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Distruggere e costruire. Cassirer e Heidegger a Davos PDF

314 Pages·2009·1.961 MB·Italian
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Università Ca’ Foscari Venezia Dottorato di ricerca in Filosofia, XXII° ciclo (A.A. 2006/2007 – A.A. 2008/2009) Distruggere e Costruire Cassirer e Heidegger a Davos SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE DI AFFERENZA: M-FIL/01 Tesi di dottorato di Francesca Cecchetto, 955359 Coordinatore del dottorato Tutore del dottorando prof. Carlo Natali prof. Mario Ruggenini CAPITOLO PRIMO: IL DIBATTITO DI DAVOS. 3 1. Panoramica storico-filosofica. 3 2. Temi principali e articolazioni. 16 3. Terminus a quo e terminus ad quem come problema della metafisica e la relazione con la questione sull’umanismo e antiumanismo. 25 4. Il tema della libertà. 31 CAPITOLO SECONDO: HEIDEGGER. 36 1. Destruktion. 36 a. Le interpretazioni che ci guidano. ( Geworfenheit eVerfallen) 44 b. Verfallen, Öffentlichkeit. Realtà come insieme di Res. 51 c. Critica di Cassirer al Man. 59 d. Conseguenze della Vorhandenheit. La tradizione filosofica e Kant. 65 e. Antropologia. Critica a Scheler e a Husserl. Il superamento del tema dell’intenzionalità. 73 f. Cassirer e la Vorhandenheit. Critica della funzione e critica del simbolo. 84 2. Il Dasein. 101 a. Esistenza del Dasein. Geworfener Entwurf. 106 b. Vereinzelung. 111 c. Metaphysische Isolierung. Trascendenza e finitezza 116 d. Zeitlichkeit e Temporalität. 123 e. Origo e Kantbuch. 130 3. Il tema della libertà. Riproposizione delle questioni. 137 a. Libertà. 137 b. Ripresa e riconsiderazione. 143 CAPITOLO TERZO. CASSIRER. 144 1. Il compito della Filosofia delle forme simboliche. 144 2. Dall’animalità all’esistenza quotidiana: il paradiso dell’immediatezza, l’esistenza quotidiana, la tecnica e la cultura. 155 a. Animalità e umanità. 155 b. Immediatezza e esistenza quotidiana. 164 c. Lo strumento: dono dei Danai e the new method of life. Il saggio Form und Technik (1930) e i corsi americani. 171 d. Vita quotidiana come risultato del complesso delle forme simboliche. 181 3. Il mondo dell’uomo. Mito, linguaggio, arte e scienza. 187 a. Soggetto e oggetto. Uomo e mondo. Was ist Subjektivismus? 187 b. Mondo simbolico. Struttura complessa e differenti funzioni. 195 c. Il mito: spazio, tempo e numero nel mito. 200 d. Il linguaggio. Spazio, tempo e numero nel linguaggio. Origine della distinzione tra soggetto e oggetto e la critica alla Zuhandenheit heideggeriana. 224 e. La scienza e il superamento della “cosa” per l’ “oggettività”. 257 f. Arte. 276 g. Il problema della pluralità delle verità simboliche in rapporto alla teoria degli Urphänomena 288 h. Forma formans e forma formata. Mondo umano e costituzione dell’uomo. Autoliberazione. 294 BIBLIOGRAFIA : 301 Opere di Heidegger. 301 Opere di Cassirer. 303 Bibliografia generale. 306 2 Capitolo primo: Il dibattito di Davos. 1. Panoramica storico-filosofica. Tra il 17 marzo e il 9 aprile 1929 ebbe luogo a Davos in Svizzera un “Corso universitario internazionale”, cui presero parte, con alcune lezioni, Martin Heidegger e Ernst Cassirer. 1 Mentre le lezioni di Heidegger si concentrarono sull’interpretazione di Kant, nell'ottica dell'elaborazione dell’ontologia fondamentale, interpretazione e elaborazione che si possono ritrovare nel libro, pubblicato lo stesso anno, Kant und das Problem der Metaphysik, le 2 lezioni di Cassirer riguardano i problemi fondamentali dell’antropologia e furono suddivise secondo i temi dello spazio, del linguaggio e della morte. A seguito delle rispettive lezioni, i due filosofi partecipano a un dibattito pubblico, mettendo a confronto le loro posizioni filosofiche3. Per l'importanza delle personalità a confronto, per la molteplicità e lo stretto intrecciarsi dei temi toccati, per la complessità della situazione storico-politica che si andava profilando in quegli anni e, infine, per il luogo stesso in cui si tenne l'incontro, che evocava, come dagli stessi partecipanti e dagli interpreti successivi spesso ricordato, il libro di Mann4, e per un certa inclinazione nei commentatori