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Dionisio di Alicarnasso, Epistula a Pompeo Gemino: Introduzione e commento PDF

288 Pages·1997·29.394 MB·Italian
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Sotera Fornaro Dionisio di Alicarnasso Epistola a Pompeo Gemino Beiträge zur Altertumskunde Herausgegeben von Ernst Heitsch, Ludwig Koenen, Reinhold Merkelbach, Clemens Zintzen Band 95 £ B. G. Teubner Stuttgart und Leipzig Dionisio di Alicarnasso Epistola a Pompeo Gemino Introduzione e commento di Sotera Fornaro s B. G. Teubner Stuttgart und Leipzig 1997 Die Deutsche Bibliothek - CIP-Einheitsaufnahme Fornaro, Sotera: Dionisio di Alicarnasso, Epistola a Pompeo Gemino : introduzione e commento / di Sotera Fornaro. - Stuttgart ; Leipzig : Teubner, 1997 (Beiträge zur Altertumskunde ; Bd. 95) ISBN 3-519-07644-6 Gb. Das Werk einschließlich aller seiner Teile ist urheberrechtlich geschützt. Jede Verwertung außerhalb der engen Grenzen des Urheberrechts- gesetzes ist ohne Zustimmung des Verlages unzulässig und strafbar. Das gilt besonders für Vervielfältigungen, Übersetzungen, Mikroverfilmungen und die Einspeicherung und Verarbeitung in elektronischen Systemen. © B. G. Teubner Stuttgart 1997 Printed in Germany Druck und Bindung: Röck, Weinsberg Aldo per Premessa Per la stesura di questo lavoro mi fu assegnata per il 1993/1994 una borsa di studio post-doctoral dal Dipartimento Scienze dell'Antichità dell'Università di Bari; non lo avrei condotto a termine senza un successivo anno d'intenso lavoro, finanziato dal DAAD, nel Seminar für Klassische Philologie di Heidelberg: per avermi lì concesso incomparabili possibilità di ricerca, personale sostegno scientifico e costante incoraggiamento ringrazio il Prof. Dr. Dr. Glenn W. Most. La forma definitiva il libro l'ha assunta da ultimo a Basel: ringrazio il Prof. Dr. Fritz Graf e il Prof. Dr. Joachim Latacz per averne discusso con me l'impostazione e per altri frequenti dotti colloqui, oltre che per la generosa disponibilità di tutti gli strumenti del seminario filologico basileense. Al Prof. Dr. Reinhold Merkelbach va la mia riconoscenza per aver accolto il commento in questa collana. Il Dr. Heinrich Krämer è stato prodigo di suggerimenti per la realizzazione editoriale. Consigli, indicazioni e soprattutto sincera amicizia ho inoltre ricevuto dal Prof. Dr. Bernhard Zimmermann e dal Dr. Lue Deitz. Molto devo alla vicinanza, all' esperienza ed al difficilmente ricambiabile affetto della Dr. Helga Köhler. In ogni libro si celano gioie e sofferenze, e parecchi dovrei ricordare, che le hanno con me condivise: non posso tacere Karin Genseke, che spesso ha con pazienza fugato le mie ansie; Martin Korenjak e Chrysanthi Tsitsiou, che di frequente mi hanno ascoltato durante notti insonni; e ancora Jürgen Riethmüller, la 'petrarchesca' Elke Schmitt, Muriel Kasper, Simon Bandler. Ma sopra ogni altra cosa mi ha soccorso la tranquilla fiducia di Aldo Corcella, compagno di vita e di studi, che da vicino e da lontano ha saputo allontanare paure e stanchezze, e certo anche molti errori. A lui, alla nostra cruix<J>i\oCTo<f>ia, il libro è dedicato. Basel, 5 febbraio 1997 Sotera Fomaro SOMMARIO INTRODUZIONE 1. Ein rhetoricher Sokrates 1 2. L'epistola come saggio 4 3. Contro Platone 8 4. Accuse e difese 10 5. La crìtica mimetica 12 6. Platone l'oscuro 14 7. Ars historica e Ars poetica 17 8. La tradizione manoscritta 23 9. Dall' Epistula alle Artes Historicae 35 EPISTOLA PREFATORIA DI HENRI II ESTIENNE (1554) 44 BIBLIOGRAFIA 54 COMMENTO 65 Indice selettivo dei passi 267 Indice delle principali parole greche 280 Introduzione 1. Ein rhetorischer Sokrates. Friedrich Schlegel, nella Nachschrift alla traduzione del trattato dionisiano su Isocrate1, non esitava a definire Dionisio di Alicarnasso «eine[n] der scharfsinnigsten alten Kritiker»: e dalla lettura del De Isocrate traeva spunto per dense pagine sul- l'estetica letteraria antica posta al paragone di quella moderna, sulla loro di- versità nella considerazione del «bello» e del «sublime»; e soprattutto sulla loro differente sensibilità rispetto al valore «poetico» della prosa. Per quel traduttore d'eccezione (il primo in lingua tedesca) il carattere proprio, lo scopo, ed insieme l'oggetto dell'opuscolo su Isocrate non potevano essere meglio espressi che dalla parola Kunsturteil (191): sono le leggi dell'arte, infatti, a guidare Dionisio, leggi eguali e per la letteratura e per l'arte figu- rata, come mostrano i paragoni tra lo stile isocrateo e le statue