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Diritto e società. Elementi di sociologia del diritto PDF

197 Pages·2004·1.039 MB·Italian
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Manuali Laterza Vincenzo Ferrari Diritto e società Elementi di sociologia del diritto Editori Laterza © 2004, Gius. Laterza & Figli Edizione digitale: luglio 2015 www.laterza.it Proprietà letteraria riservata Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari Realizzato da Graphiservice s.r.l. - Bari (Italy) per conto della Gius. Laterza & Figli Spa ISBN 9788858118399 È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata Sommario Presentazione Capitolo primo. La sociologia del diritto 1. Definizione e oggetto 2. Visioni sociologiche generali 3. Concetti e tematiche fondamentali 4. Campi d’indagine e sviluppo della sociologia del diritto 5. Il metodo Note Capitolo secondo. Il diritto 1. Premesse 2. Le norme come concetto sociologico 3. Le norme giuridiche 4. Uno o più sistemi giuridici? 5. Ordine ed entropia dei sistemi giuridici 6. Funzioni del sistema giuridico Note Capitolo terzo. Diritto e azione 1. Concetti generali 2. L’azione giuridica generica 3. L’azione giuridica specifica 4. Identità ed «etichette» 5. Le sanzioni giuridiche 6. Effetti dell’azione giuridica Note Capitolo quarto. Diritto e istituzioni 1. Terminologia 2. Il governo 3. I diritti fondamentali 4. La giurisdizione 5. La famiglia 6. La formazione della ricchezza 7. La conservazione e l’impiego della ricchezza Note Capitolo quinto. Diritto e ruoli 1. Ruoli, status e gruppi 2. Giuristi e operatori giuridici 3. Legislatori 4. Avvocati 5. Giuristi accademici 6. Giudici 7. Conflitti fra ruoli Note Capitolo sesto. Diritto e opinioni 1. Un rapporto biunivoco 2. Dal diritto alle opinioni 3. Dalle opinioni al diritto 4. Opinioni e obbedienza alla legge 5. Dissenso parziale e globale Note Capitolo settimo. Ipotesi Riferimenti bibliografici Presentazione Questo volume si propone di offrire una sintetica introduzione alla sociologia del diritto, che possa servire soprattutto a coloro che si accingono ad affrontare per la prima volta questa disciplina. La riforma universitaria basata sui crediti e sulla distinzione fra lauree brevi e lauree specialistiche ne ha offerto lo spunto e l’occasione, per invito della stessa Casa editrice che ha suggerito di scriverlo. Così esso rispetta alcuni limiti nelle dimensioni e nella scelta degli argomenti. Le prime sono state contenute il più possibile, pensando all’uso che potranno farne studenti invitati a leggere anche altri scritti nella stessa materia e soprattutto a preparare altri esami, spesso molto più corposi. I secondi sono stati selezionati e ordinati a partire da una definizione della disciplina, che è stata proposta nel primo capitolo e ripresa punto per punto in quelli successivi. Con qualche aggiunta, la trattazione si è limitata ai temi principali, quelli che nessuna sintesi di sociologia del diritto potrebbe tralasciare. Su ciascun tema, l’intento è stato quello di raccordare l’analisi degli istituti giuridici con concetti sociologici essenziali. Naturalmente, come non sono stati trattati alcuni aspetti non secondari della sociologia del diritto, così non tutti i concetti sociologici più correnti sono stati richiamati e applicati. Tuttavia si confida che, argomento per argomento, il lettore trarrà conferma di quanto detto all’inizio del primo capitolo, che la sociologia del diritto è una branca specialistica della sociologia e si distingue dalla scienza giuridica per oggetto, metodo e finalità, anche se – questo punto va sempre ribadito – essa non può essere affrontata approfonditamente senza una conoscenza adeguata non solo delle istituzioni giuridiche, ma anche della cultura giuridica e del metodo con cui i giuristi svolgono il loro compito e costruiscono la loro scienza. Se è vero infatti che fare della sociologia del diritto significa porsi, come si suol dire, dall’esterno del sistema giuridico, è anche vero che è meglio assumere questa prospettiva dopo esserne passati all’interno, e non fuggevolmente. Coerentemente con la sua finalità, il lavoro si mantiene sempre su un livello istituzionale nel senso accademico della parola, limitato cioè a quegli aspetti essenziali, introduttivi, che formano la base di un sistema di conoscenze scientifiche. Non è stato però concepito come un mero riassunto di altri e più vasti lavori, in particolare dei Lineamenti di sociologia del diritto, apparsi nel 1997 con un primo volume sottointitolato Azione giuridica e sistema normativo, sempre per i tipi di Laterza. Ovviamente molti argomenti compresi in quell’opera sono stati qui ripresi. Ma il modo con cui sono stati affrontati è stato diverso, soprattutto più semplice e discorsivo. È parso infatti che questa fosse la scelta migliore non solo per presentare i concetti a un pubblico non iniziato, ma anche, e non sembri strano, per aprire la via a riflessioni critiche su di essi e per discutere fra cultori della disciplina. Su quasi tutti gli argomenti infatti l’intento è stato quello di fissare dei punti fermi sulla base di conoscenze già acquisite e su questi ragionare sul presente e, quando possibile, anche sul futuro. Il tema del rapporto fra mutamento giuridico e mutamento sociale, che di solito costituisce una parte a sé stante dei manuali introduttivi di sociologia del diritto, è stato dunque affrontato sui singoli punti, giacché ogni istituto giuridico – e ogni fenomeno sociale con esso correlato – va osservato nella sua statica e nella sua dinamica, in fondo distinguibili solo per comodità. Nella società tutto scorre e il diritto stesso, in linguaggio musicale, è un perpetuum mobile, anche se è difficile dire se scorra in una