ad indugiare su episodi collaterali al dibattito, caricandoli 1Queste lezioni furono pubblicate in un riassunto, redatto probabilmente dallo stesso Heidegger in occasione della conferenza, sulla Davoser Revue, il 15 aprile 1929 (4 anno, numero 7), pp. 194-196. Questo testo si trova oggi pubblicato in appendice al terzo volume della Gesamtausgabe, Kant und das Problem der Metaphysik, Klostermann, Frankfurt a.M. 1991, e della sua corrispondente edizione italiana a cura di M. E. Reina, riveduta da V. Verra, Kant e il problema della metafisica, Laterza, Roma-Bari 2004. Una traduzione in francese è pubblicata anche in Aubenque P., Débat sur le Kantisme et la Philosophie, Beauchesne 1972 Paris. 2Come le lezioni di Heidegger, anche quelle di Cassirer furono pubblicate sulla Davoser Revue del 15 aprile 1929, pp. 196-198 con la probabile supervisione di Cassirer. Il testo è reperibile nella versione francese pubblicata in Aubenque P., Débat sur le Kantisme et la Philosophie, Beauchesne 1972 Paris. 3Del dibattito esistono due versioni in tedesco fornite dai partecipanti. La prima versione di O.F. Bollnow e J. Ritter, la seconda di M.G. Schneeberger, pubblicata dall’autore stesso nel 1960. Tra le due versioni come rileva Aubenque esistono alcune discrepanze, che alterano in alcuni casi in modo significativo il testo. Nella versione francese Aubenque integra e discute queste differenze rispetto al teso di Bollnow e Ritter, nella versione italiana disponibile in appendice a M. Heidegger (a cura di M. E. Reina), Kant e il problema della metafisica, Laterza, Roma-Bari 2004, le note di Aubenque, che segnalano alcune differenze tra i testi, non sono riportate. 4 I partecipanti alla settimana di studio di Davos sentirono effettivamente il ricordo di quell’evento immaginario. Kurt Riezler a quel tempo amministratore dell’università di Francoforte e accompagnatore di Heidegger nelle escursioni sciistiche accenna a questo episodio della Montagna Incantata nel resoconto che redasse per la Neue Zürcher Zeitung in Safranski R., Ein Meister aus Deutschland, Trad.it. (a cura di Curcio N.) Heidegger e il suo tempo, Longanesi Milano 1996 pg. 227. L’episodio cui si riferisce è il dibattito tra Settembrini e Naphta: “Da una parte Settembrini, figlio impenitente dell’illuminismo, liberale, anticlericale, umanista dall’eloquenza infinita e dall’altra Naphta, apostolo dell’irrazionalismo e dell’inquisizione, innamorato dell’eros della morte e della violenza.[…] Settembrini vuole consolare, far crescere gli uomini; Naphta vuole invece incutere loro terrore, scacciarli dal “morbido giaciglio” dell’umanismo, dal loro rifugio nella cultura, vuole spezzare le ossa alle loro presunzioni. Settembrini ha un’opinione positiva dell’uomo; Naphta è un terrorista metafisico.” Op.cit. pg. 226-227 3 dei più diversi significati5, per questo complesso di ragioni il dibattito continuò e continua a suscitare interesse e a offrire la possibilità di rinnovate riflessioni. Eppure proprio tale complessità, che si cela nell'apparente semplicità di uno scambio dialogico, e proprio tale perdurante capacità di avvincere l'interprete, mettendolo nella condizione di intuire tale complessità, senza essere però realmente in grado di dominarla e articolarla a partire dalla lettura del dibattito, rendono ancora oggi il tema tanto affascinante quanto controverso. Proprio per questo, prima di presentare una possibile lettura, risulta necessario puntualizzare almeno brevemente sia il panorama bibliografico sia le possibili scelte interpretative cui il dibattito stesso sembra dare adito ad un primo, e forse più superficiale, sguardo. Una delle opere più recenti dedicata al dibattito di Davos, A Parting of the Ways. Carnap, Cassirer and Heidegger di Michael Friedman ( 2000), è pubblicata in Italia nel 2004 con il titolo La filosofia al bivio. Carnap, Cassirer, Heidegger. L'autore dopo una rapida ricostruzione delle riflessioni dei tre autori, il primo dei quali presente in veste di uditore6, si concentra sulla tesi che, in quella sede, si sia anticipatamente profilata la frattura in campo filosofico che si manifesterà poi, dopo