Il cliente dichiara di chiamarsi Clayton Dawson. L'Agenzia Cool e Lam gode di una così buona reputazione, dice lui, che si è deciso a volare fino a Los Angeles, sicuro di mettere in buone mani una certa faccenda che gli sta a cuore. Dopo essersi riavuto dalla sorpresa, poiché, 1) credeva di trovare un «signor Cool» e non una «signora Cool», 2) Donald Lam è poco più di una mezza cartuccia e ha tutta l'aria del tipo incapace di far male a una mosca, Dawson mette le carte in tavola. Ma ecco il problema: è un onesto mazziere, oppure un baro? Quest'ultima ipotesi prevale, quando Lam, in un secondo tempo, va in cerca del cliente e scopre che il signor Dawson non si chiama Dawson, che l'indirizzo da lui dato, a Denver, è fasullo e che le famose carte da lui messe in tavola per assicurarsi i servigi dell'Agenzia Cool e Lam sono ancor più fasulle. Ma Donald, ormai, è troppo coinvolto negli affari del sedicente Dawson, per far macchina indietro, anche se si rende conto di essere a un passo dalla galera. Così, persiste nelle indagini, scoprendo il più sorprendente inghippo legale della sua carriera e, sia pure per un pelo, evita, anche questa volta, di dare al suo intimo nemico, il sergente Sellers della polizia di Los Angeles, la soddisfazione che sogna da anni: quella di «metterlo dentro» e, soprattutto, di togliergli definitivamente la licenza d'investigatore.