di Policleto e Fidia, o tra la prosa di Lisia e le opere di Callimaco e Calamide (193-196). Da un punto di vista puramente artistico Dionisio seziona e analizza la co- struzione dei pensieri di Isocrate, come di quelli di Platone, Demostene, Erodoto; e le leggi dell'arte cui si attiene non regolano la letteratura soltanto; ma sono invece un riflesso di quel «bello» che permea ogni aspetto del re- ale «und den beseelenden Geist des Ganzen bildet» (199). Sicché, pur at- traverso un giudizio rigorosamente di stile, «man sieht, Dionysios habe den Charakter und den hohen Wert dieser großen Eigenschaft, wodurch der Mann beinahe den Ehrennamen eines rhetorischen Sokrates zu verdienen scheinen könnte, vollkommen begriffen» (194). «Ein rhetorischer Sokrates»: Schlegel, coniando quest'espressione, compendiava il nocciolo del progetto educativo di Dionisio; una muSeia di stampo retorico, che si esercita alla lettura degli antichi: una retorica, però, «filosofica». Nell'aprirsi di un secolo aureo per l'arte e la letteratura sotto il dominio di Roma, che Dionisio, greco, saluta entusiasticamente, l'antica contesa tra retorica e filosofia torna in auge: ma si tenta, in tempi di ritro- vata concordia, una conciliazione, s'insegue un ideale che riesca a contem- perare le due antagoniste; certo, non è una sintesi a cui Dionisio per primo 1 Kunsturteil des Dionysios über den ¡sokrates [«Attisches Museum», 1/3, 1796], ora in F. Schlegel, Studien des klassischen Altertums (=Kritische Ausgabe, I), hsg. von E. Behler, Paderborn-München-Wien/Zürich, Schöningh/Thomas, 1979, 169-199 (acui si riferiscono i numeri di pagina tra parentesi). 2 Introduzione aspira, né si tratta di tematiche dimenticate che egli da solo riporta in luce. Il peso della tradizione ciceroniana, quali che siano i legami tra i due autori2, non poteva essere ignorato da un retore che viveva e insegnava a Roma, ed era uno dei protagonisti dei circoli culturali della città; ed un attacco contro la retorica era stato portato, qualche decennio prima, da Filodemo3: contro il quale con verosimiglianza Dionisio polemizzava nella perduta opera «sulla filosofia politica, contro coloro che la attaccavano ingiustamente» (De Thuc. 2,3). Dell'attualità della disputa è testimonianza una delle due lettere che Dionisio indirizza ad Ammeo, la prima: nella quale si confuta una strana teoria contemporanea (ò icaO' ipà? xpóvos-), messa in giro da un peripatetico, secondo la quale Demostene avrebbe appreso la retorica da Aristotele4. Né la soluzione dionisiana è nuova: tutto sommato, il critico non fa che ritornare ad Isocrate ed alla sua scuola. Restano però per noi preziosi gli strumenti che Dionisio adopera per la sua analisi: e cioè quelli deH'«arte», appunto, come voleva Schlegel, leggi inflessibili al punto ch'egli non teme di scomporre, riscrivere, 'normalizzare' persino Platone e Tucidide. La critica a volte implacabile verso questi due autori è quella che maggiormente ha scandalizzato i mo- derni: da Henri ESTIENNE, che nell'epistola prefatoria in greco alla sua edi- zioncina del 1554, qui riprodotta, si rivolgeva direttamente a Dionisio, e lo accusava di non aver capito l'ironia di Platone nel rendere «ditirambico» lo stile di Socrate nel Phaedrus\ ai noti acri commenti di Norden, Wilamowitz, Eduard Schwartz. Solo Usener, nel magistrale ma spesso dimenticato Epilogus all'edizione dei frammenti del De imitatione e di due delle Epistulae, nel 1889, suggeriva come Dionisio fosse un continuatore, nel metodo e nei giudizi, della filologia alessandrina: «Quae si recte disputavi - concludeva - necessarium erit etiam Dionysii Halicarnassensis non solum iudicia altero De imitatione libro prolata, de quibus dubitatio iam nulla est, 2 Diretti, secondo DE PROPRIS, RONNET.15; mediati da una comune fonte greca, che sarebbe Cecilio di Calatte, per NASSAL e PAVANO2: contro quest'ipotesi v. COSTIL2, e la risposta di PAVANO3, XIX-XXIV. 3 Un sicuro punto di contatto tra Dionisio e Filodemo è la citazione, in ambedue gli autori, del giudizio di Isocrate su Ieronimo di Rodi (fr. 52 a W.; Isocrate 13,3 e P. Herc. 1007, coli. XVIa 5 - XVIIIa 830), di recente discusso da Giovanni Indelli ('Testimonianze su Isocrate nel PHerc. 1007 (Filodemo, 'Retorica' IV), in «CrErc», XXIII 1993, 87-91). 4 «...Vieille querelle entre un rhéteur et un philosophe», H. Weil, Introduction all'edizione con essenziale commento della Epistula I ad Ammaeum, Paris, Librairie Hachette, 1879.

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