inedita, 11 ANDREA BRENTA DISCORSO SULLED ISCIPLINE PER L'INAUGURAZIONE DELL'ANNO ACCADEMICO NELLO STUDIUM URBIS a cura di MAURIZIO CAMPANELLI ROMA 1995 A Celso Croce ,mp' oò ~ò cp1M11ovovK aì &VO&À.&XÉç RR. inedita, 11 coord. editoriale: F. Niutta Stampato con contributi CNR e MURST 60%, Università di Roma "La Sapienza", Dip. di Filol. greca e latina Roma nel RinascimentO Piazza dell'Orologio, 4 -00186 Roma tel. e fax 06/68.32.038 I I INTRODUZIONE 1. UNA LETTURA DEL TESTO « Qui veterum institutorum indagine versaris, dicis scio cur in divi Eustachii potius quam locorum alibi de scientia rum laudibus, in Luce evangeliste solemnitate, annua habea tur oratio, qua ad disciplip.arum studia velùti classico quo dam ingenui revocantur adulescentes»: con queste parole un ignoto personaggio, ancor oggi celato sotto la sigla L.S.M.,s i ac cingeva a offrire (al modico prezw di ùri "quadrante") a viato res, litteratoreso ptimi, iuvenes,s enesd iserti della Roma di Giu lio II la stampa della bolla esecutoria emessa da Bonifacio VIII per l'Università di Roma il 6 giugno 1303 e nuper rinvenuta, insieme alla bolla istitutiva, nella sagrestia di Sant' Eustachio, La domanda che il curatore dell'esiguo opuscolo presupponeva nei suoi lettori mostra che anche nello Studium Urbis, come nelle altre Università italiane del '400, la riapertura dei battenti dopo le vacanze estive doveva avere il suggello di una oratiod e A ConcettaB iancae Silvia Rizzo rivolgoi l mio più vivo ringra scientiaruml audibus1 . Come in altri ambiti della documenta ziamento per i consiglie il continuo sostegnoc he hanno voluto zione relativa allo Studium Urbisi n età umanistica, anche nello offrirmi nel corsod ellap resenter icercaR. ingrazioa ncheF rance scaN iutta, cheh a accoltoq uestol avoron ella collanad a lei coor 1 Per quest'anticae dizioned ella bolla bonifacianav d. A. MERCATI, Ra dinata, e MassimoM iglio,c heh a letto il dattiloscrittop rima che ra edizioner omanad i una bolla di BonifacioV IIIs ull'Universitàd i Roma, andassei n tipografiad andomi utili suggerimemiu; na particolan, in Miscellaneab ibliograficain memoriad i Don TommasoA ccurti, a c. di L. Donati, Roma 1947,p p. 141-148.P eri l giorno d'aperturad ello Studium gratitudinev a a Maria Accame,I talo Pantani e Agata Ancell,'. Urbise il relativoc erimoniale,c on specifico riguardoa ll'orazionei n lode che hanno contribuitoa lla correzioned elle bozze. Il lavoros i e delle arti liberali,v d. il contributod i M. G. Blasio in L. VA LLA, Orazione svolto nell'ambitod i una ricercad i Ateneo dell'Universitàd egli pér l'inauguraziondee ll'annoa ccademico1 455- 1456. Atti di un seminario Studi di Roma «La Sapienza»d al titolo « Umanesimof ilologico di filologiau manisticaa, c. di S. Rizzo, Roma 1994 (R.R. inedita, 8 saggi), pp. 15-23;i n tale sede (pp. 25-61) ho fornito riferimentib ibliograficie al a Roma», coordinatad a Silvia Rizzo e finanziata con fondi cuni ragguaglis ulla tipologia delle orazioni inauguralid ell'anno accade MURST60%. mico negli Studia italiani del Quattrocento. ·.~. 8 INTRODUZIONE UNA LETTURA DEL TESTO 9 specifico settore delle orazioni in principio Studii a Roma si de Le orazioni inaugurali dell'anno accademico, culmine di una vono lamentare irrimediabili lacune: per il '400, oltre all'atipico vasta attività oratoria che scandiva la vita universitaria dall'inizio discorso di Lorenzo Valla, è finora nota soltanto un'ampia Ora dei singoli corsi fino al conferimento del dottorato, si stn1tturavano tio in disciplinase t bonasa rtes tenuta initio Gymnasii dal pado secondo una topica rigidamente prestabilita e quasi mai derogabi vano Andrea Brenta, che fu segretario del cardinale Oliviero le. Il nucleo fondamentale