Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEI BENI CULTURALI CORSO TRIENNALE IN CONSERVAZIONE DEI BENI CULTURALI (CLASSI L1-L43) DISPENSE DI CHIMICA ANALITICA DOTT.SSA CLAUDIA PELOSI 1 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi INTRODUZIONE La prima parte del corso di Chimica analitica ha lo scopo di fornire le conoscenze e i concetti di base della chimica moderna indispensabili per approfondire lo studio dei materiali di interesse storico-artistico e archeologico con i quali lo studente del corso triennale in Beni culturali si troverà ad operare. Il campo della conservazione e del restauro si trova ad affrontare i materiali più svariati: inorganici e organici, elementi semplici e composti dalla struttura complessa, sostanze naturali e di sintesi, prodotti di alterazione che si originano da trasformazioni chimico- fisiche della materia. È quindi indispensabile conoscere le proprietà fondamentali della materia e le sue principali trasformazioni sia per affrontare correttamente lo studio di un manufatto di interesse storico-artistico e archeologico, ma anche per programmare nella maniera migliore la sua conservazione nel tempo. Le conoscenze di base sono necessarie per lo sviluppo della seconda parte del corso di Chimica analitica che verterà sullo studio delle principali tecniche di indagine impiegate nel settore dei beni culturali. Queste dispense servono come supporto anche per gli studenti che non hanno mai seguito un corso di chimica e dunque mancano di quei concetti di base necessari per sviluppare gli argomenti propri del corso di chimica analitica. Partendo da queste premesse, le dispense saranno quindi articolate in una serie di argomenti fondamentali, di seguito elencati, con esempi e riferimenti ai settori di interesse dello studente in Beni Culturali. Si partirà dalla conoscenza e la lettura della tabella periodica degli elementi, strumento fondamentale del chimico per affrontare poi la materia e le sue proprietà. Nel primo capitolo, infatti, verranno fornite le basi per l’uso della tabella periodica insieme con alcuni concetti generali quali le unità di misura internazionali, le espressioni delle concentrazioni e la struttura dell’atomo. L’argomento successivo sarà costituito dai legami chimici che, “unendo” gli elementi, portano alla formazione dei composti e quindi a tutte le forme di materia che noi conosciamo; anche in questo caso gli esempi saranno riferiti ai beni culturali. In questa parte del corso (capitolo 2) verranno forniti anche i concetti fondamentali legati alle geometrie molecolari con esempi di composti inorganici e organici; è, infatti, 2 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi particolarmente importante conoscere, anche se in maniera generale, il legame che esiste tra le strutture molecolari e le proprietà e applicazioni dei diversi materiali. L’argomento successivo, trattato nel capitolo 3, sarà a questo punto logicamente costituito dalle forme di aggregazione dei composti chimici, ovvero gli stati della materia: gassoso, liquido, solido. Nel capitolo 4 verranno forniti alcuni concetti di base della termodinamica, una parte della chimica molto importante per comprendere la stabilità dei sistemi chimico-fisici e delle leggi che regolano gli equilibri. Nel capitolo 5 verranno trattati gli equilibri acido-base, il significato dei pH, la sua misura e alcuni esempi di titolazioni acido-base. Nel capitolo 6 saranno affrontati gli equilibri chimici in sistemi eterogenei: equilibri di solubilità; equilibri di ossido-riduzione. In questo capitolo verranno dati anche alcuni concetti di base di elettrochimica, sia per comprendere il funzionamento di alcuni semplici strumenti di laboratorio, come il pH-metro, sia per comprendere fenomeni importanti come quello della corrosione dei metalli. Lo studio degli equilibri eterogenei è molto importante per il settore dei beni culturali, perché strettamente connesso sia con le trasformazioni e le alterazioni che i materiali possono subire sia come metodi applicabili nel restauro. Infine, il settimo e ultimo capitolo è stato dedicato alla chimica organica e fornisce alcuni concetti di base per comprendere questa grande branca della chimica. In questo capitolo sono trattati anche i polimeri sia di sintesi che naturali (proteine, polisaccaridi, lipidi) e alcuni materiali organici importanti per il settore dei beni culturali (cere e resine naturali). 