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Dizionario di politica economica PDF

180 Pages·1974·5.11 MB·Italian
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LUCIANO BARCA DIZIONARIO DI POLITICA ECONOMICA EDITORI RIUNITI euromereato b b b b b b b ^ b b b b b b b b ì i b b mmmmmmm LU U68«®§i{aB©a<»B 8 8 8 8 8 0 1 8 7 8 0 B B 8 B 8 I I 8 8 B B B B & B l t f ^ B I S & B B B B S e ^ B K B B B 8 Ì 8 8 ^ 8 1 . . , . 0 ai ^ ® multinazionali e a m ttmmmmmmmmmmmmmmmm mjwm mm mm mm m mm mm mm mm m B® éè^è B IO 88818888888898888 SIA 8888 8818 b b b b d e f l a z i o n e « S b b Universale 57 Luciano Barca Dizionario di politica economica Editori Riuniti I edizione: aprile 1974 © Copyright by Editori Riuniti Viale Regina Margherita 290 - 00198 Roma Impostazione grafica di Tito Scalbi CL 63-0628-4 Premessa Queste schede di politica economica non sono rivolte agli specialisti e agli addetti ai lavori, ma a quanti, ogni giorno di piu, nel loro operare politico e civico, si scontrano con ter- mini, concetti, categorie di politica econòmica il cui significato non è sempre immediato e univoco. Le voci sono state scelte sulla base dei termini più ricor- renti nella letteratura politica. Si sono volutamente lasciate da parte voci più propriamente teoriche salvo quando non è ap- parso assolutamente necessario inserirle per evitare che dietro definizioni tecniche passassero in modo acritico, e senza avver- tenza del lettore, concezioni dell’economia apologetica e asto- rica. Tenendo presenti lo scopo del dizionario e i suoi limiti si è cercato di evitare di problematizzare troppo: in taluni casi sono stati tuttavia inseriti ì necessari richiami a dibattiti in corso e a concezioni contrastanti. Questo lavoro non sarebbe stato mai realizzato senza la collaborazione stretta, dalla fase dell’impostazione al coordina- mento finale, di Alberto Zevi. Non solo egli ha redatto molte voci, ma ha sottoposto a critica tutte le altre pur lasciandomi arbitro, e dunque unico responsabile, delle decisioni circa la redazione finale. Insieme ad Alberto Zevi hanno collaborato a singole voci: Fabrizio Barca, Carlo Catena, Giuseppina Cozzi, Nicola Gallo, Fio La Torre, Marco Magnani, Gianni Man ghetti, 5 Gianfranco Pollilo, Giorgio Rodano, Gianni Simula, Luciano Soriente. Ad essi va il mio ringraziamento, anche per la libertà che mi hanno lasciato di utilizzare nel modo più discrezionale il loro lavoro. Mi auguro di ricevere il piu ampio contributo critico, diret- to a segnalare errori e lacune, in modo che un eventuale svi- luppo di questo nucleo di dizionario possa avere un carattere più collegiale. L. B. 6 Accumulazione. Nel capitalismo (vedi Capitalismo) si può parlare secondo due distinte accezioni della destinazione della ricchezza prodotta. Se la, si prende in considerazione nella sua totalità, allora la distinzione che si deve fare è tra ricchez- za consumata e ricchezza risparmiata (sulla traduzione del ri- sparmio in investimenti si rinvia alla voce Investimenti). Se, f invece, si considera — come fa giustamente Marx — il risul- j tato specifico della produzione capitalistica, cioè il plusvalore, ossia la ricchezza nuova, quella insomma che eccede i costi che ì si sono dovuti sopportare per realizzarla, si deve distinguere tra ricchezza consumata improduttivamente, ricchezza cioè che : fuoriesce dal circuito della produzione, e ricchezza consumata ? produttivamente, reimmessa cioè nel circuito in modo da prò- f durre ulteriore ricchezza, o, come più correttamente si deve dire, ricchezza accumulata. i Ragionare in questi termini consente di mettere in luce mol- ti decisivi aspetti del funzionamento del capitalismo. Per appro- fondire l’argomento occorre ricordare le leggi che regolano la distribuzione del plusvalore. Delle grandi classi sociali che compongono la società capita- listica una, il proletariato, non partecipa affatto alla distribu- zione del plusvalore. Il reddito di questa classe, infatti, il monte salari (vedi Salario), fa parte dei costi e pertanto il plusvalore viene calcolato al netto di questa cifra. Non si può dire altret- tanto per tutti quei lavoratori dipendenti che trovano impiego 7 « nei servizi pubblici: una parte del plusvalore cioè viene dre- nata dallo Stato (attraversò l’imposizione fiscale o altri stru- menti) che, appunto, se ne serve per i suoi impieghi (oltre alle retribuzioni ai lavoratori esistono gli altri tipi di spese pub- bliche). Una seconda fetta del plusvalore viene assorbita da un certo numero di formazioni sociali precapitalistiche o non capi- talistiche i cui redditi si raggruppano sotto la categoria della rendita {vedi). Ciò che resta del plusvalore dopo tutte queste detrazioni rimane appropriato dai capitalisti. Occorre dunque vedere la destinazione di tutti questi rivoli in cui si distribuisce il plusvalore complessivo sociale. Per quanto riguarda la spesa pubblica si può dire che i servizi pagati con questa spesa sono necessari quando, sia pure indiret- tamente, la loro mancanza renderebbe piu difficile o addirittura impossibile la stessa produzione. In tal caso, la spesa pubblica va considerata, anche se in un senso molto particolare, produtti- va (pur non facendo parte in modo diretto dell’accumulazione). Se però questa spesa viene erogata in modo disorganico e ineffi- ciente, richiedendo di conseguenza, a parità di servizi, somme maggiori, si può dire che una parte di essa (e può essere una parte molto grande) è improduttiva. Del tutto improduttiva è sempre la spesa che viene assorbita dalla rendita perché si tra- duce essenzialmente in consumi che nulla hanno a che vedere col processo produttivo. Rimane la questione della parte del plusvalore appropriata dai capitalisti. Dato che i capitalisti go- dono anch’essi in parte di rendite (vedi Rendita) solo la quota residua, che appunto costituisce il profitto, viene destinata al- l’allargamento del processo produttivo e viene dunque accu- mulata. Nell’accumulazione a sua volta si possono distinguere due voci: investimenti in capitale costante (mezzi di produzione addizionali) e investimenti in capitale variabile (allargamento del monte salari in conseguenza di un allargamento dell’occupa- zione). Diverse sono le proporzioni nell’accumulazione, tra que- ste due voci, a seconda della intensità del capitale (vedi) del- l’investimento effettuato. 8

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Queste schede di politica economica non sono rivolte agli specialisti e agli addetti ai lavori, ma a quanti, ogni giorno di più, nel loro operare politico e civico, si scontrano con termini, concetti, categorie di politica economica il cui significato non è sempre immediato e univoco. Le voci sono
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