era costituito dagli elogi delle bonae Carafa e ricoprì nello Studio romano la cattedra di greco, cui artesp rofessate nello Studio (le arti liberali con la storia e la poesia in un secondo tempo sommò quella di latino, da poco dopo il generalmente annesse all'eloquenza, il diritto civile e canonico, la 1475 alla morte, avvenuta, a soli trent'anni, 1'11 febbraio 14842. filosofia morale e naturale, la medicina, la teologia), secondo una disposizione e una struttura interna che potevano variare in base 2 L'Oratio è stata edita da K. MU-LLNER, Reden und Briefei talienischer alla cultura dell'oratore o anche a situazioni contingenti, ma che Humanisten,W ien 1899 (rist. Mi.inchen 1970), pp. 71-85; in questa sede avevano il proprio punto di forza nel ricordo dei fastigi raggiunti se ne fornisce una nuova edizione, ai cui paragrafi si riferiscono i rinvii dagli antichi inventorese cultori della disciplina e dei benefici da al testo che farò in seguito. Per notizie sulla vita e sugli scritti (traduzioni dal greco, prolusioni a corsi universitari, orazioni ed epistole) di Brenta questa arrecati all'umanità. Intorno a questo nucleo ruotavano vd. M. MIGLIO, Brenta,A ndrea, in Diz. biogr.d egliI taliani, 14, Roma 1972, elementi non meno jmmancabili, quali l'excusatio dell'orato pp. 149-151, e P. CASCIANOA, propositod i un 'falso'u manistico:la Caesaris re e la conseguente captatiob enevolentiael,' elogio della città sede oratio Vesontione Belgicae ad milites habita di Andrea Brenta,p rofessore dello Studium Urbis, in Un pontificatoe d una città. SistoI V (1471-1484). dello Studio, le lodi di coloro che presenziavano alla cerimonia Atti del convegno( Roma,3 -7 dicembre1 984),C ittà del Vaticano 1986, pp. dell'inaugurazione, vale a dire i professori, le varie autorità accade 515-556, in part. la ricca appendice alle pp. 537-556 (d'ora in avanti CA miche e la suprema autorità politica della città; nella parte conclu SCIANO); per le sue traduzioni vd. anche L. MARTINOLSIA NTINIL, e tradu zioni dal greco,i bidem, pp. 81-101, in part. 99. Qualche cenno all'attività siva si distendeva quell'exhortatioa d disciplinasc apessendarsiv ol oratoria dell'umanista si può trovare in J. W. O'MALLEYP, raisea nd Blame ta agli studenti che, almeno formalmente, costituiva la ragion in RenaissancRe ome. Rhetoric,D octrine,a nd Reform in the SacredO rators d'essere e .il fine dichiarato di questo genere di orazioni. of the PapalC ourt, c. 1450-1521D, urham, North Carolina 1979, ad indi Nessuno di tali elementi è assente nella prolusione di Bren ces,e in E. LEE, SixtusI V and Men of Letters,R oma 1978, p. 199. Recente mente è stata pubblicata, con un'ampia introduzione, la praelectioc on cui ta. Volendo passare in rapida rassegna le laudes disciplinarum, Brenta diede avvio a un· corso su Aristofane: A. BRENTAIn, principiol ec si noterà in primo luogo come la parte relativa alle arti del tri tionis Aristophanisp raeludia• 1A -prolusionael corsos u Aristofane,a c. di vio (grammatica, dialettica e la prima sezione della retorica; §§ M. A. Pinèelli, Roma 1993 (R.R. inedita, 7); in appendice al volumetto si può leggere l~legia che Scipione Forteguerri scrisse in morte del profes 17-18, 20-21, 23 e 25) si configuri complessivamente come un sore padovano. Un'elegia de morteA ndreaeB rentiii ndirizzata da Paolo Emi bel paragrafo della fortuna umanistica di Marziano Capella, un lio Boccabella a Gabriele Apolloni (per il quale vd. infra, p. 135) si con autore che nel '400, tra l'inserzione nel canone bibliografico serva nel manoscritto Ottob. lat. 1982, ff. 79v-80v, dove è seguita da un del Parentucelli e un'editio princqJSg iunta solo allo scadere del breve epitafium,p ure in distici, che non reca indicazione d'autore (vd. W. BRACKE",F arel a epistola"n ellaR oma del QuattrocentoR, oma 1992 [R.R. 1499, continuò ad avere una sua umbratile circolazione 3. Inte- inedita, 5], p.23); una terza elegia funebre, opera di Francesco Maturanzio e contenuta nell'Ottob. lat. 2011, è segnalata in CASCIANOp., 516, n. 3. 