (τῶν) πάντων e V 3, 11, 19 segg. per πρὸ (τῶν) πάντων. 7 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 MICHELE ABBATE carattere dell’assolutezza del Principio è a più riprese ribadito dai principali autori neoplatonici, in forme contrassegnate, nelle diverse fasi e forme di tale tradizione filosofica2, da una sempre più marcata e spiccata trascendenza radicale ed assoluta. Per comprendere in che modo nel Neoplatonismo il Principio Primo si delinei nei termini dell’Assoluto, è opportuno prendere in considerazione quanto a tale proposito affermano gli autori che più hanno caratterizzato e determinato l’intera riflessione neoplatonica: Plotino, Proclo e Damascio. 1. Plotino: il Primo Principio come assoluta identità al di là dell’essere e del pensiero Già a partire da Plotino, che può essere considerato, a tutti gli effetti, l’iniziatore della tradizione neoplatonica, la riflessione sulla natura del Prinicipio Primo, Uno-in-sé (αὐτοέν) ed anche Uno-Bene (ἕν come τἀγαθόν), è interamente incentrata sul carattere della sua assoluta originarietà. Esso, per risultare autenticamente tale, ovvero autentica ed unica dell’ἀρχὴ (τῶν) πάντων 3 – «Principio della totalità del reale» – deve venire concepito come al di là di tutto ciò che è. Proprio per via della sua originarietà, il Principio viene così inteso come «assolutamente semplice» (τὸ ἁπλούστατον)4, in quanto trascendente rispetto ad ogni possibile forma di determinazione. Tale concetto, quindi, appare a tutti gli effetti riconducibile alla nozione moderna di «Assoluto», come ciò che è totalmente svincolato da tutto ciò che è in un qualunque modo determinato. L’assoluta trascendenza del Principio implica al contempo la natura metaontologica e metanoetica di quest’ultimo: esso, venendo concepito come autenticamente anteriore alla totalità del reale, si delinea anche come posto al di là dell’essere e del pensiero stessi5. L’autentica ἀρχή, infatti, per la sua originaria semplicità viene intesa nell’ambito della speculazione neoplatonica, a partire dallo stesso Plotino, come οὐδὲν τῶν πάντων, vale a dire «nessuna di tutte le cose», ed al contempo come πρὸ πάντων, cioè «anteriore a tutte»6; essa, quindi, è necessariamente trascendente rispetto sia al pensiero sia all’essere. Proprio in tale forma di trascendenza, è possibile cogliere quella che, come vedremo, può essere considerata la paradossalità del Principio: il pensiero sembra in qualche modo postularne la natura assolutamente trascendente, che tuttavia, per essere autenticamente tale, finisce per implicare la totale ulteriorità rispetto al pensiero stesso che lo postula, per così dire, sentendone l’esigenza. Una significativa immagine cui più volte ricorre Plotino – anche in trattati delle Enneadi cronologicamente distanti fra loro – per descrivere la natura dell’ἀρχὴ (τῶν) πάντων rispetto alla totalità del reale che da esso deriva e dipende, è quella del centro (κέντρον) del cerchio rispetto ai suoi 2 Per una breve descrizione delle diverse fasi del Neoplatonismo, rinvio al mio volume: Tra esegesi e teologia. Studi sul Neoplatonismo, Milano-Udine, Mimesis, pp. 13-21. 3 Sul Principio come ἀρχὴ (τῶν) πάντων in Plotino, cfr ad es. Enneadi II 9 (33), 1, 21; III 8 (30), 9, 39; V 3 (49), 12, 8; ibid. 15, 27; VI 8 (39), 9, 9; VI 9 (9), 3, 15; ibid. 5, 24; 6, 35 (=ἡ ἁπάντων ἀρχή). 4 Per l’espressione τὸ ἁπλούστατον in relazione alla natura del Primo Principio, cfr. ad esempio VI 8 (39), 14, 15. 5 Sulla trascendenza dell’Uno-in-sé rispetto all’essere e al pensiero, cfr. ad esempio Enn. VI 9, (9), 3, 36-38, ove si afferma che il Principio non è pensiero, bensì anteriore ad esso, in quanto il pensiero è una delle realtà che sono, mentre il principio viene prima di ogni cosa; esso, dunque, viene prima anche dell’essere stesso. 6 Su tale concezione del Principio, cfr. ad esempio Enn. V 1 (10), 7, 19; V 3 (49), 11, 18–22; V 5 (32), 13, 28-29; VI 9 (9), 3, 39-40. 