la seconda guerra mondiale, con il divario tra filosofia analitica e filosofia continentale7. Sebbene la presentazione degli autori rimanga necessariamente limitata e l'intero libro si proponga più come panoramica che come analisi puntuale di tutti i rivoli tematici presenti e menzionati, è già possibile vedere in questo testo alcune scelte interpretative dominanti per quanto riguarda la storia e la fortuna critica di tale dibattito. Una prima possibilità è quella storico-politica, che spesso si lega a quella religioso- culturale e in parte generazionale. Tale lettura vede in Cassirer un filosofo già da lungo tempo 5Citatissima la pantomima Lévinas- Bollnow (vedi per esempio Recki, B.: Kampf der Giganten : Die Davoser Disputation 1929 zwischen Ernst Cassirer und Martin Heidegger. - http://www.warburg- haus.hamburg.de/eca/davos.html, o O.Schwemmer, Ereignis und Form, in Kaegi D, Rudolph E., 70 Jahre Davoser Disputation, Hamburg Meiner 2000). Molto citato anche il resoconto, fornito da Toni Cassirer delle cene, cui Cassirer, a differenza di Heidegger, non prese parte. 6Come ricorda Meyer “Partecipò un certo numero di dottorandi e giovani professori che sarebbero successivamente divenuti celebri. Tra essi, i filosofi Otto Friedrich Bollnow (1903-1991), Rudolf Carnap (1891- 1970), Eugen Fink (1905-1975), Emmanuel Lévinas ( 1906-1995), Joachim Ritter, Maurice de Gandillac (1906- 2006), il sociologo Alfred Sohn-Rethel.“ [trad.mia] In Meyer T., Ernst Cassirer, Ellert & Richter Verlag, Hamburg 2006, pg .164 7 Friedman M., La filosofia al bivio. Carnap, Cassirer, Heidegger, Cortina, Milano 2004, pg. 5, “In questo saggio spero di mostrare che l’incontro di Davos tra Carnap, Cassirer e Heidegger è particolarmente importante per la comprensione del successivo divario tra quelle che noi chiamiamo, rispettivamente, tradizione analitica e tradizione continentale in filosofia. Prima di questo incontro tale divario non esisteva almeno nel mondo intellettuale di lingua tedesca.” Più concentrata su un unico aspetto appare la tesi di Aubenque, il quale vede nel dibattito l'avvio del confronto tra umanismo e antiumanismo che avrebbe successivamente dominato il panorama filosofico franco-tedesco fino agli anni 70. Aubenque P., Du Débat de Davos (1929) à la querelle sur l'humanisme (1946-1968): genèse, raisons et postérité de l'anti-humanisme heideggerien, In Pinchard B., (sous la direction de), Heidegger et la question de l'humanisme, Faits, concepts, débats, Presses Universitaires de France, pg.227 4 affermato, di cultura e stirpe ebraica e, tanto noto e apprezzato da diventare in quello stesso anno primo rettore ebreo di un’università tedesca, contrapporsi con pacatezza aristocratica al giovane e polemico Heidegger, di formazione cattolica “romana”8, che cavalca o simpatizza col montante movimento nazionalsocialista. Questa lettura, e in particolar modo l’aspetto che riguarda il legame tra Heidegger e il nazismo, sebbene venga raramente esplicitamente proposta per la manifesta difficoltà di fondarla storicamente, dal momento che, in ultima analisi, si basa sulla conoscenza da parte dell'interprete di quanto avvenne nei quattro anni successivi (il coinvolgimento di Heidegger con il nazismo con la tanto breve quanto problematica, dal punto di vista della sua valutazione, esperienza del rettorato e l'espatrio di Cassirer prima in Svezia e poi negli Stati Uniti) è spesso tuttavia introdotta in modo implicito. Un esempio di tale strategia si trova in Ferrari: Per quanto ogni rievocazione possa sempre essere emendabile ( ma Heidegger non si “scordò”forse sino alla morte dei campi di sterminio?) in effetti, è difficile non ripensare all’incontro di Davos alla luce della tragedia incombente sulla disputa tra i due filosofi.9 E ancora: Sarebbe certo eccessivo leggere il confronto Cassirer-Heidegger ( e non solo per ciò che concerne l’incontro di Davos) alla sola luce della tragedia della Germania, giocando esclusivamente sull’opposizione tra l’erede del messianismo ebraico di Cohen e il “piccolo incantatore di Messkirch” [Ferrari cita qui Löwith K., Mein Leben in Deutschland vor und