3 Per la «nota di come aveva a stare una libreria» (secondo le parole ' I l 10 INTRODUZIONE UNA LETTURA DEL TESTO 11 ressante anche il riferimento ai grammatici contemporanei (§ l'impressione che le lodi di queste due discipline servano più 19), viri spectati,« quorum partim iam fama celebravit, partim che altro a far da cornice al disteso aneddoto di Archimede e ipsi vidistis», spia di un ambiente in cui l'interesse per i testi Marcello, a sua volta polarizzato verso la citazione liviana, cer e gli studi grammaticali era stato ed era vivissimo 4. Per il resto to campanilisticamente artefatta, ma comunque non casuale in uno specialista degli storici antichi qual'era Brenta. A questa ci si rimane nell'ambito di motivi topici, con la dialettica un po' tazione fa eco il ricordo di Tucidide, anch'esso obliquo, nell'e schiacciata tra la grammatica, che «viam ... ad reliquas scientias logio della musica, arte cui viene dedicato ampio spazio, men demonstrat et praebet» (§ 18), e la retorica, individuata, nella tre l'astrologia, cbe pure nel' 400 in genere, e nella Roma di Si scia di Quintiliano, come scientiab ened icendi,c he ha permes so agli uomini di superare lo stato ferino, è il più saldo baluar sto IV in particolare, godeva di ottima fortuna 6, è ridotta a una fugace menzione: può darsi che nella sottolineatura delle do del vivere civile - e· per questo fu coltivata dai massimi virtù terapeutiche e della valenza civile della musica si rifletta condottieri dell'antichità·-, consente di eccellere sui propri si~ il rinnovato interesse con cui Sisto IV e i suoi collaboratori mili e richiede a chi la pratica una vasta cultura «ut de omnibus, guardarono a quest'arte 7. La sezione dedicata alla filosofia cum opus est, disserere possit» (§ 29). I paragrafi dedicati alle morale(§§ 36-37) fa da preambolo alla disamina del diritto civi arti del quadrivio (31-35)r ivelano uno scarso interesse, comune le(§§ 38-40; il diritto canonico viene appena menzionato), qua a molti umanisti 5, per la geometria e la matematica: si ha si interamente intessuta con passi ciceroniani, cosl come la par te relativa alla filosofia naturale (§§ 41-42) introduce il diffuso i di Vespasiano da Bisticci) che il futuro Niccolò V inviò a Cosimo dei Me elogio della medicina(§§ 43-47). Chiude la serie delle discipli dici tra la fine degli anni '30 e l'inizio degli anni '40 vd. M. G. BLASIO ne, come di consueto, la teologia (§§ 48-49), «omnium ... disci I -C. LEIJ -G. RosELLI,U n contributoa lla lettura del canone bibliografico plinarum fons. .. et origo». di TommasoP arentucell~in I.e chiavid ellam emoria.M iscellaneain occasio ne del I centenariod ella Scuolav aticanad i paleografiad, iplomaticae archi \ vchiset ilcaa l,iC stiatt àd edlelel Vopaetircea ncoon 1c9e8rn4e, pnpti. 1g2li5 s-t1u6d5i,ai n h upmarat.n 1it5a4ti;s èè b menoel troi csoerldeattrie H. Baron, Leipzig-Berlin 1928, p. 11; nel brano è biasimato anche lo stu i dio dell'astrologia) e da Enea Silvio Piccolomini nel De liberorume duca ' va, come sottolinea lo stesso Parentucelli («si bibliothecam conditurus es sem, cum omnia a-me habei-i non possent, vellem ista precipue non dees tione (in Il pensierop edagogicod ell'Umanesimoa, c. di E. Garin, Firenze se»). L'editiop rincepsd el De nuptiis fu stampata a Vicenza da Enrico di 1958, p. 290). Lo scetticismo umanistico verso matematica e geometria ha Ca' Zeno il 16 dicembre del 1499 (H *4370, IGI 2426). Per la fortuna le proprie radici nelle posizioni che verso queste due arti assunse Quinti umanistica vd. C. LEONARDII ,c odicid i Marziano Cape/la,« Aevum», 33 liano (vd. inst. 1, 12, 14). (1959), pp. 443-489, in part. 480-483 (per le descrizioni dei manoscritti 6 Per Sisto IV vd. ad esempio l'aneddoto riferito da P. CHERUBINI, Tra vd. ibidem, 34, 1960, pp. 1-99 e 411-502). violenza e crimine di stato:l a morte di Lorenzo Oddone Colonna, in Un . 