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Donne del Medioevo. Studi di Bruno Andreolli PDF

168 Pages·2018·1.136 MB·Italian
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DISCI DIPARTIMENTO storia culture civiltà Medievistica Collana DiSCi Il Dipartimento di Storia Culture Civiltà, attivo dal mese di ottobre 2012, si è costituito con l’aggregazione dei Dipartimenti di Archeologia, Storia Antica, Paleografia e Medievistica, Di- scipline Storiche Antropologiche e Geografiche e di parte del Dipartimento di Studi Lingui- stici e Orientali. In considerazione delle sue dimensioni e della sua complessità culturale il Dipartimento si è articolato in Sezioni allo scopo di comunicare con maggiore completezza ed efficacia le molte attività di ricerca e di didattica che si svolgono al suo interno. Le Sezioni sono: 1) Archeologia; 2) Geografia; 3) Medievistica; 4) Scienze del Moderno. Storia, Istituzioni, Pensiero politico; 5) Storia antica; 6) Studi antropologici, orientali, storico-religiosi. Il Dipartimento ha inoltre deciso di procedere ad una riorganizzazione unitaria di tutta la sua editoria scientifica attraverso l’istituzione di una Collana di Dipartimento per opere monografiche e volumi miscellanei, intesa come Collana unitaria nella numerazione e nella linea grafica, ma con la possibilità di una distinzione interna che attraverso il colore consenta di identificare con immediatezza le Sezioni. Nella nuova Collana del Dipartimento troveranno posto i lavori dei colleghi, ma anche e soprattutto i lavori dei più giovani che si spera possano vedere in questo strumento una concre- ta occasione di crescita e di maturazione scientifica. Direttore della Collana Francesca Sofia (Direttore del Dipartimento) Codirettori Paolo Capuzzo, Lucia Criscuolo, Laura Federzoni, Elisabetta Govi, Saverio Marchignoli, Anna Laura Trombetti (Responsabili di Sezione) Comitato Scientifico Archeologia Mauro Menichetti (Università degli Studi di Salerno) Timothy Harrison (University of Toronto) Geografia Michael Buzzelli (University of Western Ontario) Dino Gavinelli (Università degli Studi di Milano) Medievistica Chris Wickham (All Souls College, University of Oxford) Giuseppe Sergi (Università degli Studi di Torino) Scienze del Moderno. Storia, Istituzioni, Pensiero politico Silvio Pons (Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”) Paula Findlen (Stanford University) Storia Antica Arnaldo Marcone (Università degli Studi Roma Tre) Denis Rousset (École Pratique des Hautes Études, Paris) Studi antropologici, orientali, storico-religiosi Nazenie Garibian (“Matenadaran”, Scientific Research Institute of Ancient Manuscripts – Yerevan, Armenia) Ruba Salih (School of Oriental and African Studies, University of London) Donne del Medioevo Studi di Bruno Andreolli a cura di Rossella Rinaldi con la collaborazione di Massimo Montanari Bononia University Press Bononia University Press Via Ugo Foscolo 7 40123 Bologna tel. (+39) 051 232882 fax (+39) 051 221019 © 2018 Bononia University Press ISSN 2385-0973 ISBN 978-88-6923-315-9 ISBN online 978-88-6923-546-7 www.buponline.com [email protected] I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi. In copertina: Pinturicchio, Ritorno di Ulisse, 1508-1509, part., London, National Gallery. Impaginazione: DoppioClickArt – San Lazzaro (BO) Prima edizione: marzo 2018 Sommario Per Bruno 7 Massimo Montanari Le donne di Bruno. Note di lettura 9 Rossella Rinaldi Il tempo delle donne 17 Identità femminili e assetti socio-economici Il dono del mattino. Forza e debolezza della donna altomedievale 83 Tra podere e gineceo. Il lavoro delle donne nelle grandi aziende agrarie dell’alto Medioevo 99 Nonantola 10 novembre 896. Uno stage femminile del secolo nono 