8 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 Il Principio Primo come «Assoluto» nella tradizione neoplatonica raggi: con tale analogia viene esplicitato come da un medesimo punto, ovvero da un’unica origine – dal centro del cerchio che rimane di per se stesso fisso ed immodificato – derivi e dipenda la molteplicità dei livelli costitutivi del reale – i raggi del cerchio –, i quali comunque, pur nella loro intrinseca molteplicità, convergono nel loro insieme verso l’unità in virtù di quel centro dal quale dipendono7. Sulla base di tale analogia è possibile formulare alcune considerazioni sulla natura del Principio Primo rispetto a tutto ciò che da esso deriva e dipende: 1) il Primo Principio / Uno-in-sé, come il centro del cerchio, permane in se stesso immodificato, mantenendosi assolutamente semplice ed uno, benché da esso si origini la totalità del reale; 2) il Tutto, nei suoi vari livelli, ha il fondamento della propria unità nel Primo Principio che permane separato nella sua semplicità ed assolutezza originarie; 3) la totalità unitaria della realtà, il cerchio nel suo insieme, sussiste e prende forma in virtù della sua origine assolutamente semplice e pura che è al contempo il suo fondamento originario. Come origine primissima e fondamento assoluto di tutto il reale, l’Uno-in-sé, centro ed al contempo origine di ogni cosa, risulta totalmente trascendente rispetto ad ogni forma di determinazione. Ciò significa che ad esso non è possibile riferire in senso proprio alcun predicato. Alla luce di tale considerazione si comprende perché Plotino affermi esplicitamente che l’Uno è «autenticamente ineffabile» (ἄρρητον τῇ ἀληθείᾳ)8: non v’è infatti alcun nome che possa essere attribuito a quell’assoluta semplicità che non è nessuna di tutte le cose; di essa non può venire detto nulla9. L’impredicabilità del Principio risulta originariamente connessa alla sua natura metaontologica: ad essa Plotino fa esplicito riferimento collegando l’originarietà di ciò che è anteriore a tutto alla sua natura «al di sopra dell’essere»10. Di conseguenza l’Uno- in-sé o anche Primo Dio, in considerazione della sua funzione di causa assoluta e fondamento originario di tutto il reale, nella prospettiva plotiniana può essere concepito solo in termini puramente aferetico- negativi: come οὐδὲν τῶν πάντων, cioè come nessuna di tutte le cose e dunque, in senso teologico- negativo, come pura, assoluta ed originaria alterità11. Al contempo, però, pur trascendendo la totalità del reale, il Principio in Plotino risulta originariamente connotato e caratterizzato da una proprietà che è costitutiva della sua assolutezza e originarietà: si tratta di una caratteristica che pare intrinseca alla natura del Principio ed insita in ciò che è assolutamente semplice in quanto fondamento autenticamente originario. È come se in Plotino il procedimento aferetico stesso, finalizzato a descrivere per via apofatica la trascendenza del Principio e la sua assoluta ulteriorità rispetto a ogni cosa, si dovesse interrompere una volta giunto ad un massimo livello di astrazione: v’è un aspetto che risulta originariamente racchiuso nella nozione stessa di Primo Principio come Assoluto. Questa proprietà può in qualche modo essere colta alla luce dell’analogia con il centro del cerchio cui si è precedentemente accennato. Si tratta, in sostanza, del 7 Per questa analogia, cfr. in particolare Enn. VI 5 (23), 5, 1 segg., ove viene chiarito che l’immagine del centro del cerchio ha la funzione di delineare il modo in cui viene a sussistere la molteplicità del reale. 8 Su ciò, cfr. ad esempio Enn. V 3 (49), 13, 1: Διὸ καὶ ἄρρητον τῇ ἀληθείᾳ. 9 Cfr. ibid. 3-5. 10 A tale proposito, cfr. Enn. VI 8 (39), 14, 42: καὶ γὰρ πρώτως καὶ ὑπερόντως αὐτός. 11 Sul procedimento aferetico-negativo come via per delineare l’assoluta ulteriorità del Principio in Plotino, rinvio al mio volume Parmenide e i neoplatonici. Dall’essere all’Uno e al di là dell’Uno, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2010, pp. 247-250. 9 Anno VIII, n. 8 - dicembre 2015 MICHELE ABBATE fatto che il Primo Principio permane in se stesso immodificato, benché da esso si origini la molteplicità del reale nelle sue diverse articolazioni12. Se si considera che la prima forma di determinazione che viene a sussistere a partire dal Primo Principio è quella che contraddistingue la natura della seconda ipostasi, vale a dire il Noûs, ovvero la realtà intelligibile nella sua uni-molteplicità (l’insieme unitario della realtà intelligible pur nella pluraltà degli enti che la costituiscono), è possibile comprendere quale sia quella proprietà del Principio che è intrinsecamente connessa alla sua originarietà ed assolutezza. Esso è fonte, garanzia