4 Al riguardo vd. S. Rizzo, Peru na tipologiad ellet radizionim anoscritte pontificato ed-una città, cit. (n. 2), p. 369 e n. 52. . di classic/i, atinii n età umanisticai,n FormativeS tageso f ClassicaT! raditions: 7 Per l'operato di Sisto IV in campo musicale vd. A. RoTH, «Primus Latin Text/sr om Antiquity to theR enaissancee,d . by O. Pecere -M. D. Reeve, in Petria ede Sixtusp erpetuaeh armoniaec antoresi ntroduxit»:a lcune osser Spoleto 1995, pp. 371-407,i n part. 384 e n. 54. • vazioni sulp atronato musicaled i Sisto IV, in Un pontificato ed una città, 5 Vd. le riserve espresse da Leonardo Bruni nel De stud_iiest litteris( in cit. (n, 2), pp. 217-241; a p. 238 un'interessante testimonianza sul cardinale LEONARDO BRUNI ARETINO, Humanistisch-philosophiscShceh riften,a c. di Guglielmo d'Estouteville. l IN'TRODUZIONE UNA LETTURA DEL 'TESTO 13 12 Il nome di Ippocrate, medicorump rinceps,f a bella mostra perché, anche a fini pedagogici, celebrasse coloro che erano ca di sé al centro 1ella ?:"te dedicata all'arte n_i~dicae, i~ realtà tu:· duti in guerra per la patria, e il ricordo del musico Timoteo che ta ippocratica e la_hh grana della laus n:iedu:z_ns~ee ,s 1 esclude il con la sua arte poteva modificare gli stati d'animo di Alessan cenno iniziale agli inventores, d1 matrice pliniana 8; ma soprat dro Magno (§ 35); il brano sulle virtù cardinali (§ 37), di ascen tutto è indicativo che nell'assemblare questa parte del testo denza ciceroniana, trova riscontro, sempre in ambito politico, Brenta si avvalga per lo più di brani ippocratici sui quali aveva nell'epistola dedicatoria a Sisto IV della traduzione dell'Oratio esercitato la sua attività versoria. Non si tratta di un episodio de regno di Dione Crisostomo, epistola in cui ricorfe anche la isolato: nell'affrontare quello che a noi appare come il suo scrit massima platonica menzionata nello stesso paragrafo, e vercl to forse più significativo e ai contemporanei doveva certamente poi rifuso in ambito morale nell'Oratio in Pentecostenl;a tri apparire c?me la sua prova o~toria di maggior imp~gno e riso partizione dell'animo umano(§ 42), precetto platonico media nanza, il giovane professore, in una Roma dove per 11d olore ca to da Cicerone, aveva offerto materia al discutere nella lettera gionato da un insuccesso oratorio qualcuno sarebbe addirittura di dedica al pontefice della versione del De insomniis ippocrati morto 9, chiama a raccolta non solo tutto l'armamentario del co; nella parte finale del testo l'esortazione ai giovani si rivela professionista della retorica 10, ma anche cospicui frammenti intessuta di una topica, prevalentemente ciceroniana, cui Bren della sua produzione letteraria. Per fare qualche succinto esem ta aveva già attinto in altre occasioni (vd. §§ 52, 53, 55, 62 e 64). pio, dall'officina del traduttore, oltre ai brani ippocratici, ven La cultura di un umanista si identifica con la sua biblioteca. gono fuori, con gli opportuni aggiustamenti, tutto il movi Nulla sappiamo, e forse nulla mai sapremo, della biblioteca pri mento iniziale dell'Oratio, col parallelo tra le autorità dello vata di Brenta, ma, rivolgendosi a quel Sisto IV che nel 1475 Studio e gli Ateniesi che selezionavano