nach 1933,cit., p.42 (trad.it. p. 69)], ma non si può nemmeno lasciar cadere nell’oblio questo aspetto tanto più che a Davos- come rilevò Cassirer evocando un celebre motto di Fichte- la discussione giunse ad un punto in cui vi era ormai “poco da ottenere in forza di argomenti semplicemente logici”.10 8 Sull’ambiente famigliare e la formazione cattolica di Heidegger cfr. Safranski R., Ein Meister aus Deutschland, Trad.it. (a cura di Curcio N.) Heidegger e il suo tempo, Longanesi, Milano 1996, pg 16-17: “Il contrasto tra cattolici “romani”[definito a pag. 15 populismo cattolico della Germania sud-occidentale che era fedele alla Chiesa, ma guardava allo Stato con fastidio,era gerarchico ma desideroso di autonomia di fronte al potere statale. Era antiprussiano, più regionalista che nazionalista, anticapitalista, agrario, antisemita, legato alla terra natia e si radicava soprattutto negli strati sociali più bassi] e i vecchi cattolici [che miravano a una modernizzazione della Chiesa nel suo complesso] divise la comunità cittadina in due strati sociali. Da un lato c’erano i vecchi cattolici vale a dire le “cerchie migliori”, i “liberali” , i “moderni”. Dal loro punto di vista i cattolici “romani” erano la palla al piede del progresso, gente ottusa, popolino arretrato, che restava legato alla sopravvivenza di certi costumi ecclesiastici. Quando i cattolici “romani” andavano nei campi per la benedizione primaverile o autunnale, i vecchi cattolici restavano a casa e i loro bambini tiravano i sassi sugli ostensori. In questi conflitti, il piccolo Martin visse per la prima volta il contrasto tra tradizione e modernità. I vecchi cattolici facevano parte di “quelli là in alto “ e i cattolici “romani” sebbene fossero in maggioranza dovevano sentirsi dei sottoposti. E fu così che si rinserrarono ancor più saldamente nella loro comunità. Quando verso la fine del secolo il numero di vecchi cattolici si ridusse drasticamente anche a Messkirch e il clima di Kulturkampf si distese, i cattolici romani si videro restituire la chiesa del paese insieme ai beni e alle proprietà immobiliari. Gli Heidegger poterono tornare nella sacrestia che dava sul sagrato.” 9 Ferrari M., Il giovane Cassirer e la scuola di Marburgo, F. Angeli, Milano 1988, pg. 257 10Op.cit. pg. 261 5 Tale tipo di ricostruzione si basa, spesso, sui ricordi della moglie di Cassirer che vennero pubblicati, dopo la morte di Cassirer, a molti anni di distanza dall'episodio di Davos e che, come insinua Safranski, furono a loro volta probabilmente influenzati e distorti dall'esperienza del nazismo e dell'espatrio.11 Ad una lettura più accurata tale diario presenta, infatti, alcuni aspetti che rendono ragione dei dubbi avanzati da Safranski circa la ricostruzione proposta da Toni Cassirer. In primo luogo, l’errore nel datare l’evento stesso (Winter 1931), che, posticipando l’evento di due anni lo accosta implicitamente agli evento del 1933. In secondo luogo, la ricostruzione stessa appare singolare, presentando una contraddizione tra quanto Toni Cassirer sembra ipotizzare circa le convinzioni di Heidegger (la volontà di distruggere il marito e di screditare il suo maestro Cohen)12 e gli effettivi comportamenti di quest’ultimo, da lei stessa descritti come “poco chiari” in quanto non recavano traccia di queste presunte intenzioni. Ella stessa riporta, inoltre, una lettera, scrittale dal marito in occasione di un suo successivo incontro con Heidegger a Friburgo. Qui il comportamento di quest’ultimo è descritto come “molto disponibile e direttamente amichevole”13, cosa che contrasta quindi con la sua stessa ricostruzione e che sembra difficilmente ascrivibile unicamente al positivo “influsso”14, che la personalità di Cassirer avrebbe esercitato su Heidegger. Tra i testi cui è possibile riferirsi, per avere un quadro più preciso della situazione, va ricordato anche il carteggio Heidegger- Blochmann, dove Heidegger si esprime circa l’incontro di Davos in questi termini: L’invito a Davos ha richiesto adeguata preparazione e mi ha concesso alla fine del semestre solo poche ma piacevoli giornate di riposo alla baita. Sul congresso