3 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi CAPITOLO 1 1.1 Elementi chimici e tabella periodica degli elementi La chimica è la scienza che studia le proprietà delle sostanze e delle reazioni che le trasformano in altre sostanze. Il metodo scientifico è seguito nella chimica, come in altre scienze, per verificare una ipotesi che, sottoposta a prove rigorosamente controllate negli esperimenti, si trasforma in legge scientifica quando riesce a mantenersi valida in tutte le prove effettuate. Due tradizioni si intrecciano lungo la storia della chimica: l’analisi (attraverso la decomposizione delle sostanze) e la sintesi (attraverso l’unione delle sostanze). La chimica parte dunque dal processo di analisi ovvero di determinazione della materia. La materia si presenta in vari stati (liquido, solido, gas) e può essere eterogenea o omogenea a seconda che presenti rispettivamente zone con proprietà differenti o uguali in ogni punto (Figg. 1-3) Fig. 1 – Classificazione della materia in base alle sue proprietà caratteristiche (da R.C. Smoot, J.S. Price, R.G. Smith, D. Cacciatore, Corso di Chimica Moderna, Le Monnier, 1991). 4 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi Fig. 2 – Esempio di un materiale eterogeneo (da R.C. Smoot, J.S. Price, R.G. Smith, D. Cacciatore, Corso di Chimica Moderna, Le Monnier, 1991). La fase è una porzione di materia che presenta proprietà costanti in ogni suo punto (Fig. 3). Fig. 3 – Esempio di sistemi eterogenei costituiti da più fasi (da R.C. Smoot, J.S. Price, R.G. Smith, D. Cacciatore, Corso di Chimica Moderna, Le Monnier, 1991). Le sostanze sono costituite da elementi i quali non possono essere ulteriormente decomposti in entità più piccole se non attraverso il decadimento radioattivo o le reazioni nucleari che sono in grado di trasformare un elemento in un altro. Il termine composto in chimica viene utilizzato per indicare sostanze costituite da due o più elementi. Gli atomi che costituiscono gli elementi chimici e quindi la materia non sono entità indivisibili ma sono costituite da particelle più piccole, l’evidenza delle quali si ebbe dagli studi effettuati a cavallo tra il 1800 e il 1900 sugli effetti di campi elettrici sufficientemente intensi sugli atomi e le molecole. Nel 1897 il fisico britannico J.J. Thomson condusse una serie di esperimenti schematizzati in fig. 4. 5 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi Fig. 4 - Un apparecchio come quello usato da Thomson nel 1897 per scoprire l’elettrone (da Donald A. McQuarrie, Peter A. Rock, Chimica generale, Zanichelli, 1991) Quando si applica una differenza di potenziale tra gli elettrodi montati in un tubo di vetro con vuoto parziale, lo spazio tra gli elettrodi diventa luminescente. Thomson mostrò che tale scarica luminosa consisteva di un fascio di particelle identiche cariche negativamente ora chiamate elettroni. Egli riuscì a determinarlo deflettendo il fascio di particelle con campi elettrici e magnetici. L’esperimento di Thomson permise di determinare soltanto il rapporto carica/massa. Nel 1906 il fisico americano Robert Millikan con il suo studente H. A. Fletcher misurò il valore assoluto della carica elettrica elementare con un elegante esperimento. Il valore oggi accettato per la carica elementare, ovvero la carica dell’elettrone, è e = 1,6021773 x 10-19 C. Il valore della massa dell’elettrone è m = 9,109390 x 10-31 kg. e Quasi contemporaneamente alla scoperta dell’elettrone, Henri Becquerel scoprì la radioattività il processo per cui certi atomi si disintegrano spontaneamente. Egli scoprì che gli atomi di uranio sono radioattivi. Poco più tardi Marie e Pierre Curie scoprirono altri elementi radioattivi come il radio, il polonio. Fu scoperto che le radiazioni emesse dalle sostanze radioattive sono di tre tipi: Nome originale Nome moderno Massa* Carica Raggi α Particelle α 4,00 +2 Raggi β Particelle β (elettroni) 5,49x10-4 -1 Raggi γ raggi γ 0 0 *in unità di massa atomica 6 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi Nel 1911 Ernest Rutherford e un suo studente, Ernest Marsden, allestirono un esperimento in cui un sottile foglio d’oro veniva bombardato con particelle α. La maggior parte delle particelle passava senza apprezzabile deflessione attraverso il foglio. Alcune venivano deflesse solo leggermente, passando vicino ad un nucleo contenuto nel foglio, e solo poche erano deflesse all’indietro, quando collidevano direttamente con il nucleo. Quindi Rutherford scoprì che un atomo è prevalentemente spazio vuoto e che la carica positiva e praticamente tutta la massa si trovano concentrate in un volume molto piccolo al centro dell’atomo, che chiamò nucleo. Rutherford scoprì in seguito che la carica positiva in un atomo è dovuta ai protoni, particelle subatomiche con carica uguale a quella degli elettroni ma di segno opposto e massa pari a circa 1836 volte la massa di un elettrone. Nel 1920 Ernest Rutherford propose l’esistenza dei neutroni per spiegare la massa osservata del nucleo dell’atomo. Nel 1932 James Chadwick verificò sperimentalmente che nel nucleo vi era un altro tipo di particella con praticamente la stessa massa del protone ed elettricamente neutra. Rutherford propose quindi un modello atomico in cui il nucleo possiede una carica complessiva pari a +Ze con Z elettroni attorno al nucleo ad una distanza di circa 10-10 