l'oratore più illustre aveva finalmente aperto al pubblico la biblioteca pontificia, l'u manista rivela con assoluta chiarezza quale fosse il suo abituale ambiente di lavoro: « ... e bibliotheca.tua ... in quam a curis tan 8 Il testo di Plinio conferma in questa orazione il ruolo dì enciclope quam in portum me conferre saepius et totos denique dies par dia che continuò a svolgere nel '400: dalla Naturalish istoria derivano, fra l'altro, anche la breve storia delle litterae( § 16) e la parte relativa agli in tim legendo partim scribendo consummere soleo» 11. Dell'assi ventoredse ll'astrologia (§ 33). dua fruizione dei manoscritti vaticani da parte del giovane pfo 9 Secondo Paolo Cortesi tale sorte sarebbe toccata a Paolo Marso do fessore la nostra Oratio offre una piccola ma interessante ripro po aver tenuto l'orazione funebre per lo stesso Brenta: essendo stato <{in va: nel rielaborare un brano del De ojfìciisc iceroniano (1, 8) in ea laudatione a multitudine quasi explosus. .. tantum animo accepit dolo rem ut, paucis interpositis diebus, cum ad animi sollicitudinem morbus accessisset,m oreretur» (P.C oRTESIDI e hominibus doctis, a c. di G. Ferraù, Palermo 1979, p. 176). L'aneddoto è a suo modo significativo del carattere 11 Questo noto brano si legge nell'epistola dedicatoria della versione di atto pubblico proprio delle orazioni umanistiche, della centralità di del De insomniis di Ippocrate, Vat. lat. 3681, ff. 7v-8r; l'epistola fu anche queste ultime nella vita di una civiltà che aveva posto nella parola scritta stampata in un incunabolo (IGI 4784, IERS 857) senza note tipografiche il proprio perno ideologico. ma attribuito dall'IGI alla stamperia romana di O. Servio (il brano citato 10 Dal commento il lettore potrà ricavare anche i paralleli formali è a f. [S]r; ho consultato l'esemplare che si trova presso la Biblioteca Casa che l'Oratio presenta con gli altri testi di Brenta giunti sino a noi. natense di Roma con la segnatura Val. inc. 1677). UNA LETTURA DEL TESTO 15 14 INTRODUZIONE I I urbemque vestram quondam omnium pulcherrimam ... tot rui cui si distingue tra ojficium rectum e commune (§ 40) Brenta cita nis labefactatam, tot calamitatibus nobilitatam, tot cadaveribus I il termine Ka:é)fjKOV, che è assente da tutta la tradizione mano obrutam, totiens tanto tamque praeclaro imperio amisso bar I' scritta del trattato e compare nelle edizioni moderne, stando agli baram effectam, vestrum, inquam, est, adolescentes, vestra in i; apparati, per effetto di un'integrazione operata da un filologo set dole, vestra spe, vestris moribus et virtutibus hanc substinen; tecentesco. Tale integrazione per◊ compare già, aggiunta ~a una hanc fulcire, hanc ornare ornatamque posteris tradere. mano diversa da quella del copista, in uno dei codici del De of Cosi in quell'ambito culturale di cui lo Studium Urbis mirava ficiis che si trovavano in Vaticana nel 1482 (data della nostra ora a rivendicare un'esclusiva troppo spesso smentita dai fatti e con zione; vd. infra, pp. 24-38), il Vat. lat. 1734, presente nel catalo l'ausilio di un testo gravido di portati ideologici come quello go stilato dal Platina nel 1481; l'esame del manoscritto ha con valliano, si reincarnava nelle parole di Brenta il tema più caro sentito di identificare la mano che ha segnato l'integrazione sud alla propaganda sistina, quello della Roma pontificia, civitas sa detta con quella di Niccolò Perotti e di formulare di conseguenza cerdotali,e t regia,t itolare di un'autorità e di un dominio tali da un'ipotesi sull'approdo del codice alla biblioteca pontificia 12. far impallidire e quasi svanire la Roma dei Cesari, un tema che Alle laudesa rtium Brenta premette, scelta singolare nel pano in quei