sola direzione, verso un fine, o una fine, oppure segua una ciclicità, magari per periodi incomparabilmente più lunghi rispetto a quelli cui siamo avvezzi dalla nostra concezione della storia. L’economia del lavoro ha imposto, oltre che di trascurare molti temi, di non offrire soluzioni. I problemi posti dalle grandi trasformazioni degli ultimi decenni sono stati soltanto accennati. Come influiranno sul diritto, e ne saranno influenzate, le tecniche di intervento sul genoma, l’incontrastabilità delle comunicazioni che permettono interferenze nella sfera più intima della riservatezza, la de-spazializzazione e la de-temporalizzazione che la rivoluzione informatica ha portato con sé nei rapporti economici e sociali? Come si ricostruiranno a livello internazionale meccanismi di formazione del consenso, quindi delle leggi, che sostituiscano o integrino i meccanismi statuali logorati dalla globalizzazione? Sono quesiti che il libro a volte pone, ma non aspira a risolvere, e che d’altronde ancor oggi attendono risposte adeguate, non solo dagli scienziati sociali. E sono anche, in fondo, quesiti che non solo investono teorie di ampio raggio – come direbbe Robert K. Merton – per cui sarebbe arduo trovare risposte che abbiano il conforto di rilevazioni empiriche, ma per la loro generalità consigliano molta prudenza e inducono a sottolineare ancora una volta che ogni risposta è sempre provvisoria e ipotetica, non solo nelle scienze sociali: l’insegnamento di Renato Treves è rimasto, sotto questo profilo, indimenticabile. Così concepito dunque il libro, pur proponendosi di fissare delle basi, intende soprattutto stimolare degli interessi e delle curiosità, appagabili con l’ausilio di altre letture storiche e teoriche oltre che, se possibile, con l’esperienza della ricerca sul terreno. Non era qui possibile né ripercorrere lo sviluppo della sociologia del diritto a partire dalle sue origini, né discutere nei dettagli, criticamente, gli apporti teorici di qualche importanza, né infine abbondare con i riferimenti a dati empirici. Ogni scelta di questo genere avrebbe appesantito e squilibrato il lavoro. Per questo anche la bibliografia citata, pur abbastanza ricca, si è tendenzialmente concentrata sui trattati o sulle monografie, piuttosto che sugli articoli di riviste, e sulle opere italiane piuttosto che su quelle straniere, cercando solo di non trascurare, soprattutto fra queste ultime, quei lavori che hanno lasciato tracce permanenti. Molte altre opere, pur importanti, sono state fatalmente trascurate e saranno semmai scoperte dal lettore in una successiva fase di studi. Anche l’apparato di note è stato ridotto al minimo, benché non completamente eliminato. Le note sono state usate solo per alcune precisazioni che fornivano qualche elemento non trascurabile, ma che, inserite nel testo, avrebbero reso meno scorrevole la lettura. Poche come sono, è sperabile che neppure gli studenti le ignorino, come fanno consuetamente, e non senza qualche ragione. Un cenno merita anche il titolo dell’opera, Diritto e società. A questa formula, come noto, è legata molta parte della storia e dello sviluppo della sociologia del diritto. Le espressioni Law and Society, Derecho y Sociedad e Droit et Société, benché semanticamente più vaste di «sociologia del diritto», designano comunemente la nostra disciplina, rispettivamente nelle culture anglofone, ispanofone e francofone. Dunque la scelta non avrebbe bisogno di essere motivata, se non vi fosse un problema teorico, sollevato dalla teoria sociologica sistemica, la quale ha segnalato da tempo che l’abbinamento di queste due parole è impreciso. Secondo questa visione infatti il diritto non si contrappone alla società, né vi si identifica, ma piuttosto ne è una parte, in quanto sottosistema del sistema sociale complessivo, come suggerisce il titolo di un noto libro di Niklas Luhmann, Das Recht der Gesellschaft (1993). Bisogna quindi avvertire che, scegliendo come titolo Diritto e società, non si è voluto aderire all’una o all’altra posizione teorica, ma solo rendere omaggio a una tradizione linguistica che, fra l’altro, un folto gruppo di sociologi del diritto italiani ha recentemente riconfermato, fondando nel 2002 un’associazione che porta appunto questo nome e che sta svolgendo una rimarchevole attività. In certo modo, il titolo vuol essere anche di buon auspicio per questa iniziativa. È quasi superfluo dire che anche quest’opera scaturisce da una lunga serie di discussioni con maestri e colleghi italiani e stranieri, allievi, studenti di vari paesi e di varie generazioni. Questi contatti non sono meno preziosi delle letture perché non solo arricchiscono, ma altresì servono a mettere in ordine le idee trovando negli interlocutori riscontri immediati e percepibili. Senza questi riscontri con persone con cui si condividono per anni impegni, dubbi e riflessioni in un settore della cultura, nessun lavoro scientifico sarebbe possibile. I ringraziamenti sarebbero quindi numerosi, decisamente troppi per poter essere espressi uno per uno, fra l’altro col rischio di incorrere in dolorose quanto involontarie dimenticanze. Fanno eccezione i miei familiari, cui debbo il clima sereno con cui ho potuto lavorare, quasi sempre nei giorni festivi e nelle altre ore libere in città, ma anche fuggendo dalla città nella pace alpestre di Solda, che una volta di più si è rivelata, anche per la presenza di amici e l’ambiente ospitale, oltre che per antiche memorie, particolarmente propizia: molti punti, a cominciare dalla struttura del libro e dei singoli capitoli, cioè la cosa più importante, li ho chiariti ragionando con me stesso su quei sentieri. V. F. Milano-Solda, marzo 2004

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