109 Ritratti La contadina 115 Matilde di Canossa. Quando il potere è donna 117 Caterina Pico 133 Fra storia e rappresentazione Il sogno di Ippolita (dramma storico in un atto e quattro scene) 137 In piacevole compagnia delle streghe 151 Lo scaldaletto della Principessa. Per una morfologia della cronachistica pichense 155 La chiave 161 I saggi raccolti e qui ripubblicati nella loro edizione originaria: Il dono del mattino. Forza e debolezza della donna altomedievale, in Uomini nel Medio- evo. Studi sulla società lucchese dei secoli VIII-XI, Bologna, Pàtron, 1983, pp. 113-133. Tra podere e gineceo. Il lavoro delle donne nelle grandi aziende agrarie dell’alto Mediovo, in Donne e lavoro nell’Italia medievale, a cura di M.G. Muzzarelli, P. Galetti, B. An- dreolli, Torino, Rosenberg & Sellier, 1991, pp. 29-40. Nonantola 10 novembre 896. Uno stage femminile del secolo nono, in Studi sul Medio- evo per Andrea Castagnetti, a cura di M. Bassetti, A. Ciaralli, M. Montanari, G.M. Varanini, Bologna, CLUEB, 2011, pp. 19-22. La contadina, in Uomini & tempo medievale, a cura di R. Barbieri, Milano, Jaca Book, 1986 [1987], p. 137 Quando il potere è donna (Speciale Matilde di Canossa), in «Medioevo: un passato da riscoprire», IV, n. 4/39, ed. De Agostini-Rizzoli periodici, Milano, aprile 2000, pp. 93-113. Pico, Caterina, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 83, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, 2015, pp. 257-258. Prefazione. “In piacevole compagnia delle streghe”, in R. Omicciolo Valentini, Le erbe delle streghe nel medioevo, prefazione di B. Andreolli, Tuscania (VT), Edizioni Penne e Papiri, 2009, pp. 9-11. Lo scaldaletto della Principessa. Per una morfologia della cronachistica pichense, in Cro- naca della Mirandola di Giovan Francesco Piccinini (1682-1720). La fine di un ducato nelle memorie del chirurgo di corte, a cura di G.L. Tusini, San Felice sul Panaro (MO), Gruppo Studi Bassa Modenese, 2010, pp. 25-29. La chiave, in Trilogia della sequenza. Storie d’amore e di dottrina dal Medioevo a oggi, Reggio Emilia, Diabasis, 2010, pp. 87-96. Per Bruno Questo libro è una testimonianza d’affetto per l’amico Bruno Andreolli, col quale abbiamo condiviso anni e anni di lavoro comune. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un grande vuoto fra quanti gli hanno voluto bene, e continuamente ci capita di pensare a lui, al suo carattere dolce e affabile, spiritoso e ironico, di cui sentiamo molto la mancanza. Assieme ai suoi concittadini di Mirandola (e, istituzionalmen- te, al Centro internazionale di cultura “Giovanni Pico della Mirandola”) abbiamo pensato di dare corpo – almeno parzialmente – a uno dei progetti che egli avrebbe voluto portare a termine, e di cui ogni tanto ci parlava: un volume sull’identità fem- minile nel Medioevo, che Bruno avrebbe coniugato (in che modo esattamente, a lui solo era chiaro) con altri due temi ricorrenti nel suo lavoro, quelli della società con- tadina e del mondo animale, in particolare di una figura, l’orso, a cui aveva prestato grande attenzione. La donna è sempre stata un leit-motiv degli interessi di Bruno, sia sul piano intel- lettuale e storiografico, sia sul piano esistenziale ed emotivo. Fra i materiali che egli non ebbe tempo di completare, i più corposi ed elaborati sono quelli dedicati alla re- altà e all’immagine femminile in un arco di tempo che si concentra ma non si esau- risce nel periodo medievale. Perciò abbiamo deciso di puntare su questo tema per un libro postumo di Bruno da ospitare, in segno di omaggio all’amico scomparso, nella collana del Dipartimento di Storia Culture Civiltà. La vedova di Bruno, Anna, ha desiderato consegnare a Rossella Rinaldi i materiali che Bruno non aveva avuto il tempo