primi anni '80, nel burrascoso declino di un pontificato rama delle orazioni in principio Studii del '400, un diffuso elogio da sempre controverso, conosceva una prevedibile impennata. della lingua latina modulato sulla falsariga del celebre proemio Basterà qui confrontare il dettato brentiano con quello che un delle Elegantiev alliane (§§ 9-14): la lingua di Roma, dopo essere anno prima un panegirista certo smaccato ma meno sprovvedu rimasta padrona dell'Italia, ha sottoposto al suo imperium il to di quanto spesso si creda, Aurelio Brandolini, scriveva del mondo intero, Aegyptii,A fricani, Asiatici, Pannonii, Illyrii, Ger !' imperium papale nella nostrorum temporum cum priscis com mani, Galli, Britanni, Hyberni, Hispani fino ad arrivare agli sper paratio, premessa al secondo e terzo libro della sua eterogenea duti Sarmati Sciti, fra i quali c'era ancora chi parlava in latino; la raccolta di carmi in lode di Sisto IV 13, per veder sfilare, all'om- perdita del dominio politico era largamente compensata dall'im• perituro dominio culturale, fomento di un trionfante orgoglio 13 Cito dal ms. SS. Giovanni e Paolo 7 della BibliotecaN azionale Cen della romanità: «Vose rgo, quibus a natura datum est in hac nasci, trale di Roma, cart., scritto da una sola mano, che a f. lr presenta lo spec chio di scrittura inserito nel disegno di un monumento marmoreo che nutriri et educari, ea gloriammini, ea oblectammini, ea vos reli reca in basso lo stemma dei Della Rovere; a f. 108v la nota di possesso quis hominibus praestare in animum inducite et id optimae for («Hic liber est domini Raphaelis Brandolini, Lippi iunioris, a Lippo eius tunae vestrae tribuatis». Ma non era un vanto inerte: nel conclu frat re composito»; l'est e le parole a ~ compositos ono state aggiunte in dere la sua orazione Brenta riprendeva il terna e l'orgoglio si tra inchiostro ocra e con un tratteggio più pesant~ il resto è in rosso), di una mano diversa da quella che copia il testo, mano che si deve ipotizzare di duceva in un dovere.,e spresso con frasi in cui non è difficile né Raffaele Brandolini, il qual~ come si ricava dall'ultima parte della nota, casuale cogliere stilemi propri del vecchio municipalismo, ripro aggiunta dopo la morte del fratello, lo ricevette dallo stesso Aurelio, pro posti ora da un non romano schierato sul fronte opposto(§ 64): babilmente dopo che qllesti aveva tentato senza successo di offrire i pro pri carmi dapprima al pontefice e poi, defunto quest'ultimo, al nipote Giu liano Della Rover~ cardinale di San Pietro in Vincoli. Un altro testimone dell'opera è l'Urb. lat. 739, membr., scritto da un'unica mano, riccamente 12 Vd. infra, pp. 118-120. 16 INTRODUZ10NE UNA LEiTURA DEL TESTO 17 bra di una frase volta a prevenire ogni dubbio, una lista di nomi aut tardissime atque aegerrime pertulerunt, huic Goti illi belli• in tutto analoga a quella data da Brenta: cosissimi qui urbem Romam universamque Italiam ferro igni que vastaverunt religiosissime ac fidelissime parent 14; Sistus Christiani nominis dux et princeps Romanos impe rii magnitudine non modo aequavit verum etiam longe su_pera e poi ancora le «insulae in ~ostr~ mar_i~ ositae», q:1elle «quae vit; huic enim uni Italia universa, huic Illiricum, Dalmatia Pan in Oceano sunt», gli Armem e gh Indi, fmo ad arnvare a una nonlaque obtemperat, huic Galli Hispanique omnes, huic Ger necessari-:1co nclusione: mani, Daci, Scitae, Massagetae,S armatae atque aliae barbarae na tiones subiectae sunt quae Romanum imperium aut nunquam Est igitur hodie quoque penes nos quam isti labefactatam extinctamque putabant imperii amplitudo tanta quantam nul miniato e anch'esso con lo stemma dei Della Rovere, che presenta a f. 1r-v lae unquam nationes, nulli aut reges aut principes bello et ar una lettera di Raffaele Brandolini indirizzata al caì.