è difficile dare un giudizio, quando vi si è dovuto personalmente contribuire. Dal punto di vista specificamente filosofico non ho ricavato nulla; da quello personale però certamente molto, dalla frequentazione di Riezler, l’economo dell’Università di Francoforte, di Karl Reinhardt e di Cassirer. Dal momento che quest’ultimo ha concentrato le sue lezioni sul mio libro e anche altri vi si sono orientati mi sono trovato al centro dell’interesse più di quanto potessi gradire, data la mia personale presenza.15 11 Safranski R., Ein Meister aus Deutschland, Trad.it. (a cura di Curcio N.) Heidegger e il suo tempo, Longanesi Milano 1996 pg. 228, “Tuttavia nel corso della disputa non si avvertì nulla di questa inimicizia personale di cui Toni Cassirer credette in seguito di ricordarsi”. 12 La ricostruzione fatta da Toni Cassirer del dibattito di Davos appare singolare per la situazione che presenta. Toni Cassirer sembra, infatti, convinta fin dall’inizio della volontà di Heidegger di “annientare” Cassirer e di gettare fango sul nome di Cohen e in base a tale convinzione si sforza di ammorbidirlo come “una pagnotta inzuppato nel latte tiepido”. Tuttavia l’atteggiamento di Heidegger non mostra l’ostilità prevista, cosa attribuita- nel testo- da Toni Cassirer alla cortesia e alla condotta affabile del marito e a quanto ella stessa aveva detto ad Heidegger nel tentativo di ammansirlo. Cfr. Cassirer T., Mein Leben mit Ernst Cassirer. Mit einer Vorbemerkung von Peter Cassirer, Hamburg 2003 p. 187-189 13 Ibidem. 14 Ibidem. 15Martin Heidegger e Elisabeth Blochmann, Carteggio 1918-1969, a cura di Joachim W. Storck, edizione italiana a cura di Roberto Brusotti, Il Melangolo, Genova 1991. Pg. 55 ( lettera da Freiburg 12 aprile 1929). 6 E più avanti: Cassirer nella discussione è stato un vero gentiluomo quasi troppo accomodante. Così ho trovato troppo poca opposizione, ciò mi ha impedito di dare ai problemi la necessaria incisività di formulazione. Fondamentalmente le domande sono state eccessivamente difficili per un dibattito pubblico.16 Questa descrizione è in linea anche con quanto apparse sulla stampa e con quanto riferiscono le relazioni dei presenti. Friedman cita in proposito il resoconto di Englert che parla di “meravigliosa atmosfera collegiale” e di “sintonia” (Abgestimmtsein) tra Heidegger e Cassirer17. Che mancasse qualsiasi tipo di attrito personale è, in ultimo, comprovato dal fatto che il rapporto tra i due proseguì oltre il dibattito stesso, attraverso le recensioni di Das mythische Denken e di Kant und das Problem der Metaphysik e il progetto, mai ultimato da parte di Heidegger, di recensire anche la terza parte della Filosofia delle forme simboliche, Phänomenologie der Erkenntnis.18 Una ricostruzione definitiva e accurata di tutti i resoconti dei partecipanti, che tende a ridimensionare l’ipotesi di una conflittualità in favore di giudizi “più equilibrati” è data da R. Jackson nella sua dissertazione19, mirata a ricostruire, nei dettagli e attraverso tutte le fonti disponibili, l’intero quadro dei rapporti tra Heidegger e Cassirer, prima, durante e dopo Davos. Nonostante le difficoltà ricostruttive evidenziate ed un certo numero di riferimenti testuali contrari, la lettura conflittuale basata su motivi politici tende a ripresentarsi, sempre nuovamente ispirata dall’aurea un po' teatrale che il presentimento della “minaccia incombente”, che in quest'ottica sembra essere preconizzata da alcune cose dette a Davos, conferisce al quadro di insieme rendendolo estremamente seducente e resistente a possibili, e ragionevoli, argomenti contrari. Un tentativo più interessante e fondato di leggere nel dibattito anche motivazioni di carattere politico e di riconoscervi segni dell’antisemitismo diffuso e all’epoca crescente, è quello di Krois, che parte però da considerazioni opposte rispetto alla lettura precedentemente data. 16Op.cit. pg.56 17Friedman M., La filosofia al bivio. Carnap, Cassirer, Heidegger, Milano Cortina Editore 2004 pg.16, nota 7 18Riferimenti in proposito riguardano il già citato successivo incontro di Cassirer con Heidegger a Friburgo. Nella lettera