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Diario. Vol. 1 (1939-1940) PDF

380 Pages·1946·12.228 MB·Italian
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G A L E A Z Z O C I A N O D I A R I O V O L U M E PRIMO 1939-1940 RIZZOLI EDITORE - MILANO-ROMA LA SECONDA GUERRA M O N D I A LE COLLEZIONE DI MEMORIE, DIARI E STUDI I GALEAZZO C I A NO D I A R IO V O L U ME P R I MO 1939-1940 R I Z Z O LI E D I T O RE PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA Copyright by Doubleday, Dora n & Company-New York, 1945 EDIZIONE ITALIANA CON INTRODUZIONE E NOTE DI UGO D'ANDREA ia Edizione, marzo 1946 2a Edizione, maggio 1946 STAMPATO JN ITALIA - PRINTED IN ITALY NOTA INTRODUTTIVA Il conte Galeazzo damo fu nominato Ministro degli Esteri il 9 giugno del 1936 dopo un mese dalla conclusione dell'im­ presa etiopica e dalla proclamazione dell'Impero. Dal 1930 egli era entrato nella famiglia Mussolini; dal 1933 si trovava, come Capo dell'Ufficio Stampa del Capo del Governo e poi come Sottosegretario 'della Stampa e Propaganda, a quotidiano con­ tatto con il suocero. In quegli anni dimostrava filiale devozione e ardente ammirazione per il « duce ». All'inizio della guerra etiopica aveva ottenuto rapidamente i gradi di sottotenente, tenente e capitano di aviazione ed era partito per l'Africa re­ cando con sé un gagliardetto della squadra fascista fiorentina: (( La disperata » alla quale noti risultava che egli avesse mai appartenuto. La sua nomina a Ministro degli Esteri, appena di ritorno da quell'impresa alla sola età di trentatré anni, fu appresa con malcelato stupore. Dal 1932 Mussolini aveva riassunto perso­ nalmente la direzione degli uffici di Palazzo Chigi avendo a fianco il Sottosegretario Suvich che si era distinto per una politica cauta e moderata; attento, da una parte, a rafforzare i legami con i paesi danubiani, dall'altra a stringere i rapporti con le Potenze occidentali: Patto a Quattro (1933), reazione antigermanica all'assassinio di Dollfuss (193$); accordo Musso- lini-Laval (1935) e convegno di Stresa (maggio 1935)- Ma tra l'autunno del 1935 e la primavera del 1936 Mussolini, si era gettato con impeto netta impresa etiopica. Raggiunta la vitto­ ria militare, stava ora ottenendo un grande successo diplo­ matico perché l'interesse italiano a rientrare nella comunità delle nazioni coincideva con l'interesse di tutte le Potenze a chiudere la pagina delle sanzioni per impedire una intesa tra Roma e Berlino. VII NOTA INTRODUTTIVA Dall'ottobre ig22 al maggio 1935 non si può dire che la politica di Mussolini fosse uscita radicalmente dal binario della politica tradizionale italiana. L'affare di Corfù, nel 1923, aveva certo costituito un fatto nuovo e aveva posto in allarme, in Italia e fuori, gli uomini amanti della pace; ma quell'incidente era stato subito chiuso e pareva, negli anni successivi, dimen ticato. Senza dubbio Mussolini abeva tenuto ad assumere in alcune occasioni pose di grande energia: prima e dopo 41 suo avvento al potere aveva tenuto verso gli alleati della prima guerra mondiale un atteggiamento assai aspro, qualche volta giustificato, qualche altra volta non commisurato alla realtà. Ma, in sostama, egli aveva dimostrato di temere la guerra perché essa avrebbe messo fine alla dittatura. Sino al 1932 aveva proclamato che il fascismo non era merce di esportazione e che i rapporti tra gli Stati erano regolati dai, reciproci inte ressi e non dai fattori ideologici. Tutte le volte che la sua natura lo aveva portato a compiere un gesto bellicoso, la ri flessione che immediatamente seguiva lo aveva consigliato ad assumere tùna iniziativa pacifica. Si usava dire, in quegli anni, che in Italia vi erano certamente dei dissensi sulla politica interna, ma non sulla politica estera di Mussolini. La nomina del conte Ciano a Ministro degli Esteri doveva modificare profondamente l'equilibrio che si era faticosamente creato tra la dittatura e i quadri della diplomazia tradizionale. Probabilmente Mussolini pensò di seguire l'esempio di Napo leone III che aveva chiamato il fratellastro Morny e il cugino conte Walewski alle più alte cariche