-dinaleG aleazzo Della mis sibi comparare potuerunt 15. Rovere, cui viene finalmente offerto il corpusd ei carmi sistini di Aurelio; ed è significativo che questa lettera rechi la data del 26 novembre 1505: In questa prospettiva la rivendicazione di una supremazia ~ul Giulio II è nel pieno del suo pontificato e ha instaurato un autentico culto turale della nuova Roma sistina, e in particolare dello Studium della memoria dello zio, ma Raffaele, che da questo papa riceverà flon ir Urbis,r ivela solidi presupposti che ne fanno un momento, cer rilevanti benefici, si astiene dal ripresentargli un'opera per la quale in an ni precedenti egli non aveva mostrato particolare favore. La mano che tra to centrale agli occhi del giovane umanista, di un programma scrive il ms. SS. Giovanni e Paolo 7 è altra da quella che copia l'Urb. lat. egemonico destinato a incontrare i favori, quando n~n il P.a 739, ma alcune caratteristiche di quest'ultima si riconoscono nella nota trocinio, del pontefice stesso, programma da valutarsi. non _m di possessop oc'anzi citata. Un terzo testimone dell'opera è il Vat.1at. 5008, base alle possibilità, pressoché nulle, di concreta rt:h~zaz10- membr., mutilo in principio (è caduto il primo foglio), che nelle irrisorie porzioni di testo che ho collazionato presenta una lectios ingularisc he è ne, ma alla luce dell'uso che di 'manifesti' come_q uel_lid i Bran un'evidente banalizzazione (Sixtep onti/ex maxime in luogo di optime,v d. dolini e di Brenta si poteva fare nella lotta politica interna al infra, n. 23). La comparatios i data con sicurezza: Brandolini ricorda (f. l'Urbe. :i 47) che «paucis ante diebus» si erano presentati al papa i legati degli Indi~ Inutile cercare ombre nel profilo professionale dello Studium «qui nunc etiam in Urbe sunt»; si tratta di un riferimento all'ambasceria Urbisc he, nell'esortazione agli adolescentedsa lui stes~o indica del Prete Gianni, che giunse a Roma nella prima metà del novembre 1481, secondo quanto si legge nel Diarium di Iacopo Gherardi (p. 79 dell'ed. cìt. ta (§ 8) come fine precipuo dell'Oratio, Br~n~a tr:i~ciava, vale infra, n. 36); per la curiosa vicenda (coll'epiteto di Prete Gianni veniva la pena di ricordarlo, a uso e consumo det diretti mteressat1: designato il re d'Etiopia, del quale naturalmente si avevano nozioni a dir poco vaghe) vd. P. GHINZONI, Un'ambasciatad el PreteG ianni a Roma nei cum vos utique diligentia, doctrina, sudore et omni industria 14Bi «Archivio storico lombardo», s. II, 6 (1889), pp. 145-154.P er una humano generi nostraeque prae.cipuaeu tilitati prospicere studeas lettura complessiva della comparatiob randoliniana vd. M. MIGLIO, Sisto tis, vos amamus, vos admiramur et observamus (§ 51); IV e Giulio IL·p ontefici Della Rovere.I l tema della Roma moderna,i n V convegnos toricos avoneseL. 'età dei'D ella Rovere{ Savona,7 -10 novembre 1985},v al. II («Atti e memorie della Società savonesed i storia patria», n.s., 14 Ms. SS. Giovanni e Paolo 7, f. 47r. 25, 1989), pp. 9-18, in part. 12-14. 15 Ibidem, ff. 47v-48r. 18 INTRODUZIONE UNA LETTURA DEL TES'fO 19 e ancora: so interamente intessuto di reminiscenze ciceroniane 18. Si trat Sunt praeterea hic, adolescentes, tot egregii vi1·i omnibus ta in entrambi i casi di stilemi destinati a riproporsi a lungo nel doctrinarum generibus insignes. .. qui ... ornnem ipsorum ope,. levigato latino accademico 19, che se da un lato ci obbligano a ram, studium, diligentiam vobis offerunt et praestabu nt neque cercare in sedi meno agevoli elementi per delineare la reale ullum laborem aut curam aut molestiam, modo vos ad virtu