Franco Rendich DIZIONARIO ETIMOLOGICO COMPARATO DELLE LINGUE CLASSICHE INDOEUROPEE Indo-Europeo Sanscrito - Greco - Latino 2ª edizione riveduta e ampliata INDICE Prefazione Introduzione Breve storia di alcune antiche parole indoeuropee, ovvero cenni etimologici sull’origine del pensiero religioso occidentale DIZIONARIO Note introduttive Simboli fonetici e valori semantici del più antico alfabeto indoeuropeo Genesi, struttura e sviluppo della prima lingua indoeuropea Radici indoeuropee e metodi ricostruttivi a confronto Alfabeto sanscrito Alfabeto greco Alfabeto latino Fisiologia del cavo orale, dove nascono i suoni, e possibili cause delle modificazioni di quelli del sanscrito, del greco e del latino rispetto a quelli della lingua madre Radici Indoeuropee K ak → khyā G ag → ghrā C ac → chid J aj → jyud T at → tsṛ D ad → dhyā N an → nāva P ap → phṛ B bal → bhrāj M am → mṛd Y yakṛt → yudh R ṛ/ar → ruh L lakṣ → lū V av → vraj Ś, S aś → svṛ H ah → hvṛ Indice Analitico Radici indoeuropee Termini sanscriti Termini Greci Termini Latini Bibliografia * L’indoeuropeo è ricostruito secondo i valori fonetici e le regole che ho indicato in questo saggio. * * Alcuni termini, per varie ragioni, non rispettano l’ordine che essi seguono nei rispettivi alfabeti. *** Nessuno dei termini sanscriti, greci e latini di questo dizionario è di origine mesopotamica o comunque semitica. Essi derivano tutti dal protosanscrito, la lingua “pubblica” e “comune” delle tribù indoeuropee che, alcuni millenni a. C., si videro costrette ad abbandonare la loro dimora artica e a migrare verso Sud e Sud-Est (cfr. B. G. Tilak e F. Rendich, op. cit., pagg. 95-118). PREFAZIONE La composizione di questo dizionario etimologico comparato delle lingue classiche indoeuropee è stata un'impresa molto ardua. Per di più, pur essendo pienamente convinto del buon risultato raggiunto, devo ora trovare il coraggio di presentare al lettore una ricostruzione delle più antiche radici verbali del sanscrito, del greco e del latino, secondo un metodo interpretativo del tutto nuovo rispetto a quelli seguiti dai linguisti che si sono finora occupati della materia1. Per chi scrive il significato delle parole non nacque, come si è sempre creduto, in modo astratto e arbitrario, bensì unendo due o più idee-base rappresentate dai suoni2 delle consonanti e delle vocali. Tali suoni, ciascuno dei quali dotato di un particolare valore semantico, erano governati, come vedremo, da precise regole associative. Nel Dizionario mi propongo inoltre di smentire l'idea, storicamente radicata, secondo la quale la vita culturale e civile di noi occidentali abbia avuto origine con l'opera dei pensatori greci e latini, perché la mente e l'anima che ispirarono le nostre parole non venivano dalla Grecia o da Roma, ma da una patria indoeuropea posta molto più a nord3. Invero, secondo i miei studi, la storia di noi occidentali non comincia con i Greci. Siamo stati inventati, insieme ai Greci, dai poeti-veggenti vedici tramite la loro madrelingua, il sanscrito, evolutosi nel greco e nel latino, che ne sono semplici varianti fonetiche. Secondo le mie ricerche etimologiche infatti, le radici verbali del sanscrito, del greco e del latino risalgono al protosanscrito4, una lingua che si era formata in un'epoca remota, molto prima che alcune tribù di pastori nomadi e di agricoltori5, guidate da caste sacerdotali e guerriere provenienti da una dimora nordica, nel secondo millennio a.C. si stabilissero in Grecia. E molto prima che alcune schiere di militari nordici, invasori in cerca di fortuna (con poche compagne al seguito), anch'essi di origine indoeuropea, intorno al primo millennio a.C. si insediassero nel Lazio. Pur destinati a costruire nel corso dei secoli la grandezza della civiltà greco- romana, questi nuovi arrivati sulle sponde del Mediterraneo non conoscevano l'origine della lingua che parlavano, né ricordavano il vero significato delle loro radici verbali, e quindi delle parole che pronunciavano. Allo scopo di spiegare quanto sopra, e cioè che il greco e il latino sono lingue neoprotosanscrite, vediamo ora quale fosse nei tempi antichi, in campo etimologico, il grado di conoscenza e lo stato degli studi in India, in Grecia e a Roma. In India, intorno al 600 a.C. (poco prima della nascita di Buddha) il grammatico Yāska compose il trattato dal titolo Nighaṇṭu samanvitaṃ niruktam, ossia "Collezione di parole e interpretazione del loro significato", che possiamo considerare come il più antico dizionario etimologico della lingua sanscrita, e quindi come il primo dizionario indoeuropeo. Esso contiene alcune liste di parole in sanscrito vedico, con i loro sinonimi, che Yāska insegna a ricondurre al significato delle radici verbali da cui derivano. Le difficoltà che Yāska affronta in questo lavoro (e che non sempre vi trovano soluzione), nascevano dal fatto che non tutti i nomi da lui citati, oggetto della sua ricerca etimologica, avevano una corrispondenza nelle radici verbali da lui conosciute. Per molti di questi nomi, infatti, egli è costretto a cercare il loro significato confrontandoli con sinonimi, o riferendosi a radici simili nella forma o che avessero anche una sola lettera o sillaba in comune. Il grande merito di Yāska, comunque, oltre ai buoni risultati ottenuti, fu soprattutto quello di aver capito che la grande maggioranza dei nomi sanscriti derivava da radici verbali, e non viceversa (il metodo investigativo da me seguito in questo dizionario fa anch'esso riferimento alle radici verbali, ma si basa sul presupposto che le consonanti e le vocali - gli elementi che le costituiscono - abbiano ciascuna un proprio valore semantico, per cui sarà dalla loro associazione che risulterà il senso ultimo delle radici e dei nomi che da esse derivano). Yāska, tuttavia, una volta arrivato davanti alle più antiche radici verbali del sanscrito (le radici vediche della "conoscenza sacra"), al momento cioè di affrontare il mistero delle loro origini, si dovette fermare. La sua analisi non poteva procedere oltre perché, secondo la sua religione, esse erano di origine divina. Essendo "Parola e Voce di Dio", Verità Rivelata, esse dovevano restare inaccessibili alla mente umana. Neppure Pāṇini, il più eminente grammatico indiano (vissuto poco dopo Buddha, intorno al 400 a.C.), nell'analisi del significato originario delle radici dei nomi sanscriti, svolta nelle circa 4.000 regole contenute nella sua grammatica, l'Aṣṭādhyāyī, "Meditazioni raccolte in otto libri", seppe fare di meglio. Ecco infatti gli esempi di alcune sue proposte etimologiche. Nella regola 3.77 del VI capitolo del testo egli analizza la parola naga [na+ga] "albero", "montagna", e dice che il prefisso na è la particella negativa na, "non". Ergo, na+ga per lui significa "non si muove". Riferita all'albero o alla montagna questa interpretazione del prefisso na appare giusta. Bene. Ora chiederei a Pāṇini: nella parola sanscrita nāga "serpente marino", come avrebbe interpretato la particella na? Anch'essa come una particella privativa, ricostruendo così la
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