di completare. Sono percorsi di ricerca originali, ricchi di suggestioni, e sebbene incompleti – né aggiornati storiograficamente – non ci è parso opportuno forzarli e modificarli. Con pazienza e competenza, Rossella si è limitata a sistemarli. Al materiale inedito abbiamo pensato di affiancare i lavori pubblicati da Bruno su 8 Per Bruno vari aspetti del tema femminile, per rendere conto in maniera esaustiva di quanto aveva prodotto sull’argomento. Il risultato, al di là dello stesso contenuto del volu- me, è uno spaccato della personalità di Bruno e del carattere davvero multiforme – e talvolta imprevedibile – della sua attività di studioso. Molto ampia è la cronologia dei materiali, che coprono un arco di oltre trent’anni, dal 1983 al 2015 (al luglio di quest’anno, due mesi prima della scomparsa, è datato l’ultimo file registrato sul PC di Bruno). Diversi sono i registri narrativi, ora rigorosamente scientifici, ora rivolti a un pubblico più largo, ora decisamente divulgativi: tutto ciò interessava Bruno, e anche le pagine più semplici sono utili a ricostruirne la personalità. In parallelo alla trattazione storica, poi, si fa strada il desiderio di raccontare in modalità più propriamente letteraria, trasformando la storia in racconto o in rappresentazione teatrale. Anche le fonti sono le più varie, dalla classica documentazione d’archivio ai testi narrativi, dalla giurisprudenza alla poesia, dal mito alla linguistica. Né ci si ferma al Medioevo: la curiosità di Bruno non può arrestarsi alle date convenzionali che spezzano la storia in tronconi predisposti. Né si tratta di sola storia o letteratura: filosofi e musicisti fanno capolino tra un documento e l’altro, testimoni di un intel- letto vivace e onnivoro, tanto preciso e filologico quanto libero e “aperto”. Sicché Darwin e Wagner, Hegel e Carducci si inseguono in questi lavori, incrociandosi alle leggi longobarde e agli inventari carolingi, alla comicità dei fabliaux medievali e alla profondità del mito classico. Un’immagine di Bruno in tutti i suoi aspetti: questo finisce per essere il volume che gli dedichiamo, con leggerezza e serenità. Massimo Montanari LE DONNE DI BRUNO. Rossella Rinaldi NOTE DI LETTURA La raccolta di saggi dedicati da Bruno Andreolli nell’arco di oltre un trenten- nio alle donne si compone di studi e ricerche differenti sia per impostazione sia per proposte tematiche. Due gli inediti: il saggio d’apertura, che nelle intenzioni avrebbe dovuto costituire la sezione di un volume, in cantiere da tempo, centra- to sull’accostamento donna, contadino e orso per esplorare «simmetrie e asim- metrie medievali»1; il testo teatrale focalizzato sulla figura di Ippolita Pico e su dinamiche relazionali e politico-istituzionali della prestigiosa corte padana della Mirandola2. Alla sua particolare propensione per la più larga diffusione della conoscenza storica, con la mediazione di registri testuali in grado di intrattenere con “lievità” quanti più lettori possibile pur affrontando temi cogenti, si rivolge la scelta di av- vicinare combinandoli insieme saggi decisamente difformi, ordinati in tre distinte sezioni. Unica eccezione il testo d’esordio, su cui si tornerà. Nella prima parte sono stati raccolti studi su identità femminili osservate nel vivo degli assetti socio-economici dell’alto Medioevo, donne che lavorano e produ- cono, particolarmente nel settore del tessile, e al tempo stesso nutrono ed esprimo- no emozioni intense, tutte declinate, appunto, al femminile: 1 Riprendo fedelmente con queste parole la bozza del titolo – direi quasi definitivo – elaborato da Bruno insieme a qualche pagina di riflessioni metodologiche storiografiche tutt’ora inedite. 