m. Questo è tuttora il modello base accettato per la struttura atomica. Le proprietà della materia si originano dalla carica +Ze del nucleo e dalla presenza di Z elettroni attorno al nucleo. Il numero Z si chiama numero atomico dell’elemento. Il numero di massa invece rappresenta il totale di protoni più neutroni e viene indicato con la lettera A. Molti elementi sono formati da due o più isotopi, atomi che contengono lo stesso numero di protoni ma un diverso numero di neutroni. Per esempio, nel caso dell’idrogeno l’isotopo più comune contiene un protone e un elettrone (H). C’è un altro isotopo, meno comune, che contiene un protone, un elettrone e un neutrone: questo isotopo più pesante è detto comunemente deuterio ed è indicato con il simbolo D. Il peso atomico di ciascun elemento è dato dalla somma dei pesi di ciascun isotopo, ciascuno moltiplicato per la sua abbondanza naturale. 7 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi (Da Donald A. McQuarrie, Peter A. Rock, Chimica generale, Zanichelli, 1991) Ad esempio il peso atomico del cloro si calcola nel modo seguente: peso atomico Cl = 34,97 (75,77/100) + 36,97 (24,23/100) = 35,45 Il numero dei composti chimici noti è molto ampio e continua ad aumentare rapidamente con la ricerca. Il numero delle reazioni chimiche di questi composti è praticamente illimitato, certamente il loro studio è agevolato dall’osservazione che le proprietà degli elementi mostrano delle regolarità che permettono di classificarli in famiglie i cui membri manifestano proprietà chimiche e fisiche simili. Gli elementi sono elencati secondo il numero atomico Z e proprio in funzione di Z ricorrono regolarmente i comportamenti chimici degli elementi. La legge periodica dice che: LE PROPRIETA’ CHIMICHE DEGLI ELEMENTI SONO FUNZIONI PERIODICHE DEL NUMERO ATOMICO Z Quindi gli elementi possono essere sistemati in una tabella, detta Tavola Periodica, che visualizza immediatamente le similarità chimiche (fig. 5). 8 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi Fig. 5 – Tavola periodica degli elementi La tavola periodica ordina gli elementi in gruppi (sistemati verticalmente) e in periodi (sistemati orizzontalmente). Vi sono otto gruppi di elementi principali (IA-VIIIA), dieci gruppi (tre periodi) di elementi metallici di transizione, un periodo di elementi con numero atomico da 57 a 71 detti terre rare o lantanidi e un periodo di elementi con numero atomico da 89 a 103 chiamati attinidi che risultano poco stabili e generalmente devono essere preparati artificialmente. Gli elementi sono classificati come metalli o non metalli in base alla presenza o assenza di lucentezza metallica, di una buona o scarsa capacità di condurre elettricità e calore, la malleabilità o la fragilità. Alcuni elementi presentano caratteristiche in parte simili ai metalli (antimonio, arsenico, boro, silicio e tellurio) e per questo vengono anche detti semimetalli o metalloidi. Le proprietà fisiche e chimiche degli elementi variano sistematicamente lungo la tavola periodica; importanti proprietà fisiche sono: il punto di fusione, il punto di ebollizione, la conducibilità termica ed elettrica, la densità, le dimensioni atomiche, la variazione di energia che si ha quando si aggiunge o si rimuove un elettrone dall’atomo neutro. 9 Corso di Chimica analitica Dott.ssa Claudia Pelosi Storicamente la tavola periodica degli elementi fu introdotta nel 1869-1870 dal russo Dmitri Mendeleev insieme al chimico tedesco Lothar Mayer, quando si conoscevano appena un terzo degli elementi oggi noti. 1.2 Concetto di mole Le masse atomiche sono costituite da una serie di numeri relativi i cui valori assoluti dipendono da uno standard definito, la massa dell’isotopo 12C. Ad essa viene assegnata la massa esatta 12 ed 1/12 di questa massa viene definito unità di massa atomica unificata, abbreviata u. L’unità di massa atomica unificata viene anche chiamata dalton in onore di uno dei chimici più importanti della storia. È stato determinato sperimentalmente che una mole di qualsiasi sostanza contiene 6,022x1023 unità formula. Questo numero è detto numero di Avogadro, da Amedeo Avogadro, uno scienziato italiano (1776-1856) che fu tra i primi sostenitori della teoria atomica. La definizione ufficiale di mole secondo il Sistema Internazionale di misura (SI) è: “LA MOLE È LA QUANTITÀ DI SOSTANZA DI UN SISTEMA CHE CONTIENE TANTE ENTITÀ ELEMENTARI QUANTI SONO GLI ATOMI PRESENTI IN 0,012 KG ESATTI DI CARBONIO-12. QUANDO SI USA LA MOLE DEVONO ESSERE SPECIFICATE LE ENTITÀ ELEMENTARI, CHE POSSONO ESSERE ATOMI, MOLECOLE, IONI, ELETTRONI, ALTRE PARTICELLE O GRUPPI DIVERSAMENTE SPECIFICATI DI TALI PARTICELLE” In altre parole una mole di sostanza è la quantità di materia che contiene un numero di Avogadro di particelle che possono essere atomi, molecole, ioni, elettroni, ecc., (fig. 6). 10
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