e fondamento della struttura unitaria che contraddistingue la natura della realtà intelligibile, vale a dire l’identità di essere e pensiero. Il Principio è il fondamento primissimo di tale identità e dell’identità stessa della realtà intelligibile nella sua uni-molteplicità. Di conseguenza, l’Uno-in-sé o Uno-Bene, poiché è causa assolutamente originaria dell’identità di essere e pensiero ed al contempo poiché nella sua natura non si manifesta alcuna forma di differenza o dualità, si delinea necessariamente esso stesso, al di là di ogni procedimento aferetico-negativo, come pura, originaria ed assoluta Identità o anche Identità senza relazione, in quanto il Principio nella sua assoluta originarietà non può essere in relazione con nulla ed è, quindi, Identità anteriore ad ogni forma di relazione13. Plotino allude a questa originaria e pura Identità in diversi passi delle Enneadi, ove, per mostrare come l’Uno-Bene sia assolutamente anteriore ad ogni forma di differenza, viene sottolineato e ribadito a più riprese che esso permane in se stesso ed è necessariamente ed invariabilmente ciò che è14. Inoltre, stando alla prospettiva plotiniana, il Principio Primo dovrebbe venir inteso come Identità assoluta, anche perché esso è concepibile come αἴτιον ἑαυτοῦ 15 e, dunque, come causa sui, ovvero causa originaria e fondamento di se stesso, concezione questa che, come ha mostrato Werner Beierwaltes16, risulta centrale nelle Enneadi. Per Plotino, dunque, il Principio è origine assolutamente prima, in quanto causa anche di se stesso, e fondamento autentico dell’identità di essere e pensiero, ovvero della natura stessa della realtà intelligibile. Essendo fondamento ed origine dell’unità-identità dell’Essere / Intelletto, esso è anche il fondamento di 12 Su ciò, cfr. ad esempio Enn. V 2 (11), 1, 3-4, ove la questione centrale affrontata da Plotino è come tutte le cose possano derivare dal semplice Uno, benché in quest’ultimo non si manifesti nessuna varietà e nemmeno una forma qualunque di duplicità (Πῶς οὖν [scil. πάντα] ἐξ ἁπλοῦ ἑνὸς οὐδεμιᾶς ἐν ταὐτῷ φαινομένης ποικιλίας, οὐ διπλόης οὔτινος ὁτουοῦν;). Si tratta dunque di comprendere in che modo da ciò che è assolutamente Semplice in quanto assolutamente Uno abbia origine la molteplicità, benché esso permanga in se stesso immutato ed immobile. Una simile questione è posta anche in Enn. V 1 (10), 6, 27-30: Πῶς οὖν καὶ τί δεῖ νοῆσαι περὶ ἐκεῖνο [scil. l’Uno] μένον; Plotino risponde all’interrogativo concependo un irraggiamento originato dal Principio stesso che comunque permane in sé fisso ed immodifcato (περίλαμψιν ἐξ αὐτοῦ μέν, ἐξ αὐτοῦ δὲ μένοντος). 13 A tale proposito è opportuno citare quanto Werner Beierwaltes scrive in relazione al concetto di Identità in riferimento all’Uno-Bene nel suo fondamentale volume Identität und Differenz, Frankfurt a. M., Klostermann, 1980 (trad. it. Milano 1989), p. 26: «Es ist wahre oder reine (und nicht nur relative) Identität, weil es ist, was es ist, weil es nur durch sich selbst ist und, als Grund seiner selbst, keines anderen Grundes zu seiner Wirklichkeit bedarf». 14 Sul permanere dell’Uno nella propria Identità, si veda ad esempio Enn. V 3 (49), 12, 24: ὂν ἐφ᾿ ἑαυτοῦ. Cfr. anche V 4 (7), 1, 6: ἐφ᾿ ἑαυτοῦ ὄν. V 3 (49), 12, 34: μένοντος ἐκείνου [scil. l’Uno] ἐν τῷ αὐτῷ ἤθει. V 6 (24), 6, 7 f.: αὐτὸ ἐᾶν δεῖ τοῦτο ὅ ἐστιν, οὐδὲν αὐτῇ ἔτι προστιθέντας. VI 2 (43), 9, 9: ἀδιάφορον ὂν αὐτοῦ. VI 8 (39), 8, 13: ἔστι γὰρ ὅπερ ἐστί. Ibid. 9, 33: ἀκλινὲς ὂν ἑαυτοῦ. Ibid. 10, 22 ff.: ἔστι δὲ οἷός ἐστίν, e 24 seg.: ἐξ ἀνάγκης τοῦτο ἂν εἴη, ὅ ἐστι, καὶ οὐκ ἂν ἄλλως. Ibid. 15, 27 seg.: τοῦτο [scil. l’Uno-Bene o, come subito dopo viene denominato esplicitamente da Plotino, ὑπόστασις πρώτη] δὲ ἐστιν ὅ ἐστι καὶ μονούμενον. Ibid. 21, 32: μόνον αὐτὸ καὶ ὄντως αὐτό. VI 9 (9), 9, 5 seg.: ἡ ἀρχὴ αὐτῶν ὡσαύτως μένει [...] ὅλη μένουσα. 15 Per questa espressione, cfr. Enn. VI 8 (39), 14, 41, ove la nozione di causa sui in riferimento al Primo Principio è messa in relazione con la sua identità originaria. 16 Cfr. W. Beierwaltes, Causa sui. Plotins Begriff des Einen als Ursprung des Gedankens der Selbstbursächlichkeit, in Id., Das wahre Selbst. Studien zu Plotins Begriff des Geistes und des Einen, Frankfurt a. M., Klostermann, 2001, pp. 123-159. 10
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