2 Il dramma Il sogno di Ippolita è stato rappresentato in una prima occasione nel giugno del 2002, per cura dell’Accademia del Sarmento, e nell’interpretazione di Paolo Pirani e Maria Rosa Milani- Pezzoli, presso la corte antica di Palazzo Piccolomini, a Montemarciano (AN). Una seconda rap- presentazione è avvenuta successivamente, il 14 e 15 ottobre 2007, a cura del Gruppo Teatrale “La Zattera”, presso l’Auditorium del Castello dei Pico, a Mirandola (MO). 10 Rossella RInaldi ci è stato possibile illustrare – è Bruno che parla – due importanti aspetti di tale com- plessa problematica (il riferimento è al ruolo femminile nelle transazioni fondiarie dell’alto Medioevo): in primo luogo, la sostanziale autonomia negoziale della donna in contratti che riguardano la totalità o porzioni del proprio dono maritale; in secon- do luogo, l’affiorare qua e là, nei documenti in esame, di elementi che ci permettono in qualche misura di individuare alcuni frammenti di sensibilità femminile così come ancor oggi viene comunemente intesa3. La sezione seguente si compone di alcuni ritratti femminili per così dire di punta, profili coerenti di personalità energiche e di potere, ai vertici politico-istituzionali del loro tempo: Matilde di Canossa e Caterina Pico. A loro si è avvicinata la con- tadina, figura esemplare, quasi simbolica di donna che lavora e produce nel quadro economico-sociale dell’Europa preindustriale. Attraverso i testi della parte conclusiva Andreolli racconta le donne, intreccian- do l’ordito narrativo con una rigorosa adesione alle fonti documentarie. Ne è prova eccellente il romanzo Trilogia della sequenza. Storie d’amore e di dottrina dal Me- dioevo a oggi, dal quale si è estrapolato un episodio, La chiave, apparso più di altri eloquente. La chiave stessa, per l’apertura di uno scrigno di segreti, è l’oggetto che districa la trama, e permette alle vicende di chiarirsi giungendo a conclusione. Il paesaggio è tra i protagonisti, una natura prorompente e pure carica di umanità e autentica, appunto, nei suoi caratteri più vitali, segnati dal lavoro faticoso delle co- munità, fatte da uomini e da donne. Importante la presenza delle istituzioni, qui soprattutto l’abbazia di Nonantola, all’orizzonte l’Impero carolingio e la capillare organizzazione periferica dello Stato. Qualche preciso dato storico fattuale è intro- dotto con leggerezza sapiente. A tratti, avvertiamo lo sguardo divertito con punte ironiche di chi osserva con curiosità e sagacia le esperienze umane. E tocchiamo la crudezza dell’atto sessuale violento, compiuto da un uomo avvezzo a usurpare dignità e diritti, un passaggio espresso in forma genuina e al tempo stesso grottesca, ricorrendo a un lessico decisamente e coerentemente osceno. La chiave racchiude in sé – come altri episodi, del resto – l’esplorazione profonda dell’emotività femmi- nile, legata principalmente alla maternità; si tratta di una maternità non biologica partecipata con trepidazione, che è tema sottile tra gli altri del romanzo. La madre è Adelburga, protagonista del romanzo accanto al giovane monaco Notkerio e ai luoghi della bassa Modenese che, filtrati dalla sensibilità dell’autore, accompagnano e anzi partecipano delle emozioni di uomini e donne. Ebbene, l’identità di Adelbur- ga è rievocata sul modello dell’omonima contessa franca vissuta in pieno secolo IX. Adelburga ha lasciato le proprie tracce in un piccolo manipolo di contratti che la vedono dapprima accanto al marito, poi vedova operare con autonomia e fermezza 3 La citazione è tratta dal saggio qui riproposto Il dono del mattino. Forza e debolezza della donna altomedievale, in Uomini nel Medioevo. Studi sulla società lucchese dei secoli VIII-XI, Bologna, Pàtron, 1983, p. 125.

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