inviata alla moglie, Cassirer riporta di aver discusso con Heidegger della recensione, che non sarebbe stata ultimata da quest’ultimo, il quale avrebbe confessato “di tormentarsi da lungo tempo” con tale tecensione, “non sapendo ancora come si dovesse trattare la cosa”. Cfr. Cassirer T., Mein Leben mit Ernst Cassirer. Mit einer Vorbemerkung von Peter Cassirer, Hamburg 2003 p. 187-189 19Jackson R.L., The Cassirer- Heidegger debate: A critical and historical study, Emory University, 1990 Di grande interesse i primi due capitoli: un’accuratissima raccolta di tutti i materiali riguardanti il dibattito, le note dei presenti, gli scambi che lo hanno preceduto e seguito e un’altrettanto dettagliata esposizione di tutti i temi emersi in esso e delle connessioni tra essi e le opere principali dei due autori. 7 Proprio l’assenza di polemica, per Krois, e il fatto che Cassirer abbia rinunciato ad argomentare estesamente le sue posizioni e a sottolineare con maggior forza la sua distanza dal neokantismo, sarebbe sintomatico di una posizione difensiva, assunta dallo stesso Cassirer a causa della situazione sempre più apertamente antisemita che, anche nel campo della filosofia, si andava consolidando. Infatti, erano fatto recente le critiche mosse contro Cohen e contro la sua lettura di Kant, basate proprio sull’argomento razziale, argomento che sosteneva l’inadeguatezza di un interprete ebreo nel comprendere a pieno l’opera kantiana20. Proprio per questo, per Krois, Cassirer a Davos solidarizzò con il proprio maestro e con la sua lettura di Kant evitando di sottolineare le manifeste differenze tra le loro interpretazioni e mantenendosi, invece, su una linea difensiva, nonostante le sue posizioni fossero già all’epoca innovative rispetto alla linea interpretativa seguita da Cohen. In generale, per Krois, abbiamo dunque a che fare, come sottolinea il titolo del suo saggio (Warum fand keine Davoser Debatte zwischen Cassirer und Heidegger statt?21), con un mancato dibattito di Davos proprio per la reticenza di Cassirer ad impegnarsi, in una situazione di così grande visibilità pubblica, in un vero confronto. Questo verrebbe confermato da quanto lo stesso Heidegger, pur non adducendo le medesime ragioni, riferisce del dibattito22. In effetti, come sottolinea Krois, si ha leggendo la trascrizione del dibattito e conoscendo i testi cassireriani del periodo l’impressione che Cassirer abbia evitato di esporsi, preferendo mantenersi su tesi ampie e generali. E, certo, tale ricostruzione del periodo rende questo comportamento più intelligibile di quanto non faccia il richiamarsi all’indisposizione che avrebbe colpito Cassirer, costringendolo a letto durante le lezioni di Heidegger e le occasioni sociali legate al convegno.23 Anche l’impegno heideggeriano sul testo kantiano, così come viene presentato a Davos, assumerebbe in questa luce il profilo di una vera e propria provocazione da un lato e insieme del tentativo di farsi interprete “tedesco” di Kant. E, tuttavia questa linea di lettura incontra proprio nel dibattito i suoi limiti. 20Krois nell’articolo “Warum fand keine Davoser Debatte zwischen Cassirer und Heidegger statt?” (vedi nota successiva) ascrive questa critica al prof. Bauch, che la rivolse a Cohen nel 1916 sul “Der Panther” e la riprese nell’articolo Der Begriff der Nation pubblicato nei Kant-Studien. 21 In Kaegi D, Rudolph E., 70 Jahre Davoser Disputation, Hamburg Meiner 2000, pg.234. In questo articolo sono menzionati eventi di poco precedenti al dibattito, che sostengono questa interpretazione. L'articolo della Frankfurter Zeitung pubblicato 3 settimane prima del dibattito e una conferenza, tenuta dal professor Spann all'università di Monaco in cui egli sostenne che gli interpreti stranieri (Fremde) Cohen e Cassirer interpretavano in modo erroneo il tedesco Kant. 22Martin Heidegger e Elisabeth Blochmann, Carteggio 1918-1969, a cura di Joachim W. Storck, edizione italiana a cura di Roberto Brusotti, Il Melangolo, Genova 1991. pg.4 23 Su questo Meyer T., Ernst Cassirer, Ellert & Richter Verlag, Hamburg 2006 8

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