identità dello Studium Urbis, dall'altro lasciano indovinare tem incensos viderint, recusabunt, nec vero unquam in ipsis veJ l'importanza della partita, non solo culturale, che intorno a es humanitatern vel officium occlusum invenietis (§ 60); so si giocava. il tutto in un fiorire di aneliti alla virtus e alle litterae nutriti di sentimenti ciceroniani. Quanto poteva essercid i fondato in que 18 Cfr. Cic. de orat. 3, -93-94: «rerum est silva magna, quam curn ste laudes? A noi spetta il compito di leggere almeno le parole Graeci iam non tenerent oh eamque causam iuventus nostra dedisceret iniziali di una lettera di Brenta indirizzata a Oliviero Carafa 16: paene discendo, etiam Latini, si dis placet, hoc biennio magistri dicendi exstiterunt; quos ego censor edicto meo sustuleram, non quo, ut nescio quos dicere aiebant, acui ingenia adulescentium nollem, sed contra inge Altero Crasso censore nunc opus esset, Oliveri princeps nia obtundi nolui, conroborari impudentiam. Nam apud Graecos, cuicui optime, qui ut olirn pravos rhetoricae magistros substulerat, sic modi essent, videbam tamen esse praeter hanc exercitationem linguae hodierno tempere 1itterarum Gymnasia corrigeret, in quibus doctrinam aliquam et humanitate dignam scientiam, hos vero novos ma iuventutis nostrae ingenia non solum non acuuntur sed obtun gistros nihil intellegebam passe docere, nisi ut auderent». duntur et dediscunt discendo, curn ludi, qui hurnanitatis et mo 19 Si leggano le parole che Filippo Maria Renazzi, il noto storico destiae ac doctrinae essed eberent, sint nunc insolentiae et arro -dello Studium Urbis,p oneva all'inizio della sua Oratio de optimo scientia gantiae ac ignorantiae pieni, ita ut quinquennio paulo plus mi rum fine assequendote nuta il 27 novembre 1796 in solemni studiorum in nusve oratores sive iurisconsulti sive dialectici et phi1osophi et stauratione( stampata a Roma ex officina Salomoniana):« Quaerenti mihi medici efficiantur. saepenumero causam, Eminentissimi Principes ornatissimique Audito res cur in tanta moltitudine illorum qui in dies ad Scientiarum bonarum 1' qu; Artium studia confluunt pauci quidem meJiores fiant, plerique vero Documento privato quest'ultimo, ma non troppo se and6 a ve1 corrumpant allimum moresque suos vel etiam evadant d_etei:iorese, a stampa in uno snello incunabolo apparso a Roma con ogni demum occurrit ratio potissima, quod fere omnes non eo cog1tat10nesc u probabilità quando l'umanista era ancora in vita 17, e anch' es- rasque suas intendunt quo primum ac praecipue referre _deberen~-Enirn vero quid, quaeso, plerumque ante oculos habent propos1tum qui vel sua spante vel parentum suorum iussu alicui Disciplinarum generi operam 16 Si tratta di un brano dell'epistola dedicatoria della versione della dare instituunt? Maxima oorum pars ducitur ad discendum spe quaestum faciendi cupiditateque ·divitias comparandi» (pp. 5-6); e ancora in seguito Lex medicinae di Ippocrate, conservata nel ms. Vat. 1at. 6855, ff. 53r-54r. affermava: «quidnam mali non metuas ab illis qui valentes ingenio et bo 17 IGI 4785, IERS 732; 1'incunabo1o, privo di note tipografiche, vie narum Artium graviorumque Disciplinarum lumine illustrati ad maiores ne assegnato dall'IGI al1a stamperia di G. Herolt e datato al 1482 circa atque difficiliores res excogitandas, moliendas effi~i~ndasquep rae caet;ris (il brano citato è a f. [16Jr; ho consultato un esemplare che si trova sunt idonei si studia, si labores conatusque suos dmgant solum ad fac1en presso la Biblioteca Apostolica Vaticana con la segnatura inc. IV. 368, dum lucru~, adipiscendam gloriam, auctoritatem sibi conc~liandam, id int. 10). est si uni Avaritiae, Superbiae, Arrogantiae sese totos perm1ttant? Tunc