dell'Impero. Egli aveva il cattivo gusto di sentire la politica come spettacolo, e così era soggetto, in mancanza di vera capacità creativa, alla imita zione di alcuni modelli preferiti. Certo è che il conte Ciano fascistizzò la diplomazia così come il generale Baistrocchi aveva fascistizzato l'esercito. In un momento tanto delicato della situazione internazionale egli si insediò a Palazzo Chigi con l'ambizione di servire il suo « duce » con illimitato e fanatico entusiasmo. Ciano aveva, coti i suoi trentatré anni, una com- premibile impreparazione all'alto ufficio al quale era chiamato, una natura molto sensibile, una emotività eccessiva, una or ganica incapacità alla riservatezza e ed dominio delle proprie passioni; una straordinaria ambizione, un desiderio senza freni di far valere l'autorità di cui era investito e di godere i beni vm NOTA INTRODUTTIVA e i piaceri che dalla sua posizione potevano derivargli. L'azio ne di freno che sino a quel momento i tecnici e gli esperti di Palazzo Chigi avevano esercitato sulle iniziative mussolindane venne probabilmente a mancare tra il giugno del 1936 e il 1939. Furono quelli gli anni di preparazione della guerra mondiale, in cui il conte Ciano venne, sì, facendo la sua espe rienza, maturando il suo spirito e coltivando la sua intelligen za, ma troppo lentamente e tardivamente per esercitare una influenza qualsiasi sull'animo di Mussolini. In costui era avve nuto uno straordinario mutamento dopo la guerra etiopica. Aveva egli preso sul serio il titolo e gli onori di fondatore del l'Impero: si sentiva chiamato ad un grande destino e ad una alta missione storica, credeva al suo genio di condottiero. Si vantava di avere ideato da solo l'impresa etiopica e di averne da Roma guidato le operazioni militari sin nel dettaglio. Nel l'esercizio delle sue funzioni di Governo cominciarono così a entrare la confusione e il turbamento che sempre provengono dalla contaminazione delle regole politiche con il fanatismo e la mistica delle ideologie. Egli non riusciva più a distinguere gli interessi e i fini del fascismo dagli interessi e dai fini della nazio ne e del popolo italiano. Il conte Ciano era da poche settimane insediato nel suo ufficio di Ministro degli Esteri, ed ecco esplo dere la guerra civile di Spagna. Mussolini vi si caccia dentro impetuosamente come se si trattasse di un fatto interno, seguen do impulsi e sentimenti estranei ad ogni sereno giudizio poli tico. Mancò evidentemente ogni freno da parte del suo giovane Ministro degli Esteri. Mussolini, tutto pervaso dal demone del l'azione, rispettoso solo del fatto, del mero pragma, si abban donava all'avventura che, nel suo animo, il destino riservava alla sua fatale missione, e Ciano, da quel che si può leggere in questo Diario che ha inizio nel gennaio 1939, quando il con flitto non era lontano dal suo termine, era infatuato di quel l'impresa quanto il suo « duce » e padrone. V'ha di più. Le sanzioni e la guerra di Spagna avevano contribuito a riavvicinare sul terreno economico e su quello ideologico la politica di Roma e quella di Berlino che, dai giorni dell'assassinio di Dolfuss, avevano percorso due strade divergenti. È vero che nella sua novantaduesima sessione, che aveva avuto inizio VII maggio e termine^ 4 luglio 1936, il Consiglio della Società delle Nazioni aveva votato la fine delle IX NOTA INTRODUTTIVA sanzioni contro l'Italia, riconoscendo così la vittoria della po litica mussoliniana. Il « duce » avrebbe potuto assaporare il suo successo e riprendere la sua collaborazione a Ginevra, ma ecco di lì a pochi giorni come abbiamo visto la nuova guerra di Spagna, Si combatteva colà una guerra di idee nella quale fascismo e nazismo si trovarono l'uno a fianco dell'altro. Ora Mussolini stava per commettere il più terribile errore della sua vita, e non vi era nessuno al Ministero degli Esteri che avesse Vauto rità e la capacità di farlo riflettere e di trattenerlo. Fu anzi proprio Ciano l'iniziatore della politica dell'Asse. Egli si recò dal 20 al 24 ottobre IQ36 a Berlino e a Berchtesgaden e ne tornò con due comunicati: uno con il riconoscimento