Parente stretto del Bell'Antonio e di Paolo il caldo, e pertanto non alieno da debiti autobiografici, questo Don Giovanni involontario emblematizza le tappe umorose e grottesche di una vita contagiata dal gallismo, già inoculato con cura dalla famiglia, specchiandosi nell'archetipo letterario e tragico del gran libertino. Pigro e mammone, questo epigono borghese che "il diavolo ha fatto così bello" si manifesta in tre momenti di una carriera: l'apprendistato reticente e furioso e la routine annoiata del venticinquenne, che cataloga dovuti record amatori e affronta la delusione di una ripetitività da collezionista; la maturità di chi, vent'anni dopo, conosce l'ossessione del possesso impossibile e abbandona subito la sposina giovane per timore della sconfitta; e infine, su un letto che può già essere di morte, il cinquantottenne che, cercando di stilare un bilancio si trova conteso in sogno tra il cielo, dove lo chiama la madre, e l'inferno paterno, e finisce regredito in un'infanzia da cui non era forse mai uscito.