dell'im pero italiano di Etiopia e l'altro per constatare la concordanza di vedute e il proposito dei due governi di svolgere un'azione comune per la pace e la ricostruzione. Dopo pochi giorni Mussolini prommciava un discorso in Piazza del Duomo, a Milano, per'dichiarare che « la verticale Roma-Berlino non è un diaframma: è piuttosto un asse at torno al quale possono collaborare tutti gli stati europei otti mati da volontà di collaborazione e di pace ». Questo fu l'atto di nascita dell'asse e il suo primo gesto fu il riconoscimento, diciotto giorni dopo, del Governo di Franco. Nel diario del conte Ciano non si trova cenno di questi avvenimenti; nè di quelli del igyj-ig^S. Qualcuno ha scritto che la moglie Edda, nel passare il confine italo-svizzero nel gennaio 1944, non potendo nascondere le sette agende del dia rio, ne eliminò due che rimasero in Italia insieme con i volumi dattilografati dei « Colloqui » ed un pacco di documenti che portano la dicitura: Germania. Tutto ciò è possibile; ma è forse più probabile che la prima parte del diario non sia parsa ai familiari del conte Ciano abbastanza interessante. Certo, essa, dato lo stato d'animo dell'autore, nel primo periodo del suo ufficio, deve essere in forte contrasto con i quaderni che sono qui pubblicati. —* Abbiamo già fatto rilevare che, al momento della nomina a Ministro degli Esteri, il conte Ciano non aveva che trentatré anni. Egli era ben lontano dall'essere del tutto formato come uomo politico e come diplomatico; era assai soggetto alla sugge stione dell'altrui volontà e dell'altrui intelligenza; pronto alla x NOTA INTRODUTTIVA imitazione e all'assimilazione, desideroso di crearsi un circolo di letterati, di giornalisti, di artisti, ansioso di salire nella scala sociale per divenire il favorito dei ritrovi e dei salotti più aristocratici ove poter soddisfare avidamente la sua straordi naria vanità e la sua smisurata sete di piacere e di amore fisico. Certa società romana si legò al nuovo astro del firma mento politico per una istintiva difesa in tempi di continua predicazione rivoluzionaria e di minacciose e sempre annun ciate riforme. Mentre il genero seguiva il suo piacere e il suo istinto netta società aristocratica, Mussolini tornava con bru tale ostentazione, nel 1938, alle sue origini di socialista rivolu zionario. Egli andava identificando in quel tempo il nemico del fascismo: un nemico che non aveva mai cessato di esistere dall'ottobre del 1922. In un suo discorso del 2$ ottobre del 1938 al Consiglio nazionale del partito, egli annunciò di avere alfine identificato questo nemico nella borghesia. Videro, su bito dopo, la luce due 0 più libriccini di gerarchi fascisti contro la borghesia e venne di moda, nella stampa fascista, insultare il borghese. Ciano non potè non avvertire che tutte le cose che egli de siderava e amava ermo detestate da Mussolini e additate al pubblico disprezzo. L'esecutore della volontà di Mussolini, nella così detta « rivoluzione del costume », era allora Starace. Ciano si affrettò a vedere in Starace il suo nemico. Il dissidio interno tra le correnti del fascismo, la corrente rivoluzionaria origina ria e quella che chiameremo, con un termine generico, borghe se, si estese alla politica internazionale. Le categorie intellet tuali e borghesi che respingevano i principi del razzismo e del l'autarchia detestavano la Germania e vedevano con crescente preoccupazione l'adesione sempre più stretta del fascismo al nazionalsocialismo. I salotti che il conte Ciano frequentava erano per lo più di amici dell'Inghilterra, della Francia, degli Stati Uniti. Era più che naturale che tutto ciò alla lunga aves se la sua influenza sul sentimento e sul giudizio del giovane Ministro degli Esteri e sulle sue simpatie e antipatie. Tutto però fa credere che il conte Ciano non avesse a modificare il suo entusiasmo per ^indirizzo impresso da Mussolini alla nostra politica estera sino al verificarsi de/Z'Anschluss nel marzo 1938. Questo fatale avvenimento determinò un grave turbamento non solo in Ciano, ma nello stesso Mussolini. XI

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